La storia della Sicilia salesiana nasce dal cuore innamorato di una donna, Maria Domenica Mazzarello
del 01 dicembre 2008
 
 
Introduzione
 
Parlerò di santità salesiana al femminile guardando ad una figura molto interessante che sto scoprendo quest’anno: Madre Morano. Si celebrano quest’anno i 100 anni dalla sua morte. Non è solo un modello di santità femminile, è un modello di santità salesiana.
In quest’anno in cui si parlerà di Famiglia Salesiana è bene conoscere i propri parenti:
 
 
«Ciò che lega i differenti Gruppi e i loro membri in una Famiglia è una specie di parentela spirituale in don Bosco,
che è veramente il Padre di tutti.
Il criterio di appartenenza è la carità pastorale. […] La carità in lui riempie e dirige ogni cosa […] sublima le differenze in una organica ricchezza di unità. La carità apostolica di don Bosco è forza di attrazione, è criterio di unità e armonia di spiritualità. Egli è veramente maestro di tutti!»
(Carta di Comunione nella famiglia salesiana di don Bosco n. 7)
 
 
Mi piace questa espressione perché dice l’origine e la direzione della nostra missione: la carità pastorale. E Madre Morano l’ha profondamente incarnata.
 
Imposterei la mia riflessione così:
1.         un breve profilo biografico di M Morano
2.         la risposta di M. Morano ai segni dei tempi
3.         una conclusione
 
1.      BREVE BIOGRAFIA
 
La storia della Sicilia salesiana nasce dal cuore innamorato di una donna, Maria Domenica Mazzarello
che, da Mornese, nel lontano 1880 invia, a Catania, prima tre suore e il 15 ottobre dello stesso anno, partono, all’insegna di Bronte, un altro gruppo di suore e due novizie capeggiate da Sr Felicina Mazzarello per assumere la direzione di un collegio per giovinette, scuola elementare, laboratorio e oratorio festivo. - Maddalena Morano Nasce il 15 novembre 1847 a Chieri
- a 8 anni perde il padre e inizia ad aiutare la madre nel lavoro al telaio
- riprende gli studi grazie allo zio sacerdote. La maestra la nomina aiutante delle pi√π piccole.
- a 14 anni il suo parroco le dà l’incarico di essere educatrice di scuola materna al suo paese
- Maddalena è portata all’insegnamento e a 17 anni consegue il diploma  di insegnante. Intanto incontra per la prima volta Don Bosco, che si trovava di passaggio a Buttigliera d’Asti.
- A 19 anni inizia a insegnare a Montaldo Torinese: lo farà con diligenza e competenza per quattordici anni, guadagnandosi il rispetto e la stima di tutto il paese.
- Successivamente…Maddalena si consiglia col suo direttore spirituale e, dopo aver comprato una casa alla madre con i suoi risparmi, va a parlare con Don Bosco. Il santo la indirizza a Mornese, dove Madre Mazzarello la accoglie festante.
- Fu subito messa ad insegnare. Nel 1880 si consacra a Dio con i voti perpetui e chiede al Signore la grazia  'di rimanere in vita finché non abbia completato la misura della santità'.
- Nel 1881, sotto richiesta dell’arcivescovo di Catania, Maddalena viene inviata a dirigere la nuova opera di Trecastagni. Sorgono nuove numerose vocazioni, attratte dal suo zelo apostolico e dal clima comunitario che si crea intorno a lei. Il suo molteplice apostolato è apprezzato e incoraggiato dai Vescovi.
- Durante il ventennio trascorso in Sicilia si moltiplicarono le case e le vocazioni: 18 case, 142 suore, 20 novizie, 9 postulanti. Il suo “Da mihi animas, coetera tolle” non conobbe limiti, politici ed ecclesiastici ne apprezzarono l’opera e la collaborazione
- Minata da un'affezione tumorale, il 26 marzo 1908 Suor Morano muore a Catania.
-       Nella stessa città dov’era morta, Giovanni Paolo II la proclamò  beata il 5 novembre 1994. La sua salma è venerata ad Alì Terme (Messina).
-       Oggi in Sicilia (dal 2003 unica Ispettoria) ci sono 44 case e 750 FMA
 
 
2. CHI E’ MADRE MORANO
 
Don Rinaldi, osservando la personalità di  Madre Morano, definisce questa grande Figlia di Maria Ausiliatrice. “contemplativa nell’azione; esemplare modello di spirito salesiano; donna che ha fatto rivivere in questi nostri tempi la profonda figura di Santa Teresa d’Avila”.
 
Il Cardinal Giovanni Battista Dusmet (benedettino, arcivescovo di Catania e poi Cardinale) trova M. Morano talmente ricca di eccezionali doti, in stile semplice e familiare, e talmente dotata di santa energia e creatività, da affermare di non aver mai conosciuto una suora più attiva, più pia, più affabile di lei.
 
Nel decreto di Venerabilità (2 settembre 1988) sr Maddalena viene definita “Educatrice santa per la Chiesa di oggi” e negli Atti del Processo diocesano del 1992 viene detta “Maestra nata, leader di ogni iniziativa di carità e coraggiosa testimonianza”.
 
Don Pasquale Liberatore nella Relazione definitiva sui processi di Catania e di Roma presenta M. Morano come persona “ardente di carità evangelizzatrice e di zelo catechistico infaticabile”.
 
Sono dichiarazioni sintetiche che però invitano a guardare più da vicino alcuni aspetti della ricca personalità della nostra Beata
 
Due aspetti sono elementi comuni del nostro carisma su cui anche noi siamo impegnati in un cammino costante di santità
 
2.1  la sua esperienza educativo-pastorale
2.2  la sua esperienza di Dio: la tensione verso al santità
 
2.1 LA SUA ESPERIENZA EDUCATIVO-PASTORALE
 
Il metodo educativo di Maddalena Morano era identico a quello che Don Bosco praticava a Valdocco e che Maria Mazzarello viveva in gioiosa semplicità a Mornese. Aveva respirato a pieni polmoni quel clima ricco di spiritualità e di sapienza pedagogica.
Il “suo” metodo assumeva, però, colori e sfumature inconfondibili: era impregnato dalla genialità di una donna dalla forte personalità, capace di inculturarsi in terra siciliana e di adeguare al contesto socio-culturale il carisma dei Fondatori. Era convinta che “non bisognava copiare, né trasferire, né tradurre alla lettera; bisognava inculturare il carisma salesiano nell’isola del sole”.
Sr. Morano studiò a fondo il contesto socio culturale, soprattutto la situazione giovanile e in particolare quella della donna che, come scriveva in una lettera, viveva “ritiratissima”. La esaminò in tutte le sue varie espressioni e poi con prudenza e determinazione passò all’azione.
Il campo era difficile e vasto, a volte ostile, ma Madre Morano e le sue suore non si scoraggiarono mai, neanche di fronte alle prime reazioni di scetticismo, di perplessità, di aperta incomprensione. Con pazienza, e coraggio introdussero alcune “variazioni” nell’orario, nelle abitudini, nello stile di relazione. Cominciava così l’inculturazione del carisma  in Sicilia, l’entusiasmante e faticosa avventura di rendere operante nell’Isola il programma dell’educazione salesiana.
Anche i parroci, contagiati dal suo zelo, dalla sua intraprendenza e dalla sua competenza pedagogica, si impegnavano in modo nuovo nel loro ministero.
La vita di M. Morano si snoda così tra bambine, scuole, catechismi, viaggi malate… difficile vedere la trama che tutto unifica. Se guardiamo dall’altro i 26 anni della sua vita in Sicilia, ci appaiono di colpo le grandi linee che costituiscono un disegno maestoso: il disegno che Dio ha chiesto a lei di realizzare e che essa ha realizzato con amore, allegria e sofferenza. M. Morano era sensibile ai segni di Dio che si manifestavano nella vita di ogni giorno. Leggeva in essi la divina volontà. E spremette la sua vita per realizzarla.
 
a. INSEGNAMENTO DEL CATECHISMO
 
La scuola sempre pi√π laicizzata portava via dalle menti la visione cristiana della vita. Mons. Dusmet, vescovo di Catania, chiamava tutti urgentemente attraverso una catechesi attenta e capillare. Era un vero segno di Dio.
Fu per incarico speciale del Cardinal Dusmet che M. Morano venne ad aprire a Trecastagni un Istituto femminile. Nell’affidarle quella missione le aveva detto: “Sorella, vi raccomando i pargoli, ahimè! Me li vedo abbandonati di gran lunga in fatto a religiosa istruzione”.
 
M. Morano non perse tempo. Una donna dall’intelligenza concreta e pratica non poteva non capire l’importanza dell’organizzazione della catechesi. Non bastava  che fossero iniziative sporadiche che funzionassero. Occorreva organizzare in modo che ci fosse la diffusione delle idee e delle esperienze. In questo senso M. Morano istituì la cosiddetta “Opera dei Catechismi parrocchiali”. E non solo in una parrocchia, ma in tutte le parrocchie della diocesi. La catechesi parrocchiale inoltre richiedeva catechisti preparati, nuovi catechisti. Ed è allora che inaugurò la figura della religiosa catechista e vere e proprie scuole per catechisti .
 “Per il catechismo M. Morano aveva uno zelo straordinario: Dio e i bambini, Dio e i fanciulli d’ambo i sessi, che non crescessero ignari del catechismo, che non venissero su stranieri alla religione, lontani dalla pietà, ecco il suo ideale, il palpito più forte del suo cuore, il desiderio più ardente della sua anima”.
 
“La formazione catechistica diede frutti consolantissimi tanto che il cardinal Nava non tralasciò di manifestare alle suore, privatamente la sua soddisfazione e la sua paterna gratitudine di pastore. In particolare a Catania sr. Morano, ad ispirazione del card. Nava, istituiva l’opera della dottrina cristiana per le figlie del popolo, affidandola alle cure solerti delle signorine catechiste.
 
Per lei il catechismo era molto più di un formulario, che chiedeva soltanto di impegnarsi per imparare a memoria: “era accoglienza, incontro, relazionalità, cultura, gioia di comunicare e di apprendere la scienza di Dio”.
 
Il respiro della Morano è ampio, ecclesiale ed ecumenico. La collaborazione con pastori illuminati, quali furono il card. Giuseppe Benedetto Dusmet e il card. Giuseppe Francica Nava la vide protagonista equilibrata e creativa. Con essi condivise il processo di rinnovamento pastorale, catechistico e sociale. Ma è altrettanto vera l’altra faccia della medaglia. Si registra un riconoscimento da parte dei due pastori del carisma salesiano e delle doti non comuni della Morano, a cui seguì la disponibilità più piena di questa fma e delle sue consorelle a condividere le linee dei due pastori. Quando c’è il riconoscimento dei carismi da parte dei vescovi e la docilità dei membri della Chiesa alle indicazioni dei vescovi si raggiungono risultati e condizioni ottimali di evangelizzazione, senza dispersioni di energie preziose.
 
E non pensiamo a delle condizioni facili in cui operarono la Morano e le consorelle della prima ora. La situazione difficile della Sicilia a cavallo tra il sec. XIX e XX è a tutti nota. Dal punto di vista pastorale, l’ignoranza religiosa, la superstizione e il malcostume minavano alla base ogni ripresa spirituale e ogni tentativo di annuncio evangelico. Dissodare il terreno mediante il recupero dei valori umani più elementari, l’urgenza di intervenire non occasionalmente ma attraverso un piano organico e continuo, ridare alla popolazione e in particolare alle nuove generazioni la gioia del vangelo: erano le preoccupazioni pastorali dei vescovi più sensibili e accorti. Se si potè realizzare qualcosa e si portarono dei frutti di promozione umana e cristiana fu per il contributo di tanti sacerdoti, religiose e religiose, laici impegnati. Tra queste figure generose e coraggiose un posto di riguardo spetta senza ombra di dubbio a sr. Maddalena Morano, il cui segreto risiedeva nella sua grande fede in Dio. Non si spiega altrimenti il coraggio e la forza nel portare avanti una febbrile attività educativa ed evangelizzatrice, con un’intenzionalità che è catalizzata da un progetto di santità, cioè di «mentalità di fede» da diffondere “costi quel che costi”
 
Quando nel maggio 1891, Mons. Guarino si recò ad Alì, la sua sorpresa fu enorme. “Egli conosceva un paese restio; si trovò di fronte una comunità. Sentì i ragazzi che sapeva esperti in… lotta libera, con annesso qualche scintillio di coltello, snocciolare trionfalmente le risposte del catechismo, incalzati dalla voce sonora di Sr. Morano… con gli occhi luminosi e orgogliosa del loro successo. In meno di due anni il paese di Alì era cambiato. La buona stoffa aveva trovato il suo sarto”.
 
E il Delegato arcivescovile per la Dottrina Cattolica afferma sotto giuramento: “per mezzo dei bambini sr Maddalena Morano penetrava nelle famiglie per curarne le piaghe morali. Ricordo di aver audito dall’arcivescovo Dusmet che durante la sua permanenza a Trecastagni, essa trasformò moralmente il paese”.
 
Associazione dei preti catechisti
E’ significativo l’apporto che Madre Morano diede all’Associazione dei preti Catechisti. Dalle testimonianze risulta che nei suoi interventi “riusciva efficacissima e sempre ispirata a grande zelo, smussando tutte le difficoltà che si presentavano: lasciando una profonda impressione di convinzione di pietà in tutti coloro che l’ascoltavano”
 
 
b. CREARE MAESTRE CRISTIANE
 
Papa Leone XIII in ogni messaggio ai cristiani, metteva in guardia dalla massoneria che stava sistematicamente scristianizzando la società. Era un altro segno di Dio.
M. Morano, “maestra nata” sapeva che le maestre potevano costruire in tante menti infantili la prima trama dei valori cristiani. Ora dalle “scuole normali” (istituti magistrali) veniva sradicato Gesù Cristo. Occorreva fare uno sforzo per formare maestre con sensibilità cristiana. Oltre alla fondazione di grandi scuole cattoliche si preoccupò anche che le normaliste avessero una specifica scuola di religione per loro, perché potessero opporre argomenti forti al tentativo di indottrinamento operato specialmente dai professori di filosofia del tempo, di orientamento positivista.
 
Intento principale di Madre Morano sarà dunque quello di formare personalità intellettualmente e moralmente armoniche, preoccupandosi di far acquisire una preparazione culturale e psicologica adeguata al compito di alta responsabilità che le ragazze si preparavano ad affrontare; infatti Madre Morano lavorava esattamente per liberare le donne.
“È indispensabile - diceva - che noi cerchiamo di radunare il più possibile queste figliuole per dar loro un contravveleno, e cioè una cultura religiosa profonda”
 
Per questo gli istituti da lei fondati devono formare donne educatrici, maestre, che con sensibilità cristiana formino l’uomo e il cittadino, educhino alla vocazione specifica di madri di famiglia con un alto concetto della persona umana, sia essa di nobile casato o di estrazione popolare; ciò è possibile, secondo Madre Morano, attuando il Sistema Preventivo, infatti, ella diceva:
 
“il nostro speciale impegno dovrebbe essere rivolto a studiare il Sistema Preventivo, ad istruirci per ottenere il massimo risultato, in modo che tale sistema, che deve essere proprio il nostro, risplenda su tutto ciò che facciamo”.
 
E’ un metodo autenticamente salesiano che matura femminilità equilibrate, testimonianti, aperte all’oblatività del dono. M. Morano insegna alle giovani allieve che  per essere veri “maestri”, bisogna essere “persone vere”, libere, non serve, non schiave”. E lei insegna tutto questo soprattutto con la sua forte testimonianza di “donna” nel senso pieno della parola: di madre, sorella affettuosa, sì, ma libera.
 
c. PREPARARE ALLA VITA I POVERI
 
I poveri, i meno dotati, i piccoli per i Cristiani sono figli di Dio da amare e da privilegiare. Lo stava ricordando ai cattolici una nuova organizzazione voluta dal Papa l’Opera dei Congressi che chiamava a pensare un’economia e una politica rispettose di tutti. Era un altro segno di Dio.
M. Morano realizzerà per i poveri orfanatrofi, laboratori, scuole, centri di aiuto. Un lavoro intenso per mettere nelle loro mani le armi per combattere la battaglia della vita. Avrà sempre una preferenza per le ragazze più povere sia materialmente, sia moralmente o intellettualmente. E così farà anche per le suore.
 
d. L’IMPEGNO FORMATIVO: FORMARE APOSTOLE-EDUCATRICI
 
La Sicilia era stata spogliata da una legge iniqua, di tante religiose e religiosi. Il fiorire di vocazioni erano perciò il segno che molti giovani credevano ancora alla vita consacrata. Madre Morano fu attenta a questo segno di Dio. Si dedicò con impegno totale alla crescita e alla formazione di religiose nuove per i tempi nuovi secondo il carisma del Fondatore.
 
Sapeva bene che il fondamento sostanziale della personalità cristiana è l’incontro con Cristo, la prima raccomandazione che faceva alle sue figlie era: “sorelle viviamo come se al mondo non ci fosse che Gesù e noi” e ancora:“Soprattutto preghiamo per queste anime da educare… conquistiamole con la forza della nostra pietà”.
 
E i suoi interventi educativi nelle comunità e tra le singole suore erano desiderati ed efficaci.
Con sapienza pedagogica alternava fraterni incoraggiamenti, gesti di affettuosa comprensione, esigenti proposte, seri rimproveri, fino a raggiungere lo scopo desiderato che è quello di chiarire idee, raddrizzare orientamenti, ridare entusiasmo, indicare strade giuste, presentare, anche con la testimonianza silenziosa, i tratti caratteristici di un’autentica religiosa educatrice salesiana.
Memorabili sono le sue indicazioni educative:
 
«E una cura particolare abbiate per le cosiddette “discole”. Vinciamo tutte le ripugnanze che possiamo avere a trovarci con loro, e moltiplichiamo le occasioni per dimostrare loro affetto sincero. E’ troppo comodo allontanare dall’istituto le ragazze difficili, o escluderle dalla nostra attenzione e dal nostri interesse… se facciamo così non siamo né suore né educatrici, ma scendiamo al livello dei mestieranti…»
 
Non premetteva che le suore si assentassero facilmente dalla ricreazione ed essa stessa prendeva parte attiva a quella delle alunne; le animava, giocava con loro… scriveva ad una suora:
“codeste ragazze sono vivaci ma facili a ridursi, sappi affezionartele e lascia, per via ordinaria, a parte i castighi: non vi sono abituate né, secondo il nostro metodo, si debbono abituare. Poco per volta faranno tutto allegramente. Procura di partecipare alla loro vivacità ed allegria, cioè fatti piccina con le piccine, vispa con le vispe, ed otterrai di più”.
 
La sua attenzione è per ogni suora della comunità. Tutte sono coinvolte nella missione educativa perché tutte le suore hanno la vocazione di educatrici salesiane: “Tutto il lavoro della casa è finalizzato al bene delle ragazze, e tutte le suore devono collaborare, senza badare a disagi o sacrifici, se non vogliono tradire la loro vocazione.”
4 linee per un grande disegno
Insegnare il catechismo in maniera coinvolgente e popolare, creare maestre cristiane, preparare poveri alla vita, formare religiose nuove per i tempi nuovi.
Furono queste le quattro grandi linee su cui Dio la chiamava a spendere la sua vita. Quattro linee di un grande disegno che Madre Morano realizzò con amore, allegria e sofferenza.
 
 
2.2 LA SUA ESPERIENZA DI DIO: la tensione verso la santità
 
        Se i frutti sono visibili, come anche il tronco, i rami e le foglie, le radici invece rimangono nascoste. La santità e i suoi risultati non si improvvisano. Il germe di una vocazione non è un processo di assemblaggio di pezzi eterogenei, ma frutto di un’unità interiore, di un “sì”, di un “amen” pronunciato una volta per tutte e nello stesso tempo ogni giorno. All’origine della sua missione evangelizzatrice e del suo compimento di santità, c’è la vocazione.
 
La vita ascetica di Maddalena ha inizio con la su Prima Comunione durante la quale fece una grande promessa a Gesù: “Per l’avvenire sarò tutta tua” e poi verso i 10 anni (episodio della penitenza corporale: volevano “martirizzarsi”). Verrà immediatamente fermata dalla Mamma  dal parroco che le fanno capire che l’obbedienza ha un valore più grande di questi tipo di sacrificio.
Capirà che il sacrificio più autentico è quello nascosto. Alle pietre e ai chiodi sparsi sul letto preferirà la rinuncia interiore, giungerà ad accettare con sofferenza e con serenità tutte le prove che la sua missione intensa le offrirà: sacrificio incarnato nel quotidiano.
 
L’amore di M. Morano per Dio unificava le sue attività. Attenta a tutti e a tutto, decisa e intraprendente, aperta ad ogni forma di carità evangelica, creatrice di programmi catechistici e di progetti pastorali, sr Maddalena non si presenta mai frazionata dalla complessità delle sue iniziative, ma sempre armonicamente unificata. Nella spiritualità salesiana l’armonia profonda tra interiorità ed esteriorità viene chiamata «grazia d’unità», secondo cui le doti naturali e i doni della grazia divina sono fusi insieme in un unico progetto di vita, per la gloria di Dio e la salvezza dei giovani.
 
Il suo è un amore incarnato nelle mille espressioni del quotidiano:
La pietà in lei:
§            è abbandono: “Egli sa quello che conviene, lasciamolo agire liberamente”
§            è superamento delle difficoltà e delle sofferenze: “Quando vivrai solo per Gesù, amerai di essere contraddetta e di tacere, saprai soffrire e continuare ad mare che ti procura sofferenze”
§            è preghiera semplice, essenziale, familiare: una suora che aveva osservato con stupore la Madre immersa in Dio le chiese: “Madre, che cosa ha fatto questa sera in Chiesa?” sr Maddalena rispose: “Ho detto una parolina a Gesù e Lui ne ha detta un’altra a me!”
§            è preghiera pena di confidenza e di fiducia: una postulante entrata ad Alì fu affetta da flemmone ad un dito della mano sinistra, le cure non erano bastate e se ne temeva l’amputazione. «M. Morano la stessa sera mi chiamò in disparte e mi disse: “l’ hai detto a Gesù che ti guarisca il dito?” Io risposi candidamente: “No, Madre!” “E perché?” “Perché non mi stimo degna di una grazia così grande”. Allora la Madre con un tono di grande fiducia nel Signore mi disse: “Bene, va’ in chiesa, inginocchiati davanti al Cuore di Gesù  e digli: “E’ la Madre che mi manda. Assolutamente mi dovete liberare da questo intervento chirurgico”. Seguii scrupolosamente quanto mi aveva comandato e poi andai a riposare tranquilla e serena. L’indomani appena venuto il chirurgo, tolta la fasciatura, nel vedere la ferita asciutta e la carne rosea, esclamò meravigliato: “Se non è uno scherzo il dito è guarito!” Il fatto destò in tutta la casa una grande impressione»
Ascesi e pietà autentiche, vissute ed espresse nell’allegria e nell’umorismo salesiano!
Santità compenetrata di spirito salesiano e di essenzialità mornesina. Santità nutrita quotidianamente:
§            dall’Eucarestia: il punto centrale del suo incontro con Dio
§            da Maria Ausiliatrice: sempre presente nei suoi discorsi e nelle sue lettere
§            da S. Giuseppe: in ogni momento di grave difficoltà lo invocva in modo anche curioso, lo sentiva vicino come l’economo, l’”amico Beppuzzo” , colui che non delude mai
§            Fedeltà a don Bosco e a Madre Mazzarello ai quali guardava continuamente e per i quali nutriva stima e filiale devozione
“Vedi com’è grande e immenso il mare? Più grande e immensa è la bontà di Dio”
Madre Morano è consapevole di essere destinata ad una missione speciale fin dagli inizi, non perché abbia tutto chiaro umanamente parlando, ma perché sa di essere guidata da Dio e inviata alla gioventù siciliana:
“Penso di essere qui per il Signore e col Signore. Quando poi mi sentirò di amarlo davvero, lo farò amare anche a queste povere ragazze siciliane, che sì poco lo conoscono e sono sì piene di pregiudizi”
 
3. CONCLUSIONE
 
Una donna energica, attiva, esuberante, incarnazione di quel «genio femminile» si cui parla Giovanni Paolo II, in un mondo tradizionalmente maschilista, restio all’emancipazione femminile: così appare Maddalena Morano che importa in Sicilia un nuovo stile di religiosa secondo lo stile di Don Bosco e Madre Mazzarello, superando cliché di allora.
A sbucare in primo piano non è semplicemente la donna, ma anche la donna di fede, la maestra di vita, la religiosa educatrice e dedita al sociale. Un soggetto femminile che vive in comunità, che sa collaborare e farsi collaborare nel grande cammino verso la santità.
 
Madre Morano non è solo esempio di virtù per noi FMA, ma di audacia, attenzione ai segni dei tempi, coraggio nell’affrontare il nuovo e il difficile, grande passione per l’evangelizzazione.
 
Tutto perfetto in lei? Tutti abbiamo difetti, Anche il sole ha le sue macchie, anche il santo manca più volte paga il tributo della fragilità umana, ma in un ritratto artistico le ombre, anziché diminuire, fanno risaltare la bellezza della figura.
 
Termino con le parole del Papa per la Beatificazione di M. Morano:
 
“Ella oggi rende testimonianza anche a voi, chiamati dalle odierne circostanze a servire la rinascita della città mobilitando le energie che il Signore costantemente vi rinnova, per un'instancabile operosità a servizio del bene. Guardate a lei, carissimi fedeli, operando in un comune sforzo di diligente discernimento dei «segni dei tempi».
Lo scoraggiamento e l'amarezza per vicende sconcertanti e opprimenti sono sentimenti umani e comprensibili, ma non devono spegnere il coraggio cristiano dell'impegno nel bene, «costi quel che costi», come diceva Madre Maddalena Morano.
sr Anna Peron
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