«Up», un nuovo film della Disney-Pixar

Il nuovo film di animazione prodotto dalla Disney-Pixar, Up, narra la storia di un vecchio solitario, Carl, e di un ragazzino, Russel, che vivono insieme una straordinaria avventura non prevista e non programmata. Si tratta di un viaggio, che ha i colori del sogno, nel quale non è difficile riconoscere una metafora valida anche per una vita ispirata ai valori cristiani nel contesto dell'ansia, dell'angoscia e perfino della rabbia diffuse nella società contemporanea.

«Up», un nuovo film della Disney-Pixar

da Quaderni Cannibali

del 26 ottobre 2009

 

 

Up, il nuovo film di animazione prodotto dalla Disney-Pixar, è arrivato in Italia a cinque mesi esatti dalla sua presentazione al festival di Cannes e dalla sua uscita negli Stati Uniti. Pubblicizzato come un «richiamo all’avventura», è in effetti un film di azione, ma capace di toccare i sentimenti. La trama è insieme semplice e stravagante. La pellicola comincia col presentare Carl Fredericksen, un quasi ottantenne che ha recentemente perso la moglie Ellie, della quale è sempre stato profondamente innamorato. Carl è dunque solo e vive nella casa in cui, con la consorte, aveva maturato il desiderio di vivere fuori, lontano, di andare a esplorare il mondo, seguendo le orme del loro modello, l’esploratore Charles Muntz. E tuttavia in quella loro casa erano sempre rimasti per l’intera loro convivenza. Apprendiamo inoltre che Carl ed Ellie desideravano avere figli, ma purtroppo non era stato loro possibile averli.

 

Con i colori del sogno

 

Carl vive solo in casa, ma anche attorno a lui ormai c’è il deserto: il terreno attorno alla sua casa è stato acquistato da una impresa che ha spianato il terreno e sta costruendo grandi palazzi. Si può qui intendere chiaramente come il film voglia dire qualcosa sul significato antropologico del panorama urbano tipico di una città statunitense. Carl ed Ellie si sono trasferiti in quello che doveva essere un confortevole e arioso quartiere, forse di tranquilla periferia, che adesso invece si sta trasformando in un complesso anonimo di grattacieli. Resta solamente la sua casa a presidiare la zona, divenendo ovviamente preda degli appetiti dell’impresa di costruzioni. Carl infatti non accetta di vendere la propria abitazione, dove custodisce i suoi ricordi più cari. Il regista qui tocca un punto caldo della vita moderna, costituito dall’alienazione che segna i complessi residenziali densamente popolati e la frattura del tessuto comunitario che essi rischiano di operare. Densità di popolazione può infatti  essere sinonimo di isolamento.

 

Up tuttavia non è solamente una storia sull’America urbana, ma più ampiamente tocca il senso delle relazioni nella società occidentale, che sono esse stesse, a loro modo, «avventure». Presto nel film Carl incontra il giovane Russell, che appartiene al gruppo di piccoli esploratori, una sorta di boy scout. Il ragazzino fa collezione di distintivi che testimoniano la sua lealtà all’organizzazione e il suo personale coraggio dimostrato compiendo varie piccole imprese. Gli manca ormai un solo distintivo prima di diventare membro senior del gruppo, quello che testimonia di aver aiutato una persona anziana. Questo spinge Russell a incontrare Carl nel portico della sua casa e a chiedergli di poterlo assistere in alcune delle sue necessità, qualunque esse siano. Russell sembra in realtà più mosso dal desiderio di essere promosso che dalla reale volontà di aiutare Carl. Certo, l’immagine del bravo ragazzo che aiuta un anziano è classica, ma la qualità di Up si nutre proprio di immagini semplici e comuni, perfino ovvie. Carl respinge ogni forma di aiuto: vuole la sua tranquillità e crede di non aver bisogno di nulla. Russell, tuttavia, non sembra disposto a desistere.

 

Alla fine l’anziano viene obbligato a lasciare la sua casa, e già gli infermieri dell’ospizio bussano alla sua porta. Carl sembra darsi per vinto. In realtà, spinto all’estremo, egli torna con la memoria ai sogni condivisi con la moglie: sogni di avventura, sogni che li spingevano a seguire le tracce del mitico esploratore Muntz fino alle foreste del Sud America e all’agognata Paradise Fall. Così si inventa un espediente: appende la sua casa a centinaia di palloncini colorati capaci di sollevare la sua abitazione da terra e di farla volare via. E così assistiamo all’incredibile e coloratissimo volo della casa e al trionfo del suo anziano abitante. Quando ormai la casa vola indisturbata e libera, Carl sente bussare alla porta.

 

Non è solo come crede. Il ragazzino, Russell, era rimasto sul portico e adesso è lì in aria con lui. Dovranno, dunque, affrontare insieme questa avventura, anche se all’eccitazione di Russell non corrisponde certo l’entusiasmo di Carl, che già si pregustava l’assoluta tranquillità della traversata aerea. Man mano che la storia si sviluppa, Carl e Russell vivono insieme avventure di ogni sorta e attraversano venti, tempeste e pericoli mortali, conoscendosi reciprocamente e legandosi l’uno all’altro. Quando si avvicinano finalmente a Paradise Fall, emergono nuove incertezze, appaiono nuovi personaggi e quella che fino a questo momento era stata sostanzialmente una commedia diventa un film di azione ricco di suspense.

 

Un viaggio verso l’alto

 

Up è una pellicola godibile da parte di qualsiasi tipo di pubblico. Potremmo dire, anzi, che sia un film decisamente orientato alla famiglia, mettendo in scena situazioni (da quelle comiche a quelle più avventurose), personaggi (dall’anziano vedovo che potrebbe essere nonno, alla coppia, al bambino) e temi (dall’ambiente alle relazioni) interessanti per ogni età.

 

In Carl Frederiksen, in realtà, possiamo cogliere i tratti dell’adulto contemporaneo, non solamente del vedovo. Carl è un uomo solo, che vive in una grande area urbana in espansione, estraneo al nuovo contesto in evoluzione, con tanti ricordi cari e con un sogno irrealizzato. Questa situazione sembra comune al giorno d’oggi, persino nei contesti più rassicuranti delle relazioni familiari. E con l’alienazione e la solitudine anche la mancanza di connessione tra sogni e realtà. Nel viaggio di Carl inoltre troviamo la chiamata verso l’alto e verso una dimensione ulteriore: the above and beyond, come Carl dice nel film in originale.

 

Nel viaggio quindi riconosciamo una sorta di metafora che risulta eloquente anche per una vita ispirata ai valori cristiani nel contesto dell’ansia, dell’angoscia e forse anche della rabbia della vita di oggi. È un viaggio dalle avversità a una vita piena, non solamente l’evasione da una metropoli a un paradiso naturale. È infatti soprattutto il lungo viaggio dal senso di solitudine e di frustrazione di una vita ormai chiusa in se stessa e nei suoi apparenti equilibri a una vita che si apre a nuove avventure, grazie a un’amicizia tra un ragazzino e un uomo anziano, amicizia che porta nella vita di quest’ultimo un senso di speranza, di gioia, di significato che lo rende pronto ad affrontare con coraggio incredibili situazioni di pericolo e di sfida. Questo film, grazie alla potenza dell’immaginazione, farà dunque ridere i bambini, ma farà anche riflettere i più grandi su che cosa conta davvero nella vita.

 

Quentin Dupont S.I.

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