«Valgo qualcosa?». Una generazione in cerca di conferme.

Paolo (19 anni) e Valentina (17), due fratelli, stessi genitori, eppure così diversi nell'approccio con la vita, quindi con l'amore. Paolo (Silvio Muccino) e Valentina (Nicoletta Romanoff) sono gli interpreti del film di Gabriele Muccino (fratello maggiore di Silvio) "Ricordati di me".

«Valgo qualcosa?». Una generazione in cerca di conferme.

da Quaderni Cannibali

del 26 settembre 2005

Paolo (19 anni) e Valentina (17), due fratelli, stessi genitori, eppure così diversi nell’approccio con la vita, quindi con l’amore. Paolo (Silvio Muccino) e Valentina (Nicoletta Romanoff) sono gli interpreti del film di Gabriele Muccino (fratello maggiore di Silvio) Ricordati di me. Dalla letteratura popolare passiamo al film italiano d’autore. Il film è stato girato nel 2002, ha avuto un buon consenso di pubblico e di critica. Muccino descrive due generazioni, i genitori e i figli, come le vede lui. Terribilmente simili. Entrambi attanagliati da due domande, le stesse, sempre quelle: «Ma tu come mi vedi?» e «Valgo qualcosa?».

Che Paolo e Valentina se le pongano, e con una certa insistenza, non stupisce. Sono le classiche domande adolescenziali. Non appena cominci a individuare le chiavi per rispondere, non appena intraprendi una strada, a poco a poco diventi adulto. A chi di noi vive con gli occhi aperti non stupisce però che se le pongano pure i loro genitori, lui con il suo romanzo incompiuto e inedito, lei con il suo desiderio di calcare il palcoscenico. Due aspirazioni inespresse e represse, che da adolescenti avevano abbandonato, forse per pigrizia, forse per opportunismo, forse perché altri adulti li avevano sospinti in altre direzioni.

Quanto valgo? Che bello sentirsi rispondere da un genitore: vali tanto, tantissimo, e tutto ciò che desideri fare è alla tua portata,io ti sosterrò e ti aiuterò, e se non ce la farai non importa, vali comunque tantissimo. Eppure ancora non basterebbe. Alle parole devono seguire i fatti. Il valore va misurato. Per Valentina è importante diventare visibile sullo schermo. Ballerina, valletta, velina. A questo obiettivo tutto va piegato, anche il proprio corpo. Valentina usa il sesso, senza alcun coinvolgimento emotivo e quindi senza alcun senso di colpa. Non ama e non cerca l’amore. Il suo “amore” è la tv e là è il suo cuore.

La determinazione con cui persegue il suo scopo, se non fosse perversa, sarebbe ammirevole. Paolo è l’esatto opposto. Cerca l’amore romantico, cerca una compagna, cerca la relazione. Il sesso fine a se stesso e la trasgressione gli appaiono falsi e inaccettabili. Quando un amico moderno e trasgressivo gli “offre” la propria ragazza, Paolo scappa inorridito. Più ferriano di Tiziano Ferro, ha la luna nel taschino. Intanto ha pure gli esami di maturità, che gli diranno “quanto vale”; ma solo sul versante del rendimento scolastico. Ma il “valore” che egli intende misurare è ben più ampio, abbraccia l’intera sua persona.

Sovrapponete Paolo e Valentina, e altri paoli e altre valentine, e avrete la generazione complessa e disorientata, varia, impossibile da racchiudere in un pugno, in una battuta, in un’etichetta, in una conferenza di cui stiamo cercando di parlare. Loro chiedono a se stessi quanto valgono. Spesso lo chiedono con modi spicci, brutali, sfacciati. Se ricevono risposte spicce, brutali e sfacciate, penseranno: dunque non valgo niente, dunque posso buttarmi via perché a nessuno importerà nulla, dunque sarà bene rinforzare negli adulti questa loro opinione. Tanta devianza nasce così, dalla domanda che in fondo si fanno tutti, anche e specialmente gli adulti: «Quanto valgo?»

 

Umberto Folena

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