Vedere Dio

«Beati i puri di cuore perché vedranno Dio». L'uomo è felice, perfettamente, quando è beato. La beatitudine può iniziare già nel nostro presente mediante la grazia santificante che, unita alla nostra corrispondenza, rende puro il nostro cuore. La Piena di Grazia con la sua somma corrispondenza è la Beata per eccellenza.

Vedere Dio

da Teologo Borèl

del 19 maggio 2011

 

 

          La beatitudine corrisponde alla vera felicità perché è completezza, cioè non manca di nulla di quanto corrisponde alla dignità dell’essere razionale, ed è stabile perché non teme, neppure come ipotesi, di venir meno. Queste due caratteristiche fanno sì che la beatitudine in senso pieno possa essere raggiunta solamente terminato il corso del tempo, cioè oltre la vita terrena, quando l’anima, trovata degna di essa, godrà della visione di Dio.

          Quest’ultima sarà naturalmente una “visione”, nel senso di una conoscenza delle cose, simile a quella che noi abbiamo tramite la facoltà della vista o tramite la costruzione di un concetto qualsiasi mediante l’intelletto e la ragione, ma sarà una contemplazione soprannaturale, perfetta, che implicherà una quasi fusione con la Divinità, radice di tutti i beni che l’uomo pellegrinante desidera, spesso confusamente e in modo sbagliato.

          Tuttavia leggendo attentamente le parole evangeliche riportate sopra, possiamo notare come nostro Signore, pur mettendo al futuro la visione di Dio, definisca i «puri di cuore» come «beati» al presente. È forse questa una differenza puramente casuale? Certamente no.

          In verità la beatitudine, pur raggiungendo la perfezione solo nell’altra vita, ha un certo anticipo anche in questa, in forza della grazia santificante ricevuta nel santo Battesimo che ci rende figli adottivi di Dio, non un modo puramente legale, come accade per le adozioni umane, ma un modo unico e soprannaturale, facendoci partecipare alla vita di Dio, dunque unendoci a Lui come il ferro messo nel fuoco diventa simile al fuoco stesso per la luce e il calore, anche se ciò viene solamente mediante la fede.

          La grazia santificante è come il talento donatoci da Dio che deve fruttificare con la pratica dei Sacramenti, della preghiera e di tutte le opere buone che trovano nei Comandamenti il loro codice generale. Grazia e cooperazione umana, insieme, conducono alla “purezza del cuore”.

          Quanto diciamo si applica in modo speciale all’Immacolata. La pienezza di grazia avuta nella sua concezione le diede una particolare conoscenza di Dio, sollecitando la sua volontà a desiderare con forza l’unione con Lui. La corrispondenza a tale sollecitazione le diede già su questa terra una visione di Dio molto vicina a quella beatifica, in due modi: il primo derivante dai Doni dello Spirito Santo, specialmente la Sapienza, l’Intelletto e la Scienza, che le permisero di vedere con eccezionale chiarezza la trama provvidenziale di tutto ciò che Dio ha fatto e farà, dalla Creazione fino alla fine del mondo, per la propria Gloria e la salvezza degli uomini. Il secondo modo riguarda le frequenti visioni mistiche avute da Maria lungo tutto il corso della sua vita terrena.

          Per questa ricchezza di grazia, l’Immacolata era veramente la creatura più celeste che Dio abbia mai fatto, ai cui occhi tutta la realtà terrena era illuminata dalla luce dell’eternità. Guardando a Lei ben possiamo comprendere come la vita morale cristiana non è e non può limitarsi semplicemente all’osservanza precisa e puntuale di un insieme di precetti morali, ma, ponendo questi come base necessaria, deve elevarsi ad una perfetta conformità alla Volontà di Dio manifestata sia dalle circostanze esterne in cui concretamente la persona si trova ad operare, sia dalle ispirazioni dello Spirito Santo. L’episodio del giovane ricco che aveva osservato fin dalla fanciullezza tutti i precetti della legge, ma non volle rispondere a quel “di più” che Gesù gli chiedeva, è esemplare (cf Mt 19,16-22).

          L’Immacolata crebbe “di luce in luce” per tutta la sua vita terrena. La “purezza di cuore” della Madonna non è però fine a se stessa, perché doveva prepararla a divenire Madre del Salvatore. Concepito nel suo grembo, Gesù non rimane “inerte” rispetto alla Madre, non solo in senso fisico, per lo scambio biologico normale tra madre e figlio che avviene in ogni gestazione, ma ancor più in senso spirituale.La presenza del Verbo fatto carne influì potentemente su Maria, facendola “esultare”, come riferisce san Luca descrivendo la visita della Vergine alla cugina Elisabetta e riportando il Magnificat.

          Il fatto che tale esultanza venga rilevata nel momento in cui la presenza del Verbo fatto carne ha – come indica la parola del Vangelo approfondita dalla Tradizione – una particolare efficacia sul piccolo Giovanni Battista e sulla stessa Elisabetta può far ben pensare che essa sia collegata al posto che la Vergine occupa nel piano di Salvezza rispetto a noi. La Madonna esulta perché ha ben compreso la propria Missione di Mediazione di grazia per tutti gli uomini.

          Praticamente la “purezza di cuore” destinata alla beatitudine è dovuta alla maggior vicinanza possibile a Gesù, e questa vicinanza spetta, in modo prioritario e unico, a Maria, e da Lei a tutte le anime. Non è perciò un caso che nei Santi che hanno maggiormente amato la Madonna si trovi una purezza di cuore particolarmente splendida, che permetteva loro di passare per il mondo sempre rapiti dalla grandezza di Dio riflessa nelle cose create e impetuosamente desiderosi di vedere Dio nella Gloria eterna.

 

Padre Massimiliano M. Zangheratti

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