La vide perché anch'egli agisce così e vorrebbe che anche noi diventassimo come Lui generosi, semplici, limpidi. In coda umile e silenziosa a riceverlo nell'Eucaristia, a portare e a offrire, il nostro piccolo tutto.
del 26 novembre 2009
 
1° DOMENICA DI AVVENTO
29 novembre 2009.
“Vegliate e pregate in ogni momento” 
 
Letture:  Geremia 33, 14-16        1 Tessalonicesi 3, 12  -  4, 2       Luca 21, 25-28.34-36 
 
 
Ci risiamo: un nuovo anno davanti a noi, tutto da vivere e da spendere nel migliore dei modi.
Una delle sensazioni più belle che ricordo di quand’ero bambino: iniziare un quaderno nuovo. Ne sentivo il profumo e poi giuravo che non avrei più fatto un buchino con le cancellature, né un’orecchietta alla pagina con il gomito messo malamente... e poi che avrei preso voti belli!  Lasciavo alle spalle un quaderno che aveva vissuto tante battaglie e davanti a me c’era solo il nuovo.
 
AUGURI quindi per questo nuovo anno che la Chiesa ci invita a vivere, ripercorrendo i grandi avvenimenti della nostra fede, a partire dal Natale al quale ci prepareremo ora con 4 settimane.
 
Un primo modo concreto attraverso il quale vivere bene l’Avvento è fare una santa confessione, ora, in questi giorni: una confessione che va in profondità, smuove la nostra buona volontà; una confessione che non è solo un arido elenco di mancanze, ma riconoscenza della bontà del Signore da una parte e della nostra povertà dall’altra. E da questo incontro “tra la nostra povertà e la sua grandezza” nasce la volontà di cambiare e di ricominciare. Lui, l’Emmanuele, viene proprio per questo; si chiama Gesù (che significa Salvatore) perché “libererà il suo popolo dai suoi peccati!”
 
In questi anni è girata molto un’espressione del Card. Biffi:
 “Non dimentichiamo a Natale il FESTEGGIATO!” e ti dico questo perchè ogni anno incontro giovani e meno giovani che a due o tre giorni dal Natale vengono a dirmi: “Non mi sono preparato/a bene; ho sciupato questo tempo di Avvento!”   E’ facile dimenticare il Festeggiato e attorno a noi tutto coopera in questo senso: la fretta, l’esteriorità, la manìa dei regali, la corsa alla festa... Te lo dico per tempo, in modo che quest’anno il Natale sia ricco ... di LUI.
 
            Un secondo modo concreto è partecipare ad una giornata di ritiro nella Parrocchia, nel gruppo, con la propria comunità... un tempo nel quale prepariamo il nostro cuore ad accogliere “Colui che viene”.
In occasioni delle grandi feste le nostre mamme facevano grandi pulizie nella casa: si spostavano mobili, si lavavano le tendine alle finestre, si passava la cera nel salotto.... anche questo era parte della festa. Poi i vestiti: si approfittava della festa per acquistare un paio di pantaloni, una camicetta... qualcosa di grazioso insomma per dire la bellezza della festa.
 
Veniamo ora alle letture di questa domenica, 1° di Avvento. Ti accorgi, leggendole, che sei invitato a fissare gli occhi su chi sta per arrivare: c’è un grande senso di attesa e di speranza!
 
Geremia nella prima lettura annuncia la parola del Signore: “... io realizzerò le promesse che ho fatto...”  Tutti i verbi del brano sono al futuro: Colui che sta per venire realizzerà le promesse seminate qua e là nell’Antico Testamento, dove si parla di 
Ø      Una nuova alleanza con Dio: “Stabilirò con il mio popolo un nuovo patto”
 
Ø      Una nuova conoscenza di Dio: “Conosceranno che io sono il Signore!”
 
Ø      Una nuova relazione con Dio: “Toglierò il loro cuore di pietra e metterò un cuore di carne... Porrò la mia legge nel loro cuore... L’attirerò a me, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore..”
 
San Paolo, scrivendo ai Tessalonicesi, nella seconda lettura, li esorta a “rendere saldi e irreprensibili i cuori nella santità” (perchè il Signore viene)  “al momento della venuta del Signore”. La chiesa di Tessalonica ha pochi anni di vita eppure il suo fondatore, Paolo, non esita a indicare una meta alta di vita cristiana: la santità e in questa lettera per 4 volte questo termine viene ripetuto. Ci si converte al Cristianesimo per essere del Signore, quindi santi, tutti suoi!  Che lezione viene da questa chiesa della prima ora a noi così malati di mediocrità, di scarso entusiasmo, di senso apostolico quasi nullo. 
La Parola di Dio ci invita ad andare incontro al Natale con il cuore in mano e dare a questo cuore (che poi è la nostra vita con la sua capacità di testimonianza e di coerenza) solidità, robustezza, integrità di pensiero e di azione perchè siamo chiamati alla santità (cfr nella stessa lettera  4, 3) e “Dio non ci ha chiamati a vivere nell’immoralità, ma nella santità” (v. 7).
 
Per realizzare questo occorre vigilanza e preghiera ed è quello che ci ricorda il Vangelo odierno: “Vegliate e pregate in ogni momento”. 
“La vigilanza si oppone al sonno, al torpore: il sonno che circonda il mondo in cui viviamo, sonno della coscienza prigioniera dell’immediato, del sensazionale. Un mondo stanco che ha bisogno di agitarsi per sentirsi in vita.  È quello che capita anche a noi, in certe giornate, in cui ci sembra che sia capitato TROPPO e allo stesso tempo TROPPO POCO:  di qui un senso di vuoto, di noi perché non è capitato nulla che meriti di essere ricordato, nulla che appaghi il desiderio....” 
 
Accompagniamoci verso Betlemme con la preghiera
 
                                                                   
 
don Gianni
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