Venerdì 16 agosto 1957

Tutto ciò che noi amiamo, anche Dio l'ama e l'attira a Sé, perché noi rimaniamo nel Suo Amore

Venerdì 16 agosto 1957

da L'autore

del 19 novembre 2009

 

Mi sento polvere

 

Venerdì 16 agosto

 

Ogni amore viene da Dio, e nessuno può amare se Dio non gli dona una piccola particella del Suo Amore. Così, quando ci eleviamo, l'anima nostra diviene sempre più ricca dell'amore di Cristo, e non siamo noi ad amare Gesù, ma è Gesù che si ama attraverso di noi. Tutto ciò che noi amiamo, anche Dio l'ama e l'attira a Sé, perché noi rimaniamo nel Suo Amore [cf Gv 15,9].

 

Misericordia infinita. Dio si compiace di stabilirsi in un'anima per farne strumento di salvezza per gli altri. Penso che si potrebbe paragonare un'anima ad uno specchio. Dio vi immette la sua luce che esso riflette più o meno bene secondo la sua perfezione. Col nostro assenso, il Signore ci propone di apportarvi qualche piccola miglioria e, se noi diciamo di sì, ci aiuta a farlo illuminandoci. Così l'anima diviene più perfetta e la luce che riflette si fa più brillante e più intensa, e questo fino a che raggiungiamo una grande perfezione.

 

Bisogna assolutamente persuadersi di non essere che lo specchio. La luce non viene da noi, ma da Dio; e l'orgoglio ha tendenza a farci pensare il contrario. Sempre l'orgoglio! Quanti pensieri pi√π o meno involontari non scaturiscono ogni giorno dalla nostra carne e vengono a imbrattare la purezza di Cristo! Io, e sempre Io, per lodarci, mentre non dovremmo parlare che alla terza persona singolare.

Vorrei poter scrivere in grande sui miei muri: polvere.

 

Mio buon Gesù, ti ringrazio di tutte le grazie che mi fai. Stamattina ho potuto ancora ricevere la santa Comunione, e il mio cuore salta di gioia e lascia traboccare il troppo pieno del tuo amore. Quanto è chiaro e puro! Come tutto diviene amore!

 

Quando meno me l'aspetto, Gesù mi fa una delicatezza così sensibile, così preziosa. È in tal modo che sull'istante l'infermiera è appena venuta a vedermi per ringraziarmi di una buona parola che le avevo detto giorni fa, e di cui non mi ricordavo più. Aveva l'aria d'essere stata commossa. Non sono più io che vivo, è l'amore di Cristo che vive in me che mi fa agire, parlare, scrivere. Abbraccerei persino le pietre per provare alla natura che amo.

 

Quale privilegiato io sono! Quanti monaci, preti, suore si augurerebbero di guadagnare il cielo con così poca pena! Il battesimo di sangue è un gran dono e così poca cosa quando si ama. Costato pure che con l'amore, la conoscenza degli esseri e delle cose aumenta in proporzione. Si direbbe che l'amore di Cristo che abita in noi si compiaccia di riconoscere il suo amore nelle altre anime in cui dimora.

Una specie d'inclinazione, di visione quasi, ci sospinge verso di quelli, e le loro anime ci appaiono più visibili, più palpabili, e perciò le amiamo ancor di più.

 

Anche la sensibilità si acuisce, la minima cosa ci appare con un valore più assoluto. Non posso sentir sagrare senza ricevere un colpo al cuore, come se fosse Cristo che udisse una bestemmia.

 

C'è pure un'altra cosa sconcertante, che voglio raccontare senza, ben inteso, trarne alcuna conclusione. Per due volte in questi giorni ho attraversato un'angoscia spaventevole pensando al demonio.

 

La prima volta ero coricato sul letto e nell'immaginazione mi sono visto in automobile, seduto sul davanti. Poi, voltandomi di colpo son caduto naso a naso con un diavolo orribile e tutto velloso, dal muso di cane. Subito son saltato in aria con un forte sentimento di malessere, come se realmente avessi veduto Satana. So di non averlo visto che nell'immaginazione, ma vorrei insistere sul fatto che questa immagine non era volontaria, e che ero a cento miglia dall'orientare i miei pensieri verso il principe delle tenebre o le auto.

 

La seconda volta, è stata ieri sera. Ero a letto e pensavo ricercando un paragone per illustrare la pena di Cristo respinto dalle anime. Gesù ha dovuto aiutarmi, e la piccola storia che noi due abbiamo trovato, doveva certamente piacergli, perché un dolce calore invadeva il mio cuore. Tutto a un tratto ho udito in fondo alla finestra una chiave colpire le sbarre. Invece di pensare che fosse un guardiano, senza rendermene conto, mi sono detto: è il demonio! E subito un'angoscia spaventevole s'è impossessata di me. Mi sono seduto sul letto, le mani alla gola per impedirmi di gridare. Ho pregato tosto la santa Vergine, e al termine di una decina di Ave la pace è ritornata.

 

Il primo pensiero che mi son fatto è questo: Mio Dio, se bisognasse soffrire una simile angoscia per tutta l'eternità, capirei meglio l'orrore dell'inferno..

Ed è sempre lo stesso orribile muso da testa di cane che si presenta alla mia immaginazione. Per alcuni secondi ho avuto una tale sensazione di presenza [diabolica], che m'aspettavo mi tirasse per i piedi.

 

Non scrivo queste righe volendo lasciar sottintendere che ho visto Satana. Non so che cosa pensare. Forse non è realmente che il frutto di un'immaginazione un po' sopra tensione. Sono propenso a pensarlo.

 

Jacques Fesch

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