Non ritenere mai i giovani come “pazienti che necessitano cura”, quanto piuttosto a “oggetti e soggetti allo stesso tempo”...
del 10 aprile 2017
Non ritenere mai i giovani come “pazienti che necessitano cura”, quanto piuttosto a “oggetti e soggetti allo stesso tempo”...
L’appuntamento ha radunato presso il Pontificio Collegio Internazionale “Maria Mater Ecclesiæ” circa 270 delegati, provenienti da 103 paesi e 44 movimenti, associazioni o comunità, riuniti con lo scopo di fare una verifica della Giornata Mondiale della Gioventù di Cracovia e di ragionare in vista del Sinodo dei Vescovi su “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale” e della GMG di Panamá 2019.
“È stato un incontro sorprendente, non solo per la varietà, l’universalità della Chiesa qui rappresentata. Si è respirata un’atmosfera di gioia e di desiderio di ascolto dei giovani, delle loro aspettative, dei loro bisogni, dei loro sogni” ha commentato il dott. Renato Cursi, del Dicastero di Pastorale Giovanile Salesiana, presente al forum come rappresentante del Movimento Giovanile Salesiano.
Da parte sua don Attard è stato autore di un intervento sulla Terza Parte del Documento Preparatorio (DP) per il Sinodo sui giovani – quella dedicata all’Azione Pastorale – che ha esposto nella giornata di venerdì, 7 aprile. Egli ha esordito chiarendo che sarebbe facile ridurre la terza parte del documento ad “un’interpretazione puramente operativa”, ma con l’effetto di una lettura assolutamente superficiale. Essa, invece, deve essere vista in stretta relazione con l’“Evangelii Gaudium” di Papa Francesco e l’“Evangelii Nuntiandi” di Papa Paolo VI.
Il Salesiano ha quindi sottolineato l’importanza dell’empatia verso i giovani, come atteggiamento che riassume l’attenzione degli educatori ad incontrare i ragazzi là dove e come sono, accompagnandoli “verso la verità”, ma al tempo stesso “con carità”, e nella “disponibilità a passare del tempo con loro, ad ascoltare le loro storie, le loro gioie e speranze”.
Rifacendosi poi ad un tratto tipico salesiano – quello per cui il miglior strumento per evangelizzare un giovane è un altro giovane – don Attard ha esortato a non ritenere mai i giovani come “pazienti che necessitano cura”, quanto piuttosto a “oggetti e soggetti allo stesso tempo”, nella consapevolezza che “tutta la comunità li evangelizza e li educa”, e che è urgente che essi “abbiano un maggiore protagonismo”.
Egli ha anche messo in luce l’importanza che rivestono “l’esperienza associativa”, “la cultura del cammino, l’esperienza del gruppo, il sentirsi identificati con altri giovani”, quali elementi che oltrepassano il rischio di sviluppare una proposta pastorale limitati agli eventi e costruiscono invece percorsi di crescita.
Da ultimo, il Consigliere Generale ha invitato a non lasciarsi fermare dalle resistenze nel proporre ai giovani, “con gradualità e con rispetto ai loro ritmi, esperienze anche di silenzio e di contemplazione, di preghiera e di adorazione”, e ha esortato da ad avere il coraggio di “condurre allo stupore del divino”, convinti che i giovani, una volta accompagnati all’amicizia con Dio, potranno cambiare ogni cosa nella loro vita.
Gian Francesco Romano
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