Vestire gli ignudi significa ridare dignità ai più deboli...
Carissimi, come annunciato la scorsa settimana ecco a voi l'intervista ad una persona molto appassionata ed impegnata nel Movimento Lavoratori di Azione Cattolica: SIMONA LOPERTE, segretaria nazionale del movimento.
Approfondiamo assieme a lei, oggi, cosa significa "vestire gli ignudi" all'interno di questo interessantissimo movimento.
Grazie Simona, buon cammino di misericordia e buon Giubileo a te e a tutti i membri del MLAC!
Condividete e diffondete questa rubrica (che sta avendo un successo davvero inaspettato; in tanti ci ringraziano per l'iniziativa e ci chiedono il materiale che stiamo usando...siamo noi a ringraziare voi!), in modo da accogliere assieme a noi il desiderio del Papa di riflettere e vivere assieme le opere di misericordia, in quest'anno giubilare.
Buona lettura!
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Buongiorno Simona! Parlaci un po’ di te, di cosa fai nella vita…
Mi chiamo Simona Loperte e sono nata a Potenza trentotto anni fa. Sono ingegnere per l’Ambiente e il Territorio, dottore di ricerca in “Metodi e Tecnologie per il monitoraggio ambientale” e sono una precaria storica della ricerca da ben 12 anni. Da luglio scorso disoccupata. Dal 2008 sono impegnata nel MLAC, prima e per due mandati come segretaria per l’Arcidiocesi di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo e membro eletto di Equipe Nazionale, e dal 2014 segretaria nazionale.
Sei impegnata nel MLAC. Ci spieghi si cosa si occupa esattamente questo Movimento Lavoratori di Azione Cattolica?
A partire dalla situazione di vita vissuta nel mondo del lavoro, nella professione e all’interno della società civile, il MLAC vuole essere strumento di evangelizzazione e di formazione cristiana e promotore di pastorale d’ambiente. Insegnare a guardare al lavoro come ad un luogo di costruzione e realizzazione della persona umana nella sua totalità. Il MLAC cura la formazione dei propri membri attraverso l’incontro con la Parola di Dio, lo studio della Dottrina Sociale della Chiesa e l’attenzione ai mutamenti culturali e sociali al fine di formare laici cristiani responsabili e maturi a servizio della società in cui vivono.
Come mai hai deciso di collaborare con questo movimento? Com’è nata in te la passione per questa esperienza?
Ho nel DNA un fortissimo senso di giustizia e sono per nulla incline ad ogni forma di compromesso. Sin dall’infanzia mi sono sempre chiesta cosa Gesù avrebbe fatto nelle diverse situazioni e ciò mi ha portato a chiedermi continuamente che senso dare alla mia vita. Nel 2004 ho perso mio fratello gemello, morto suicida per problemi lavorativi. Accanto a questo fardello, ho sulla mia pelle anni di precariato, che hanno segnato la mia esistenza con mortificazioni e sfruttamenti in contesti lavorativi in cui ho visto letteralmente “giocare” con la vita, non solo professionale, di tanti giovani talentuosi, spesso ingannati da adulti incapaci di esercitare responsabilmente il proprio ruolo di tutor (colui che cura, che sostiene).
Rispondendo ad una chiamata del Signore, che ho implorato con tutta me stessa per non perdermi, ho deciso di nobilitare questa atroce sofferenza impegnandomi perché, attraverso l’incontro con Cristo, nel mondo del lavoro possa trionfare l’Amore e nessun altro ragazzo possa mai trovarsi a scegliere disperato la morte.
Cosa significa per te VESTIRE GLI IGNUDI?
Ridare dignità ai più deboli, fornendo loro la forza per rialzarsi e indicando loro la rotta che li porta a Gesù. Annunciare ad un disperato che c’è un Dio che gli vuole bene, significa aiutarlo a prendere consapevolezza del valore immenso della sua vita, nonostante le enormi difficoltà del quotidiano. Dall’incontro con Cristo, attraverso l ‘eucaristia e la preghiera incessante, per esperienza personale, si può trarre una forza straordinaria capace di far accettare qualsiasi croce, per quanto pesantissima, e di trasformare il dolore e la rabbia per le ingiustizie subìte in un impegno sociale per un mondo più giusto e dignitoso. E siccome la giustizia comincia dal farsi prossimo agli altri, tutti noi dovremmo essere formati sin dalle fasce ( o dai pannolini per attualizzarlo) all’attenzione all’altro e a legare al nostro il destino dei nostri fratelli.
Oggi che tipo di nudità vedi attorno a te? Come queste nudità parlano alla tua vita?
La nudità più evidente che riscontro quotidianamente è l’assenza di formazione cristiana in quasi tutti i battezzati. La mancanza di ideali alti, della presenza quotidiana di Dio nella vita della persona, frutto della secolarizzazione, ha ingenerato un individualismo spinto, una mancanza di senso di appartenenza al genere umano e di senso di corresponsabilità sulle sue sorti, che si traducono in una incapacità diffusa di esercizio della responsabilità individuale e collettiva.
Tutto ciò applicato al mondo del lavoro ha ripercussioni e costi sociali devastanti.
Questa nudità interpella incessantemente la mia vita motivando il mio impegno quotidiano, sebbene la fatica è talmente tanta e la sfida così ardua da far apparire tutto come una inutile lotta ai mulini a vento!
Papa Francesco ha indetto il Giubileo Straordinario della Misericordia. Cos’è per te la MISERICORDIA?
Capacità d’amore incondizionato, puro, gratuito, privo di tornaconti ed interessi personali.
Come si vive la misericordia all’interno del MLAC?
Personalmente, in questi lunghi anni di servizio ho imparato ad essere più misericordiosa…anche se ne ho davvero tanta di strada da fare ancora…soprattutto nei confronti di molti cristiani. La mia passione sociale si scontra con un associazionismo cattolico spesso indifferente o, peggio ancora, incapace di interessarsi con competenza e libertà alle problematiche sociali che affliggono il nostro Paese. Non si può parlare semplicemente di ostruzionismo inconsapevole ma di vera e propria corresponsabilità dovendo constatare amaramente come molti cristiani abbiano fatto e spesso continuano a fare proprio il “Sistema Italia”, con logiche clientelari di potere che nulla hanno a che vedere con Gesù Cristo. Chi si serve della Chiesa, usufruendo dei suoi privilegi, perde la propria libertà e dimentica i problemi della vita vera. Un po’ come la regina Maria Antonietta dinanzi alla ribellione per fame del popolo francese: al massimo costoro sarebbero disposti a concedere briosches!
A tutto questo va aggiunta la necessità di esercitare misericordia nei confronti delle piccolezze umane, sperimentabili a tutti i livelli nei vari gruppi di volontariato. C’è chi non sa lavorare in gruppo, chi per invidia rema contro, chi è attaccato al ruolo e alla visibilità tanto da voler imporre il proprio io, anche se incapace. Piccolezze che non risparmiano neanche alcuni preti, vista la difficoltà enorme nel trovare assistenti preparati e appassionati ( di DSC - Dottrina Sociale della Chiesa - ad esempio, che non è una sigla misteriosa!) capaci di parlare non solo dei problemi, seppur importanti, dell’affettività e della famiglia!!!
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