"Be stupid": così punta a vendere la campagna pubblicitaria della Diesel. Gli stupidi (nel senso Diesel) riflettono: ma è davvero possibile che tutti tacciano di fronte a delle manipolazioni che tendono a fare di un colpevole conclamato un cittadino modello, come Totò Cuffaro, ex governatore della regione Sicilia?
del 10 febbraio 2011
 
          Nel mentre la politica e la Chiesa s'interrogano circa il futuro e il ruolo delle giovani generazioni, ancora una volta l'aria fresca giunge a noi da terre pagane e forestiere a queste due realtà. E stavolta – per l'ennesima volta – giunge dal campo della moda a firma di Renzo Rosso, patron della Diesel.
          Le sue campagne pubblicitarie non sono mai banali, forse provocatorie ma certamente colpiscono il bersaglio: aspetto non secondario in una comunicazione appesantita di slogan e in sovrappeso per le troppe contraffazioni. Quello dell'azienda vicentina è da sempre uno stile che precorre le tendenze e non si fa influenzare dalle mode: anzi, le detta mostrando particolare cura ai piccoli dettagli e alla scelta dei materiali.
          Eppure il sogno di Diesel è 'stupido', un concetto creativo sviluppato nella precedente campagna 'Be Stupid': costruire un paese di coraggiosi (Diesel Island non è sinonimo di Disneyland) dove il meglio di ogni società venga convogliato per cancellare ingiustizie e scrivere nuove leggi. Il tentativo di Mister Diesel è quello di dare ai giovani e agli stupidi (nel suo senso metaforico) la possibilità di diventare protagonisti di un'avventura migliore dalla quale trarre quel coraggio e quella follia necessaria per rimettere in movimento una società stanca, non solo apparentemente. Qualcuno ci leggerà un po' d'ironia e un pizzico di troppa originalità, ma – dicono loro - 'le persone intelligenti vedono le cose come sono, gli stupidi per come potrebbero essere'. E il successo di un'azienda non è decretato dai sondaggi nazional-popolari – ampiamente dimostratisi fallibili e manipolabili – ma dalle entrate economiche che se ci sono danno pane all'azienda e se non ci sono abbassano le serrande senza preavviso.
          Vivere in un'isola dove regna la perfezione e campeggia il meglio del tutto è più un'utopia che una realtà: eppoi la perfezione non ha fantasia e diventerebbe tutto un po' noioso. Eppure convince quel concetto di stupido nel senso dieseliano del termine, ovvero l'uomo capace di vedere il possibile da farsi.
          In questi giorni l'informazione sta elogiando l'atteggiamento di Totò Cuffaro, l'ex governatore della Regione Sicilia, condannato definitivamente a sette anni di reclusione per favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra. L'intelligenza italiana ne elogia il comportamento mettendo in risalto la dignità di non darsi alla fuga, la fiducia nei giudici, lo stile e il rispetto delle istituzioni. E ne amplificano ogni minimo movimento nel Carcere: Totò va all'università, Totò prega, Totò dorme.
           Gli stupidi (nel senso Diesel) riflettono: ma è davvero possibile che tutti tacciano di fronte a questa manipolazione che tende a fare di un colpevole conclamato un cittadino modello che, affidandosi ai santi e alle Madonne, poteva evitare il carcere rispettando veramente le istituzioni e non infangando lo stato con il suo comportamento? Lo stupido intuisce che altri sono in dirittura d'arrivo verso Rebibbia e le altre 'celle monastiche' nel momento in cui la giustizia emetterà il suo verdetto. Nel frattempo sorge davvero un dubbio, nel caso chi dovesse varcare il carcere usasse la stessa tecnica del 'bambino obbediente': che il mondo educato, legale e civile viva solo dietro le sbarre. Costretto all'onestà dopo una vita di tentativi spesi per raggirarla.
           Probabilmente l'Isola di Diesel verrà relegata dai benpensanti come l'esternazione di un creativo, Renzo Rosso. Il merito suo, invece, è grande perché, frequentando e studiando davvero le generazioni giovani, ha raccolto la stanchezza d'essere degli intelligenti da cortile. E sta cercando di concretizzare la loro voglia di diventare degli stupidi d'assalto.
Come le sentinelle d'un tempo.
 
don Marco Pozza
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