Il grido accorato di San Paolo verso i fratelli di Corinto è lo stesso che spesso, molto spesso, il Signore fa a noi, attraverso i suoi discepoli di oggi e per mezzo della Chiesa.
del 24 febbraio 2009
Il grido accorato di San Paolo verso i fratelli di Corinto è lo stesso che spesso, molto spesso, il Signore fa a noi, attraverso i suoi discepoli di oggi e per mezzo della Chiesa.
Un richiamo alla conversione, un richiamo al fermarsi a guardare la propria vita confrontandola con la Parola e con l'azione dello Spirito.
Dio Padre con paziente cura aspetta un ravvedimento da noi figli, ma non per paura di una punizione.
Fermarsi, volgere le spalle e rivolgerci a Dio, fissare il proprio cuore in Lui (1 Sam 7,3) per ritrovare nel cuore quello che Lui ci ha impresso con il Battesimo.
 
“Laceratevi il cuore e non le vesti” (GL. 2,13). È nella parte più intima di noi che è suggellato l’atto di conversione ottenuto da Dio attraverso il suo Figlio Gesù Cristo, che ci ha riconciliati con il Padre attraverso la Sua morte e resurrezione, come dice San Paolo; ma l’uomo è comunque soggetto a ricadere nel peccato e soprattutto a trovare sempre un’autogiustificazione per sentirsi a posto.
È sempre lo stesso discorso: noi non siamo con il Signore, ma vogliamo che Lui sia con noi; soggetto ai nostri desideri, ai nostri pensieri.
Le nostre preghiere sono un elenco di richieste che “illudendoci” consideriamo giuste, ma che nulla hanno a che fare con la “Giustizia di Dio”, che ha un significato profondo e illimitato, traducibile con: Misericordia, Fedeltà, Salvezza, Sapienza, Bontà, Pietà…
 
Ripensiamo alla “Parabola” del Figliol prodigo o meglio del Padre Misericordioso (Lc 15,11-32), ripensiamo a quell’abbraccio del Padre, il nostro Padre, che con ardente desiderio del nostro volgere lo sguardo a Lui ci tende le mani dicendoci “Sono qui guardami!”
“Su, venite e discutiamo, dice il Signore. Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianco come neve…” (Is 1,18).
Non c’è colpa che esaurisca il perdono Divino, e il Suo desiderio del nostro ritorno, della nostra riconciliazione sono più forte di qualsiasi peccato. Ma nulla può questo Suo Amore se noi lo rifiutiamo… Meraviglia del libero arbitrio!!
 
Da qui la supplica appassionata di San Paolo “Lasciatevi riconciliare!”.
Lasciatevi, non opponete resistenza, perché la discordia con Dio è il punto di partenza di tutti gli avvelenamenti dell’uomo.
“Solo l’uomo riconciliato con Dio può essere riconciliato in armonia con se stesso…” (Benedetto XVI).
Perché la riconciliazione porta alla gioia, alla consolazione, alla beatitudine.
Liberamente correre verso di Lui.
 
Come si fa a correre con tutti gli impedimenti che noi stessi mettiamo?
Abbiamo incartato il nostro cuore con tanti fattori negativi che agiscono in senso contrario al bene da aver perso la vera coscienza del bene, il vero senso del peccato. Siamo ciechi?
Bene, allora come tali lasciamoci guidare, prendere per mano da Cristo, vera luce, per ritrovare in noi quella consapevolezza di essere figli di un Padre che vuole la nostra salvezza.
Lasciamoci convocare da Lui e lavorare dallo Spirito, che non cessa di parlare in noi e di produrre i doni della fede, della speranza e della carità; che con la Sua luce ci aiuta a comprendere il nostro stato di salute morale e spirituale e ci infonde il coraggio e la forza di cambiare, di santificare le nostre azioni e i nostri pensieri, di dare un senso profondo al tempo che il Signore ci dona.
Un senso all’oggi di ogni uomo che è grazia donata da Dio per un cammino di ritorno.
 
Il nostro essere pellegrini, se pur tra difficoltà e stanchezza, è pieno di gioia immensa perché le Sue braccia aperte, il Suo sguardo d’Amore sono la meta del nostro esistere.
E la Chiesa ci accompagna in questo tempo di grazia, nella quale “dallo struggimento della lontananza può nascere un amore nuovo” (Joseph Ratzinger). Un tempo in cui tutti siamo invitati a partecipare con il cuore contrito, con l’atteggiamento umile e fiducioso del pubblicano: “O Dio, abbi pietà di me peccatore” (Lc 18,13), che tornò a casa giustificano come dice Gesù,
perché: “C’è più gioia in cielo per un peccatore che si converte che per 99 giusti che non hanno bisogno di penitenza” (Lc 5,7-10).
 
Allora coraggio, mettiamoci in viaggio come il figliol prodigo, chiamiamo Maria come compagna di viaggio che ci aiuti a portare le armi dell’elemosina, le preghiere e il digiuno per difenderci dalle tentazioni ed essere saldi nella prova, tuffiamoci con fiducia nella lotta ricordandoci che con l’unzione del Battesimo possiamo scivolare dalle grinfie del nemico.
Non lasciamoci frenare dalle nostre miserie e dai nostri limiti ma offriamoli a Lui che tutto volge al nostro bene e… Buon cammino!!
“Il Signore è il tuo custode…
il Signore è come ombra che ti copre” (sal 121.5)
 
Elena, Mirella, Paoletta, Edda
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