Continua il nostro viaggio attraverso quelle realtà che vediamo ma non conosciamo. Prostituzione e sfruttamento sessuale: come dice don Benzi riflettiamo su 'coloro ai quali nessuno pensa. E se ci pensa, pensa male.'
del 12 marzo 2008
Viale dei sogni spezzati
Continua il nostro viaggio attraverso quelle realtà che vediamo ma non conosciamo. Prostituzione e sfruttamento sessuale: come dice don Benzi riflettiamo su ”coloro ai quali nessuno pensa. E se ci pensa, pensa male.'
 
Prostituzione. Sfruttamento sessuale. Il problema di per sé non è complicato, tutti sanno di cosa si tratta. Vero punto focale non è quanto ne sappiamo, ma come. Siamo tutti capaci di dire che è una cosa brutta. Siamo tutti capaci di dire che non è giusto.
È scaviamo un po’ più a fondo che richiede fatica.
 
 
Che cos’è? 
Volendo dare una definizione, possiamo dire prostituzione l’atto che si compie fornendo servizi sessuali in cambio di una ricompensa in denaro. Vale a dire, persone che mettono a disposizione il proprio corpo per ottenere benefici pecuniari da coloro che ne usufruiscono. La questione è davvero così semplice?
Innanzitutto c’è da fare una distinzione: prostituzione e sfruttamento sessuale sono due cose diverse. Mentre la prostituzione può avere anche un carattere professionale, lo sfruttamento sessuale si riferisce a quelle attività svolte dai cosiddetti protettori, persone che esercitano un considerevole potere, spesso attraverso minacce e percosse, e che traggono profitto dalle attività, per l’appunto, di prostituzione.
 
 
Non solo di un tipo… 
Proprio così, prostituzione non è che un termine che generalizza di molto tutto quello che questa realtà veramente rappresenta: oltre alla prostituzione femminile, che è quella probabilmente più diffusa e visibile ai nostri occhi, troviamo anche la prostituzione maschile e minorile, la prostituzione transessuale e quella virtuale (cioè attraverso internet).
Fenomeni più complessi sono poi i quartieri a luci rosse, ovvero vere e proprie aree adibite a questa particolare attività e i sex club, locali che fanno le veci dei bordelli e delle case di appuntamento in quei paesi dove questi particolari esercizi sono dichiarati illegali (compresa l’Italia).
Particolarmente diffuso in questi ultimi anni è il turismo sessuale, vale a dire viaggi organizzati prevalentemente verso paesi in via di sviluppo con lo scopo di ottenere prestazioni di natura sessuale.
 
 
Paese che vai… 
Non in tutti i paesi comunque le regolamentazioni a proposito della prostituzione sono uguali.
In Italia si lotta da tempo contro questo fenomeno (che tuttavia è sempre più evidente sul territorio), ad esempio multando clienti e prostitute oppure applicando vere e proprie pene detentive, soprattutto per quanto riguarda i cosiddetti protettori. Un altro aspetto interessante nel panorama italiano è la recente installazione dei cartelli “Attenzione: prostitute!”, che raffigurano all’interno del classico triangolo bordato di rosso una donna in minigonna e stivali col tacco!
Nei paesi musulmani la prostituzione viene punita anche attraverso la pena di morte, mentre in altri stati, ad esempio l’Olanda, le prostitute pagano regolarmente le tasse e i bordelli possono pubblicizzare la loro attività (purché le prostitute abbiano raggiunto l’età minima di 18 anni).
La situazione in Germania, in Svizzera e in Nuova Zelanda  e pressoché simile a quella dell’Olanda, mentre in quasi tutti gli altri paesi viene considerato illegale solamente il lenocinio (ovvero lo sfruttamento e il guadagno dalla prostituzione altrui) e non la prostituzione libera e volontaria.
 
 
Un aiuto concreto: don Oreste Benzi 
Una figura di spicco nella lotta alla prostituzione è stato don Oreste Benzi, prete originario di un paesino vicino Rimini che tentò di fornire concretamente un aiuto alle vittime dello sfruttamento sessuale.
La sua opera cominciò in seguito a un incontro con una prostituta nella stazione di Rimini, e dal quel momento non mollò mai la presa: denunciò a gran voce le violenze subite da quelle ragazze che lui incontrava per le strade della sua città, partecipò a diversi processi contro uomini accusati di tratta e sfruttamento di donne.
In seguito, venne proposta a queste ragazze la possibilità di lasciare la strada ed essere ospitate nelle case famiglia dell’Associazione Papa Giovanni XXIII fondata da don Benzi.
 La sua campagna contro la prostituzione si realizzò non solo attraverso la sensibilizzazione di diversi enti statali, ma arrivò perfino a portare alcune prostitute liberate dall’Associazione davanti a Papa Giovanni Paolo II.
Lo stesso Benzi in un’intervista dice: « Se non ci fosse la domanda, non ci sarebbe l’offerta. Se gli italiani non chiedessero prestazioni sessuali a pagamento, non ci sarebbe la tratta delle donne che vengono schiavizzate e forzate, da criminali singoli o associati, a dare le prestazioni sessuali richieste. Questa ingente quantità di persone colpite dalla schiavitù, dalla disoccupazione, dalla fame, dalla guerra, sono le vittime di una società disumana, di una società in cui l'uomo è una 'cosa' accanto alle altre. » Intervenire quindi non solo aiutando le vittime, ma soprattutto punendo coloro che le rendono tali: il problema infatti non è la presenza di prostitute, ma innanzitutto che venga fatto uso del servizio da loro forzatamente offerto.
Anche dopo la morte di don Benzi, l’Associazione ha continuato la sua opera, aprendo le proprie case famiglia a qualunque vittima dell’atrocità che è lo sfruttamento sessuale, portando avanti anche campagne di informazione e sensibilizzazione.
Se ci pensiamo bene la tendenza è di pensare che tutto questo non è altro che una cosa molto molto brutta, ma la nostra partecipazione si ferma qui. Don Benzi invita ad andare più a fondo, a non limitarsi alla compassione, ma a lottare.
 
 
Si ok… e noi?
 
E noi? Cosa possiamo fare? Gran bella domanda davvero, da quando ho saputo di dover scrivere questo articolo ci ho pensato molto, tanto da decidere a un certo punto di “far finta di dimenticarmelo”! In realtà non è qualcosa che si può dimenticare… Risparmiatevi la fatica di cercare in Internet, le poche cose che si trovano sono i cartelli posti sul Terraglio, strada tristemente famosa per questo fenomeno, oppure gli interventi delle varie personalità politiche, senza che nessuno nel concreto sia riuscito veramente a cambiare qualcosa. A questo punto sorge spontanea la domanda: se non ci riescono i politici, come possiamo farlo noi? Bella domanda!
Eppure c’è qualcosa, in tutti i discorsi sentiti, che manca. Cosa? Semplicemente, il vero interesse. Manca il rendersi conto che non è solo un problema di ordine pubblico, ma qualcosa di più. Manca il non vedere lo sfruttamento sessuale come una sconfitta ma come una sfida. Manca l’ amore. Tutto questo è ovviamente difficile da tradurre nel concreto, però la mia idea è che se fosse facile, probabilmente sarebbe già tutto risolto.
Giulia Krajcirik
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