Chissà se quando diceva questa frase, don Bosco immaginava oltre quali confini sarebbe arrivata la famiglia salesiana! E quanti di noi conoscono i salesiani in Medio Oriente e la realtà di laggiù solo per sentito dire?...
del 08 giugno 2009
Chissà se quando diceva questa frase, don Bosco immaginava oltre quali confini sarebbe arrivata la famiglia salesiana! E quanti di noi conoscono i salesiani in Medio Oriente e la realtà di laggiù solo per sentito dire?...
Dopo aver letto la testimonianza dalla Terra Santa di Caterina C., dell’ Oratorio don Bosco di Chioggia, capisco che è proprio vero… Dio è lo stesso per tutti quanti, anche se lo chiamiamo con nomi diversi o, come dice Caterina, “ognuno aveva le sue usanze per compiere i gesti della Messa”...
 
“Sono andata in Terra Santa per non so quale grande grazia: a fine marzo mi è arrivata una telefonata, dove mi hanno chiesto: quest’ estate vuoi andare in Terra Santa? All’inizio non ci credevo: è stato tutto un po’ strano, improvviso... ma doveva esserci un motivo, se Dio mi chiamava lì!
Eravamo in 6 in totale, provenienti da un po’ tutto il Triveneto. Partiti senza tante spiegazioni, ci dicevano di non preoccuparci troppo del “come, cosa, quando, dove”… di fidarci. La nostra missione era essere noi stessi, fare animazione e confrontarci, anche senza troppe parole (l’arabo non è proprio facile) o troppo affidamento nell’ organizzazione, perché in fondo tutto parte dal cuore, se hai voglia di stare coi ragazzi, di giocare e divertirti con loro, non c’è limite che tenga!
Siamo stati al grest all’ “Ecole Jesus Adolescent”, l’oratorio di Nazareth, e poi a Betlemme per visitare i luoghi santi della Giudea. Il venerdì (giorno di festa per i musulmani), il sabato (per gli ebrei) e la domenica (per i cristiani) non si faceva attività.
Abbiamo avuto l’opportunità di ascoltare alcune testimonianze di palestinesi e israeliani, abbiamo potuto vedere, “toccare con mano” un paese in cui nazionalità, religioni, culture si mescolano , un paese in cui tutto è confusione, niente è definito, nessuno si sente appartenente a nessuno e tutti si sentono un po’ “estranei”alla loro stessa terra..
Che tipo di realtà hai incontrato?
Mi sono subito saltati agli occhi i colori: non è tutto grigio o verde come da noi (di verde ce n’è poco comunque, perché il clima è secco) ma bianco, giallo, arancio…poi gli odori forti, spezie mai sentite, soprattutto passando per i suq (mercati)… tutto mi faceva pensare al calore.
Il mondo arabo è diverso da quello ebraico: c’è più disordine, confusione… un po’ trascurato… Mi ha scioccato la quantità industriale di militari ebrei che girano per tutto il paese; nessuna comitiva si può muovere se non ha una guardia armata appresso… anche l’oratorio di Nazareth è custodito giorno e notte da una guardia armata. Ovunque c’è filo spinato, o strade affiancate da campi minati… Poi quel muro, che ti obbliga a fare chilometri di strada per raggiungere un posto che avresti potuto raggiungere in 5 minuti, e gli innumerevoli posti di blocco israeliani…perché uno non è libero di spostarsi all’interno del proprio paese?
 
Alcuni ragazzi arabi ci raccontavano che ora studiano in Italia, perché là le università scientifiche sono riservate agli ebrei. Questi hanno paura infatti che gli arabi possano utilizzare le nozioni imparate all’ università a scopo bellico…
Tanti si sentono senza identità, non appartenenti né a Israele né alla Palestina; l’unico desiderio è quello di andare via e cambiare vita.
 
I ragazzi devono imparare più lingue: la lingua ufficiale è l’ebraico (che si scrive in un modo), poi c’è l’arabo (scritto in un altro modo) e studiano l’inglese, molto meglio che nelle scuole italiane…  Un’altra cosa che mi ha colpita è che la andavano tutti in giro con un rosario, quelli più “bravi”e anche quelli “meno bravi” e non se ne vergognavano..li c’è una gran devozione per Dio, Maria… sarà che è tutto più sentito perché vivono nella terra dove tutto è cominciato, dove Dio si è fatto uomo… e sarà che qui da me se ti vedono con un rosario o cose simili diventi come minimo oggetto di battutine… ma è una cosa che mi è proprio piaciuta...
 
Che cosa ti ha colpito delle persone?
Appena atterrati a Tel Aviv mi ha colpito l’accoglienza. Nonostante fossero le 4 di notte don Emad con due animatori ci aspettava con una rosa in mano, e appena arrivati in oratorio tutti ci hanno accolto come se non attendessero altro! La Comunità Salesiana e gli animatori sono stati calorosi e disponibili: fin da subito si è creata una gran complicità, e la lingua incredibilmente è stata il mezzo che ci ha permesso di instaurare un rapporto (noi curiosi di conoscere subito l’arabo e loro l’italiano).
E poi una cosa bellissima erano i loro occhi: enormi, scuri, luccicanti, pieni di vita, occhi che parlavano, dicevano più quelli delle parole stesse…In più, ognuno di noi per due giorni è andato a vivere nella famiglia di un animatore dell’oratorio. Sono davvero ospitali, e i pasti non sono come da noi: la colazione si fa sulle 10.30 ed è molto ricca, il pranzo, con “panini strani” è posticipato di un po’ rispetto al nostro e anche la cena è abbondante.
 
Il carisma salesiano è riuscito a mettere radici così lontano, nonostante la diversità di 'terreno'…
Sicuramente è diverso! Convivendo con religioni diverse, (ma anche con i diversi rami della religione cristiana - cattolici, ortodossi, copti…) c’è ancor più rispetto reciproco che qui da noi.
I ragazzi però, calmi e scalmanati, credenti e meno credenti, sono sempre quelli che don Bosco amava e che continuano ad amare oggi i salesiani…questa è la cosa che mi ha fatta sentire più a casa: in qualsiasi oratorio del mondo, tutte le differenze ”crollano” davanti a don Bosco, siamo tutti uguali, tutti figli e fratelli!
 
La fede cristiana secondo te rappresenta un ostacolo o una chiave in più per avvicinarsi al cuore di chi non è credente?
Il dialogo con gli altri popoli… boh… io ho visto una gran divisione, ma allo stesso tempo li si respirava un aria strana, un aria che sa un po’ di “divino”, di unione, nel senso che vedi un mucchio di gente, diversa, a volte strana, ma li sai che tutti credono in qualcosa, credono al loro Dio, e questo è bello… penso che ci siano gran pochi atei, e pensare che tutti credono in Dio è veramente bellissimo!!in fondo tutti diversi ma tutti accumunati dall’amore e dalla dedizione(che lì si vede più che mai) a Lui…
La fede cristiana? Io penso che possa aiutare ad avvicinarsi al cuore di qualsiasi persona, credente in qualsiasi Dio, o non credente … Io penso che un uomo che ha Dio nel cuore può solo essere aperto agli altri, volere l’incontro con l’altro, di qualsiasi religione, razza, cultura esso sia, è un uomo che sa rispettare e amare l’altro per quello che è..è un uomo che ama l’altro perché sa che Qualcuno lo ha amato e lo ama per primo, sa che Qualcuno ha saputo dare la vita anche x lui…   Mi viene in mente Simone Srugi, un salesiano coadiutore che ha “lavorato” anche per i musulmani  e alla sua morte lo ricordarono cosi “era un mare di carità. Soffriva quando ci vedeva soffrire, era contento quando ci vedeva contenti. Era un uomo fedele alla sua religione e rispettava le altre. Medicava la gente, a Allah guidava la sua mano. Anche se venisse un medico più esperto di lui, nessuno mai ci curerà come lui. Era come una coppa di miele. Nella sua mano c’era la perfezione di Allah. Allah conduceva la sua mano. Aveva la testa piena di paradiso. Dopo Allah c’era Srugi” “ peccato che Srugi fosse cristiano. Se fosse musulmano, lo faremmo uno dei nostri santoni”    Ecco, la fede cristiana può avvicinarsi al cuore di tutto il mondo!!!!
 
Elisabetta Venturini
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