Fantastico quel figlio, vero Pinocchio?! Sapevo che t'avrebbe conquistato. Guardalo! Si rifiuta di andare, sbraita la sua ribellione, recalcitra... poi si cala nell'oscurità della sua coscienza, riflette, si pente... e i suoi piedi accarezzano la terra di quella vigna.
del 23 settembre 2010
 
           'C'era una volta... - Un re! - diranno subito i miei piccoli lettori. No, ragazzi, avete sbagliato. C'era una volta un pezzo di legno.' (cap. I). Caro Pinocchio, perché busso proprio alla tua porta stasera? Semplice... Perché dentro quel tuo legno modellato da Geppetto son stampate tante schegge di un Vangelo raccontato millenni prima che tu balzassi fuori dalla fantasia laica di Carlo Collodi.
           Purtroppo tentano ogni giorno di cacciarti, di deridere la tua originalità ma don Mazzi ha preso le tue difese: 'Nessuno tocchi Pinocchio' - grida nel suo sito internet. E, allora, io ti ho preso in mano, ti ho coccolato e insieme ci siamo buttati in questo sentiero cittadino dell'infinito, ricamato di arcani segreti, impagliato d'eternità che è la Scrittura. Io, te e quell'immensa frotta di falliti, di peccatori diseredati, di derelitti che dalla bocca di quel Nazareno attendono albe di risurrezione.
           Tu non immagini che delicatezza quelle tue lacrime che rigavano il legno quando sentisti raccontare quella storia. 'Un uomo aveva due figli; rivoltosi al primo gli disse: Figlio, và oggi a lavorare nella mia vigna. Rispose: Sì, signore; ma non andò. Al secondo disse lo stesso. Ed egli rispose: non ne ho voglia; ma poi, pentitosi, ci andò'. Pentitosi! Meglio: provato rincrescimento, ripensatoci. Un verbo scellerato, sillabe da scolpire, ricordi da impreziosire.
           Fantastico quel figlio, vero Pinocchio?! Sapevo che t'avrebbe conquistato. Guardalo! Si rifiuta di andare, sbraita la sua ribellione, recalcitra... poi si cala nell'oscurità della sua coscienza, riflette, si pente... e i suoi piedi accarezzano la terra di quella vigna. Ti rammenta qualcosa, invecchiato buffone? La dolcezza inascoltata di una fata, l'amore rifiutato di un Padre, la bighelloneria di un gatto e di una volpe, il fascino scimunito di un Paese dei balocchi, la compagnia codarda di Lucignolo, le profezie inascoltate del Grillo Parlante... Ricordi la fine, vero? Sfuggito al compratore imbestialito che voleva ri-venderti a prezzo di legno stagionato, ti sei tuffato in mare e hai guadagnato il largo.
           Ma nel grembo di quelle onde non c'era profumo di libertà: un gigantesco pescecane ti inghiottì. 'Poi, pentitosi, ci andò'. Guarda dov'è nascosto il vangelo, burattino che non sei altro... 'Pinocchio cominciò a piangere e a strillare: Aiuto, aiuto! Oh, povero me! Non c'è nessuno che venga a salvarmi? Nel frattempo, parve a Pinocchio di vedere lontano, lontano una specie di chiarore' (Cap. XXXIV). Nel momento massimo della rivolta... l'occasione della rinascita. Come il venerando Mosè, come il ribelle Giona, come il figlio del vangelo, come Levi, Zaccheo, la donna peccatrice... immergendosi nelle acque del disordine in Pinocchio germoglia la nostalgia di una rinascita. 'Chi non è mai caduto - dice Enrique Solari - non sa niente delle alture'. In una frase Carlo Collodi e Gesù di Nazareth s'abbracciano: 'Poi, pentitosi, ci andò'.
           Tramontata la perdizione, inizia a brillare la redenzione. E' il volto inaspettato anche se annunciato di un Dio che sceglie la via della piccolezza, di un Dio che ha bisogno dei peccatori perché soltanto i peccatori son rimasti ad aver bisogno di Lui, un Dio che 'non ha mai considerato un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio', un Dio caduto in basso perché l'arroganza ha portato gli uomini a voler salire troppo in alto. Per poi frantumarsi: 'Rispose: Sì, signore; ma non andò.' Tu, invece, da burattino a ragazzo: il sogno di una conversione. 'Babbino mio, non ti lascio più, mai più' (cap. XXXV).
           Ieri. E oggi? Un Pinocchio-due, forse, non esiste... ma ragazzi che scappano di casa, insultano i genitori, se la spassano nel Paese dei balocchi, vendono abbecedari, divengono somari, non ascoltano grilli parlanti e fatine, si allocano con gatti e volpi, vanno in prigione... ce ne sono tanti. E poi magari risorgono! Guarda te se non aveva ragione Ezechiele, quel vecchio intagliatore di profezie scardinato dal gemito di Dio: 'Se l'ingiusto desiste dall'ingiustizia, egli fa vivere se stesso. Ha riflettuto, si è allontanato da tutte le colpe commesse; egli certo vivrà e non morirà' (Ez 18,27-28). Dalla colpa al pentimento: l'emozione di Dio. Da burattini, a ragazzi, a cristiani coraggiosi perché peccatori ri-accreditati. Togliete Geppetto e Pinocchio cade con il rumore di 'un sacco di mestoli'. Togliete Dio e il peccatore è destinato a rimanere vagabondo senza meta, gente randagia in una strada senza luce di redenzione.
           Ci aggiriamo ai margini del paese, ancora nei campi. E' quasi sera e io vorrei andarmene, ma tu Pinocchio m'inviti a sostare ancora un istante. Guardali - sembri dirmi sotto quegli occhi che son tutta una promessa - guardali quei personaggi, caldi ancora ed eternamente della bocca di Cristo e relegati in questo borgo a recitare in perpetuo la loro parte. Eccoli nelle loro passioni, nel loro nodo di creature vive.
           Peccatori e falliti, gente incapace e svogliata che nessuno voleva prendere a giornata, pecore maliziose che scappano dall'ovile, ometti dall'anima rattoppata che in chiesa si vergognano come cani, pezzenti buoni solo di piagnucolare fra piaghe e pulci contro la porta di un signore, figli viziati che litigano con il padre vanno per il mondo a diventare donnaioli e bari, debitori cronici che la prigione vomita e re-inghiotte, storpi, ciechi, zoppi. Tutti matti, come io e te Pinocchio, che aspettano il gran giorno, il giorno in cui le parabole inventate scioglieranno miglia di strada, prosciugheranno torrenti di miracoli. Quelle parabole... che di colpo li gettano dalle stalle dell'umanità alle praterie della santità: 'In verità vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio'.
           Fantasia + scalpello + pazienza... e nella bottega di Geppetto quel pezzo di legno che a Mastro Ciliegia 'era stato cagione di tante paure' si trasforma in un burattino meraviglioso, che sa ballare, tirare di scherma e fare i salti mortali. Caro Pinocchio, son proprio orgoglioso d'aver incrociato un commentatore come te per le mie puntate sul vangelo. Per due motivi. Primo: io e te siamo due burattini ribelli. Secondo: il rumore degli attrezzi e il solletico della fantasia ci sussurra che stiamo saltellando nelle mani di un Artista.Un Artista geloso che grida: 'Nessuno tocchi i miei burattini'.
           Perché sa che, collaborando con il pentimento, da burattini possiamo diventare bravi bambini!
           Attento, Pinocchio... Possiamo!
don Marco Pozza
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