Nella dottrina cristiana l'idea pura e sublime della Divinità non è alterata da un falso processo metodico e da una formola viziosa: l'Idea vi risplende nella pienezza non appannata da alito sensibile.
del 16 luglio 2010
 
              Le condizioni speciali del Cristianesimo, come reintegrazione ed esaltazione oltranaturale dell'umana natura, risultarono in benefizio eziandio dell'arte. Imperocché il divino, non cadendo sotto l'apprensiva del senso e della fantasia, non è capace di bellezza per sé medesimo e non può diventarlo se non è umanato ed estrinsecato sensatamente, come le qualità spirituali dell'animo che si manifestano coll'espressione [...].  
               Nella dottrina cristiana l'idea pura e sublime della Divinità non è alterata da un falso processo metodico e da una formola viziosa: l'Idea vi risplende nella pienezza non appannata da alito sensibile.
              E quando ella ci rappresenta Iddio affratellato coll'uomo nel più intimo consorzio, nulla segue che alteri od offuschi l'incommutabile perfezione del Creatore: la mutazione non succede che dal lato umano; e come l'uomo ricupera il suo seggio di principe fra le creature che lo corteggiano, così l'anima di lui acquista sul corpo la sua antica signoria, e nell'animo i doni sovrannaturali e gratuiti sovrastando ai naturali, e li recano a perfezione; e questa mirabile armonia introdotta negli ordini delle idee e delle cose trapassa nel giro dei fantasmi e dell'arte.
              Quindi proviene quella pellegrina e ineffabile bellezza che non ha nulla di corporeo né di sensuale, e ci fa sentire presente la Divinità nelle sembianze che dilettano all'immaginazione.
Vincenzo Gioberti
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