Questo libro è la risposta scritta di un Professore di Liceo, Matteo Lusso, alle domade e alle riflessioni che i suoi ragazzi gli hanno posto attraverso i temi, le lettere e i dialoghi in aula. Cultura, esperienza, senso religioso, sono la materia che l'umanità dell'educatore plasma in queste pagine offrendo la sua chiave di lettura sul senso e il buono della vita.
del 02 febbraio 2011
           “Noi adulti sappiamo davvero poco dei ragazzi di oggi, di come vedono se stessi e il mondo, di come giudicano i grandi e la società, delle loro paure, sofferenze, desideri, bisogni, sentimenti. Ci accorgiamo raramente di quanto sono intelligenti, autentici, maturi. Solitudine, disorientamento, delusione, paura, mancanza di prospettive, noia, percezione del non senso, aridità nelle relazioni, apatia, scetticismo, sfiducia: questo è il terreno nichilista nel quale crescono i ragazzi.
          Ma in essi c’è una profonda attesa, di felicità e di pienezza: quello che Nietzche definiva ospite inquietante - e che si annida nel loro cuore - attende l’Ospite dolce dell’anima, che bussa alla porta di ciascuno di noi.
          Rispetto a tutti coloro che si interessano del mondo giovanile, che lo studiano e ne parlano nelle sedi più diverse, i professori, in particolare quelli di scuola media superiore, hanno un grande vantaggio, perché i giovani li incontrano davvero, tutte le mattine o quasi. Ecco il motivo per cui, spesso, i libri scritti sui ragazzi dai loro insegnanti sono fra i più belli e intelligenti: essi scaturiscono infatti dall’esperienza diretta, di fronte alla quale, le teorie, anche le più sofisticate, devono cedere il passo.
          Il libro di Matteo Lusso non sfugge questa regola aurea: docente di lettere in un Liceo sociopsicopedagogico, l’autore non soltanto incontra i giovani, ma li fa parlare e scrivere e – ecco il punto – li ascolta. Lusso aveva già dato prova di tale atteggiamento costruttivo in un precedente saggio basato sulla lettura e l’interpretazione attenta dei temi svolti dai suoi alunni. In quest’ultimo lavoro egli continua su quella strada e ottiene la conferma di una solida certezza, figlia della quotidiana vicinanza a quei giovani che per molti restano solamente un enigma inquietante e indecifrabile: «Quando entro in una classe – egli scrive – ho sempre la percezione che gli occhi, i volti, la vitalità, la sola presenza dei ragazzi che ho davanti, siano domanda, attesa di qualcosa che essi aspettano da me, da noi, dagli adulti in generale. Oggettivamente è così: sono l’insegnante e si aspettano che io trasmetta loro qualcosa, possibilmente significativo, bello.
          Un ragazzo è una promessa, un bisogno rispetto al quale l’adulto ha naturalmente una responsabilità». I ragazzi a cui Lusso rivolge la propria partecipe attenzione sono persone – non sciocche marionette troppo sbrigativamente definite nichiliste – che si pongono domande enormi, interrogativi potenti che attendono una risposta o, meglio, una speranza. Certo, egli sa bene che gioventù, oggi, vuol dire anche bullismo, droga, devianza, autolesionismo, violenza; sa anche che il vuoto e il nulla rischiano costantemente di inghiottire l’esistenza di molti. Il compito che tutti ci attende è dunque quello di offrire vie d’uscita dal pantano nichilista in cui si mescolano solitudine, delusione, noia, scetticismo, aridità.
          A questo riguardo, Lusso non fa mistero di considerare quella additata da Gesù Cristo la via maestra che può condurre il giovane verso la speranza e l’autentica realizzazione di sé. Non casualmente, nella prefazione, monsignor Luigi Negri, rivolgendosi all’autore, gli scrive: «Tu porti le stelle dentro il mondo dei tuoi giovani, perché annunzi il mistero di Cristo».
Maurizio Schoepflin
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