vi scrivo da Alessano, mio paese natale. Ma è come se vi scrivessi dall' esilio. Lontano da voi, mi sento al confino. Sono obbligato, comunque, a fermarmi qui per non aggravare i compiti di assistenza a chi mi sta accanto, e anche perché è pensabile che, lontano dai problemi pastorali quotidiani, la ripresa fisica sarà più facile...
del 01 gennaio 2002
Lettera inviata a «Luce e Vita» in data 1 febbraio 1993 dopo una assenza dalla diocesi durata un mese.
 
Carissimi,
vi scrivo da Alessano, mio paese natale. Ma è come se vi scrivessi dall' esilio. Lontano da voi, mi sento al confino. Sono obbligato, comunque, a fermarmi qui per non aggravare i compiti di assistenza a chi mi sta accanto, e anche perché è pensabile che, lontano dai problemi pastorali quotidiani, la ripresa fisica sarà più facile.
D'altra parte, anche stando a Molfetta, non sarei in grado di far nulla di valido.
Convivo con un dolore sordo, persistente, che non mi dà tregua neppure di notte. Sono, però, contento di offrire queste sofferenze per voi.
La mia situazione attuale è la seguente.
Dopo che ho fatto tre cicli di chemioterapia, mi sono recato a Parigi per una visita presso l'ospedale «Gustave Russie». Lì mi hanno sospeso la chemioterapia, troppo devastante per le condizioni di debolezza in cui mi trovo, e mi hanno prescritto un ciclo di radioterapia che, penso, sarà piuttosto lungo. Tra qualche giorno andrò a Roma, al Gemelli, per concordare tempi e modalità per questo nuovo trattamento.
Si infittiscono così i viaggi della speranza: dalla quale non demordo. Ce la sto mettendo tutta per non lasciarmi abbattere. Domenica 7 febbraio celebriamo la Giornata della Vita: credo che questa celebrazione ci impegna non solo a rispettare la vita che nasce e che si spegne, ma anche a conservare finché è possibile la vita in difficoltà.
Vado avanti con fiducia. Voglio guarire, soprattutto per voi, per non farvi soffrire pastoralmente: le assenze dalla diocesi mi stanno pesando come macigni. Spero di riscattarmi dopo, con un supplemento di impegno.
Voglio ringraziarvi per i messaggi, le lettere, i telegrammi, le telefonate. Come vorrei poter rispondere a tutti! Ma non ce la faccio, perché mi pesa anche scrivere. Però, vi dico, che le vostre attestazioni di affetto mi hanno tanto sollevato. Vi ringrazio anche per le tante preghiere che state innalzando al Signore per me.
Non voglio andare oltre. Vi faccio tanti auguri. Per la vostra vita, per i vostri progetti, per la vostra crescita interiore.
Seguite sempre la legge del Signore e attenetevi alle indicazioni della comunità, ascoltando i vostri sacerdoti che, in questi mesi, stanno egregiamente supplendo alla mia assenza, non facendo vela quasi sentire. Li voglio ringraziare, assicurandoli del moltiplicarsi del .mio affetto per loro.
Un saluto cordiale ai giovani. Mi viene tanta nostalgia quando penso che gli anni passati, a partire da questo periodo fino a Pasqua, andavo per le scuole a presenziare alle assemblee e a rivolgere parole di speranza e di coraggio agli studenti. Non fa nulla. Riprenderemo un giorno, ne sono certo.
Un saluto particolare agli ammalati: coraggio, ce la faremo. Il Signore ci ama e non si dimentica di nessuno.
Tanti auguri a quanti portano il nome di Biagio e ai Corrado. Quest'anno per la festa non ci sarò. Ma vi sarò ugualmente vicino con la preghiera e col pensiero. I patroni delle nostre città, insieme con la Madonna dei Martiri (la comune madre che veneriamo anche con i titoli di Madonna delle Grazie, di Corsignano e di Sovereto) vi custodiscano e vi proteggano, come singoli e come comunità.
 
Vi abbraccio con affetto.
Vostro
 
+ don TONINO, Vescovo
 
don Tonino Bello
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