Stiamo assistendo ad una persecuzione verso un popolo come non avveniva dai tempi in cui in Italia furono promulgate le tristi leggi razziali, ma questo sembra non turbare più di tanto l'opinione pubblica e la Chiesa non trova parole alte per denunciare fermamente questa deriva alimentata anche da una stampa compiacente e complice... Oggi crediamo che Dio stia parlando alla nostra società e alla nostra Chiesa anche dalle povere baracche innalzate e demolite, fuori le porte delle nostre città...
del 09 novembre 2007
“Al contrario, quando dai un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; sarai beato perché non hanno da ricambiarti…! (Lc. 14, 13)
 
E’ il Vangelo che la Liturgia ci proponeva solo qualche giorno fà (5 Novembre 2007) e alla luce di quanto sta avvenendo in Italia contro il popolo Rom in genere, è una pagina che ci imbarazza e ci giudica, soprattutto come Comunità dei credenti nel Vangelo.
 
Sono un prete che da sei anni ha la fortuna di vivere nel Campo Nomadi di Udine e che condivide questa presenza con altri preti, suore e laici in Italia. In questo momento soffriamo con loro per questo clima di caccia allo “zingaro”, di guerra preventiva che minaccia non solo i Rumeni e i Rom, ma anche la stessa democrazia del nostro ordinamento e la possibile convivenza.
Scriviamo questa lettera anche perché in questi giorni raccogliamo le loro paure, il terrore di gesti violenti o di facili epurazioni.
 
Ci rivolgiamo alla Chiesa ma non solo, per interrogarci tutti insieme: forse che lo Spirito del Vangelo ammette dei distinguo quando si tratta della vita e dell’esistenza del popolo Rom?
Non possiamo barattare il Vangelo di Gesù con il “Vangelo della sicurezza” anche se trova ampi consensi all’interno della nostra società e all’interno stesso delle nostre comunità cristiane.
Chi garantisce la sicurezza degli indifesi contro gli abusi dei forti e le bugie e i vocabolari truculenti di chi agisce sicuro della propria immunità?
 
Negli anni ’70 l’allora papa Paolo VI rivolgendosi ai pellegrini Rom e Sinti convenuti a Roma usò delle parole cariche di tenerezza e di profezia: “Voi non siete al margine e lontani dalla Chiesa, perché siete nel cuore della Chiesa!”
 
E’ vero oggi i tempi sono cambiati, la presenza dei Rom è diversa e aumentata, è innegabile che esistono dei problemi reali e di non facile soluzione, ma il cuore oggi sembra non pulsare così forte e chiaro come quello del vecchio papa Paolo VI!
I Rom sono ancora nel cuore della Chiesa?
 
Stiamo assistendo ad una persecuzione verso un popolo come non avveniva dai tempi in cui in Italia furono promulgate le tristi leggi razziali, ma questo sembra non turbare più di tanto l’opinione pubblica e la Chiesa non trova parole alte per denunciare fermamente questa deriva alimentata anche da una stampa compiacente e complice.
 
Temiamo questa strada che si è imboccata e che ci può condurre ad un razzismo che deborda senza remore e imbarazzo.
Perché questo silenzio della Chiesa di fronte a queste situazioni, dando l’impressione di preoccuparsi più di essere una copertura religiosa per i “valori civili”, che mossa da un autentico Spirito Evangelico?
Le realtà del Volontariato impegnate in opere dignitose a sostegno dei poveri è un dato di fatto, riconosciuto ed apprezzato da molti, ma notiamo che spesso le stesse non si dimostrano altrettanto pronte a difendere la dignità e i diritti quando ad essere calpestati e lesi sono proprio quelli dei Rom.
 
Ci sembra quindi, urgente e non procrastinabile una voce chiara della Chiesa, capace di educare le nostre coscienze di fronte a questa aggressività che oggi prende di mira i poveri, perché esclusi dal “banchetto della vita”: oggi a loro e domani chi potrà travolgere?
Anche il rispetto dei poveri, così come ce lo insegna abbondantemente il Vangelo è un valore non negoziabile e ci auguriamo che la Chiesa sappia raccogliere con coraggio questa sfida e dimostrare che lo Spirito del Vangelo non è morto.
 
Oggi crediamo che Dio stia parlando alla nostra società e alla nostra Chiesa anche dalle povere baracche innalzate e demolite, fuori le porte delle nostre città… convinti che il nostro cuore dovrebbe pulsare anche da lì.
 
don Federico Schiavon e Operatori Unpres
(Ufficio Nazionale pastorale tra i Rom e i Sinti)
Udine 7novembre 2007
don Federico Schiavon, Operatori Unpres
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