Ripensando a quei momenti, mi vengono in mente tutti quei piccoli aspetti che mi hanno meravigliato, come l'accoglienza soprattutto da parte dalla Comunità Animatori del posto...
del 23 agosto 2017
Ripensando a quei momenti, mi vengono in mente tutti quei piccoli aspetti che mi hanno meravigliato, come l’accoglienza soprattutto da parte dalla Comunità Animatori del posto...
15 Giugno 2017, ore 22:30 circa, Aeroporto Valerio Catullo di Villafranca, Verona. In una sera come qualsiasi altra, un aeroplano Air Moldova decolla dalla pista, in direzione Chisinau, capitale della Repubblica Moldava. A bordo, mescolati nel centinaio di passeggeri del volo, ci sono 11 giovani animatori (4 ragazzi e 7 ragazze), accompagnati da 2 salesiani, don Valentino e don Luca, diretti verso l’Oratorio don Bosco di Chisinau. Le circa due ore del viaggio passano velocemente, e presto l’aereo atterra sulla pista dell’aeroporto di Chisinau, dando inizio alla loro esperienza di animazione in terra moldava.
Guardando indietro ora e ripensando a quei momenti, mi vengono in mente tutti quei piccoli aspetti che mi hanno meravigliato, come l’accoglienza che ci è stata riservata non solo dai salesiani, che ovviamente ci hanno fatti sentire come a casa, ma anche e soprattutto dalla Comunità Animatori del posto. È stato bello infatti scoprire che pur non comprendendoci del tutto e dovendo spesso tradurre di lingua in lingua o cercare di capirci a gesti, rimaneva viva la voglia di conoscersi e lavorare insieme perché tutto quanto riuscisse al meglio. La paura della barriera linguistica, che era una delle mie preoccupazioni principali alla partenza, svaniva quindi con il passare dei giorni, mano a mano che facevamo conoscenza non solo con gli animatori, ma anche con i bambini dell’Oratorio.
Già, perché dopo tre giorni di preparativi finali e di conoscenza con gli animatori, è iniziata anche a Chisinau la “Vara Impreunã” (Estate Insieme), ovvero il corrispettivo dei nostri Grest. Anche qui, seppur tra le mille difficoltà quotidiane che ciascun animatore conosce bene, è stato bello scoprire come i bambini e i ragazzi si affezionassero a noi nonostante in fondo potessimo dare loro poco più che la nostra esperienza, il nostro entusiasmo e magari un sorriso idiota dopo l’ennesima frase incomprensibile in romeno.
Nei fine settimana, quando il Grest era chiuso, abbiamo avuto modo di girare sia per i dintorni del quartiere in cui si trova l’Oratorio, sia per il centro della capitale, e la sensazione che ho avuto è stata quella di un paese che è stato sfruttato per decenni, e deve ancora recuperarsi. Strade sterrate e piene di buche, reti elettriche allacciate agli edifici alla bell’e meglio, case senza intonaci esterni, rifiuti lasciati per strada e nelle boscaglie, branchi di cani randagi per le vie sono solo alcuni degli ingredienti del paesaggio tipico della periferia di Chisinau, ed è lì che ci siamo resi davvero conto di che realtà vivono i ragazzi al di fuori delle mura colorate dell’Oratorio. Ciò mi ha fatto pensare a quanto per loro probabilmente sia veramente un luogo dove possono assaporare un pezzetto di Paradiso, proprio come voleva don Bosco per i suoi ragazzi di Torino, e su quanto noi, io in primis, diamo per scontata la fortuna di poter vivere quotidianamente realtà del genere, che invece per i più sfortunati sono un faro di rara bellezza in un mondo imbruttito.
Certamente mi rimangono molte memorie di quelle due settimane, ma penso che più di tutto ciò che abbiamo fatto e tutte le emozioni provate, ciò che rimarrà maggiormente impresso nei nostri cuori sarà il viso di ciascuno dei ragazzi e delle ragazze, dei bambini e delle bambine che abbiamo conosciuto, che abbiamo sfiorato con le nostre vite seppur per poco tempo e ai quali abbiamo provato, con tutti i nostri limiti, a donare quello che potevamo, ciascuno a suo modo tra l’altro.
Dovendo chiudere, e sapendo tuttavia di non poter esprimere per intero ciò che è successo durante le nostre due settimane di permanenza, direi che questo viaggio in Moldavia è stato qualcosa di completamente diverso da tutto quanto avessi provato finora, e che mi ha fatto capire l’importanza di non dare assolutamente ascolto a paure futili come quella di non riuscire per via del problema della lingua o per qualsiasi nostro limite, perché dove non arriviamo noi, spesso ci aiutano gli altri, e se ci si fida e ci si affida, dove non arriva nessuno arriverà di certo Dio.
P.S: Ringrazio a nome di tutto quanto il gruppo don Tiziano, don Ianusc, don Andrei e il signor Corrado della Comunità Salesiana di Chisinau per averci accolti, supportati e sopportati nella nostra esperienza, e a tutta quanta la Comunità Animatori dell’Oratorio per la calorosa accoglienza di cui abbiamo già parlato e per averci offerto la loro amicizia e il loro aiuto durante tutto il tempo in cui siamo stati con loro.
Federico Vicentini
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