Cresce il numero dei giovani che fanno volontariato. Un importante stimolo viene dalla scuola, da anni impegnata nella sensibilizzazione e nella promozione dei valori legati alla solidarietà. Con questi obiettivi si celebra quest'anno l'anno europeo del volontariato, un'occasione di conoscenza, crescita e confronto.
del 07 luglio 2011
 
  
          L’Italia è al 14° posto nella classifica europea del volontariato (per numero di persone che vi si dedicano) e, sebbene l’età media sia piuttosto alta nel nostro paese, è in crescita la percentuale di giovani che si dedicano alle attività gratis et amore dei. Lo confermano i dati, a dispetto di una recente indagine Istat che etichetta come “giovani inattivi” i quasi due milioni di ragazzi (21%) che non studiano, non lavorano né sono impegnati in altre occupazioni.
I numeri del volontariato giovanile
          I dati però non sono proprio concordanti. Secondo l’Istat (ultima rilevazione nel 2006) sono oltre il 9% i ragazzi tra i 14 e i 17 anni che fanno volontariato e oltre il 12% quelli di età compresa tra i 18 e i 19 anni. Secondo il CsvNet , Coordinamento nazionale dei Centri di Servizio per il Volontariato, nel 2010 i volontari italiani tra i 14 e i 17 anni sarebbero stati il 7,3% (più un 1% rispetto ai dati del 1999) e quelli tra i 17 e i 18 anni sarebbero stati l’11,8% (più 3,4% nell’ultimo decennio). Sempre tra il 1999 e il 2010 la percentuale di giovani impegnati nel volontariato con un età compresa tra i 20 e i 24 anni è passata da 8,8% a 11,2%. L’Ipsos ha analizzato invece le fasce 18 – 30, 30 – 45, 45 – 65 evidenziando come al crescere dell’età aumenta anche la percentuale di quanti si dedicano al volontariato, vuoi per impegnare il maggior tempo libero, vuoi per la più forte consapevolezza dei bisogni insoddisfatti della società (rispettivamente 8%, 33,1%, 38,4%).
          Per il Centro Nazionale per il Volontariato, i volontari in Italia sono più di ottocentomila e il 22,1% di loro ha meno di 30 anni.
          I dati discordanti probabilmente derivano da rilevazioni effettuate su campioni non omogenei; comunque sia, in tutti i casi, si segnala e si sottolinea una progressiva crescita nelle percentuali degli ultimi due lustri.
Volontariato e scuola
          Il dato è estremamente positivo e incoraggiante, in una società caratterizzata da profondo individualismo (il sesto rapporto Iard riferisce che per i giovani in generale le priorità sono legate alla propria sfera privata e non al bene comune), e la scuola ha in questo un merito indiscutibile per l’opera di sensibilizzazione che svolge in vari modi nei confronti dei giovani. Luogo privilegiato per la formazione della cittadinanza attiva, democratica, partecipativa, la scuola ogni anno favorisce l’incontro delle tante associazioni di volontariato (anch’esse in forte crescita con un più 300% tra il 1995 e il 2007) e dei ragazzi. Grazie all’impegno dei centri servizi per il volontariato e di oltre 4.600 insegnanti, operanti su tutto il territorio nazionale, nel 2009 sono stati coinvolti 163 mila studenti in esperienze di volontariato negli ambiti sociale, religioso, politico, della difesa dei diritti e soccorso umanitario, della tutela ambientale o delle attività culturali in senso lato.
          1.824 gli istituti scolastici di ogni ordine grado che hanno aderito ai progetti dei centri servizi, 66 gli sportelli “scuola e volontariato” aperti e 740 esperienze di stage (contro le 493 dell’anno prima) attivate.
          Risultati che denotano una certa sensibilità per l’agire senza un tornaconto personale (il 78% fa volontariato nel vero senso del termine, senza un guadagno e senza ricoprire ruoli di vertice o organizzativi), se non quello della gratificazione profonda e della appagante consapevolezza di fare qualcosa per la collettività o per chi è difficoltà.
Le motivazioni
          Tra le motivazioni principali che spingono i ragazzi a partecipare alle iniziative di volontariato si segnala in primis il bisogno di sentirsi parte di un gruppo (21%), di condividere cioè un’esperienza importante, di cui andare fieri, con i coetanei. Seguono lo spirito di solidarietà verso gli altri e la gratificazione di sentirsi utili (16%), i desideri di sentirsi impegnati in progetti nobili e di autorealizzazione (13%) e infine la voglia di impiegare il proprio tempo in attività alternative e costruttive(13%).
          Quello che ne deriva è sempre e comunque la percezione di dare valore aggiunto alla propria crescita e alla propria vita, di arricchirle acquisendo anche nuove competenze, capacità relazionali, conoscenze tematiche, magari spendibili sul mercato del lavoro. Insomma fare del bene, facendosi del bene.
L’anno europeo del volontariato
          Proprio per valorizzare l’impegno di quel 20% di volontari in Europa, il Consiglio dell’EU (decisione 20107377CE PUBBLICATA SULLA Gazzetta Ufficiale dell’UE il 22 gennaio 2010) ha individuato, formalizzandolo, il 2011 come anno europeo del volontariato, riconoscendo così la sua dimensione altamente democratica, umana e sociale. “Il volontariato – si legge - è uno degli elementi centrali della cittadinanza attiva la quale rafforza la coesione sociale e sviluppa la democrazia”.          Proprio per questo, per incoraggiare i giovani a lavorare come volontari nelle comunità all’estero e fare quindi anche esperienze formative, già dal 1996 l’UE aveva istituto il Servizio volontario europeo.
          A distanza di 15 anni, sulla scia di quell’esperienza positiva e in concomitanza con il decimo anniversario dell’anno internazionale dei volontari (IVY) istituito dall’ONU, l’UE ha rafforzato il messaggio con questa importante iniziativa che ha, tra i suoi obiettivi, quello di migliorare le condizioni del volontariato con una formazione ad hoc, incentivare ulteriormente i ragazzi a dedicarsi al volontariato, condividere le buone pratiche esistenti nelle varie esperienze dell’Unione, favorire il riconoscimento del lavoro dei volontari, sensibilizzare i cittadini sull’importanza e il valore del volontariato.
In pratica
          Una sorta di epidemia a contrariis, di contagio virale dagli effetti benefici. L’idea è quella di accendere i riflettori su questo fondamentale concime per la società, attraverso campagne di informazione e promozione, la divulgazione, lo scambio di esperienze, l’organizzazione di eventi, convegni, manifestazioni.
          In pratica, durante quest’anno, saranno in giro per l’Europa gruppi di volontari per far conoscere il proprio lavoro. Una squadra di 27 giornalisti li seguirà per testimoniare, con video, articoli, foto, questo viaggio.
          I media ospiteranno e diffonderanno i servizi e, a corredo, saranno organizzate conferenze (in Italia si è già tenuta dal 14 al 15 aprile a Roma). A coordinare i lavori, una team composto da 33 reti di organizzazioni europee di volontariato.
Il valore aggiunto del volontariato per la società
          In un momento di forte crisi, il volontariato si presenta come una risorsa preziosa perché favorisce la trasmissione di valori fondamentali, perché offre un aiuto concreto ai problemi, perché stimola la crescita di cittadini migliori.
Novella Caterina
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