Zingaro e Santo 6Il Martirio

L'apertura del processo di canonizzazione ha suscitato grande entusiasmo tra i gitani, che sono accorsi numerosissimi alla cerimonia di apertura, come si può vedere da diverse fotografie pubblicate nel libro di don Mario Riboldi, e oggi si interessano alla causa i gitani di varie nazionalità...

Zingaro e Santo 6Il Martirio

da Quaderni Cannibali

del 03 novembre 2009

II. IL MARTIRIO (3)

 

                         5. La fama del martirio

 

Che a Barbastro tanto payos quanto gitani considerassero il Pelé un vero martire, lo dichiara il Rev.do Andrés Carrera, che allora era seminarista e il primo agosto fu mandato a Barbastro come soldato del quartier generale. In quei giorni tutti commentavano il caso del gitano Pelé, il quale 'quando lo portavano a fucilare con molti altri nel cimitero non smetteva di gridare: “Viva Cristo Re” e morì con il rosario in mano' (Summ., p. 60).

 

Effettivamente, come affermano i testimoni, tutti, gitani e payos, considerarono il servo di Dio fin dal primo momento come un vero martire, che aveva dato la vita in difesa della fede. Così afferma, ad esempio, Maruja, figlia di Pepita:

 

'Fin dal primo momento si considerò che il Pelé era morto a motivo

della sua fede e così pensavano tanto i gitani quanto i payos, e

continuano a crederlo ancor'oggi. L'attuale generazione continua a seguire questa versione sui motivi della sua morte' (Summ., p. 22, 22b).

 

José Cortés Gabarre, gitano, conferma questa fama di martirio del servo di Dio:

 

'Fin dal primo momento il servo di Dio fu considerato un martire della fede.

 Così lo considerarono i gitani e i sacerdoti e laici,

così come venivano considerati martiri i sacerdoti e i religiosi

che erano stati fucilati con lui. A casa mia si prega per la sua anima e

qualche volta gli chiediamo anche qualcosa' (Summ., p. 7, 22).

 

I gitani che fecero dichiarazioni nel processo, affermano all'unanimità che tra di loro il Pelé viene considerato un martire perché morì per la fede, e perfino si raccomandano alla sua intercessione. Così affermano Elena Jiménez Cenizo e Isabel Jiménez Cenizo, rispettivamente nuora e nipote di Pepita (Summ., p. 29,22b; p. 30,22b). José Castellón, gitano, afferma che la sua famiglia si raccomandava alla sua intercessione:

 

'La mia famiglia si raccomanda al Pelé perché

riteniamo che sia un santo ed abbiamo l'illustrazione

con la preghiera privata, approvata dalla Chiesa' (Summ., 49, 22b).

 

Anche la famiglia Santos de Otto lo considerò sempre un martire e si raccomanda alla sua intercessione, come afferma María Carlota de Otto:

 

'A casa mia lo abbiamo sempre considerato un martire

della fede ed in alcune occasioni ci raccomandiamo

a lui perché ci aiuti a risolvere qualche problema' (Summ., p. 44, 22b).

 

La fama non si spense con il passar del tempo, come succede in alcuni casi, ma è rimasta sempre viva, anzi si diffonde sempre di più.

 

Negli anni '60 P. Fandos incominciò a preparare il suo libretto sul Pelé e con l'occasione ravvivò la memoria del suo martirio. Nel 1967 apparirono due articoli sul quotidiano 'El Cruzado Aragonés' che ricordavano la figura del gitano martire (Cf. Proc. f. 253). Negli anni '70, a quanto asserisce il Rev.do Pablo Pueyo, P. Fandos insistette perché fosse iniziata la causa di canonizzazione (Summ., p. 35, 23) e tre anni più tardi, nel 1973, lo stesso P. Fandos pubblicò il libro dal titolo 'El Pelé'.

 

Lo stesso Vescovo di Barbastro fa eco alla fama che il gitano ha sempre avuto nella città. Scrive nella presentazione del libro di Don Mario Riboldi:

 

'Fin dai primi giorni della mia incorporazione nella Diocesi di Barbastro,

diciotto anni fa, il ricordo del Pelé è risuonato costantemente nel mio ambiente.

Payos e gitani ne hanno rinnovato la memoria e l'ammirazione in diverse occasioni, sottolineando che nei primi giorni della sanguinosa guerra

civile diede la propria vita per la fede cristiana che professava'59.

 

Il Rev.do Santos Lalueza, ex vicario generale della diocesi, attesta che cinque o sei anni fa il consigliere dei gitani della Polonia si era interessato al Pelé, in quanto la fama del suo martirio era giunta fino a quel paese (Summ., p. 16, 23). Don Riboldi, più preciso, sostiene che detto consigliere si interessò alla causa del Pelé precisamente nel 1984.

 

La fama del martirio continua ad essere viva ai giorni nostri, come attestano diversi testimoni (Summ., pp. 24, 24; 36, 24; 44, 24; 49, 24). L'apertura del processo di canonizzazione ha suscitato grande entusiasmo tra i gitani, che sono accorsi numerosissimi alla cerimonia di apertura, come si può vedere da diverse fotografie pubblicate nel libro di don Mario Riboldi, e oggi si interessano alla causa i gitani di varie nazionalità.

 

 

59 RIBOLDI, 'Presentazione del Vescovo di Barbastro'.

 

 

 

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·        Seconda Parte

·        Terza Parte

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·        Quinta Parte

 

 

 

 

 

 

Per ulteriore informazione:

Comitato Internazionale per la Canonizzazione

del Servo di Dio Ceferino Jiménez Malla

Don Mario Riboldi, Migrante-Kalò

Via delle Zoccolette, 17

00186 Rome, Italy

Tel.: 39-6-689.70.23/39-6-686.80.48

Fax: 39-6-664.190.47

 

Romualdo Rodrigo

http://www.vatican.va

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