«È FINITA L’EPOCA DELLA “FEDE DI TRADIZIONE”. BISOGNA FARSENE UNA RAGIONE»

Intervista a don Rossano Sala, autore del libro "Intorno al fuoco vivo del Sinodo" (Elledici), di cui è stato segretario speciale: «I giovani sono sismografi e sentinelle del loro tempo. E oggi siamo di fronte ad un grande passaggio ecclesiale che ci sta portando verso una “fede di convinzione”. Non si tratta di trovare responsabili o di incolpare qualcuno, ma di entrare con fiducia e coraggio in una nuova epoca»

«È FINITA L’EPOCA DELLA “FEDE DI TRADIZIONE”. BISOGNA FARSENE UNA RAGIONE»

 

Intervista a don Rossano Sala, autore del libro "Intorno al fuoco vivo del Sinodo" (Elledici), di cui è stato segretario speciale: «I giovani sono sismografi e sentinelle del loro tempo. E oggi siamo di fronte ad un grande passaggio ecclesiale che ci sta portando verso una “fede di convinzione”. Non si tratta di trovare responsabili o di incolpare qualcuno, ma di entrare con fiducia e coraggio in una nuova epoca»

 

di Antonio Sanfrancesco, tratto da famigliacristiana.it

 

 

Don Rossano Sala, salesiano, docente di Teologia Pastorale e pastorale giovanile alla Pontificia Università Salesiana di Roma, ha racconto nel libro Intorno al fuoco vivo del Sinodo (Elledici, pp. 608, con un invito alla lettura di papa Francesco), uscito di recente, la sua esperienza di segretario speciale del Sinodo dei giovani del 2018.

 

È ancora vivo quel fuoco? E come si trasmette? 

«Utilizzo due immagini evangeliche per rispondere. La prima è quella del fuoco, che rimanda alla parola di Gesù quando dice di “essere venuto a portare il fuoco sulla terra”. Il Sinodo ha cercato di riaccendere nel cuore della Chiesa questo affetto profondo per le giovani generazioni. Questo fuoco si trasmette nel momento in cui lo si è ricevuto da Dio, in quanto l’evangelizzazione è l’irradiazione della rivelazione di Dio. E c’è un unico modo per irradiare: essere luminosi! L’altra immagine è quella del seminatore perché il Sinodo è stato una grande semina. Nella parabola si vede molto bene che il seminatore è molto generoso, perché semina dappertutto, e disinteressato, perché affida con fiducia il seme alla terra. Fuor di metafora, il Sinodo è ora affidato alle chiese locali, alle diocesi. Tocca a loro far germogliare e fruttificare i tanti semi che sono stati gettati».

 

Lei ha affrontato il tema del Sinodo, e dei suoi frutti, con lo “schema” delle costellazioni. Perché? 

«Penso alla pastorale giovanile come un “campo di ricerca e di azione” piuttosto che a una disciplina specifica o a un’azione puntuale. Le costellazioni sono un’immagine bella per dire questo, perché hanno una loro singolarità, ma insieme formano un unico cielo stellato. Ne ho identificate cinque: la prima legata ai nostri modelli teologici e antropologici; la seconda ruota intorno ai temi dell’accompagnamento, dell’annuncio e del discernimento vocazionale; la quarta approfondisce i temi dell’educazione, della scuola e dell’università; la quinta è più direttamente “salesiana”, perché si riferisce a don Bosco, all’oratorio e alla famiglia. La terza, “Giovani, Chiesa e Sinodo”, sta al centro del libro, perché lì ci stanno gli otto contributi più specifici che vengono dal percorso sinodale».

 

Scarsa frequenza, disaffezione, pochi sacramenti. Perché alla Chiesa di oggi mancano i giovani? Di chi è la responsabilità? 

«I giovani sono sismografi e sentinelle del loro tempo. Sono i più sensibili ai cambiamenti d’epoca. E oggi siamo di fronte ad un grande passaggio ecclesiale che ci sta portando da una “fede di tradizione” verso una “fede di convinzione”. Non si tratta di trovare responsabili o di incolpare qualcuno, ma di entrare con fiducia e coraggio in una nuova epoca della vita di fede. Nel 1969 il giovane teologo Joseph Ratzinger affermava profeticamente che la Chiesa del futuro “diventerà più piccola, dovrà ricominciare tutto da capo. Essa non potrà più riempire molti degli edifici che aveva eretto nel periodo della congiuntura alta. Essa, oltre che perdere degli aderenti numericamente, perderà anche molti dei suoi privilegi nella società. Essa si presenterà in modo molto più accentuato di un tempo come la comunità della libera volontà, cui si può accedere solo per il tramite di una decisione”. Ecco cosa sta avvenendo: dobbiamo farcene una ragione ed entrare nel migliore dei modi in questo nuovo scenario».

 

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