10. UN AMICO EBREO, GIONA

10. UN AMICO EBREO, GIONA

 

Crisi a 18 anni 

Mentre abitavo presso l'amico Giovanni Pianta, divenni amico di un ragazzo ebreo di nome Giona. Aveva diciott'anni, un volto bellissimo, cantava con una voce vellutata e dolce. Giocava molto bene a bigliardo. 

Ci eravamo conosciuti nel negozio del libraio Elia. Ogni volta che passava di là, per prima cosa domandava notizie di me. Ci volevamo molto bene. La sua amicizia per me aveva manifestazioni quasi incredibili. Ogni momento libero veniva a trascorrerlo nella mia stanza. Passavamo il tempo a suonare il piano, a cantare, a leggere, a raccontare. Gli piaceva specialmente ascoltare i miei mille racconti.

Un giorno entrò in crisi. Si era lasciato andare a una cattiva azione. Era seguita una rissa che gli poteva procurare guai seri. Corse da me per avere un consiglio. Gli dissi: 

- Se fossi cristiano, ti porterei subito a confessarti. Ma per te non è possibile. 

- Ma anche noi, se vogliamo, possiamo confessarci: 

- Il vostro però non è un confessore. È’ un amico che vi ascolta e basta. Non celebra un sacramento, non può darvi il perdono a nome di Dio. Non è nemmeno tenuto al segreto. - Allora, se mi accompagni, vado a confessarmi da un prete. - Ci vuole una lunga preparazione. 

- Quale? . 

- La confessione cristiana perdona i peccati commessi dopo il Battesimo. Quindi, se vuoi ricevere un sacramento, prima di tutto devi venire battezzato. 

- Cosa dovrei fare per ricevere il Battesimo? 

- Studiare la religione cristiana, credere in Gesù Cristo vero Dio e vero uomo. Solo allora potrai essere battezzato. - E che vantaggio mi darà il Battesimo? 

- Ti farà figlio di Dio, ti aprirà il Paradiso. Mediante l'acqua del Battesimo, Dio cancellerà il peccato originale, perdonerà le colpe commesse finora, e ti farà entrare nella sua Chiesa dove potrai ricevere tutti i Sacramenti della salvezza. 

- Ma noi ebrei non possiamo salvarci? 

-Dopo la venuta del Figlio di Dio sulla terra, Gesù Cristo, la strada ordinaria della salvezza per tutti è credere in lui. 

- Se mia madre venisse a sapere che penso a diventare cristiano, per me sarebbero guai. 

- Non avere paura. Dio è padrone dei cuori. Se egli ti chiama a essere cristiano, farà in maniera che tua madre sia contenta, o comunque aggiusterà le cose. 

- Tu sei mio amico. Cosa faresti al mio posto? 

- Comincerei a informarmi seriamente sulla religione cristiana. Intanto Dio farà capire ciò che vuole da noi. Prendi un catechismo e leggilo con attenzione. E prega Dio che ti aiuti a conoscere la verità. 

 

Il dramma familiare 

Da quel giorno cominciò ad affezionarsi alla religione cattolica. Quando veniva al caffè, dopo una partita a bigliardo mi cercava per discutere. Approfondivamo insieme le risposte del catechismo e i problemi della religione. 

In pochi mesi imparò il segno della Croce, il Padre nostro, l'Ave Maria, il Credo e le verità fondamentali della fede. Era molto contento. Si notava di giorno in giorno che diventava migliore nella conversazione e nel comportamento. 

Aveva perso il padre quando ancora era un ragazzino. La madre, di nome Rebecca, all'inizio sentì soltanto qualche voce sul cambiamento di idee di suo figlio, ma non ci badò. 

Il dramma familiare scoppiò quando un giorno, nel rifargli il letto, la madre trovò il catechismo su cui Giona studiava. Si mise a gridare per la casa. Poi andò dal Rabbino, portandogli il catechismo. Sospettò che la causa di tutto fossi io, perché aveva sentito parlare molte volte di me da suo figlio. E venne ad affrontarmi. 

Come Giona era uno splendido ragazzo, sua madre era purtroppo una donna molto brutta. Aveva un grosso naso, aveva perso la vista di un occhio ed era piuttosto sorda. Anche la bocca era brutta: labbra gonfie, un po' storte, pochi denti. Il mento era lungo e appuntito. Pure la voce era sgradevole. Gli ebrei, che chiamano Lilith il mago che deve spaventare i bambini cattivi, chiamavano questa donna Maga Lilith. 

Mi affrontò con ira e amarezza, tanto che ne ebbi paura. Mi disse: 

- Sei tu la causa di questa disgrazia. Il mio Giona me l'hai rovinato tu. L'hai disonorato davanti alla gente. Finirà per diventare cristiano, e non so cosa gli capiterà. 

Usai le parole migliori che possedevo. Con calma le dissi che doveva esser contenta, perché io facevo del bene a suo figlio. - Del bene? E’ un bene rinnegare la propria religione? - Buona signora, cerchi di calmarsi e di ragionare. Io non sono andato in cerca di suo figlio. Ci siamo incontrati nella bottega del libraio Elia e siamo diventati amici. Egli mi è molto affezionato, e anch'io gli voglio bene. Da vero amico voglio che salvi la sua anima, che conosca la religione cristiana, unica via di salvezza. Noti bene, signora, che io a suo figlio ho dato soltanto un libro, e l'ho solo invitato a informarsi seriamente sulla religione cristiana. Se egli diventerà cristiano, non abbandonerà la religione ebraica, ma la vivrà con maggiore perfezione. - Se per disgrazia si farà cristiano, dovrà abbandonare i nostri profeti. I cristiani non credono in Abramo, Isacco, Giacobbe, in Mosè e negli altri profeti. 

- Non è vero. Noi veneriamo i santi patriarchi della Bibbia, crediamo nei profeti del popolo ebreo. I loro scritti, le loro parole, le loro profezie, sono il fondamento della fede cristiana. 

- Se ci fosse qui il nostro Rabbino, ti saprebbe rispondere. Io non conosco nè la Mishnù nè la Ghemarà (le due parti del Talmud). So soltanto che il mio povero Giona è rovinato. Dopo queste parole se ne andò. Dovrei riempire parecchie pagine per raccontare gli incontri minacciosi che ebbi col Rabbino, i parenti di Giona, e ancora con la madre. Ma specialmente Giona subì minacce e violenze. Sopportò tutto con coraggio, e continuò a istruirsi nella fede. 

In famiglia non era più al sicuro. Dovette allontanarsi da casa e vivere in condizioni precarie. Molte persone però lo aiutarono. Un sacerdote molto istruito, a cui raccontai tutto, lo prese sotto la sua protezione, e lo aiutò ad approfondire la preparazione al Battesimo. 

Ora Giona era impaziente di diventare cristiano. 

(Il 10 agosto, nel duomo di Chieri) ci fu la festa del Battesimo. L'avvenimento fu un buon richiamo alla fede per tutti i chieresi, e fece riflettere alcuni ebrei, che più tardi abbracciarono il Cristianesimo. 

Il padrino e la madrina furono Carlo e Ottavia Bertinetti, che pensarono al nuovo cristiano come a un loro figlio. Mediante il loro aiuto, Giona poté trovare un buon posto di lavoro per guadagnarsi onestamente la vita. Il nome cristiano di Giona fu Luigi. 

 

« Giona » è il nome fittizio con cui don Bosco vuol coprire quello vero, oppure è il soprannome con cui i compagni chiamavano Giacomo Levi. Nei registri ufficiali di Chieri si può leggere l'atto ufficiale del battesimo, redatto in lingua latina: « Il 10 agosto, io Sebastiano Schioppo, teologo e canonico... ho battezzato solennemente il giovane Giacomo Levi, di 18 anni, e gli ho posto il nome di Luigi... ». 

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