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12. « Voglio tenermi fuori dalla politica »

In quei giorni venne a disturbare pesantemente la nostra vi¬≠ta un fatto strano. Si voleva che il nostro povero Oratorio pren¬≠desse parte alle manifestazioni pubbliche che si ripetevano nei quartieri della città e nei paesi sotto il nome di «feste naziona¬≠li».


12. « Voglio tenermi fuori dalla politica »

da Don Bosco

del 09 maggio 2011

 

Panciotti patriottici

     In quei giorni venne a disturbare pesantemente la nostra vi­ta un fatto strano. Si voleva che il nostro povero Oratorio pren­desse parte alle manifestazioni pubbliche che si ripetevano nei quartieri della città e nei paesi sotto il nome di « feste naziona­li ». Chi vi prendeva parte e voleva dimostrare pubblicamente il suo amor patrio, si divideva i capelli sulla fronte e se li lascia­va cadere inanellati sulle spalle, indossava un panciotto attilla­to e variopinto, poneva sul petto una coccarda azzurra e una medaglia, impugnava la bandiera tricolore. Così abbigliati si par­tecipava ai cortei cantando inni all'unità della nazione. Dialogo con il marchese     Il marchese Roberto d'Azeglio, principale promotore di quel­le manifestazioni, ci fece un invito formale perché vi parteci­passimo. Rifiutai, ma ciò nonostante ci procurò tutto quello che occorreva perché potessimo fare la nostra bella figura. In Piaz­za Vittorio era preparato un posto per noi accanto a tutti gli istituti di Torino.' Che fare? Rifiutare era come dichiararsi ne­mico dell'Italia. Acconsentire significava accettare certi princi­pi che io consideravo molto pericolosi.- Signor marchese - risposi al d'Azeglio - questo non è un istituto, ma una famiglia. I giovani che si raccolgono nella mia casa non sono un ente morale. Mi farei prendere in giro se presentassi come mia un'opera che invece è affidata alla ca­rità cittadina.- Proprio per questo lei deve intervenire. La carità pubbli­ca deve sapere che quest'opera non è contraria alle istituzioni moderne. Ciò vi farà del bene. Aumenteranno le offerte. Il Mu­nicipio e io stesso saremo generosi nei vostri riguardi.- Signor marchese, è mio fermo sistema tenermi fuori da ogni cosa che si riferisce alla politica. Mai in favore, mai contro. - Che cosa vuol fare allora?- Fare tutto il bene possibile ai ragazzi abbandonati. Ado­perare tutte le forze perché diventino buoni cristiani di fronte alla religione e onesti cittadini in mezzo alla società civile.- Capisco ciò che vuol dire. Ma lei si sbaglia. Se persiste in questo principio sarà abbandonato da tutti, e la sua opera diverrà insostenibile. Bisogna scrutare il mondo, conoscerlo, e rendere le istituzioni antiche e moderne adeguate ai tempi.- La ringrazio della sua buona volontà e dei consigli che cerca di darmi. Mi inviti a qualche cosa dove il prete possa eser­citare concretamente l'amore del prossimo, e mi vedrà pronto a sacrificare tutto ciò che possiedo, anche la vita. Ma io voglio essere ora e sempre estraneo alla politica.     Quell'uomo celebre e potente se ne andò senza essere riusci­to a farmi cambiare parere. D'allora in poi non ebbe più rela­zioni con noi. Anche molti laici ed ecclesiastici, dopo di lui, mi abbandonarono. Dopo il fatto che adesso narrerò, rimasi pra­ticamente solo. 

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