Il diluvio sui muri freschi
La nuova chiesa di San Francesco di Sales con la sua sacrestia e il suo campanile era proprio ciò che ci voleva per le celebrazioni festive dei ragazzi. Era anche un ottimo luogo per le scuole serali e diurne. Ma rimaneva un altro problema da risolvere: dove ospitare tutti i ragazzi poveri che ogni giorno mi chiedevano di accettarli come interni? Il problema era aggravato dal fatto che lo scoppio della polveriera, avvenuto un anno prima, aveva mezzo rovinato la casa comprata da Pinardi.
In quel momento di necessità urgente presi la decisione di costruire un nuovo fabbricato. Per continuare a utilizzare i vecchi locali, si cominciò a costruire il nuovo braccio come un prolungamento della casa Pinardi. (È il tratto che, dalla scala che ora é al centro della casa, va fino alle « camerette di don Bosco »). Si era in autunno inoltrato, ma i lavori procedettero con molta sveltezza, e presto si giunse al tetto. Erano già state collocate al loro posto le travi del tetto, i listelli erano stati inchiodati, le tegole erano ammucchiate sulle travi e stavano per essere collocate, quando un violento acquazzone fece interrompere i lavori. L'acqua diluviò più giorni e più notti, e scorrendo e colando rose la calcina fresca, lasciando le mura di soli mattoni e ciottoli lavati.
Ognuno fugge senza sapere dove va
Era circa la mezzanotte. Tutti eravamo a riposare. Ed ecco: si ode un rumore violento, che si fa di momento in momento più intenso e spaventoso. Ognuno si sveglia e, non sapendo cosa stia capitando, pieno di terrore si avvolge nelle coperte o nelle lenzuola e esce dal dormitorio. Nella confusione, ognuno fugge senza sapere dove, solo con il desiderio di allontanarsi dal pericolo che incombe. Cresce il disordine, il fracasso. L'arma-tura del tetto, le tegole, i muri cadono rovinosamente, con immenso disastro. La nuova costruzione poggiava contro il muro dell'edificio basso e vecchio, e c'era pericolo che tutti rimanessero schiacciati sotto le rovine cadenti. Ma non ci fu nessuna disgrazia personale, al di fuori di quell'orrendo frastuono che tanto ci spaventò.
Arrivato il mattino, giunse una commissione di ingegneri inviati dal Municipio per un sopralluogo. Il cavalier Gabbetti, vedendo un alto pilastro che era stato scalzato dalla sua base e pendeva sopra un dormitorio, esclamò:
- Andate pure a ringraziare la Madonna Consolata. Quel pilastro si regge per miracolo. Se fosse caduto avrebbe sepolto sotto le rovine don Bosco e i trenta ragazzi che dormivano nel camerone sottostante.
I lavori erano a carico dell'impresa, e chi ricevette maggior danno fu il capomastro. Il danno nostro fu valutato in lire 10 mila. Il fatto avvenne alla mezzanotte del 2 dicembre 1852.
In mezzo agli avvenimenti tristi che accompagnano la vita umana, c'è sempre la mano del buon Dio che mitiga le nostre sventure. Se quel disastro fosse capitato due ore prima, avrebbe sepolto gli allievi delle scuole serali. Queste terminavano alle dieci, e gli alunni, quando uscivano dalle classi, scorrazzavano per oltre mezz'ora sotto le volte dell'edificio in costruzione. Erano circa trecento. Il disastro iniziò un paio d'ore dopo che se n'erano andati.
E adesso, che fare?
La stagione era molto inoltrata. Non si poteva né terminare né ricominciare i lavori. Cosa fare per risolvere la nostra situazione? Dove alloggiare tanti ragazzi in una casa piccola e mezzo rovinata?
Abbiamo fatto di necessità virtù. Rafforzammo i muri dell'antica cappella-tettoia e la trasformammo in dormitorio. Le scuole le trasferimmo nella chiesa nuova, che cominciò ad essere chiesa nei giorni festivi, e collegio nel resto della settimana. In quell'anno fu pure costruito il campanile che fiancheggia la chiesa di san Francesco di Sales. Il signor Michele Scannagatti, nostro benefattore, ci regalò tutti i candelieri dell'altare maggiore, che formano ancor oggi uno degli ornamenti più belli di questa chiesa.
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