2- domenica di Avvento - Lectio seconda lettura

L'amicizia e il sincero legame con Gesù trasformano i nostri poveri cuori di pietra in cuori di carne, "ricolmi di quei frutti di giustizia che si ottengono per mezzo di Gesù Cristo"..

2° domenica di Avvento - Lectio seconda lettura

del 06 dicembre 2018

L’amicizia e il sincero legame con Gesù trasformano i nostri poveri cuori di pietra in cuori di carne,  “ricolmi di quei frutti di giustizia che si ottengono per mezzo di Gesù Cristo”...

 

Domenica 8 dicembre 2018 - Festa dell'Immacolata
Seconda settimana di Avvento

 

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippési (Fil 1,4-6.8-11)

  

Fratelli, sempre, quando prego per tutti voi, lo faccio con gioia a motivo della vostra cooperazione per il Vangelo, dal primo giorno fino al presente. Sono persuaso che colui il quale ha iniziato in voi quest’opera buona, la porterà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù.
Infatti Dio mi è testimone del vivo desiderio che nutro per tutti voi nell’amore di Cristo Gesù. E perciò prego che la vostra carità cresca sempre più in conoscenza e in pieno discernimento, perché possiate distinguere ciò che è meglio ed essere integri e irreprensibili per il giorno di Cristo, ricolmi di quel frutto di giustizia che si ottiene per mezzo di Gesù Cristo, a gloria e lode di Dio.

 

Lectio

La seconda lettura è presa da una lettera scritta da san Paolo alla piccola comunità che aveva creato e che viveva a Filippi in Grecia. Quando ci troviamo in qualche difficoltà, è il momento in cui ci capita di rivolgerci a Dio e di supplicarlo di concederci ciò di cui sentiamo il bisogno. Gli israeliti non pregano così, essi sono educati dalla Torah, dalla Scrittura, a iniziare sempre le loro invocazioni con una “benedizione” nella quale esprimono le ragioni per cui lodare e ringraziare il Signore. Solo dopo presentano a Lui anche le loro richieste. Quello che Paolo scrive in questo punto della lettera è un esempio di una di queste preghiere giudaiche che aveva imparato da buon ebreo.

vv. 4-6. Prego sempre con gioia per voi in ogni mia preghiera, a motivo della vostra cooperazione alla diffusione del Vangelo… Paolo ringrazia Dio, lo “benedice” per ciò che ha realizzato nella comunità di Filippi, la prima comunità cristiana d’Europa. Essa è molto generosa, ha aiutato economicamente (la loro cooperazione) gli annunciatori del Vangelo (coloro che sono al lavoro per la diffusione del Vangelo).

Quando sentiamo la parola “vangelo” pensiamo subito al libretto del vangelo. Non è questo il significato. La parola “vangelo” significa buona notizia, una “good new”. Venivano chiamati “vangeli” la notizia della nascita di un figlio, della vittoria in guerra, della guarigione di una malattia. Soprattutto era stata chiamata “vangelo” dagli storici romani la nascita dell’imperatore Augusto perché avrebbe portato pace e prosperità nell’impero. Per inciso chi di noi studia storia sa però che la Pace Augustea (così fu chiamato questo periodo di splendore e ricchezza) fu ottenuto con prepotenza e ferocia da parte di Augusto. Sono “vangeli” insomma tutte quelle notizie che promettono che il fatto che sta capitando porta con sé la prosperità e la gioia che le persone desiderano e attendono. “Vangelo” è dunque…

Ciò che colma di soddisfazioni e di gioia il cuore di apostolo di Paolo è che i filippesi hanno speso energie importanti e si sono spesi per collaborare alla diffusione del vangelo: la presenza di Gesù...

Colui che ha iniziato in voi quest’opera buona la porterà a compimento…

Quando noi siamo riconoscenti e grati per qualcosa, ci viene da fare un piccolo regalo in segno di gratitudine. Paolo sa che la cosa più preziosa che può accompagnare una persona è invece pregare per lei, pregare perché le sia tolto dal cuore ogni resistenza ad amare, le sia regalato un cuore “nuovo” finalmente capace di amare in modo pieno e completo come ama Dio, senza rancore, né risentimento, senza ricatti (la parola cristiana per questo tipo di amore che è quello di Dio e dei santi è carità/agape).

Facciamo anche l’errore di pensare che i regali debbano essere costosi. Più sono costosi più esprimono la stima e conquistano l’attenzione della persona. Paolo educa i filippesi che i doni che arricchiscono il cuore di una persona sono la conoscenza e il discernimento. La “conoscenza” la scambiamo spesso per la cultura e le nozioni che impariamo a scuola o a lezione, o leggendo e studiando libri e fonti di notizie. La conoscenza (gnosi in greci) per Paolo e per i sapienti secondo la Scrittura è l’esperienza della verità. È quando facciamo esperienza e tocchiamo la verità. Quando cioè incontriamo delle amicizie e viviamo in un modo che non riusciamo più a pensare che sia una esperienza tra le tante ma piuttosto tutto quello che di più profondo e vero può sperimentare un uomo o una donna, tanto da riconoscere che la vita è degna e meritevole di essere vissuta solo in quel modo. Possiamo passare per tante esperienze, dice Paolo, ma prego Dio che le persone abbiano l’onestà e la prontezza di riconoscere quelle che si distinguono per la loro singolare qualità e bontà, che non sono come le altre, ma sono profonde e vere e sono quelle che rendono la vita degna di essere vissuta. Quando incontriamo esperienze così, è prezioso coltivare il discernimento, quell’esercizio paziente e profondo della riflessione che consente di distinguere i desideri più bassi dai desideri abitati da Dio, da ciò che anche Dio desidera e ritiene desiderabile perché nobile e onorevole (Perché possiate distinguere sempre il meglio).

Frutti di giustizia Per noi la giustizia è dare a una persona quello che si merita: se ha sbagliato una punizione, se agito correttamente una ricompensa. Nella lingua ebraica giustizia è la misericordia: è la qualità più propria di Dio. Dio è giusto, per la Scrittura, perché non punisce nessuno, perché sa che non siamo buoni e, anche quando in superficie facciamo qualcosina di generoso, siamo profondamente egoisti. Dio è giusto perché, davanti alla cattiveria, giusto è spegnere la cattiveria, trasformarla in bontà, raddrizzarla, rimettere la persona nella giusta posizione davanti a Dio e davanti ai fratelli: ecco ciò che è giusto, ed è per questo che la giustizia di Dio è la misericordia, l’azione con la quale Dio ci riempie di quell’amore e di quel perdono che ci rinnovano intimamente, commuovendoci, con un lavoro lento ma radicale, fino a persuaderci al bene, fino a rimettere anche noi nella giusta posizione davanti a Dio. L’amicizia e il sincero legame con Gesù trasformano i nostri poveri cuori di pietra in cuori di carne,  “ricolmi di quei frutti di giustizia che si ottengono per mezzo di Gesù Cristo”.

(Don Vincenzo Salerno)

 

Per la riflessione personale

  • Rileggo la lettera di Paolo: quale buona notizia regala alla mia vita?
  • In quale modo sto cercando di testimoniare il Vangelo con la mia vita? Quale buona notizia sto portando e a chi?
  • Per chi sono le mie preghiere? Per chi prego intensamente?
  • Quali sono le esperienze che in questo momento stanno lasciando un segno decisivo nella mia vita e la stanno orientando verso il futuro?

 

 

Poesia "Dall'immagine tesa"

Dall’immagine tesa
vigilo l’istante
con imminenza di attesa –
e non aspetto nessuno:
nell’ombra accesa
spio il campanello
che impercettibile spande
un polline di suono –
e non aspetto nessuno:
fra quattro mura
stupefatte di spazio
più che un deserto
non aspetto nessuno.
Ma deve venire,
verrà, se resisto
a sbocciare non visto,
verrà d’improvviso,
quando meno l’avverto.
Verrà quasi perdono
di quanto fa morire,
verrà a farmi certo
del suo e mio tesoro,
verrà come ristoro
delle mie e sue pene,
 verrà, forse già viene
il suo bisbiglio.

© Clemente Rebora

 

© Alessia Cadamuro

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