Venerdì 22 dicembre 1876
Una pianura simile al mare quando è in perfetta calma, ma formata di brillanti cristalli. L’occhio si perdeva nella sua vasta superficie. Moltitudine di piante, erbe, fiori, vigneti, boschetti, fiori di ogni qualità coprivano quella superficie. Meravigliosi viali, magnifici edifici aggiungevano ornamento. Erano tutte cose somiglianti a quelle della terra, ma di bellezza, di forma inesprimibile.
Musica strumentale che pareva composta di migliaia di vari strumenti, di cui ciascuno faceva un suono diverso, più alto o più basso, ma sempre con perfetto accordo. Lo stesso dicasi delle voci. Si vedeva un immenso numero di abitanti che tutti si dilettavano nell’udire e nel prendere parte a cantare e a suonare. Più si stava ascoltando più cresceva il desiderio di ascoltare e tutti se ne mostravano sempre più ansiosi.
Ad un certo punto cessò ogni musica ed allora molti uditori si volsero verso di me, che non ero sopra quella meravigliosa superficie, ma colà vicino sopra di un rialzo di terra. Ne conobbi molti. Ma quelli che mi vennero più vicini furono Savio Domenico, don Alasonatti, don Chiala, don Giulitto di cui avevo pensato molto nella passata giornata. Erano alla distanza da potersi toccare la mano. Io ero tremante, non osavo fare parola. Gli altri mi guardarono con volto allegro come se avessero voluto parlare, ma tacevano. Savio Domenico era vestito così: una veste bianca intrecciata di diamanti gli copriva la persona; una fascia rossa orlata in oro gli cingeva i fianchi. In volto era florido, luminoso, bello come un angelo. Da una mano teneva un mazzo di fiori come per regalare. Ho notato il giglio, la rosa, la violetta, il girasole, la perpetua, la spiga di grano, fiore genziana ed altri, ma con intreccio e di una bellezza indescrivibile. Savio colla mano che aveva libera mi fe' segno di ascoltar e cominciò a parlare così:
-Perché temi qui dove tutto deve inspirare coraggio?
– Temo per il luogo dove mi trovo e che ignoro; e non so che sia tutto questo e questi che io veggo.
– La terra che tu abiti adesso, se coltivata diverrà un pavimento di pietre preziose in cielo. Costoro sono servi del Signore, che ebbero fede in lui ed ora godono il frutto delle loro fatiche.
– Ma perché parli tu solo e non altri?
– Perché io sono il più frequente e il più antico di quelli che sono qui.
– Che vuol [dire] questa veste bianca che ti copre? Tacque Savio e gli altri in coro si posero a cantare: Dealbaverunt stolas in sanguine Agni, ideo sunt ante tronum Dei [Ap 22,14].
– Perché questa fascia? Don Alasonatti, don Chiala ed altri risposero cantando: Habuerunt lumbos praecinctos, virgines enim sunt, ipsi sequuntur agnum quocumque ierit [Ap 14,4].
– Questo giardino è forse il paradiso che voi godete?
– Niente affatto. Non è altro che una bellezza materiale, ogni mortale che vede una luce soprannaturale cadrebbe morto. Vuoi vedere un piccolissimo raggio di luce soprannaturale? Chiudi gli occhi e tosto aprili di nuovo. Appena aprii gli occhi vidi una luce di cui un piccolissimo raggio come del fulmine veniva verso di me, ma così ardente che mi fece dare un grido involontario come mi fossero strappati gli occhi. Poco dopo riaprii gli occhi ed ogni cosa era come prima.
– Questa, disse Savio, è ancora luce tutta naturale, cioè formata da sostanze materiali ed è cento milioni di volte meno risplendente del più piccolo raggio anzi di un’ombra separata dalla materia. L’uomo finché vive su questa terra non può vedere alcun raggio di luce divino senza morire. La ragione è questa: la creatura materiale non può reggere in confronto del Creatore infinito che è purissimo spirito. L’anima soltanto come principio spirituale, separata dal corpo, vola a contemplare la luce inaccessibile della divinità e vedrà Dio come è in se stesso.
– Quello che vedo in te è corpo o spirito? Ciò dicendo misi la mia mano sopra la sua. Ma ho toccato niente e fu di me come di chi tocca un’ombra.
– È inutile cercare di toccarmi. Ciò che vedi non è altro che la forma ovvero l’ombra del mio corpo e Dio conserva questa apparenza agli spiriti fino al giorno dell’universale risorgimento, quando ciascuno vestirà la materia immortale ripigliando il corpo che si aveva prima di morire.
– Ma dimmi quale è lo scopo di questa tua visita e prima ancora dimmi se io sono svegliato o nel sonno.
– Né l’uno né l’altro. Sei in atto di ricevere severi ordini dalla parte del Signore e guai a te se non ti adoperi per eseguirli. Alcune cose si riferiscono al passato, altre al presente, non poche si riferiscono all’avvenire. Riguardo al passato è la mancanza di fede, troppa timidità. Guarda quante anime condussero al cielo gli Oratori e ne vediamo moltitudini. Sarebbero cento mila di più se avessi avuto la fede viva come devono avere tutti i ministri del Re dei re. – Ma tu mi spaventi troppo: dimmi qualche cosa del presente.
– Per il presente avvi qui un bouquet di fiori e prendilo, e fanne un regalo a tutti i tuoi figli di ogni età e condizione e assicurerai loro il regno dei cieli
– Ma io non ne comprendo il senso.
– Te ne darò un cenno: la rosa è la carità; la violetta l’umiltà; il giglio la castità; il girasole l’ubbidienza; la perpetua la perseveranza; l’edera la mortificazione; la spiga di grano la santa comunione; la genziana la penitenza. Ognuna di queste cose sia a dovere e a lungo spiegata e darai ai tuoi un tesoro finito che li condurrà ad un premio infinito.
– Aggiungi anche qualche cosa per l’avvenire.
– Non parlo più io, ma è Dio misericordioso che solo il sa e si esprime così: Nell’anno prossimo sarai privato di sei e poi ancora di due altre persone assai care; ma che devono dalla terra essere trapiantate nel luogo di delizia ossia nel paradiso dell’Increato. Alla Congregazione salesiana spunterà una luminosa aurora dai quattro angoli della terra. Battaglie e trionfi, ma i suoi militi cresceranno assai, se i capi non lasceranno fuorviare le ruote del carro sopra cui è assiso il Signore. È vicino il tempo in cui i buoni ed i malvagi saranno sbalorditi per le meraviglie che si succederanno rapidamente, ma è tutto misericordia ed ognuno sarà consolato.
– Quale è lo stato attuale dei miei giovani?
– Devi dire dei figli di Dio, che te li affidò e di cui dovrai a suo tempo rendere conto. Prendi questi tre fogli e sopra ciascuno vedrai quello che è necessario. Io presi quei fogli e sopra di uno era scritto quanto segue: Nota di coloro che al presente camminano diritto per la via del cielo. E vidi molti nomi che conoscevo e molti che affatto ignoravo. La seconda nota era intitolata: Vulnerati in basso e il numero era pure grande; ma non come il primo. Nella terza stava questo titolo: Lassati sumus in via iniquitatis [Sap 5,7].
– Le due prime note tu puoi vederle e i loro nomi si possono vedere dagli spiriti. Non così quei della terza. Quelli che abitano in cielo, sebbene siano purissimi spiriti, tuttavia sentono una puzza insopportabile al solo vederli. Se tu vuoi saperne i nomi e vederli volta la nota in parte opposta. Voltai il foglio e in un istante vidi non i nomi, ma gli individui in atto il più aborrevole. Si udì una voce a guisa di un tuono che mi assordò l’udito: Execrabiles viae eorum coram Deo et coram omnibus viventibus. In quel momento a quel rumore mi svegliai. Alzo lo sguardo, ma tutto era divenuto oscuro, né più vidi alcuno e fu soltanto allora che mi accorsi di essere in letto, ma talmente abbattuto e talmente travagliato da quel sogno, che non potei né riposare, né pensare ad altro se non a quel sogno, che giorno e notte mi travaglia tuttora la mente mia.
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