Domenica 2 giugno 1878
Una parola dopo circa sei mesi! Vedete quanto tempo senza più venirvi a dare la buona sera. Ma se non venni personalmente, la mia mente si trovava sempre qui fra voi. E quando mi trovavo a Roma e quando ero per viaggio o a Nizza o a san Pier d’Arena, alla mattina nella messa pensavo a voi, ma alla sera poi irresistibilmente il mio pensiero si portava fra voi. Adesso però da qualche tempo ci troviamo qui e speriamo di non allontanarcene tanto presto. Siamo qui per procurare il vostro vantaggio spirituale ed anche temporale.
La cosa però che son venuto per dirvi è che domani a sera incominceranno gli esercizi spirituali per gli studenti e subito dopo per gli artigiani. Tutte le cose che io sono solito di raccomandare durante gli esercizi si riducono ad una sola: star attento e mettere in pratica quello che si predica o si legge. E come metterlo in pratica? In tutte le prediche, in tutte le letture vi è sempre qualche cosa che fa per noi: ora sarà dell’esame mal fatto o del dolore o del proponimento mancante; ora sarà dei consigli del confessore dimenticati, ecc. Pensiamo a ciò che fu, ciò che è, ciò che sarà; se abbiamo nulla a riprenderci delle nostre passate azioni; se ora camminiamo diritti per la via che ci addita Gesù Cristo e che cosa dobbiamo fare per l’avvenire.
E perciò questo è il tempo più acconcio a pensare alla propria vocazione, perché in solitudine Deus loquitur, e gli esercizi spirituali sono appunto giorni di ritiro e di solitudine. Anche gli artigiani hanno da pensare alla loro vocazione, perché alcuni debbono ponderare se Dio disponga che si fermino a lavorare qui in Congregazione e farne parte o se li chiami a far bene altrove. Tutti poi hanno bisogno di cessare per qualche giorno dalle consuete occupazioni per applicarsi esclusivamente alle cose dell’anima.
Pensate che le grazie grandi non si ricevono tanto sovente; e il poter fare gli esercizi spirituali è una grazia grande. Quanti l’anno scorso erano qui ad udire forse le stesse parole ed ora sono già passati all’altra vita. Credo che tutti abbiano fatto bene gli esercizi dell’anno scorso, ma se non li avessero fatti bene ne avrebbero ancora il tempo? E chi ci promette che un altro anno tutti [noi] che ci troviamo qui potremo farli ancora? Io non posso assicurarvelo. Dio solo che potrebbe dircelo, ci dice anzi il contrario: Estote parati, quia qua hora non putatis filius hominis veniet [Lc 12,40]; e ci mostra coll’esperienza che anche da giovani si muore. Se così è, teniamoci sempre in acconcio, che in qualunque ora venga la morte possiamo presentarci tranquilli alle porte dell’eternità.
Perciò, ora che n’abbiamo comodità, facciamo bene questi esercizi spirituali. E siccome il Signore ci dice: Ante orationem praepara animam tuam [Sir 18,23], così io dico a voi: prima degli esercizi spirituali preparate l’anima vostra; cioè prima d’incominciarli abbiate desiderio di farne profitto. Io poi in questi giorni, se sempre giorno e notte mi occupo di voi, in questi giorni degli esercizi io mi consacro tutto interamente per il vostro vantaggio spirituale. Nella messa farò sempre una preghiera speciale per questo fine, che gli esercizi vadano bene – e quello che dico di me intendo anche di dirlo di quelli che fanno parte con me e di quelli che vengono per questo. In queste sere spero di potervi parlare anche altre volte e per non tenervi più a lungo possiamo mettere fine a queste poche parole con questa bella conclusione: il poter fare gli esercizi spirituali è una grande grazia, che non si ha sempre; e perciò dobbiamo farli bene; per farli bene metteremo in pratica quello che ascolteremo nelle prediche e nelle letture; e poi siccome tutti i favori ci vengono dal cielo, io per parte mia e voi per parte vostra, pregheremo Iddio che ci conceda di ricavarne il maggior frutto possibile per le nostre anime. Buona notte.
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