5 chiavi di lettura del documento finale del Sinodo

Cerchiamo di capire i cambiamenti rispetto all'Instrumentum Laboris...

5 chiavi di lettura del documento finale del Sinodo

 

Sono passati più di due anni dall'inizio della riflessione sinodale sulla famiglia, sviluppata attraverso due assemblee di vescovi - quella del 2014 e quella appena conclusa - e consultazioni delle chiese locali di tutto il mondo sulle sfide delle famiglie nel loro territorio. Due anni nei quali l'iniziale documento di studio è andato via via trasformandosi in una proposta al papa. Vi proponiamo 5 chiavi di lettura per capire meglio il Sinodo, apparse su "La Iglesia en directo" e tradotte per voi.

 

Alcune chiavi di lettura possono essere utili per comprendere questo nuovo documento e i cambiamenti rispetto al documento di lavoro.

 

1. Il documento è soltanto una proposta fatta al Papa

 

Il testo finale approvato dai 265 padri sinodali presenti in assemblea al momento della votazione (in tutto erano 270) ha il nome tecnico di Relazione finale. Si tratta di un documento con 94 punti, votati e approvati singolarmente con la maggioranza dei due terzi dei voti favorevoli, cioè almeno 177. È opportuno ricordare che questo documento non ha carattere magisteriale o dottrinale, in quanto il lavoro del sinodo è consultivo, il suo compito è quello di riflettere e presentare proposte al papa.

 

Francesco ha ricordato in più occasioni che “un sinodo non è un parlamento”. Questa espressione indica che l'assemblea sinodale non ha competenze legislative, che spettano al romano pontefice, personalmente o attraverso i vari dicasteri della Curia Romana secondo le competenze loro conferite e i modi previsti. Sebbene i voti di ciascun punto del documento siano stati resi pubblici, non si tratta di un riscontro di voti come quelli di un parlamento, poiché il sinodo è "un cammino comune di una Chiesa che si pone in ascolto”, come ha detto il pontefice.

 

L'obiettivo finale del sinodo è stato quello di dare al papa un documento con i punti di vista comuni, con il sentire della Chiesa universale lì rappresentata, nel modo più maggioritario possibile. “Non stiamo qui a bloccare nessuno, stiamo qui per partecipare insieme” ha affermato il cardinale italiano Francesco Menichelli. Il cardinale Reinhard Marx spiegava, riguardo al suo gruppo di lavoro tedesco, che si stavano “ascoltando” per "trovare un testo che rappresentasse tutti, un testo che tutto il mondo potesse accettare, per darlo al Santo Padre”. Nel suo circolo minore, lo ha assicurato lui stesso, c'erano almeno cinque posizioni diverse che dovevano "convergere in quella finale” non come frutto della discussione ma del "far teologia”.

 

Le votazioni del testo proposto non indicano necessariamente posizioni dottrinali diverse, né fazioni opposte. Tra il sì e il no esiste un'ampia gamma di sfumature: nel senso che un testo non era sufficientemente approfondito, o che un problema andava arricchito da un'altra prospettiva o semplicemente che il testo proposto era limitato o che mancava di un appropriato linguaggio teologico, ecc. In ogni caso, i 94 punti sono stati approvati dai due terzi, come prevede il regolamento.

 

2. I padri sinodali si dimostrano “molto soddisfatti” del documento finale

 

Il venerdì mattina, l'ora e mezza di interventi nell'Aula sinodale ha consentito di parlare a 51 padri sinodali. I vescovi avevano ricevuto una bozza del documento finale la sera del giovedì e hanno potuto studiarlo fino all'incontro generale del venerdì. Il portavoce vaticano ha evidenziato come i 51 padri sinodali siano stati unanimi nell'elogiare il lavoro realizzato dalla commissione che aveva redatto il testo. Sono state presentate 1.355 proposte scaturite durante le settimane di lavoro, e più tardi sono state aggiunte 248 osservazioni personali dei vescovi del sinodo.

 

Inoltre, numerosi vescovi hanno convenuto che il testo finale fosse "più soddisfacente e ordinato” del documento di lavoro iniziale del sinodo, come ha riferito il portavoce vaticano. Il testo presentato alla votazione dei padri è stato precedentemente approvato all'unanimità dai 10 membri della commissione che ha supervisionato il lavoro di redazione.

 

I padri sinodali sono stati molto chiari nelle conferenze stampa: “Il papa ha l'ultima parola, noi stiamo lavorando, però sarà lui a decidere”, ha affermato il cardinale uruguaiano Daniel Sturla. “Stiamo arrivando alla fine, ma non è la fine. Il papa vuole utilizzare questo testo per qualcosa, quindi siamo all'inizio” ha ricordato il cardinale tedesco Reinhard Marx. “È un documento forte perché comprende le voci di molti” ha spiegato il cardinale Peter Turkson. “Non ci saranno modifiche della dottrina della Chiesa - ha detto l'arcivescovo di Brisbane (Australia) alcuni giorni prima della votazione - la dottrina rimarrà intatta, la mia speranza è che ci sia una rinnovata vicinanza pastorale, anche se la Chiesa non è un'isola».

 

3. Il testo passa in rassegna le sfide della famiglia, non come problemi ma come opportunità  

 

Il testo ha subito un notevole cambiamento dalla sua versione iniziale (Instrumentum Laboris) a quella finale. Ciò è dovuto a un cambio di prospettiva proposto all'unanimità dai 13 circoli minori: il documento deve iniziare dagli elementi positivi, come l'importanza della famiglia nel piano divino di salvezza, la grandezza della vocazione matrimoniale o l'importanza della famiglia nella costruzione della Chiesa. L'Instrumentum Laboris iniziava con una rassegna di problematiche che riguardano la famiglia. “La Chiesa Cattolica sta riaffermando la sua preoccupazione per le famiglie, non si tratta di toccare la dottrina, ma di dare sostegno a queste famiglie. Non si deve attendere che il sinodo cambi la dottrina, ma vedere come questa può liberare le famiglie e come può essere vissuta”, ha affermato il cardinale Tagle.

 

Il documento finale presenta le sfide come opportunità di evangelizzazione e di studio della famiglia dalla sua vocazione alla sua missione. Riguardo a questo aspetto, il cardinale di Barcellona, Lluís Martínez Sistach, ha affermato emblematicamente che “i cristiani si sposano per essere felici” e il cardinale messicano Suárez Inda ha chiesto di “non essere profeti di calamità, ma uomini e donne di speranza”. Un altro vescovo, l'italiano Enrico Solmi, ha spiegato come l'obiettivo del sinodo fosse di "guardare con gli occhi del Signore per cercare il bene della famiglia, partendo da esperienze diverse”.

 

4. Enormi cambiamenti dal documento iniziale a quello finale

 

In aggiunta al punto precedente, c'è da dire che la richiesta dei 13 gruppi di lavoro di inserire più citazioni nel testo è stata bene accolta. Il testo approvato ha aggiunto due sezioni molto importanti: un percorso biblico sulla vocazione e la missione della famiglia, e un allegato che raccoglie citazioni del magistero sulla famiglia dei papi Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, nonché testi del Concilio Vaticano II.

 

Vi sono inoltre moltissime citazioni di papa Francesco, raccolte per lo più dalla catechesi sulla famiglia svolta nel periodo tra le due assemblee sinodali.

 

Molto importanti sono i riferimenti alla Familiaris Consortio, e in modo particolare i numeri 34 e 84, l'esortazione apostolica pubblicata da Giovanni Paolo II dopo un sinodo sulla famiglia nel 1981. Un altro documento utilizzato spesso nel testo è la Gaudium et spes, la costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo, emanata dal Concilio Vaticano II.

 

5. Misericordia, verità e giustizia, al di là di alcuni titoli  

 

In Italia, un quotidiano nazionale molto importante titolava in prima pagina la domenica “Il Sinodo apre la comunione ai divorziati” (Corriere della Sera). Non è stato l'unico quotidiano che ha centrato l’informazione sul "sì” o sul “no” dei vescovi su questa materia. Oltre ai quattro punti precedenti, conviene leggere dettagliatamente il testo approvato, dove non esistono elementi né impliciti né espliciti riguardo la comunione a persone divorziate che si sono poi risposate civilmente.

 

Conviene ricordare le parole del papa all'inizio del sinodo: “Non dobbiamo lasciarci condizionare, e ridurre l'orizzonte del lavoro come se l'unico problema fosse dare o meno la comunione ai divorziati”.

 

I punti 84, 85 e 86 del documento, che hanno ricevuto un consenso più stretto, ricordano che queste persone non sono fuori della Chiesa, sono “fratelli e sorelle”. I vescovi propongono di studiare "affinché possano essere superate forme di esclusione attualmente praticate in ambito liturgico, pastorale, educativo e istituzionale”. Non si fa alcun cenno, invece, all'ambito sacramentale, nel quale si trova sia l'eucaristia che la sua porta, la penitenza.

 

Inoltre, il sinodo propone al papa di recuperare i criteri indicati da Giovanni Paolo II nella Familiaris Consortio, n. 84, per discernere le situazioni: come distinguere tra coloro che hanno cercato sinceramente di salvare il matrimonio, coloro che sono stati abbandonati ingiustamente, o quelli che lo hanno distrutto. Il sinodo suggerisce che i sacerdoti accompagnino pastoralmente queste persone perché formino la loro coscienza e possano discernere qual è la loro situazione di fronte a Dio. Riguardo a questo, il documento dice che “il colloquio col sacerdote, in foro interno, concorre alla formazione di un giudizio corretto su ciò che ostacola la possibilità di una più piena partecipazione alla vita della Chiesa e sui passi che possono favorirla e farla crescere”. Però indica con chiarezza: questo discernimento “non potrà mai prescindere dalle esigenze di verità e di carità del Vangelo”.

 

Chi ha votato contro questi punti, teme che una malintesa misericordia pregiudichi la proposta di fedeltà matrimonale.

 

 

Traduzione di Stefano Grossi Gondi

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