Scout in RomaniaSaldare, levigare, dipingere passavano in secondo piano rispetto allo stare insieme ai ragazzi dell'Oratorio o ai ragazzi di strada. La difficoltà della lingua era posposta: i sorrisi, gli sguardi, gli occhi pieni di gioia, ma tante volte anche di tristezza, si capiscono al volo. Quanto difficile è stato entrare nei tombini dove vivono i ragazzi di strada d'inverno per restare al caldo...
del 01 gennaio 2002
Uno dei punti fondamentali dello Scautismo e in particolare dei giovani scout dai 17 ai 21 anni è il servizio. Quest’anno il Clan 'Riccardo Cuor di Leone' di Chioggia ha scelto di vivere pienamente e concretamente il servizio durante il periodo estivo in mezzo alle persone più bisognose, a Costanza in Romania. Già cinque anni fa altri giovani del Clan avevano prestato il loro servizio nella nascente opera salesiana di Costanza e nei loro occhi si legge ancora l’entusiasmo nel ricordare quell’esperienza.
Inoltre abbiamo avuto la possibilità di vedere concretamente il lavoro che era stato portato avanti negli ultimi quattro anni grazie anche al nostro servizio alla 'Sagra del pesce', organizzata dagli Adulti Scout del MASCI, con la quale si raccolgono ogni anno fondi per sei missioni sparse nel mondo (Bolivia, Ecuador, Angola, Messico, India e Romania). Il lavoro alla 'Sagra del pesce' di quest’anno è stato vissuto in maniera particolare proprio perché i soldi guadagnati sarebbero stati portati da noi alla Comunità salesiana di Costanza: e così è stato. Durante il viaggio in treno di 40 ore abbiamo potuto riflettere su quello che andavamo a fare. Costanza è una delle città più grandi della Romania ma anche una delle più povere e ce ne siamo subito resi conto vedendo la stazione.
I Salesiani a Costanza sono inseriti molto bene nel territorio e l’opera è cresciuta moltissimo. Numerosi sono i ragazzi che frequentano l’Oratorio, molti sono gli animatori e molti sono anche i ragazzi di strada che riescono a vivere proprio grazie all’opera salesiana. Il nostro servizio consisteva nella sistemazione di una casa che sarebbe servita per questi ragazzi più poveri. Quello che ci ha colpito di più non è stata la fatica nel lavorare ma i contatti con le persone. Saldare, levigare, dipingere passavano in secondo piano rispetto allo stare insieme ai ragazzi dell’Oratorio o ai ragazzi di strada. La difficoltà della lingua era posposta: i sorrisi, gli sguardi, gli occhi pieni di gioia, ma tante volte anche di tristezza, si capiscono al volo. Quanto difficile è stato entrare nei tombini dove vivono i ragazzi di strada d’inverno per restare al caldo, quanto difficile è stato servire alla mensa dei ragazzi di strada, quanto difficile è stato vedere dei ragazzini 'farsi' con la colla nel sacchetto e non potere fare nulla, quanto difficile è stato fare scendere dalle spalle i bambini di un orfanotrofio che ci salivano sopra perché dovevamo tornare a casa.
È stato difficile sentirsi talvolta impotenti di fronte a quello che ci circondava. Quanto difficile è stato tornare a casa dopo soli dieci giorni ma ora dobbiamo portare agli altri quello che abbiamo visto e vissuto. Siamo felici perché siamo convinti che la vera felicità consiste nel fare felici gli altri, come diceva Baden Powell fondatore dello Scautismo. Dieci giorni sono pochi ma ci hanno aperto gli occhi, ci hanno mostrato il mondo così com’è; ci hanno regalato moltissimi sorrisi che ci hanno reso di sicuro felici.
Tommaso Signoretto
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