Forse la "grande bellezza" nasce da una grande decadenza e dalla purificazione di questa, dal tratto semplice di chi ci ha messo il cuore perché a sua volta è posto in qualcosa di più grande.
A proposito di "grande bellezza", in questi giorni ho fatto partecipare gli studenti di varie fasce di età ad un concorso letterario nazionale per scegliere quel pezzetto di Italia bella che vogliamo salvare, per dire no al cattivo gusto e al vittimismo, scommettendo sulle cose belle capaci di salvare il mondo. Attraverso elaborati scritti e disegni hanno descritto qualcosa di bello per loro e che suscita una certa emozione, scelto tra un monumento, un angolo della città, un ambiente naturale, un luogo della memoria legato alla famiglia, un piatto tipico.
C'è chi ha raccontato che «la bellezza può essere rappresentata in svariate forme: una donna che sorride, bambini che giocano, un prato ricoperto di fiori colorati, un arcobaleno pieno di colori, un tramonto...»; ma anche qualcuno che l'ha trovata nella palestra in cui si allena, nel campo di calcio in cui gioca, nello stadio, nella piscina: «acqua, linee immaginarie, porte e palloni che per qualcuno diventano casa; casa perché è sempre aperta e trovi sempre dolci sorrisi che ti migliorano la vita»; ancora chi ricorda «tutte le estati passate, il sole che sorgeva dal mare, durante le mie colazioni all’aperto, con i suoi raggi mi diceva “buon giorno”; masse informi di gabbiani che volavano vicino ai pescherecci in cerca di cibo».
I disegni raccontano la Sicilia, l'Etna, il mare, Sant'Agata, l'Elefante simbolo di Catania, il giardino della casa dei nonni, ma uno mi ha colpito particolarmente quello che rappresentava la porta scorrevole d'ingresso di un noto ipermercato! Già, in questo disegno, non c'è altro se non questa porta con l'insegna bene in vista. Nella semplicità ed innocenza dell'autore c'è certamente "una grande bellezza": in fondo quali occhi - se non quelli di un bambino - potrebbero trovare bello un simile luogo? Chi altri sarebbe potuto uscire fuori dalla poesia ed entrare nella realtà, nuda e cruda, di ciò che probabilmente gli è tanto vicino e caro, evoca ricordi importanti, è luogo di emozioni vissute in famiglia?
Possiamo anche scandalizzarci, pensare che la società abbia rovinato i piccoli, che sia grave che un centro commerciale abbia preso il posto di un paesaggio naturale, di un angolo artistico, di qualcosa di più familiare. Colpa della globalizzazione, della televisione, della scuola, della famiglia, della pubblicità, di internet? Forse sì e forse no, ma certamente bisogna interrogarsi e magari sdraiarsi per terra, inginocchiarsi, chinarsi un po' e provare a guardare la realtà con occhi diversi, quelli di un bambino che riesce a trasformare ciò che per molti è arido in un luogo del cuore, in ciò che è "più bella cosa per lui". Cosa ci sarà in quelle porte scorrevoli di tanto affascinante ed evocativo? C'è chi ha scritto che «la bellezza è qualcosa che ognuno vuole tirare fuori da sé, qualcosa che rende tutto migliore di quello che è realmente». Forse la "grande bellezza" nasce da una grande decadenza e dalla purificazione di questa, dal tratto semplice di chi ci ha messo il cuore perché a sua volta è posto in qualcosa di più grande.
Marco Pappalardo
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