D'agosto si respira sicurezza o, tutt'al più, si mettono in stand-by le nostre inquietudini: “adesso per quindici giorni non pensiamo a nulla. Poi si vedrà”. Di settembre, puntuali, esse ritornano addosso più pressanti.
Come camminare in un lago dalla superficie ghiacciata. Il fascino di ciò che per i bambini rappresenta una delle esperienze più intriganti, in realtà potrebbe nascondere un tranello mortale: se appena qualche metro oltre la sponda del lago la superficie del ghiaccio fosse minima, il rischio di farsi del male sarebbe alto. Forse per questo motivo i genitori se ne stanno accorti sulla riva ad osservare: il batticuore che in qualcuno di loro nasce è segno che quella superficie crea apprensione, regala un senso di instabilità, forse anche di paura. Insomma: non sono poi così tranquilli di fronte a quella coltre ghiacciata.
L'agosto è il tempo del trastullo e della spensieratezza, del riposo e dei buoni propositi, della pelle abbronzata al sole e delle fatiche rimarginate. Ciò che lo segue, invece, è tempo d'inizi e di ripartenze: “settembre, andiamo. E' tempo di migrare” scriveva Gabriele d'Annunzio nella sua celebre poesia “I pastori”. Il sorgere di ogni settembre è un po' come sostare in fronte ad un lago ghiacciato che occorre attraversare: la sensazione è sempre quella di potercela fare, anche se pressanti sono le domande sulla condizione di quella superficie ghiacciata: “sarà affidabile? Reggerà? Possiamo fidarci di passare là in mezzo? Chissà se arriveremo all'altra sponda”. Domande che, fuori di metafora, nascono puntuali anche in questo giorno d'inizio settembre: per i più giovani riprende l'avventura della scuola, per i più grandi riprende a pieno ritmo l'esperienza del lavoro, per i più anziani l'apprensione di mettersi al servizio di umili necessità. E' anche la ripresa delle istituzioni che rilanciano l'andatura dopo lo spazio dell'estate: della politica che riprende il suo tram-tram di dibattiti e di proposte, della Chiesa che rilancia la sua avventura pastorale, dell'economia che torna a parlare a pieno regime di mercati, di spread e di affari. Agosto è il mese dello star seduti – magari sotto l'ombrellone o in qualche prato di montagna -, settembre è il mese dell'alzarsi: occorre ripartire. E anche quest'anno – verrebbe da dire “mai come quest'anno”, ma lo diciamo ogni anno, per l'appunto – sarà come attraversare un lago ghiacciato, laddove l'instabilità di ciò che ci attende stavolta è una percezione che quasi tutti avvertono: ci sarà ancora questo governo dopo il 9 settembre? Che Chiesa apparirà con l'avvicendamento del nuovo segretario di stato vaticano? Come reagirà il mondo dei grandi di fronte al dramma della Siria? Come risponderà l'Italia all'ammonimento dell'Europa di fronte alle condizioni delle sue carceri? Sono le domandi grandi di settembre, che nascondono le domande più piccole ma non per questo meno importanti: dove trovare i soldi per “attrezzare” i bambini alla scuola? Dove bussare per cercare di trovare un lavoro che permetta alla famiglia di continuare a sperare? Dove aggrapparci per cercare di uscire da questa crisi sentimentale?
D'agosto si respira sicurezza o, tutt'al più, si mettono in stand-by le nostre inquietudini: “adesso per quindici giorni non pensiamo a nulla. Poi si vedrà”. Di settembre, puntuali, esse ritornano addosso più pressanti: nessuna domanda si risolve posticipandola ma solo affrontandola, per fortuna o purtroppo. Anche quest'anno, dunque, settembre sarà come attraversare un lago dalla superficie ghiacciata: ci sarà chi lo affronterà con la spensieratezza di un bambino, chi con la diffidenza di un adulto, chi con la saggezza della canizie. Sarà intrigante scoprire come ogni età della vita affronterà i problemi a seconda di come li percepirà urgenti. Per tutti, però, settembre rimarrà il mese del ballo più fastidioso e delicato: quello che ti chiede di saper danzare con eleganza su un terreno avvertito come instabile. Per continuare a firmarsi la propria esistenza.
don Marco Pozza
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