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Abbiamo toccato il cielo col dito. E poi?

Abbiamo toccato il cielo col dito. E poi? Fate tutto quello che Gesù dirà a voi, a ciascuno personalmente. Nasce allora l'esigenza di stabilire momenti di ascolto profondi, perché Dio non parla nel fracasso, nelle distrazioni.


Abbiamo toccato il cielo col dito. E poi?

da Quaderni Cannibali

del 06 ottobre 2010

          

           Perché mi chiamate: Signore, Signore, e poi non fate ciò che dico? (Lc 6, 46)

           Oggi è molto più diffusa anche tra di noi occidentali, la religiosità di alcuni anni fa, quando sembrava che ormai la religione fosse da archiviare per sempre. Eravamo ubriacati dal progresso, pensavamo che la felicità fosse dietro l'angolo, pensavamo di poter risolvere tutto, che il progresso ci avrebbe affrancati dai nostri eterni problemi.

           Avevamo una visione miope e soprattutto supponente, perché guardavamo solo a noi e non a tutti i popoli della terra che stavano soffrendo e rimanevano privi del necessario.

           Oggi invece ritorna la voglia di religione, di Dio, di qualcosa che ci viene regalato, che va oltre i nostri calcoli. Si rasenta perfino la magia, si diventa creduloni proprio perché siamo stati infatuati da autosufficienza. La ricerca del religioso è però solo un primo passo per la salvezza. Dice Gesù: perché mi chiamate Signore, Signore e poi non fate ciò che dico? Tanta nostra religiosità, come sempre, si ferma alle paure, alle emozioni, al bisogno, alla ricerca di sicurezza.

           Così cercavano Gesù molti dei suoi contemporanei. Il suo essere ispirava fiducia, dava risposte a quel bisogno di un Dio buono che tutti avevano nel cuore, ma non erano disposti a realizzare il suo sogno di salvezza, la sua visione di Dio e del mondo, le sue beatitudini. Ascoltavano, ma non attuavano ciò che diceva: faceva miracoli, ma invitava a cambiare il cuore; apriva alla speranza, ma non lo seguivano per la strada della croce, si diceva Figlio di Dio, ma non facevano il salto della fede. Proprio come capita a noi, che vogliamo qualcosa di misterioso, di miracoloso, che andiamo a tutti i luoghi in cui, ci dicono, si può verificare la presenza di Dio. Il santo Padre Pio, la madonna di Medjugorie, i santuari sono visitatissimi, ma non sempre si mette in pratica quello che dice Gesù.

           E' Maria stessa che dice alle nozze di Cana a chi era rimasto senza vino: Qualsiasi cosa vi dirà, voi fatela. Non vi state a fare troppe domande, non date la stura al cervello con le vostre paranoie, non fatevi prendere dalla paura di affidarvi. Io ho sperimentato che Dio è potente, che sa umiliare i ricchi e dare vita ai poveri, io ho visto i potenti spegnersi e i deboli prendere forza, io ho sperimentato che gli affamati sono andati a casa sazi, mentre gli ingordi si sono distrutti con la loro stessa autosufficienza. Sicuramente quello che lui dirà è per la felicità di voi giovani che state vivendo il momento più bello della vostra vita: come è quello in cui ci fate dono definitivo di ciascuno all’altra.

           Fare quello che Gesù dice è la decisione che ciascuno deve prendere nella vita. La nostra felicità sta nel fare la sua volontà, il nostro futuro è sicuro se facciamo quello che Gesù dice, la scelta di base di un giovane che vuol cambiare vita, che ha capito di stare dalla parte di Gesù è quella di fare quel che Gesù dice. Ogni cosa gli salti in mente di chiederti è da fare, perché da lui non viene nessuna richiesta che non sia amore. Spesso andiamo a cercare che cosa fare nella vita, magari dopo qualche bella esperienza spirituale, qualche emozione anche profonda, non superficiale.

           Abbiamo toccato il cielo col dito. E poi? Fate tutto quello che Gesù dirà a voi, a ciascuno personalmente. Nasce allora l’esigenza di stabilire momenti di ascolto profondi, perché Dio non parla nel fracasso, nelle distrazioni. Lui è come il soffio di una brezza leggera, occorre affinare la capacità di ascolto per intuire “tutto quello che vi dirà.Questa è la strada della vera fede.

           E' la strada della fiducia in Gesù, dell'ascolto attivo delle sue parole, del farci nostra la sua visione del mondo e di Dio Padre. Da qui possono nascere alberi che danno frutti buoni; altrimenti la religione è una consolazione a nostro uso e consumo, come tutte le cose che ci inventiamo per dare vita a un'altra autosufficienza più ambigua, quella della religione senza il Dio di Gesù Cristo. Gesù invece è per noi una parola sicura che ci tiene aperto il cielo e ci fa godere della bontà di Dio.

 

mons. Domenico Sigalini

http://www.dimensioni.org

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