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Aborto: nascere vivo per essere lasciato morire?

Se avessero letto la lezione che il Papa non ha potuto fare a La Sapienza, forse, dico forse, avrebbero usato un po' più la ragione che il pregiudizio, invece sono andati a gridare “vergogna” all'indirizzo della senatrice Binetti e di Giuliano Ferrara.


Aborto: nascere vivo per essere lasciato morire?

da Quaderni Cannibali

del 06 febbraio 2008

A un convegno organizzato dalla Diocesi in occasione della Giornata per la Vita, svoltosi all’Università di Cassino, la senatrice Binetti (Pd) e il direttore de Il Foglio Giuliano Ferrara sono stati contestati, da attivisti favorevoli alla 194.

 

La loro colpa?

 

Essere favorevoli al testo congiunto dei direttori delle cliniche ginecologiche delle università romane 'Un neonato vitale, in estrema prematurità, va trattato come qualsiasi persona in condizioni di rischio, e assistito adeguatamente'. Così si legge in un documento congiunto, firmato dai direttori delle cliniche di Ostetricia e Ginecologia di tutte e quattro le facoltà di Medicina delle università romane: La Sapienza, Tor Vergata, la Cattolica e il Campus Biomedico. Secondo i cattedratici, infatti, 'con il momento della nascita la legge attribuisce la pienezza del diritto alla vita e, quindi, all'assistenza sanitaria'. Di fatto, nel caso in cui un feto nasca vivo dopo un'interruzione di gravidanza, il neonatologo deve intervenire per rianimarlo, 'anche se la madre è contraria, perché prevale l'interesse del neonato'.

 

Come dare loro torto?

 

E’ irragionevole pensare che i medici in questione stiano minando la legge 194, stanno solo difendendo l’ovvio, quella realtà che è sotto ai loro occhi tutti i giorni.

Vorrei vederli quegli attivisti della Cgil, della Uil e delle associazioni 'Facciamo breccia', 'Arcobaleno' e 'Clr di Roma' di fronte a un piccino abortito, che respira e piange, chi usando la ragione, non la fede, la ragione, potrebbe dire che non si tratta di una vita umana?

 

Beninteso, per quanto mi riguarda è vita umana anche prima, ben prima che nasca e pianga e respiri autonomamente, perché chiunque guardando l’ecografia del proprio figlio e vedendolo piccolo e indifeso non può che dirlo 'figlio' e attendere che cresca, come del resto facciamo ogni giorno noi genitori con i nostri figli, li guardiamo crescere.

 

Ma qui stiamo discutendo di gente che non usa la ragione, perché non guarda l’evidenza e teme non la fede, ma persino la scienza.

 

La segretaria radicale Rita Bernardini ha dichiarato: 'Condannare alla sofferenza non è difesa della vita' condannando chi 'vuole scegliere per gli altri al posto dei genitori, della madre, e prendere decisioni sulla vita di innocenti condannandoli ad un'esistenza di inferno sulla Terra'.

Dimostrando ancora una volta che non parla la ragione ma l’ideologia, perché è chiaro che quel figlio se anziché un aborto fosse frutto di un parto prematuro avrebbe diritto a tutte le cure, e poi per favore non ricominciamo con il vecchio trucco della condanna alla sofferenza, andate a chiederlo a quegli adulti, che sono stati bambini prematuri e che ora sono uomini e donne se la loro vita è valsa la pena?

Nerella Buggio

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