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Aprire gli occhi al bello

Non vedere più e non essere più curiosi vuol dire esserci arresi davanti alla ricerca della propria felicità, della propria ragione di vita, accontentarci di un piacere momentaneo o di una contentezza temporanea...


Aprire gli occhi al bello

da Quaderni Cannibali

del 03 novembre 2010

         

          Questo è il commento di Sonia, una studentessa di 17 anni, alla frase di Pasolini sulla bellezza.

          “La bellezza, qualcosa che vediamo e ci piace, ci attira, ci incanta... Ultimamente è solo questo il concetto di bellezza che le persone hanno. Guardano una persona, un oggetto e esclamano: “Che bello! Deve essere mio!” Ma qualcosa di bello non è necessariamente ciò che a prima vista ci piace.

          Non sempre una persona o una cosa definita bella secondo i canoni estetici attuali è davvero bella.

          Pasolini dice: “L’occhio guarda... è l’unico che può accorgersi della bellezza... la bellezza si vede perché è viva e quindi reale.” Il primo modo di percepire la bellezza è di sicuro quello visivo, ma non basta. L’occhio che guarda deve essere attento e pronto ad accogliere la bellezza. Essa fa parte della realtà e quindi si mostra a noi richiedendoci attenzione, sta a noi far finta di niente o meno.

          Continua Pasolini: “Diciamo, meglio, che può capitare di vederla. Dipende da dove si svela. Il problema è avere gli occhi e non saper vedere, non guardare le cose che accadono”. Ovviamente tutti hanno gli occhi, ma non tutti li usano nel modo giusto. Molta gente vede e basta, io guardo, presto attenzione alla realtà, giudico tutto ciò che accade e mi domando il perché.

          “Occhi chiusi, occhi che non vedono più, che non sono più curiosi” E’ l’atteggiamento più diffuso oggi. E’ molto più facile fare finta di non vedere che guardare, perché quando guardi la realtà essa ti costringe a farti delle domande che non hanno una risposta immediata, ma richiedono una ricerca, un lavoro.

          Non vedere più e non essere più curiosi vuol dire esserci arresi davanti alla ricerca della propria felicità, della propria ragione di vita, accontentarci di un piacere momentaneo o di una contentezza temporanea. Ma io credo che la maggior parte delle persone che si accontenta di beni che sono un surrogato delle felicità, finga di non farsi domande, perché nessuno è in grado di imporre al proprio cuore dei limiti.

          Le domande puoi nasconderle sul fondo più profondo di te stesso, ma usciranno sempre fuori: “Chi sono? Perché vivo? Sarò mai pienamente felice?” Tutti si fanno queste domande.

          “Che non aspettano che accada più niente”. Dopo una delusione o un fallimento è ovvio sentirsi distrutti. Quando ti prefissi un obiettivo e non riesci a raggiungerlo credi che non ci sia più niente da fare e dalla tua vita non ti aspetti più niente. A questo punto puoi abbandonare ogni tuo sogno e accettare che la tua vita sia stata fatta per il nulla, per una felicità che non esiste, chiudere i tuoi occhi e vivere giorno dopo giorno accontentandoti di rapporti banali con gli altri. Invece, secondo me, devi chiederti il motivo di ogni cosa che accade, anche se dolorosa e ripartire da qui a cercare qualcosa di diverso, andare al fondo di ogni cosa.

          “Forse perché non vedono che la bellezza esiste”. Negli ultimi tempi la bellezza è imposta dalla TV, dai giornali, dalla moda. Lo sguardo di una persona umanamente distrutta vede bello ciò che la massa considera bello. Per me la bellezza è qualcosa di molto più profondo, di interiore, che fa apparire bello anche ciò che a prima vista non lo è. La bellezza è la capacità di guardare qualcuno senza pregiudizi, di amare l’altro.

          E’ la consapevolezza che la vita non è fatta per vivere da soli, o peggio sfruttando gli altri. E qualcosa che ti dà la voglia, il desiderio incondizionato di andare sempre più in là, senza porti dei limiti. E’ qualcuno che riesce a far risaltare tutte le tue qualità. La bellezza è qualcosa o qualcuno di significativo che dimora in ogni cosa reale. Se la bellezza apparente scompare col tempo, quella interiore rimane.

          “Ma sul deserto delle nostre strade lei passa, rompendo il finito limite e riempiendo i nostri occhi di INFINITO DESIDERIO”. Se la bellezza rappresenta un segno che esiste qualcosa di più grande, che sta oltre la realtà, deve esserci per forza un momento in cui essa si svela e ci sfida a guardare più in là. Certo ognuno è libero di far finta di non vedere, ma se è davvero un essere umano intelligente non può non chiedersi da cosa è generata la bellezza.

          La bellezza risiede soprattutto nelle persone. Ho conosciuto la bellezza attraverso l’incontro con un amico, grazie a lui ho imparato a non accontentarmi, a guardare in alto, ho capito che in una vera amicizia il bene dell’altro conta più del tuo, che per stare insieme a qualcuno non bisogna “rimpicciolirsi”, ma esprimere ogni potenzialità che si ha dentro.

          E anche se il rapporto più importante per te dovesse finire non importa quanto male questo ti possa fare, ma conta quello che ti ha insegnato, trasmesso, lasciato, anche se forse vale pena chiedersi perché è finito.

          Molto spesso ci si accorge delle bellezza di qualcosa quando questa non c’è più, ma l’importante è accorgersi.

          La bellezza oltre che attraverso un incontro, si può rivelare anche con uno scontro. Qualche anno fa ho assistito a una conferenza di una guida alpina del Gran Paradiso. Ha raccontato che un giorno stava andando a lavorare nel suo solito ufficio a Milano e mentre guidava in autostrada notò nello specchietto retrovisore le montagne.

          Quella mattina per la prima volta le vide e fu attratto dalla loro bellezza, ma andò come al solito al lavoro. Il giorno seguente si ripeté lo stesso episodio, ma questa volta cedette di fronte alla bellezza delle Alpi all’alba e tornò indietro. Trascorse tutta la giornata in montagna e si stupì tantissimo di quella bellezza.           Da quel giorno decise di mollare la normalità della sua vita e di diventare guida alpina. Ogni giorno cerca di trasmettere la sua passione agli altri: è straordinario come la bellezza dei monti l’abbia colpito e gli abbia cambiato la vita, Lui da quel giorno ha iniziato a chiedersi perché mai avrebbe dovuto accontentarsi della solita vita al posto di sviluppare ogni sua passione.

          Secondo me questa è la prospettiva giusta della vita: la bellezza di qualcosa o di qualcuno deve rappresentare il punto di partenza e non di arrivo, la partenza alla scoperta di qualcosa di più grande, la ricerca di qualcosa che ci compia.

          Lasciarsi sfidare dalla bellezza è rischioso perché bisogna mettere in gioco tutto se stesso, ma onestamente credo sia meglio rischiare che accontentarsi di una bellezza effimera che passa senza lasciare niente.”

      

Franco Bruschi

http://www.culturacattolica.it

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