Chiudendo la 75.ma assemblea generale, il presidente della Cei ha ribadito l'appello alla vaccinazione. Anche per i preti no vax. Violenza sulle donne: serve prevenire. La gioia per don Tonino Bello
“Più si riflette sulla Chiesa, più ci si apre al mondo”. Nelle parole del vicepresidente della Cei, l’arcivescovo Erio Castellucci, c’è il senso complessivo della 75.ma Assemblea generale dei vescovi italiani. Assemblea straordinaria in cui è stato sempre più messo a fuoco il Cammino sinodale ormai avviato, ma ci si è soffermati anche sui problemi sociali. Il Covid ad esempio è stato al centro della conferenza stampa finale, presente tutta la presidenza della Cei, a partire dal cardinale presidente, Gualtiero Bassetti, in cui è stato anche diffuso il comunicato dei lavori.
Rispondendo alle domande dei giornalisti, Bassetti ha ribadito l’importanza di vaccinarsi “Il tampone è un rimedio estremo che non risolve tutti i problemi”, ha aggiunto. “L’unica cosa da fare è vaccinarsi e non possiamo che aiutare tutti a fare questo passo, sulla base del bene comune. Non esisto soltanto io, esiste anche chi mi sta accanto, e nei suoi confronti ho dei doveri”. Naturalmente poi “il distanziamento, la mascherina e tutte le precauzioni che abbiamo adottato devono continuare ad essere osservate”, così come – con specifico riguardo alle funzioni religiose, “le regole che abbiamo stabilito firmando il protocollo con il governo, che, negli allegati, comprende anche le regole per il culto non solo per la comunità cattolica, ma anche per gli ebrei, i musulmani e gli appartenenti ad altre religioni. Bisogna rispettare le norme che ci siamo dati”. “Se qualcuno entra nelle nostre chiese – ha fatto notare il presidente della Cei – si accorge che le nostre celebrazioni sono molto disciplinate, sia per la distribuzione dei posti sia per le mascherine. Non abbiamo avuto segnalazioni negative a questo riguardo, non solo i sacerdoti ma anche gli animatori e i catechisti hanno fatto il loro dovere per garantire la sicurezza dei luoghi di culto”.
A chi gli chiedeva poi come intendono comportarsi i vescovi con la minoranza di preti no vax, il presidente della Cei ha risposto: “Il nostro è un invito morale, soprattutto a chi ha responsabilità ministeriali, a vaccinarsi e a mettersi in condizione di poter esercitare con libertà questo ministero”. Anche il vicepresidente della Cei e arcivescovo di Cagliari, Giuseppe Baturi è intervenuto sull’argomento. “È molto difficile obbligare qualcuno a fare qualcosa che un normale cittadino, per legge, non è obbligato a fare”, ha spiegato. “Ll’obbligo del green pass è stabilito solo per legge”. Quindi “a discrezione del vescovo, nelle diocesi – ha reso noto Baturi – per certi tipi di attività c’è già il green pass, salvo che per il culto e per le attività pastorali in senso stretto”.
Nel corso dell’incontro con i giornalisti si è parlato anche di violenza contro le donne. “Vedo la sofferenza di tante donne per la violenza e di tante mamme – ha notato Bassetti -. Si deve fare ancora di più perché queste situazioni siano prevenute”. Nel giorno in cui si celebra la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, il presidente della Cei ha anche affermato: “Non dobbiamo quasi tutti i giorni trovarci a piangere qualche delitto, che anche per il modo in cui avviene ci strappa il cuore”. Quella delle donne, ha sottolineato Bassetti, “è una maternità che si rivolge a tutti. Colpire le donne vuol dire colpire i valori più profondi dell’umanità”.
I vescovi sono stati raggiunti durante i lavori dell’ultima giornata di assemblea dalla bella notizia della proclamazione delle virtù eroiche di don Tonino Bello. Ed è scoppiato un caloroso applauso. “Don Tonino è stato figlio di questa Chiesa che è in Italia – ha ricordato il cardinale Bassetti – e non molti anni fa sedeva tra i banchi delle nostre assemblee generali”.
Infine, riguardo ai lavori assembleari, il cardinale presidente ha fatto notare: “Vedere più di 200 vescovi stare per quattro giorni insieme, condividere tutto, il cibo e gli argomenti, è stata un’esperienza di particolare crescita all’interno della collegialità episcopale”. “Anche noi preti abbiamo tantissimi problemi: la nostra è una solitudine inimmaginabile”. “Chiunque è ai vertici di un’istituzione sperimenta la solitudine, e anche quella del vescovo talvolta è pesante”.
Secondo monsignor Castellucci, è stata una “esperienza di sinodalità nel quotidiano, ma anche di sinodalità nella riflessione”. “La sinodalità è un tema che può sembrare lontano e poco interessante”, ha argomentato il presule: “In realtà, abbiamo puntato lo sguardo non tanto su di noi, ma verso la società”. Baturi ha aggiunto: “I vescovi hanno espresso nei fatti e con le parole il desiderio di una partecipazione più coinvolgente alle decisioni che si assumono come vescovi, frutto del discernimento comunitario e dell’ascolto reciproco. In uno scenario, come quello italiano, in cui la partecipazione cala drasticamente, il desiderio di partecipazione dei vescovi può essere un elemento profetico di unità e di coinvolgimento per il bene di tutti e nell’interesse di ciascuno”. Di “estroversione” ha parlato monsignor Antonino Raspanti, vicepresidente della Cei per il sud, che ha citato il prossimo incontro dei vescovi del Mediterraneo, che la Cei sta organizzando a Firenze per febbraio: “Su ispirazione del presidente – ha reso noto Raspanti – ci saranno, sia pure in una convocazione parallela, 100 sindaci convocati dal sindaco di Firenze, Dario Nardella. Sarà l’occasione per interpellare la città e le diverse comunità religiose sui diritti e sui doveri, sul possibile contributo che la comunità cattolica può dare a tutta la città”. L’obiettivo, ha spiegato, è quello di “incarnare la fraternità possibile, come ci chiede Papa Francesco: una fraternità che si costruisce meglio in una città che in un’entità più grande come quella dello Stato”.
“Sinodalità fa rima con fraternità”, ha concluso il segretario generale della Cei, monsignor Stefano Russo. “È molto importante il tempo dedicato all’ascolto”, ha proseguito: “Questa è stata un’Assemblea straordinaria non solo per la sua collocazione temporale, ma anche perché legata al cammino sinodale e ai tempi straordinari che stiamo vivendo, con il perdurare della pandemia”.
IL TESTO DEL COMUNICATO FINALE
di Mimmo Muolo
tratto da avvenire.it
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