del 21 giugno 2011
 
          C’è, nel fondo dell’animo umano la tendenza a mettere tutto il bene da una parte e tutto il male dall’altra. Nel 1914 l’Europa era formata di Paesi e di popoli amici. Dopo la dichiarazione della guerra, nel giro di pochi giorni, ciascuno ha visto nell’altro un mostro sanguinario. E quando il conflitto è finito è rimasto il rancore e la voglia di vendetta, i vincitori hanno dato ogni colpa ai vinti ed hanno imposto loro delle riparazioni gravissime. Non è successa la stessa cosa alla fine della Seconda guerra mondiale grazie alla generosità degli americani che hanno fatto il piano Marshall. Però sul piano culturale il vincitore ha continuato a svalutare il vinto. Nei film è sempre il tedesco che fa la parte del cattivo mentre l’eroe è americano. Tutti ricordiamo con cerimonie le stragi compiute dai tedeschi, ma non quelle compiute dagli americani — bomba atomica, bombardamento di Dresda — o dai russi, come lo sterminio dei cosacchi e dei polacchi.
          Lo stesso avviene nella politica. Dopo Mani Pulite la Dc e il Psi sono diventati oggetto di dileggio e non si è più ricordato ciò che di bene hanno fatto per portare l’Italia distrutta dalla guerra alla democrazia. «Gli uomini — dice una celebre frase — se ricevono il male lo scrivono nel marmo, se ricevono il bene lo scrivono nella polvere». E se riflettiamo un attimo ci accorgiamo che questo comportamento lo abbiamo anche nella vita quotidiana.
          Per anni siamo andati in un negozio dove ci hanno sempre trattato bene, con gentilezza. Poi è successo qualcosa di sbagliato, uno sgarbo, ci siamo impuntati, siamo usciti sbattendo la porta e ancora oggi, ripensandoci, ci sentiamo avvampare di collera. E in un’amicizia durata anni e anni a volte basta una incomprensione per creare un rottura a cui segue un rancore duraturo. I divorziati cancellano dalla memoria i periodi felici per ricordare solo le amarezze ed i torti.
          E tutto questo non lo facciamo per istinto, lo facciamo intenzionalmente. Nelle guerre e in politica è la propaganda che tiene vivo il passato e rinnova la condanna. Dopo una separazione o una lite siamo noi che ritorniamo volontariamente sui fatti per convincerci che avevamo ragione e l’altro torto. Sono poche le persone con un animo sereno e obbiettivo. Che riescono a ricordare i momenti di felicità che hanno vissuto insieme, a riconoscere le qualità e le virtù di coloro da cui si sono separati, a riconoscere la propria parte di colpa.
Francesco Alberoni
Versione app: 3.16.3.0 (f58d054)