25 marzo: #Dantedì, Giornata nazionale dedicata a Dante Alighieri, istituita lo scorso anno dal Consiglio dei Ministri, su proposta del ministro della Cultura. 25 marzo: giorno di inizio del viaggio nell’aldilà della Divina Commedia secondo gli studiosi. 25 marzo: festa dell’Annunciazione.
Dantedì??!
Eh, sì. Proprio così.
Leggete qua:
25 marzo: #Dantedì, Giornata nazionale dedicata a Dante Alighieri, istituita lo scorso anno dal Consiglio dei Ministri, su proposta del ministro della Cultura.
25 marzo: giorno di inizio del viaggio nell’aldilà della Divina Commedia secondo gli studiosi.
25 marzo: festa dell’Annunciazione.
Sono passati ormai 700 anni (!) dalla morte di Durante Alighieri, Dante per gli amici.
700 anni sono tantissimi. Per venire ricordati dopo così tanto tempo vuol dire che, nel bene o nel male, bisogna essere stati davvero significativi!
Certo, molti di noi hanno studiato Dante a scuola, forse con pesantezza; altri ne sono stati affascinati tanto da approfondire gli studi su di lui una volta diventati grandi; per altri ancora è un personaggio indifferente.
Ma per che cosa lo ricordiamo?
Io, me lo ricordo principalmente per questo: la prof. di italiano alle superiori ci diceva che era il padre della lingua italiana. Eh, sì, perché in un tempo dove la maggior parte delle persone considerava di valore solo il latino, visto come lingua perfetta, lui ha dato risalto alla sua lingua materna, il fiorentino del XIV secolo. Lingua “materna”: parola che richiama un nome a noi molto caro, carico di affetto e di … casa.
E così, nella Divina Commedia, Dante ha utilizzato, assieme ai latinismi, anche parole elegantissime e parole bassissime, da quelle più sublimi (es. Uscimmo a riveder le stelle - Inferno, Canto XXXIV) alle parolacce (es. Di merda lordo - Canto XVIII, 116) fino ad arrivare a detti comuni che ancora oggi usiamo (es. Stai fresco – cfr Inferno, Canto XXXII, 117).
Che tipo! Ad essere sinceri però è riduttivo ricordarlo solo per questo; ne ha combinate di cose, il ragazzo!
Ad esempio: era innamorato!
Innamorato della sua cara e bella Beatrice, ma innamorato anche di un’altra persona. Ne era innamorato di un bene che ricorda quella parola che per noi è tanto cara affettivamente. Mi riferisco alla parola mamma,madre… a Maria.
Dante ne era così affascinato da inserirla nelle sue poesie e nelle sue opere. Le parole più poetiche, più sublimi, più belle le ha dedicate a lei caricandole anche di un linguaggio affettivo. Dante celebra Maria come solo un innamorato, un figlio, sa fare.
Forse non ha tutti i torti, e la festa di oggi, l’Annunciazione, ce lo ricorda bene.
Sentite qua:
Nella Divina Commedia è Maria che fa partire il viaggio di Dante perché lo vede in difficoltà. Va da Santa Lucia che, attraverso Beatrice, informa Virgilio del periodo buio che Dante sta vivendo.
Anche in questo periodo buio che ciascuno di noi, per motivi vari, sta affrontando, c’è Maria. Lei, con il suo sì, dice sì a noi, al nostro desiderio di vita felice. Quel sì all’angelo, inizio della nostra salvezza, continua ancora oggi. Dante ce lo ricorda da almeno settecento anni.
Ma il signor Durante Alighieri, va oltre: per lui Maria è anche modello nella vita quotidiana. Questo lo vediamo nel Purgatorio: in ogni cornice dove si scontano i sette peccati capitali, c’è sempre un momento in cui i penitenti hanno un richiamo sulla virtù opposta al vizio che devono scontare. Come primo esempio in ogni virtù è sempre posta Maria.
Un indizio importante questo: vuol dire che è lei il modello da seguire anche per noi ora. Ti senti il cuore che non ha pace? Leggi Maria nel vangelo, guarda i suoi atteggiamenti, le sue parole. Eviterai così il male ed entrerai in una vita virtuosa (un circolo virtuoso che spezza i circoli viziosi, quelli che non ti fanno mai sentire felice pienamente): guarda Maria ed eviterai il male, diventerai capace di dare un senso diverso al dolore che a volte provi.
Dante però non si ferma qui: nella Divina Commedia Maria intercede presso Dio per la nostra salvezza. Siamo soliti ricordare la famosa preghiera di San Bernardo (Paradiso, canto XXXIII) per il suo inizio poetico, ma in fondo con questa preghiera San Bernardo arriva al dunque perché chiede a Maria: “concedici di vedere Dio”. Maria è colei che ci permette di vedere il Signore. A suo tempo l’ha fatto perchè ci ha dato Gesù.
Ancora oggi per noi la visione di Dio passa attraverso l’intercessione di Maria. Quando ci rivolgiamo a lei, ci dà questa grazia: la grazia di vedere Dio e il sì che Lui, servendosi di lei, ha detto a noi. Il sì a una vita felice per noi.
Ecco quindi uno dei segreti di Dante: Maria. L’aver scoperto il sì di questa donna e l’avere scelto lui stesso di dire sì a lei come madre che vede le nostre fatiche e interviene, come madre che diventa nostro modello per una vita felice, come madre che ci regala Dio.
25 marzo: Dantedì
25 marzo: Annunciazione
25 marzo: ora tocca a te.
Allora, mentre proprio oggi aspettiamo l’uscita di “Candor lucis aeternae”, la lettera apostolica di Papa Francesco dedicata a Dante, ci auguriamo di aggrapparci alla Madonna, come ha saputo fare Durante Alighieri, certi, come lui, che il sì di Maria custodisce il nostro sì e ci dona il sì di Dio.
La redazione
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