«La camorra sicuramente non gradirà l'arrivo della Nazionale a Quarto» perché «è l'esatto opposto di quello di cui ha bisogno: silenzio e svolgere le sue attività del chiuso della collettività locale senza che dall'esterno ci siano attenzioni».
«La camorra sicuramente non gradirà l’arrivo della Nazionale a Quarto» perché «è l’esatto opposto di quello di cui ha bisogno: silenzio e svolgere le sue attività del chiuso della collettività locale senza che dall’esterno ci siano attenzioni. Il nostro progetto fa l’opposto».
A parlare è Antonello Ardituro, sostituto procuratore della Dda di Napoli e il progetto è quello della Nuova Quarto Calcio per la Legalità, un tempo società in mano ai clan, oggi simbolo antimafia. Progetto difficile, costellato in questi mesi da intimidazioni e contestazioni. Per questo la Nazionale di Prandelli è stata qui ieri per un allenamento in preparazione della partita con l’Armenia. «Abbiamo lavorato circa un anno, sia noi che la Federazione, per questo appuntamento. E’ un evento di grandissima importanza perché il senso del progetto era collegato proprio all’utilizzo della passione per il calcio per veicolare dei messaggi positivi di legalità in terra di camorra ed è di tutta evidenza che non si può puntare a più di questo. Avremo un momento di massima visibilità per poter diffondere questi messaggi e naturalmente siamo molto contenti che la causa sia stata sposata dalla Nazionale».
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Un «grazie» va anche a Prandelli...
Il ct si è già dimostrato molto sensibile ai temi sociali e di legalità. E questa è una conferma. Questo stadio vive tutti i giorni una battaglia per la legalità e quindi avere la Nazionale è un segno molto importante per la comunità e dà il senso, soprattutto ai giovani, che fare certe battaglie porta anche dei risultati da parte delle istituzioni, in questo caso quelle calcistiche, e di attenzione al territorio.
Quali sono in questo momento i rapporti con la cittadinanza?
In progressivo miglioramento però non posso dire che non ci siano più resistenze. Si percepisce che il progetto dà fastidio, però nel tempo le risposte positive sono arrivate. E devo dire che ci avvantaggiamo anche dall’avere in questo momento un’amministrazione comunale affidata a commissari prefettizi.
Purtroppo, in quanto il consiglio comunale è sciolto per infiltrazione camorrista...
Sì, purtroppo...è una situazione emergenziale, però da un certo punto di vista ci consente di avere un sicuro appoggio, cosa che non è detto che accada sempre, purtroppo, quando i comuni sono amministrati da politici eletti.
Quali sono i segnali contro la squadra?
L’anno scorso abbiamo avuto fatti molto evidenti come danneggiamenti dello stadio, furti, cori contro la squadra e anche contro di me. Oggi assistiamo al venir meno di questi fenomeni però abbiamo la sensazione, anzi più che una sensazione ma nel dettaglio non posso entrare, che ci siano delle controspinte ambientali perché più il tempo passa, più il progetto va avanti e più chiaramente ci sono alcuni ambienti che non lo sopportano.
Cosa dà più fastidio alla camorra di questa vicenda?
Alla camorra dà molto fastidio tutto quello che accende i riflettori sulla sua esistenza e sulle battaglie di legalità associate ad un territorio dove pretende di avere il controllo. Quindi è evidente che un progetto per la legalità che riesce ad avere un’eco così forte che travalica i confini territoriali ma ha anche un impatto sul territorio perché coinvolge tantissime persone dà molto fastidio.
Quanto è importante il calcio per la camorra?
E’ uno strumento per acquisire consenso sul territorio. Inserirsi in questo contesto significa inserirsi da insospettabili nel contatto con le persone.
Quanto è invece importante il calcio per trasmettere messaggi di legalità?
É straordinariamente importante perché non c’è quasi nulla in Italia o forse nel Mondo che abbia un seguito come il calcio. La nostra idea, forse piccola, forse banale, si è dimostrata una grande idea proprio perché ha saputo strumentalizzare positivamente la passione per il calcio mentre la camorra la strumentalizzava negativamente.
Ma chi gliela fa fare a un magistrato?
La camorra e le altre mafie non si vincono esclusivamente all’interno delle aule giudiziarie. E’ una condizione necessaria ma non sufficiente. C’è bisogno di creare consenso attorno alle battaglie antimafia e allora questo mi è sembrato, tra l’altro da grande appassionato di calcio, il modo giusto.
Ora quale è il prossimo passo?
Passare a una fase di stabilizzazione e di ritorno alla normalità. Il mio auspicio è che ben presto questa società, che in questo momento è gestita dall’amministrazione giudiziaria e con l’impegno di tante persone, possa tornare ad essere una società di calcio normale, ma che non perda nel suo nome il riferimento alla legalità e nelle sue attività una costante attenzione a queste battaglie
Antonio Maria Mira
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