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Capitolo 1

1868 - Don Bosco scrive la storia di un santuario dedicato a Maria SS. nella diocesi d'Acqui - Lettera a Don Bosco del Custode di questo santuario - Don Bosco affida a D. Giovanni Bonetti la revisione e correzione de' suoi manoscritti destinati alla stampa - D. Bonetti dotto e forbito scrittore: tutti i suoi studi sono ispirati da sentimenti di pietà: sua diligenza nel raccogliere ogni parola di Don Bosco: segni di sua stima per Domenico Savio e Michele Magone - Consigli o fioretti a lui dati da Don Bosco e ciò che il buon padre gli disse nel destinarlo alla casa di Mirabello - Santi proponimenti - Numero dei membri della Pia Società sul finire del 1867


Capitolo 1

da Memorie Biografiche

del 04 dicembre 2006

Sul finire del 1867, o sul principio del 1868, D. Bosco terminava un lavoro al quale, nei brevi ritagli di tempo libero, da tre anni aveva incominciato ad attendere. Egli non si rifiutava mai quando trattavasi di glorificare Maria SS. La sua penna aveva già descritto e si apparecchiava a descrivere le apparizioni, i santuari, le grazie della Madonna alla Salette, a Lourdes, a Spoleto e in altri luoghi; ed ora consegnava le sue memorie storiche del Santuario della Vergine Santa posto nella Pieve del villaggio

di Ponzone, diocesi d'Acqui, al Sacerdote Poggio Giuseppe che lo aveva pregato di prendersi questo incarico.

Il Santuario della Pieve venne eretto in tempo antichissimo, certamente prima dell'anno mille dell'era volgare e forse la sua fondazione rimonta fino ai primi secoli della Chiesa. Ciò non deve recar stupore, poichè si crede, e non senza fondamento, che S. Pietro siasi portato in Acqui e nelle regioni all'intorno e abbia ammaestrato le popolazioni nella religione cristiana essendo in viaggio per evangelizzare le Gallie. Dopo di lui venne San Siro, suo discepolo, il quale, come il suo maestro, colla predicazione e coi miracoli, finì di convertire i popoli Acquensi e Liguri. Dai due missionarii taumaturghi fu certamente radicata in quelle terre la divozione alla Madre Santissima del Salvatore Gesù, e forse non è molto posteriore a quei tempi il Santuario suddetto, del quale una tradizione costante ed universale così racconta l'origine.

Una famiglia di Ponzone aveva una figliuola muta. Onesta per ordine de' genitori conduceva sovente l'armento alla pastura sul colle, vicino al ripiano dove sorge presentemente il Santuario. Ed ecco un bel giorno comparire dinanzi a lei una Signora magnificamente vestita e di una bellezza celestiale. Un soave sorriso le fioriva sulle labbra, dagli occhi suoi spirava una bontà, una dolcezza ineffabile. A questa comparsa la buona fanciulla rimase come estatica e, guardandola, sentivasi innondare l'anima da un mare di gioia. Ben tosto ella capì che quella bella Signora non poteva essere che la Regina del Cielo.

 - Va' a casa, le disse Maria SS. e avverti i tuoi genitori che dicano agli abitanti del paese e del vicinato che innalzino in questo luogo un tempio in mio onore.

E disparve.

La buona fanciulla, discese tosto dal monte, presentossi ai suoi parenti e, come se non fosse mai stata muta, prese a parlare liberamente, a raccontare la comparsa di Maria SS,

e le parole udite dalle sue labbra materne. I genitori rimasero strabiliati dall'evidente miracolo della muta che aveva acquistata la loquela, credettero, e con essi tutti gli abitanti dei paesi vicini, e in breve s'innalzò il sacro edifizio. Da quel tempo fino ai nostri giorni innumerevoli furono le grazie spirituali e temporali concesse da Maria SS. ai suoi devoti.

Don Bosco aveva cercato documenti, visitato archivii, consultato memorie ecclesiastiche e pare che siasi anche recato a Ponzano.

Al presente il Santuario si innalza sul ripiano del monte ed è chiuso all'intorno da una forte muraglia con un'alta porta arcuata d'ingresso. La chiesa è d'una sola navata assai grande, di bello e maestoso disegno, ricca di stucchi e pitture, con cinque altari e sul maggiore la statua di Maria SS. tenuta in somma venerazione da tempo immemorabile.

Intorno all'opuscolo scritto da Don Bosco noi abbiamo il seguente documento.

 

W. G. M. e G.

 

Rev.mo sig. Don Bosco,

 

Ho ricevuto il manoscritto contenente la storia di questo Santuario. Per ubbidire a quanto la S. V. Rev.ma si compiacque significarmi nella sua venerat.ma ultima, l'ho letta e riletta: e parendomi che vi fosse qualche cosa da aggiungervi o da cambiarvi, benchè sì poco adatto per tale oggetto, confidato nell'assistenza di Maria, Sede della Sapienza, mi son messo a ricopiarla facendovi in questa copia quelle aggiunte e variazioni che nella mia ristretta cognizione mi parevano del caso, e lasciando così intatto l'originale. Sperando fra pochi giorni d'aver finita questa copia alquanto diversa dall'originale, ho stabilito di venire io stesso a presentare l'una e l'altra alla S. V. Rev.ma per darle spiegazioni a viva voce dei motivi delle mutazioni fatte (lasciandone però interamente il giudizio alla di lei saggezza e per intenderla su diverse cose alla detta storia relative.

Prima però di costì recarmi io la prego ad avere la bontà di significarmi al più presto, se la S. V. rev.ma si troverà a casa sul principio dell'entrante settimana, epoca in cui, a Dio piacendo, sarei disposto a venire costì; inoltre se crede ben fatto, che io per guadagnar tempo ed a scanso di maggiori disturbi, presenti prima a Monsignor Vescovo di Acqui, per la formalità della revisione, la detta storia.

Da ultimo vorrei pregarla ad aver la bontà di darmi ospizio, se le fosse possibile, in cotesto Oratorio nel poco tempo che dovrò fermarmi, onde possa aver maggior facilità e campo di sbrigarmi al più presto, sia per la critica stagione in cui siamo, che per le occupazioni che ho.

Pregando di cuore la SS. Vergine che si degni ampiamente rimunerarla per quanto essa si affatica per questo suo Santuario, la riverisco ben distintamente, raffermandomi intanto con profondo rispetto di V. S. Rev.ma

Dal Santuario di N. S. della Pieve, 13 novembre 1866.

 

Um.mo Servo

P. POGGIO GIUSEPPE.

 

Don Bosco aveva consegnata copia del suddetto manoscritto a D. Giovanni Bonetti, poichè è fra i quaderni di questi che noi l'abbiamo trovata. A Don Bonetti, prima ancora che fosse sacerdote, egli rimetteva le sue opere destinate alla pubblicazione perchè le rivedesse e correggesse, e talvolta perchè le completasse. E così continuò per tutto il tempo di sua vita.

Don Bonetti era in ciò il suo braccio destro, infaticabile. Valente scrittore, egli era minutissimo nelle correzioni, delle quali i suoi manoscritti sono così tempestati, che molte pagine riescono quasi indecifrabili. Lasciò un gran numero di prediche e pare non salisse mai in pulpito senza averle scritte, ovvero ordinate con una larga traccia, e sempre con ricchezza e precisione di dottrina.

Avendo Don Bosco perduti, come si è già detto, più quaderni di una sua storia universale della Chiesa, Don Bonetti ebbe incarico di colmare egli quella lacuna; e incominciò il suo lavoro verso il 1862, continuandolo per molti armi. Ma di questo non ci rimane che la prima Epoca in due volumi manoscritti, comprendenti 1261: pagina con citazioni bibliche, patristiche e di autori ecclesiastici e profani senza numero. Don Bosco di sua mano vi poneva molte postille. Ma la moltitudine delle occupazioni troncò infine un'opera che lo stesso Santo Padre, come vedremo, desiderava fosse compiuta specialmente in sostegno della infallibilità del Capo della Chiesa.

Don Bonetti aveva pure scritto, in omaggio a Don Vittorio Alasonatti, la vita del Beato Cherubino Testa, che rimase inedita: e pi√π tardi compose anche una Vita di Maria Vergine, e la Vita e dottrina di Ges√π Cristo narrata e spiegata secondo il Vangelo ad una famiglia fedele e in difesa contro gli assalti degli empi. Di altri suoi scritti, pubblicati nelle Letture Cattoliche, parleremo a silo tempo.

Don Bonetti univa alla scienza un grande spirito di pietà che, Don Bosco aveagli impresso nel cuore fin dal 1855 allorchè era entrato nell'Oratorio. Le iscrizioni, poste da lui sopra la copertina dei suoi quaderni di scuola, sono parole uscite dalla bocca e dalla penna di Don Bosco.

Su quelli del ginnasio si legge: - Frequente ricorso a Maria - Fuga rigorosa demonio - Maria, mater tua - e in questi egli notò l'etimologia e la spiegazione di parole latine, greche e qualcuna ebraica, data da Don Bosco ai giovani, in pubblico e in privato e nelle prediche nel 1857.

Su quelli dei corsi di Filosofia sta scritto: - Sedes sapientiae ora Pro me - Da mihi animas caetera tolle. - Per godere piena libertà di spirito, bisogna staccare intieramente il cuore dalle cose di questa terra. - Chi si dilunga dagli amici e dai parenti, si accosta a Dio ed agli angeli suoi (Kempis). - E più volte: - Savio Domenico era mio compagno e condiscepolo: dunque: Si ille, cur non ego?

Gli era pure carissimo ed invocava il nome di un altro santo giovinetto, quello di Michele Magone, del quale era stato assistente. Di lui conservava, tra le sue carte, come preziosa reliquia i compiti di scuola, che ora son riposti negli archivi.

In fine sui quaderni di Teologia si legge: - Viva Maria: Viva Domenico Savio: Viva Don Bosco. - Diabolus te semper occupatum inveniat (S. Gerolamo). - Dulcedo multiplicat anticos et mitigat inimicos.

In una busta, sulla quale è l'indirizzo autografo di Don Bosco: Al sig. chierico Bonetti, abbiamo trovato piccole striscie di carta, sopra ognuna delle quali è scritto un fioretto o consiglio spirituale. Eccoli con ordine.

 - Reciterai una Salve Regina per l'Opera della Propagazione della Fede.

 - Sentirai una Messa per la conversione dei peccatori.

 - Reciterai il salmo Miserere per la conversione degli scandalosi.

 - Reciterai la terza parte del Rosario con le Litanie per la conversione degl'infedeli, eretici e scimastici.

 - Praticherai qualche austerità corporale o qualche astinenza nel cibo per i peccatori intemperanti.

 - Reciterai un atto di speranza con una Salve per quelli che si trovano in disperazione, o in qualche grande sventura.

 - Offrirai il tuo cuore a Gesù ed a Maria,

 - Reciterai gli atti di Fede, Speranza e Carità per i bisogni di Santa Chiesa.

 - Ascolterai una Messa per la conversione dell'Inghilterra.

 - Farai una visita a Gesù Sacramentato per risarcire tutte le offese che riceve nel Divino Sacramento.

 - Dinnanzi all'altare di Maria Vergine reciterai le litanie della R. V. con una Salve per tutti i tuoi compagni.

 - Farai qualche elemosina per l'opera della propagazione della Fede.

 - Reciterai cinque Pater, Ave e Gloria in onore della Passione di N. S. Gesù Cristo.

 - Reciterai le sette allegrezze di Maria Vergine, con le Litanie, per tutti i Ministri di Dio.

 - Reciterai il Veni Creator per ottenere dallo Spirito Santo lumi e grazie per te e per tutti i peccatori.

 - Reciterai 7 Ave Maria in onore di Maria Vergine Addolorata per ottenere da Lei la sua protezione in vita, e principalmente in punto di morte per te e per tutti i tuoi parenti.

 - Appena tentato dirai: Gesù mio, misericordia; Maria, aiutatemi.

 - Farai una Comunione in onore dei Sacri Cuori di Gesù e di Maria per tutti i Confratelli, sì vivi che defunti.

 - Reciterai la terza parte del Rosario per tutti i tuoi benefattori, sì spirituali che temporali.

 - Reciterai 3 Ave Maria per ottenere per te o per tutti i tuoi parenti la perseveranza finale.

 - Reciterai il Veni Creator per ottenere i sette doni dello Spirito Santo.

- Dirai l'Ave Maris Stella per tutti quelli che si trovano in disgrazia di Dio.

 - Pregherai la SS. Vergine onde t'inspiri quale sia la tua vocazione.

 - Chiederai a Gesù ed a Maria queste tre virtù: umiltà, purità e carità, recitando tre Ave Maria con tre Gloria Patri.

Don Bonetti lasciò pur memoria di due avvisi datigli da Don Bosco:

“ La divozione al SS. Sacramento ed a Maria SS. saranno due potenti sostegni per te e per tutti quelli ai quali la inculcherai ”.

“ Maria sia la tua celeste protettrice adesso e per sempre; nelle sue mani io raccomando l'anima tua ”.

In un altro suo foglio si legge: “ Prima di partire da Mirabello il 27 novembre 1863 Don Bosco mi disse:

“ Desideravi che io ti mettessi alla prova, ora vi sei. Potremo ora vedere a quale uffizio in particolar modo ti chiami il Signore. Io pensai e penserò a te e finchè il Signore mi darà vita mi adoprerò a fare la tua felicità non solo spirituale ma temporale ancora. Tu sta' allegro e se qualche fastidio od afflizione, sia dell'anima sia del corpo, viene a sorprenderti, scrivimi ed io ti toglierò da ogni pena. Il tuo patrimonio è in via di aggiustamento; ti avvertirò di quanto occorrerà. Mi raccomando di aiutare Don Rua. Iddio ti benedica ”.

È il ch. Bonetti, generosamente secondando l'impulso che gli dava Don Bosco, così scriveva, fermo nel mantenere i suoi proponimenti:

 

Mirabello, 25 aprile 1864.

 

1° Voglio adoperarmi con ogni impegno di ottenere un'intima unione con Gesù e Maria, facendo frequenti Comunioni spirituali e calde giaculatorie.

2° Voglio fare grande stima di ogni più piccola azione, di ogni più breve orazione, animandomi a compierla bene col pensiero che così facendo aggiungo ad ogni volta una bella rosa, o gemma preziosa alla mia corona celeste. Maria, siate mia mamma.

Noi noteremo come da eguale spirito di pietà, di lavoro e di sacrificio, era animata la maggior parte dei confratelli. Qui abbiam detto specialmente di lui pel motivo che da poco tempo abbiamo scoperte queste e altre sue note riguardanti gli anni dei quali abbiamo già esposti gli avvenimenti in queste Memorie, e perchè si conoscano sempre meglio i suoi rapporti con Don Bosco.

Gli altri membri della Pia Società Salesiana, di molti dei quali avremo occasione di scrivere, sul finire del 1867 erano quasi cento, compresi quelli dei collegi di Mirabello e di Lanzo. I sacerdoti erano quattordici, i chierici teologi quarantotto, parte coi voti, parte ascritti od aspiranti: alcuni, velluti da varie diocesi, erano desiderosi di ritornarvi, e Don Bosco li manteneva agli studi e li provvedeva gratuitamente di tutto. Ventitré erano gli studenti di filosofia, dei quali dodici non avevano ancor messa la veste clericale, poichè Don Bosco pensava di fondare altrove un liceo per loro. Finalmente tre soli i coadiutori professi.

Un avviso che D. Bosco dava a tutti è quello ripetuto in una lettera indirizzata a Mirabello:

 

Caro Don Bonetti,

 

Ti mando alcuni fogli del can.co Gliemone. Ho ricevuto con piacere la tua lettera.

Coraggio, i tuoi sforzi siano diretti a conservare l'unità di volere tra superiori, perchè vogliano tutti una, cosa sola, salvare molte anime e tra esse l'anima propria.

Dio ti benedica ed abbimi tutto tuo,

Torino, il penultimo del 1863,

 

Aff.mo in G. C.

Sac. BOSCO GIOVANNI.

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