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Capitolo 10

Lotteria 1862 - Note e Documenti.Perchè D. Bosco era insistente nel chiedere la carità - La sua parola persuasiva ottiene quanto egli ha di bisogno - La Pubblica beneficenza risvegliata in molti luoghi da' suoi appelli - Una nuova Lotteria: lettera circolare - Adesione de' benefattori - Perquisizione nel palazzo del Conte Cays - Invito stampato per la lotteria e motivi di questa: Piano di regolamento - D. Bosco si rivolge ai Principi Reali perchè accettino la presidenza della lotteria: i principi non possono accettare: accetta il Sindaco di Torino - - Nomi de' membri della Commissione per la lotteria.


Capitolo 10

da Memorie Biografiche

del 01 dicembre 2006

 La formazione delle scuole cattoliche, l'impianto di una tipografia, le dispute co' protestanti il ricevimento delle abiure dei loro adepti, le lotte collo spirito delle tenebre, le abituali infermità, le cure necessarie dirette a preservare gli alunni dal male non avevano infiacchito l'animo di D. Bosco nella ricerca di grandi somme, per sopperire alle tante spese richieste dalle sue opere già iniziate e per l'innalzamento di nuovi edifizi nell'Oratorio di Valdocco.

Scrisse il Teologo Reviglio. “ La sollecitudine di D. Bosco nell'andar questuando cresceva col moltiplicarsi delle sue opere e de' suoi giovani; e la sua vita fu tutta quanta nel provvederli del necessario per l'anima e pel corpo. Talora usciva per andare a battere alle porte dei benefattori, povero al punto di essere ridotto a chiedere qualche soldo al signor Rossi Giuseppe, per le eventuali lemosine da distribuirsi strada facendo, Ma le primarie famiglie Torinesi, capacissime di scorgere la virtù negli uomini, avevano riconosciuto in D. Bosco un sacerdote incaricato dal cielo di una missione speciale e la stima che gli professavano cresceva a misura che lo avvicinavano. Presentandosi egli, non solo otteneva soccorsi, ma riceveva tali dimostrazioni di devozione e di rispetto, che maggiore, parmi, non si potevano professare ad un santo ”.

Qualche persona tacciò D. Bosco di essere troppo insistente nel chiedere la carità; egli però era solito a dire che bisognava fare il bene ed averne i mezzi. Ex nihilo, nihil. Senza denaro, non potersi far niente o ben poco.. Anche i più grandi saliti ne avevano avuto di bisogno. Ed egli era abilissimo a raccoglierne, perchè Dio evidentemente aveagli dato un tale dono.

La sua parala produceva miracoli di persuasione. Un giorno aveva predicato sul distacco dai beni temporali e, pochi minuti dopo essere sceso dal pulpito, si vide comparire innanzi un signore che la mattina stessa gli aveva portato in imprestito dodicimila lire.

 - Ecco, gli disse quel signore, presentandogli la ricevuta; questo è un biglietto che lei può stracciare; io non ne ho più bisogno. 1 miei occhi, per le sue parole, si sono aperti alla vera luce. Dio solo, non c'è altro che Dio. - Dopo qualche anno, quel benefattore abbandonava il secolo e rinunziava ad una beffa fortuna per farsi povero e vivere in povertà con D. Bosco.

Qualcuno tentando di menomare il merito di D. Bosco, osò dire: - Egli ha operato il bene col danaro altrui. - Ma ciò è appunto che deve farlo ammirare. Se egli fosse stato milionario ed avesse eretto co' proprii mezzi le sue case, non vi sarebbe motivo di meraviglia. Avrebbe dato un po' della ric­chezza a lui da Dio largita. Ma egli con nulla interessò i ricchi a favore del povero, ampliò la beneficenza, rese partecipi del suo merito i benefattori, strinse più intimamente il legame di fratellanza fra quelli che molto posseggono e quelli che vivono nella miseria.:E per questo che l'opera sua sorpassa le forze umane!

Dio benedetto, oltre l'efficacia della parola, rendeva efficaci i suoi scritti. Non alle sole famiglie di una città, ma alle provincie, ai regni, al mondo intero doveva fare appello per raggiungere il suo scopo che era mondiale. Per ciò necessaria la pubblicità. Egli ardito, tenace in ogni manifestazione dei suoi disegni, non si trincerava dietro una taciturna modestia. Umile e modesto in se stesso, sapeva di essere obbligato a far palese a tutti la sua missione. Nello stesso tempo colle sue opere persuadeva molte popolazioni, che non avevano coraggio di metter mano in tempi di miserie a nuove Istituzioni, a riconoscere la propria potenza caritativa e ad innalzare ospizii colossali.

D. Bosco adunque ricorreva alla stampa. Così aveva fatto nel passato non ostante la disapprovazione di molti, i quali poi saran costretti ad imitarlo; così farà per l'avvenire, ed ora nel 1862 bandiva una nuova lotteria colla seguente lettera litografata.

 

Charitas benigna est, patiens est.

La carità è benigna e paziente.

S. Paolo.

 

Ill.mo Signore,

 

La carità di Nostro Signore Gesù Cristo che in ogni cosa è benigna e paziente, mi fa sperare da V. S. Ill.ma benevolo compatimento al disturbo che le sono per cagionare. Le cose che la Divina Provvidenza mi pose tra le mani mi mettono in quest'anno nella necessità di ricorrere alla piccola e pubblica beneficenza mediante una lotteria di oggetti. Questo mezzo, è vero, essendo da qualche tempo assai spesso praticato, divenne presso a taluno meno gradito, tuttavia non seppi trovarne altro più compatibile ai tempi e più acconcio al bisogno.

Affinchè Ella abbia un giusto concetto del genere di spese cui trattasi di sopperire, ne darò qui breve cenno.

Primieramente sono i tre Oratorii di S. Francesco di Sales in Val­docco, di S. Luigi a Porta Nuova, del S. Angelo Custode in Vanchi­glia. In queste tre chiese si fanno le sacre funzioni mattino e sera, si amministrano i santi Sacramenti, e si istruiscono i giovanetti più perico­lanti, i quali numerosi vi intervengono. Questi giovani, cui spesso tocca somministrare vitto e vestito, per quanto si può, vengono collocati a padrone per apprendere un mestiere. Ma le tre chiese non hanno red­dito fisso per provvedere quanto è necessario pel Divin culto e sono sprovvedute degli arredi indispensabili. Di più i locali di Vanchiglia e di Porta Nuova sono a pigione, il primo a f. 650 annui, il secondo a f. 500. Oltre il fitto corrente vi sono alcuni arretrati, che dovrebbero già essere prima d'ora pagati. In questi locali stessi, e per le scuole diurne e per le scuole serali, si dovettero fare molte riparazioni indi­spensabili, in gran parte ancor da pagare. Avvi pure un ragguardevole numero di giovani artisti e anche di studenti, ricoverati nella casa annessa all'Oratorio di Valdocco, cui si provvede pane, istruzione, vestito, alloggio e mestiere; per costoro la spesa è assai grave.

Accennato così lo scopo della lotteria, io fo umile invito a V. S. Ill.ma a volermi venire in aiuto;

I° Per raccogliere quegli oggetti che caritatevoli persone le volessero consegnare, dando poi mano a distribuire alcuni biglietti a tempo opportuno.

2° Qualora Ella conoscesse chi volesse accettare il benefico incarico di promotore o di promotrice di questa lotteria, massime se secolari, usasse la bontà di indicarmene il nome, il cognome e la dimora; di poi io stesso ne farei regolare invito.

3° Che se V. S. per qualche speciale motivo non giudicasse che il suo nome comparisse notato nel catalogo dei promotori e delle promotrici, la pregherei rispettosamente di volermelo significare in quel modo che a Lei riuscirà di minor disturbo.

Spero di poterle presto trasmettere l'analogo piano di regolamento insieme colle altre notizie che riguardano a questa lotteria, che in modo particolare alla nota e provata di lei carità raccomando.

Il Signore Iddio, che è infinitamente ricco in favori, largamente la ricompensi concedendole sanità e copiose benedizioni. Intanto da parte mia e a nome dei giovani beneficati, le offro i più sentiti ringraziamenti, mentre con pienezza di stima ho l'onore di professarmi Di V. S. Ill.ma

Torino, 30 Gennaio 1862.

 

Obbl.mo Servitore

Sac. Bosco Giovanni.

 

 

 

Le persone benefiche da ogni parte si affrettavano a dimostrare la loro simpatia per l'Opera degli Oratorii, e bastino fra tante le due lettere che presentiamo ai lettori.

 

Nizza, li 9 Febbraio 1862.

 

Signor Abbate,

Ho ricevuta la lettera che V. S. ebbe la bontà di indirizzarmi, e l'ho letta col vivo interesse che m'ispirano le sue opere. Nessuno meglio del Conte di Camburzano e di me stessa è convinto della importanza de' suoi istituti e della loro immensa utilità al punto di vista cattolico e sociale.

Non ostante il progresso delle dottrine empie, non ostante la strage desolante che fa l'immoralità in mezzo delle nostre popolazioni, Ella va preparando una tribù eletta di giovani, le cui virtù, i cui fermi principii e l'innocenza dei costumi consolano le anime di fede e danno esempi i più edificanti.

 Noi faremo quanto potremo per la lotteria e ci stimeremo fe­lici di poterle per tal modo provare quanto abbiamo a cuore le sue opere. La ringrazio poi delle preghiere che promette di fare per noi, perchè io ho una grande fiducia nelle medesime.

Voglia gradire, Signor Abate, insieme cogli omaggi del Conte di Camburzano, l'espressione della mia pi√π alta stima e del mio profondo rispetto.

 

Contessa di  Camburzano

 

 

Ad un foglio del Barone Ricci dimorante in Cuneo rispondeva D. Bosco.

 

Car.mo Sig. Barone,

 

Probabilmente La potrò servire di un buon domestico e tic parleremo all'occasione che Ella farà una gita a Torino.

Ogni tempo, purchè io sia in casa, è a sua disposizione. Le ore più tranquille sono generalmente dalle 9 alle 12 mattutine.

La ringrazio delle buone disposizioni che manifesta per la nostra Lotteria. Spero che avrà buon esito..

Oggi dalle io mattino alle 3 pomeridiane fu fatta una solenne perquisizione al conte Cays, come Presidente della società di S. Vincenzo de' Paoli etc.

Il Signore doni a Lei ed alla Sig. sua moglie sanità e grazia mentre con pienezza di stima mi professo di V. S. Car.ma

Torino, 9 Febbraio 1862.

 

Obbl.mo Servitore

Sac. Bosco Giovanni.

 

 

 

Spiegando l'eccettera di D. Bosco, diremo che la Domenica 9 Febbraio, per ordine del Questore, un delegato con una frotta d'impiegati e di agenti di polizia aveva invaso il palazzo del Conte Cays di Giletta, per sequestrargli alcune lettere pervenutegli dal Presidente del Consiglio generale di Parigi della Società di S. Vincenzo de' Paoli, signor Baudon. Frugarono e rifrugarono con rigoroso esame armadii, tavolini, scanzie, carte, lettere, tutti i documenti della Conferenza, ma nulla trovarono che potesse porgere il minimo sospetto di cospirazioni contro l'ordine stabilito in Italia e in Francia. Dove credevano di trovare scritto: politica, si trovò ovunque carità e sola carità ai poverelli di Gesù Cristo. Il Conte Cays infatti, non essendo più deputato al Parlamento, dal 186o, lasciata ogni altra cura, era sempre tra i primi ogni qual volta trattavasi di compiere un bene o di impedire un male. Si occupava nell’impiantare e presiedere le conferenze di S, Vincenzo de' Paoli in città e fuori, nel visitare gli infermi nelle case e negli ospedali, nel soccorrere i poveri più derelitti, nel catechizzare i fanciulli.

E in queste lotterie egli fu sempre di grande aiuto a Don Bosco; il quale andava preparando il programma di quest'ultima, consegnandolo alle stampe per averne migliaia di copie.

Stampato il programma, il 22 febbraio, D. Bosco supplicava i principi reali Umberto ed Amedeo ad accettare la presidenza della lotteria; ma non potè essere compiaciuto.

 

 

CASE D'EDUCAZIONE DEI REALI PRINCIPI.

 

 

Moncalieri, - 24 Febbraio 1862.

 

Ill.mo e Molto Rev. Signore,

 

Onde distogliere il meno possibile i giovani Principi dai loro studii ordinarii venne stabilito in massima che, finchè dura la loro educazione, Essi non possano accettare d'essere Presidenti di veruna Società ed Istituto, eccetto in casi rarissimi e col consenso di S. M. da ottenersi direttamente dai richiedenti.

Laonde finchè questa circostanza non si realizzi, devono Essi, Loro malgrado, rinunciare alla fatta offerta della Presidenza della Lotteria a favore dei tre Oratorii menzionati dalla S. V. Molto Rev.da: ma si riservano però di soccorrere quei pii Istituti acquistando biglietti della Lotteria col peculio della loro cassetta particolare.

 

Il Governatore dei Reali Principi Rossi.

 

 

Si rivolse allora al Sindaco di Torino, Lucerna di Rorà Marchese Emanuele, il quale accettò la presidenza della Commissione, così formata:

 

Lucerna di Rorà, marchese Emanuele, Sindaco di Torino, presidente.

Duprè cav. Giuseppe, vice - presidente.

Cotta comm. Giuseppe senatore del Regno, cassiere.

Oreglia cav. Federico, segretario.

Baricco teol. cav. Pietro, assessore del Municipio.

Biandrate di S. Giorgio, conte.

Bosco di Ruffino cav. Alleramo.

Bosco sac. Giovanni, direttore degli Oratorii.

Cays di Giletta conte Carlo, Caselette.

Chiala Cesare, impiegato.

Costa della Torre conte Francesco.

Fassati march. Domenico.

Ferrari di Castelnuovo march. Evasio, Castelnuovo Scrivia.

Galleani d'Agliano cav. Lorenzo.

Gonella avv. cav. Marco, Chieri.

Migliassi Giuseppe, negoziante.

Mont√π cav. Giuseppe, negoziante.

Provana di Collegno conte Alessandro.

Roasenda di Roasenda cav. Giuseppe, Sciolze.

Scarampi di Pruney march. Lodovico.

Seyssel d'Aix conte Aymar.

Solaro della Margherita conte Alberto.

Villa di Monpascale conte Giuseppe.

 

 

 

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