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Capitolo 11

D. Bosco è messo alla prova sul pulpito - Il primo corso in iscritto di esercizi spirituali - Ogni giorno un fatto di Maria - La medaglia miracolosa - L'apparizione ad Alfonso Ratisbona - Altro avvenimento religioso in Piemonte.


Capitolo 11

da Memorie Biografiche

del 19 ottobre 2006

 Eran passati pochi mesi dacchè D. Bosco si trovava al Convitto, quando incontrandosi il Parroco di Castelnuovo con Don Cafasso, gli chiese se nulla di singolare avesse scoperto in lui riguardo all’oratoria sacra. Avendogli risposto Don Cafasso conoscerlo per sacerdote dabbene, ma nulla avere finora osservato di straordinario intorno al suo modo di predicare, poichè non erasi presentata occasione, Don Cinzano gli disse: - Se vuol conoscerlo, lo invii a dettare un quaresimale od una novena, senza prima avvertirlo, e poi ne vedrà la riuscita. - Accettò D. Cafasso la proposta, ed occorrendogli di dover mandare un prete a far la predica per nove giorni all'Ospizio di Carità, ne incaricò D. Bosco, avvertendolo però solo la sera innanzi. Obbedì D. Bosco e si recò a compiere la sua missione. In quel frattempo il Parroco suddetto incontrando di bel nuovo D. Cafasso: - Ebbene, gli chiese, ha provato D. Bosco? È vero quanto le ho detto sulla sua abilità nel predicare? - Sì, rispose Don Cafasso; l'ho invitato a fare una novena all'Ospizio di Carità senza che fosse preparato. Vengo da udirlo questa mattina; gli ho domandato se avesse ancora materia sufficiente per continuare le prediche e mi rispose di sì. Così D. Bosco continuò a fare tutta la novena con grande meraviglia di D. Cafasso e di tutti gli altri che sapevano come tutte quelle prediche fossero state improvvisate, per le sante insidie che gli furono tese. Così ci narrava il Teologo Cinzano. La grazia speciale chiesta da lui al Signore, che la sua parola in qualunque luogo e circostanza tornasse sempre efficace, gli era stata abbondantemente conceduta. D. Bosco aveva già scritto un certo numero di sacre orazioni che trattavano di Maria SS. e di vari santi, ma non ancora erasi occupato di mettere in carta altri argomenti dogmatici e morali. Però, acciocchè non fosse altre volte colto all'improvviso e perchè la sua parola riuscisse di maggior vantaggio alle anime, in quell'anno 1842 incominciò a preparare i suoi corsi di predicazione. Abbiamo i seguenti manoscritti, che si conservano gelosamente colla data, del giorno, nel quale furono finiti.

Introduzione agli esercizi.  - 2 aprile 1842.

Il peccato mortale.  - 17 aprile 1842.

La morte del peccatore.  - 1° luglio 1842.

Colla morte finisce il tempo e comincia l'eternità.  - 17 luglio 1842.

La misericordia di Dio.  - 20 luglio 1842.

I due stendardi. - 23 luglio 1842.

Istituzione dell'Eucaristia.  - 12 agosto 1842.

Sulla frequenza della SS. Comunione. - 22 agosto 1842.

Molte altre sue prediche noi possediamo, ma di anno incerto e solo ancor una di quest'anno sulla Visitazione di Maria SS. portante sul margine la scritta: Il 9 giugno 1842 nel ritiro delle Orfanelle. Nominando qui la Madonna mi vien bene di accennare come una delle più grandi sue gioie fosse il predicare di Lei. L'udimmo noi stessi incominciare così l'esordio parlando del SS. Rosario. “Se in questo giorno mi fosse dato di salire alla contemplazione delle cose celesti, presentarmi al trono della Vergine Benedetta, oh come vorrei descrivervi adeguatamente, o fratelli, la sua santità immacolata, la sua bellezza, la grandezza de' suoi meriti e delle sue misericordie, la sua dignità come Madre di Dio... Ma purtroppo siamo ancora poveri peregrini e lontani dalla patria e dalla cara Madre nostra... Tuttavia abbiamo la fede e pieni di questa ragioneremo di Maria SS. tutta pietosa, tutta benigna per noi...” Sulle sue labbra, tali parole avevano un incanto inesprimibile da non dimenticarsi mai più e i cuori palpitavano della più tenera divozione verso la Madre celeste. E non solo dal pulpito, ma di Lei era solito parlare ogni giorno ed in qualunque ora del giorno; imperocchè avendo il cuore ardentissimo di affetto per la Regina del cielo e della terra e la mente ripiena di inesauribili argomenti per esaltarne la potenza, la gloria e la bontà materna, giammai mancò alla risoluzione presa di raccontare ogni giorno un fatto, una grazia, un miracolo di questa potentissima Signora. Tanto più che i suoi portenti e le sue apparizioni molteplici nel secolo XIX di tratto in tratto rendevano sensibile il suo continuo patrocinio sulla chiesa cattolica e su tutti i fedeli. Gli uditori non difettavano mai, poichè o li incontrava, o li andava a cercare, secondo il proposito fatto. Innamorato della Immacolata Concezione, cui credeva fermamente, benchè la Chiesa non l'avesse ancor dichiarato come dogma di fede, si procurava e distribuiva gran numero di quelle medaglie dette miracolose, perchè i fedeli se le mettessero al collo. La medaglia da una parte ha l'effigie di Maria, che, ritta sul globo terracqueo, tiene sotto i suoi piedi un serpente, mentre dalle sue mani spante, aperte, abbassate partono fasci di raggi illuminanti la terra, simbolo di grazie e di benedizioni. Intorno si legge l'iscrizione: O Maria, concepita senza Peccato, Pregate per noi, che ricorriamo voi. Nel rovescio vi è la lettera M avente sopra la croce e sotto due cuori; il cuore di Gesù circondato da una corona di spine, ed il cuore della Vergine trafitto da una spada; al tutto poi fan corona dodici stelle. Questa medaglia, simbolo di protezione divina, banditrice di un nuovo titolo della Madonna, era stato un dono del cielo.

La sera del 18 luglio 1830, Catterina Labouré, figlia della Carità di S. Vincenzo de Paoli, dormiva in uno dei vasti cameroni della casa del noviziato a Parigi. L'orologio batteva le undici e mezzo, quando la novizia sentì chiamarsi per tre volte di seguito: - Suor Labouré! - Svegliatasi perfettamente, tirò alquanto la cortina del letto dalla parte donde aveva udita la voce, e con suo stupore vide un bambino dell'età dai quattro ai cinque anni. Era vestito di un lino candidissimo e dalla bionda sua testa, come da tutta la sua personcina, partivano vivissimi raggi che illuminavano tutto quanto eragli intorno, e con voce soave ed armoniosa le disse! - Vieni, vieni in cappella: la Santissima Vergine ti aspetta. - La Suora come estatica, ma indecisa, pensava: Alzarmi? Uscire da questa sala? Sarò scoperta da qualcuna delle tante compagne! E il leggiadro bambino rispondendo al pensiero della Labouré: - Non temere di nulla, soggiunse: sono le undici e mezzo, dormono tutti, ed io verrò in tua compagnia. - A coteste parole Suor Catterina si veste in fretta e segue il fanciullo che le camminava sempre a sinistra, mandando raggi di luce, mentre le lampade dei corridoi accendevansi al suo passaggio. Crebbe lo stupore e la meraviglia della novizia, quando giunta alla porta della cappella, che sapeva essere saldamente chiusa, al solo tocco del dito della sua guida la vide spalancarsi e trovò la cappella tutta illuminata precisamente come alla Messa di mezzanotte del S. Natale. Giunta alla balaustrata, quivi la Labouré s'inginocchiò, e il fanciullo entrato nel presbiterio si fermò in piedi stando a sinistra. Lunghi parevano a Suor Catterina quei momenti di aspettazione. Finalmente verso la mezzanotte la celeste guida avvisandola esclama: - Ecco la Santissima Vergine, eccola! - In quel mentre ella ode distintamente dalla parte destra della cappella un rumore leggiero, leggiero, simile al fruscìo di una vesta di seta. Ed ecco apparire una Signora d'incomparabile bellezza, coperta di veste bianca tendente al giallo, con velo azzurro, e viene a sedersi nel presbiterio dal lato sinistro dell'altare. Suor Labouré se ne stava come perplessa, lottando internamente col dubbio, ed immobile. Allora il fanciullo con voce forte e severa rimproverando la Suora, le domandò se la Regina del cielo non potesse assumere quel sembiante che più le piacesse per apparire ad una povera creatura! La Suora sentì in un istante svanire ogni suo dubbio, e seguendo l'impeto del suo cuore, andò a gettarsi ai piedi di Maria SS., posando famigliarmente le mani giunte sopra le di lei ginocchia, come avrebbe fatto colla sua mamma. Chi potrà descrivere tutti gli affetti provati in quell'istante dalla fortunata novizia. La Santa Vergine allora l'istruì sul modo di comportarsi nelle pene che l'affliggevano, e indicandole colla mano sinistra il piede dell'altare, le ingiunse di venire a gettarsi lì ad espandere il suo cuore, dove avrebbe ricevute tutte le consolazioni, di cui abbisognasse. Quindi afflittissima e colle lagrime agli occhi le predisse particolareggiata la nuova rivoluzione francese fino al 1871, le calamità di ogni fatta che avrebbero colpito il mondo, gli insulti coi quali sarà trattato N. S. Gesù Cristo, le grazie che saran concesse a tutte le persone che le chiederanno, grandi e piccoli: e assicurandola che chi avrà fede riconoscerà la sua visita e la protezione di Dio, annunziò alla novizia che le avrebbe dato una missione, cioè di far coniare una medaglia, secondo il disegno presentatole in una seconda visione, e di farla conoscere per mezzo dell'autorità ecclesiastica a tutto il mondo, promettendo grazie grandi a chi la portasse al collo. - La Vergine SS. dopo aver così conversato colla Labouré, sparve come ombra leggiera che si dilegua. Suor Catterina si alzò come fuori di sè per l'ineffabile violenza di tanti sublimi affetti. Quel celeste fanciullo disse: Ella è partita! - E ponendosi di bel nuovo alla sinistra della giovane novizia, accompagnolla al dormitorio, mandando lunghesso il cammino raggi di luce. Poi disparve. Suor Catterina era presso il suo letto e l'orologio batteva le due. Le profezie della Madonna che si andavano avverando, la rapida diffusione a centinaia di milioni della medaglia, i miracoli e le conversioni senza numero di peccatori ostinati, e la conferma della Sede Apostolica provarono la verità dell'apparizione di Maria, la quale fu una prima proclamazione della sua Concezione Immacolata.

Il rumore di tale avvenimento e dei fatti meravigliosi che ne seguivano riempiva allora tutto il mondo cristiano. Ma in questo anno 1842 una nuova luminosissima apparizione venne a confermare la prima. D. Bosco tosto la raccontava ai giovanetti del suo Oratorio per animarli alla divozione ed alla fiducia in Maria, e poi in questi termini la lasciava descritta nel suo primo Compendio di Storia Ecclesiastica: “ Alfonso Ratisbona delle più doviziose famiglie israelitiche di Strasburgo, era tutto odio contro la religione cattolica, principalmente perchè suo fratello Teodoro erasi reso cristiano e consacrato di poi al ministero sacerdotale. Per diporto venuto a Roma contrasse famigliarità col Barone di Bussieres, già protestante e ora convertito alla credenza cattolica, il quale insistendo inutilmente per fare al Ratisbona aprire gli occhi alla verità, pregollo di prendere almeno una medaglia di M. V. Immacolata. Per non mostrarsi scortese l'israelita, mattamente ridendo di tali divisamenti del Barone, lasciossela porre al collo. Il dì seguente usciti per Roma, entrano in una chiesa, e avendo il Bussieres alcun che da trattare nell'attiguo convento, prega l'ebreo di attenderlo quivi per poco tempo. Tornò il Barone; cerca qua e là il Ratisbona e lo vede ginocchioni immobile piangente dinanzi ad una cappella dell'Angelo Custode. Lo scuote dolcemente due o tre volte e infine Alfonso come scosso da profondo sonno, tutto molle di pianto, trae fuori la medaglia della Vergine, teneramente la bacia, la stringe al seno esclamando: - Io l'ho veduta, io l'ho veduta - Dimanda un sacerdote, sospira il battesimo e alla presenza di altre persone fra i più teneri movimenti del cuore prende a dire così: - Rimasto solo nella chiesa, ad un tratto mi sentii preso da un'agitazione inesprimibile. Levo gli occhi ed è scomparso tutto l'edifizio, ed una piena di luce si riversa per entro a questa cappella. Quivi di mezzo a quei raggianti splendori, ritta in sull'altare, piena di maestà e di dolcezza, ho veduto la Vergine Maria come è in questa medaglia. Avendomi colla mano fatto cenno che m'inginocchiassi, sentii da una forza irresistibile trarmi inverso di Lei e pareva mi dicesse: “ Bene! bene! ” Non fece parola, ma io ho tutto inteso. Per un istante potei vedere l'immacolata bellezza del suo volto. Per ben tre volte ancora mi provai a rimirarla, ma non potei alzare gli occhi più alti delle mani benedette, donde uscivano vivi raggi di grazie. E disparve. - In quei brevi momenti gli venne infusa la cognizione delle verità cattoliche. Quattordici giorni dopo, il 31 gennaio 1842, Alfonso ricevette il santo Battesimo. Egli poscia abbracciò lo stato ecclesiastico, fondò la Congregazione religiosa delle Dame di Sion e visse e morì da santo. Il Sommo Pontefice ordinò che il fatto fosse sottoposto ad esame canonico e da questo risultò trattarsi di un vero ed insigne miracolo. Fu una conversione istantanea e perfetta, come quella di S. Paolo, portento più grande della vita ridonata ad un morto.

Mentre con questi fatti straordinari sempre più si diffondeva la divozione a Maria Immacolata, un altro religioso avvenimento rinfocolava in Piemonte l'amore a Gesù ed alla sua SS. Passione. In Torino, per le nozze del principe ereditario Vittorio Emanuele con Maria Adelaide di Lorena. Arciduchessa d'Austria, il 21 aprile esponevasi dalle logge del Palazzo Madama, allo sguardo e alla venerazione dei popoli la sacratissima Sindone. L'immensa piazza e le vie erano riboccanti di gente di ogni condizione, di ogni età, e di ogni paese, che a mostrare la propria fede recavansi con giubilo a venerare la S. Reliquia ed a contemplare in essa la faccia divina e le piaghe delle mani, dei piedi e del costato del nostro Divin Salvatore. D. Bosco pure vi accorse e con lui tutti i giovani dell'Oratorio. Egli che era tenerissimo verso i dolori del Salvatore e della divina sua Madre di questo commovente spettacolo si valse per destare nei suoi giovanetti odio implacabile al peccato ed un amore ardentissimo a Gesù Redentore, ciò che faceva sempre in tutta la sua vita ogni volta che avea occasione di parlare della Passione del Signore e dei dolori della sua SS. Madre.

 

 

 

 

 

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