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Capitolo 30

L'anno scolastico 1855 - 56 - Stima di santità che hanno di D. Bosco gli alunni ed i loro parenti - La consegna della lista dei libri che ogni giovane ha Presso di sè La classe di terza ginnasiale ritirata nell'Oratorio - Letture Cattoliche - BREVE CATECHISMO PER I FANCIULLI - Lettera al Can. Vogliotti; servizio di chierici per la cattedrale; giovani raccomandati pel Seminario di Chieri - La solennità dell'Immacolata Augurii ad una benefattrice per le feste natalizie - I Fratelli delle Scuole Cristiane rimossi dalle scuole civiche.


Capitolo 30

da Memorie Biografiche

del 29 novembre 2006

 Col ripopolarsi dell'Oratorio, disse il Can. Anfossi, D. Bosco, disagiato sopra una semplice scranna, ripigliava le sue lunghe ore di confessionale, in chiesa o in camera, benchè si facesse sempre coadiuvare da altri confessori, dall'Oblato D. Dadesso, da. D. Giacomelli e talora dal Teol. Borel e dal T. Marengo. Il preferito però era sempre D. Bosco, e quanti si confessavano da lui diventavano migliori.

  Il Teol. Marengo aveva tale stima di D. Bosco, che, dopo aver confessato un giovanetto per due o tre anni, così lo consigliava: “ Ora tu hai bisogno d'una direzione più accurata, e perciò è bene che ti scelga D. Bosco stesso per confessore ”.

   Le madri scrivendo ai figli, o visitandoli, loro raccomandavano che si avvicinassero sovente a D. Bosco e andassero a confessarsi da lui; e dicevano: - Egli è un santo e saprà aiutarti! - I giovani studenti erano collocati dai loro genitori in Valdocco, - perchè, ripetevano, è la casa di un santo. - Gli alunni scrivendo a casa confermavano sempre meglio questa fama, sicchè le azioni di D. Bosco si narravano anche in mezzo al popolo, ed erano considerate e giudicate anche da persone probe e dotte, come portentose. E i parenti riscrivevano ai giovani incaricandoli di chiedere a D. Bosco preghiere per la conversione di una persona della famiglia, per l’aggiustamento di qualche affare imbrogliato, per la guarigione di un infermo. Li esortavano eziandio a chiedergli consigli, sia pel loro stato presente, sia per l'avvenire, e gli alunni, i quali conoscevano il suo cuore e la sua prudenza, gli manifestavano le domando dei parenti e le proprie. E D. Bosco ascoltava que' fanciulli colla stessa attenzione, colla quale s'intratteneva coi personaggi più gravi e di importanza. “Quando gli chiedevamo ci disse Pietro Enria, qualche consiglio egli rifletteva seriamente prima dì rispondere, e talvolta se non era sicuro del fatto suo non pronunciava sul momento un giudizio. Quando poi lo pronunciava, eravamo sicuri che era giusto”. Ma i giovani erano sopratutto persuasi della sua santitá dall'affetto soprannaturale che loro portava, diffuso egualmente su tutti, studenti ed artigiani Desideroso di far, ogni sforzo anche pel bene di questi, alla sera venivano da lui fatti istruire nel leggere, scrivere e tener conti, mentre egli studiava tutti i mezzi per ritirarli dalle officine della città.

   Anche per gli studenti aveva presa D. Bosco una importante risoluzione. Alla loro entrata si mise in guardia, perchè non entrassero con essi i nemici più terribili delle case di educazione.

   Quindi ordinò che ogni alunno sul principio dell'anno scolastico presentasse al Superiore una lista esatta e da lui sottoscritta di ogni libro che tenesse o avesse portato seco. Tale precauzione era necessaria per assicurarsi che non penetrassero nell'Oratorio opere immorali o proibite dalla Chiesa. Talvolta dopo qualche mese ordinava una seconda lista.

   Non era mai troppa la vigilanza, perchè, anche senza colpa dei giovani, certi parenti per ignoranza involgevano gli oggetti di vestiario in empi giornali. I falsi amici facevano talora ogni sforzo per far giungere ai ricoverati romanzacci e altra lordura di simil fatta. Perciò era con molta attenzione guardato il parlatorio della porteria,,e venivano scrupolosamente visitati i bauli ed i pacchi.

   Chi lungo l'anno avesse ricevuto da casa o acquistate altre opere, senza prima chiedere licenza, doveva presentarle subito perchè fossero esaminate; e poi annotarle nella lista consegnata che era custodita dal Superiore. Se presso un giovane si fosse scoperto un libro celato dolosamente, e in specie se cattivo, non solo era sequestrato, ma s'imputava all'alunno una grave colpa di disobbedienza. Costui non di rado comprometteva la sua carriera, perchè D. Bosco era molto severo coi possessori di tale veleno. Questa disposizione generale entrò forse in vigore questo anno (1855), perchè sotto tale data sono le prime liste che si conservano negli archivi. Abbiamo anche quella di Savio Domenico. Tali costumanze più non cessarono, perchè le pessime letture sono la rovina della moralità e delle vocazioni ecclesiastiche.

   Esaminato adunque l'elenco dei libri presentati dai giovani, ritirati quelli che non facevano per loro, dato, assetto ai laboratori, stabilito il programma degli studi, col principiar di novembre si ordinavano le classi del canto gregoriano. “ D. Bosco, afferma il Teol. Piano, il quale amava che tutti lo imparassero, ogni sera veniva ad assisterci nelle singole lezioni ”.

  D. Bosco intanto risolvevasi a stabilire le scuole interne nell'Oratorio. Ottime erano quelle del professor Bonzanino per i grammatici, e del Prof. D. Picco per i rettorici; ma l'andata ed il ritorno era pieno di pericoli morali per ciò che vedevano ed udivano i giovani. Procedendo però colla solita prudenza, ai primi di novembre destinò per una scuola la sala della prima cappella; quivi ordinò i giovani appartenenti alla terza classe ginnasiale e loro assegnò per maestro il Ch. Francesia Giovanni, il quale, compiuti i 17 anni, aveva finito in modo splendido, i suoi corsi di latinità. Egli nello stesso tempo avrebbe dovuto proseguire gli studi filosofici, teologici e letterari. Ma D. Bosco conosceva il valore intellettuale e morale del Francesia e anche di altri chierici, che destinava a suo tempo per l'insegnamento. In vari modi li aveva messi alla prova con simultanee e diverse occupazioni; e scherzando faceva loro osservare che i grandi oratori, storici, poeti del popolo romano avevano passata molta parte della loro vita sui campi di guerra, tra i rumori del foro, nelle faccende dello stato, e riuscivano in cose disparate per l'esercizio che perfezionava ogni loro facoltà.

    Quanto al fare la scuola e studiare nello stesso tempo, D. Bosco ricordava la massima di S. Francesco di Sales: - Vuoi imparare? Studia da te con molto impegno. Vuoi imparare molto? Cerca chi ti istruisca. Vuoi imparare moltissimo? Mettiti a far scuola di ciò che vai studiando. - E la splendida riuscita dei maestri di Don Bosco, per l'entusiasmo in questa applicazione, dimostrò la verità di tale assioma. E poi bisognava far così perchè Dio lo voleva.

   Il Chierico Giovanni Battista Francesia, fiducioso nell'aiuto del Signore, pieno di coraggio incominciò le sue lezioni e riesci bene, perchè chi ha imparato ad obbedire sa comandare ed ha l'imperio sulle altrui volontà. Collo spirito di carità appreso da D. Bosco benigno, paziente, seppe amare i fanciulli, farsi amare da essi. Egli ebbe anche la fortuna in quest'anno di aver per discepolo Savio Domenico, il quale per la sua costante sollecitudine nello studio aveva meritato di essere promosso fra gli ottimi.

   Gli studenti di I e II ginnasiale e quelli di umanità e rettorica continuarono a frequentare le scuole private in Torino.

  I chierici dell'Oratorio poi, essendo iscritti nell'albo del Clero Diocesano, andavano regolarmente ad ascoltare le lezioni dei professori del Seminario. D. Bosco aveva chiesto in Curia che ne fosse dispensato il Ch. Francesia, perchè in quelle stesse' ore doveva occuparsi della sua classe di latino; prometteva però che sarebbesi presentato cogli altri compagni a subire gli esami. La Curia rispose non credersi autorizzata a concedere tale dispensa, e che perciò il Ch. Francesia o intervenisse regolarmente alla scuola, oppure si ritirasse dalla carriera ecclesiastica.

D. Bosco allora disse a què signori: - Ebbene io chiederò questo favore all'Arcivescovo; ma essi abbiano la bontà di non far sapere a Monsignore la nostra difficoltà, prima che io gli abbia scritto. - Promisero e mantennero, e da Lione giunse la sospirata licenza.

   Il Tipografo Ribotta intanto compieva la stampa di quattro fascicoli, destinati pei mesi di Dicembre e di Gennaio. Erano i Trattenimenti intorno al SS. Sacramento dell'Eucaristia per F. Carlo Filippo da Poirino, Sacerdote Cappuccino.

   A quando a quando il buon religioso fa risaltare nel suo scritto l'empietà, la slealtà e l'ingratitudine dei Protestanti verso N. S. Gesù Cristo.

   D. Bosco in questo mentre preparava un breve catechismo pei fanciulli ad uso della Diocesi di Torino, Preceduto dalle preghiere del mattino e della sera. In quelle della sera fa ripetere tre volte la giaculatoria: Cara Madre Vergine Maria, fate che io salvi l'anima mia! non essendo questa pratica notata nella prima edizione del Giovane Provveduto del 1847.

   Le orazioni erano seguite da un compendio di Storia Sacra in forma di dialogo diviso in 14 capitoletti, gli ultimi dei quali erano intitolati: Il Governo della Chiesa,e Ragionevolezza della fede cristiana; quindi davasi un sunto di catechismo per quelli che si dispongono a ricevere i tre sacramenti, cresima, confessione e comunione, diviso in nove lezioni. In fine disponeva il piccolo catechismo della diocesi, ove al 4. comandamento della legge di Dio aggiungeva le parole: acciocchè tu viva lungamente sopra la terra.

   Ultimato il suo lavoro, mandava il manoscritto al Caponico Vogliotti, Rettore del Seminario e Provicario diocesano con una sua lettera.

 

 

 

Ill.mo e M. Rev.do Signor Rettore,

 

Domani manderò il Ch. Reviglio con un compagno pel servizio di S. Giovanni. Dimandi pure liberamente e farò sempre quel che posso per compiacerla.

  Ricevo fr. 24 Oblazione pel giovanetto Cumino. Ho pure il piacere di sentire il savio parere di Lei e del Sig. Can. Fantolini sul Catechismo.

  Il giovane Ellena andrebbe di buon grado nel Seminario di Chieri piuttosto che in quello di Genova, ma la difficoltà è nella pensione. Il giovane è buono e la costante e regolare ed esemplare condotta fa sperar bene di sè. Se può coadiuvarlo, almeno per questi due anni, che il fratello Ch. è tuttora in Seminario, e favorirlo della piccola pensione, esso si vestirebbe da chierico, e andrebbe immediatamente dove V. S. sarebbe per mandarlo.

Con rispetto e gratitudine me Le offro in quel che posso

  Di V. S. Ill.ma e M. R.

 

Obb.mo Servitore

Sac. Giovanni Bosco.

 

 

Il Can. Vogliotti, revisore arcivescovile, il 3 dicembre 1855 per delegazione di Mons. Arcivescovo approvava il Breve Catechismo di D. Bosco, facendovi alcune poche correzioni che vennero fedelmente eseguite. Non era stata ammessa anche questa volta la sostituzione della parola persona a quella di donna nel nono comandamento, perchè non si voleva mutare una dicitura adottata da anni dall'autorità ecclesiastica.

   Con questo catechismo Don Bosco faceva stampare 8000 copie di una coroncina in onore dell'Immacolata, di 4 paginette in16 dal Tipografo De Agostini, coroncina, che poi inseriva nel Giovane Provveduto. Contemporaneamente erano per lui litografate 1000 immagini dell'Immacolata; e la festa dell'8 dicembre fu solenne quanto il suo cuore la desiderava.

  Intanto l'imminenza delle feste natalizie ricordavagli il dovere della gratitudine verso i benefattori de' suoi giovanetti e fra gli altri scriveva alla benemerita Signora Marchesa Fassati Maria che allora si trovava a Borgo.

 

 

Ill.ma Signora Marchesa,

 

I poveri giovani ricoverati nella casa dell'Oratorio di San Francesco di Sales per mezzo mio ringraziano V. S. Ill.ma del pane che nella sua carità ha voluto loro somministrare e si uniscono a me per augurarle copiose benedizioni dal cielo nelle prossime solennità del Santo Natale.

  Per dimostrare la comune nostra gratitudine siamo d'accordo come segue: lo celebrerò la messa di mezzanotte secondo le intenzioni di Lei, i giovani l'ascolteranno pel medesimo fine. Ella adunque riparta come giudicherà meglio una messa solenne applicata per Lei e circa quattrocento (credo di più) messe udite. Offra al Sig. Marchese Fassati ed al Sig. Conte e famiglia De Maistre quella porzione che bene giudicherà.

  Io li raccomando tutti a Gesù Bambino ed all'Immacolata sua Madre; Ella poi non manchi di pregare per me, onde possa in ogni cosa fare la santa volontà di Dio. Così sia.

Torino, 22 dicembre 1855.

 

Obl.mo Servitore

Sac. Bosco Giovanni

 

 

Senonchè la gioia delle feste natalizie era stata turbata da nuovi pericoli che sovrastavano alla buona educazione della gioventù in Torino. Il 27 dicembre 1855 il Municipio toglieva ai Fratelli delle Scuole Cristiane le scuole civiche, benchè si fosse riconosciuto che essi erano esattissimi nel loro dovere. Fra i pretesti per legalizzare questo affronto, forse non fu estraneo il fatto di Racconigi. Quivi gli Ignorantelli tenevano un collegio e a qualche alunno avevano distribuito il libro del Barone di Nilinse col titolo: I Beni della Chiesa come si rubino e quali siano le conseguenze, pubblicato dalle Letture Cattoliche. Per questo delitto il Ministro sopra la pubblica istruzione aveva subito ordinato al Sindaco di Racconigi di togliere l'incarico dell'insegnamento ai Fratelli, avvertendolo che altrimenti il collegio sarebbe stato chiuso.

  I Fratelli furono adunque congedati dalle scuole civiche, e se questi buoni religiosi rimasero in Torino a educare i figli del popolo, si fu perchè la Direzione della Mendicità Istruita li mantenne in quelle da essa dipendenti.

  Intanto preti spretati, frati apostati, ecclesiastici rivoltosi contro i loro Vescovi, incominciavano ad ottenere la nomina di Presidi o Direttori di Collegi, e a sedere sulle cattedre come professori e maestri.

 

 

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