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Capitolo 4

Un terreno venduto a D. Bosco dal Seminario di Torino - Altri progetti per la costruzione di un edifizio tipografico - Lettere di D. Bosco a Rosmini e risposte dell'Abate - Letture Cattoliche: raccolta di curiosi avvenimenti contemporanei - Legatoria di libri, terzo laboratorio interno nell'Oratorio.


Capitolo 4

da Memorie Biografiche

del 27 novembre 2006

 Continuavano le pratiche coll'Abate Rosmini per l'impianto di una tipografia. Si era messo da parte il progetto di adattare a quest'uso alcune sale dell'ospizio costruendo, e arrideva il pensiero di -erigere di sana pianta un edifizio isolato. Perciò erasi volto l'occhio al terreno di figura triangolare di are 38 circa, venduto a D. Bosco dal Seminario di Torino, rappresentato -dal Rettore Can. Vogliotti. Il contratto erasi conchiuso per autorizzazione ottenuta, con decreto del 28 febbraio 1850, da Mons. Fransoni, delegato dalla Sacra Congregazione dei Vescovi e Regolari con Rescritto del i dicembre 1849. Il 5 febbraio 1850, fu concesso il Regio exequatur. L'apice del triangolo incominciava alla biforcazione ad angolo acuto delle due vie Giardiniera e Cottolengo, e questa divergenza è ancora evidente nel cortile del l'Oratorio, denominato poi da Maria Ausiliatrice; la base del triangolo cadeva oltre la metà dello spazio, ora occupato dal nostro santuario.

   Ora D. Bosco, nel 1851 il 18 giugno, aveva venduto per 2500 lire parte del fondo pervenutogli dal Seminario al sig. Giovanni Battista Coriasco, cioè un rettangolo di 17 metri di larghezza sulla via Cottolengo e metri 1940 verso l'interno, area che occupava all'incirca Io spazio intero dell'attuale nostra porteria. Il signor Coriasco erasi qui costrutta una casetta di un piano, avente due ali parallele, e vi abitava esercitando il mestiere da falegname. Nello stesso anno 1851, il 20 novembre, D. Bosco aveva pur ceduto in proprietà a Giovanni Emanuel, ettare 0,I,99 al levante della casetta Coriasco per la somma di 1573 lire.

   Potendosi riscattare le due suddette proprietà, Don Bosco le proponeva a Rosmini, come molto opportune all'effettuazione del proprio disegno. L'Abate Rosmini aveva perciò nuovamente scritto a D. Bosco, chiedendo informazioni, incaricandolo di iniziare le pratiche con Coriasco ed Emanuel, ed esponendogli la convenienza di trattare colla Curia Arcivescovile. Questa lettera non si rinvenne negli archivi, ma se ne arguisce il contenuto,da un foglio di D. Bosco.

 

   All'Ill.mo Ch.mo Signore, il Sig. D. Antonio Rosmini Cavaliere Ab. Gen. dell'I. d. C. - Stresa.

 

Ill.mo e Rev.mo Signore,

 

Non posso a meno che ringraziare V. S. Ill.ma e Rev.ma dei buoni sentimenti espressi a mio riguardo: e poichè Ella mi dice di fare quello che può, io pure farò quanto posso dal canto mio affinchè i nostri progetti siano effettuati a maggior gloria di Dio e a salute delle anime. Bisognerà ancora fare qualche modificazione sulle condizioni apposte per avere l'intiero quartiere a nostra disposizione.

   Sarebbe una condizione alquanto grave per me il ricuperare la casetta e il sito venduto al Coriasco, col sito confinante a levante e a mezzanotte, con obbligo di non alienarlo. Credo sia meglio che V. S. compri tal sito e casa e così saranno tolte due difficoltà; e poichè Ella mi dice che per ora non potrebbe fare tale spesa io appianerei in parte tale impedimento versando l'ammontare di quel  la ventina di tavole, cioè quello che eccederebbero il quartiere regolare di cui non avvi difficoltà, per la estinzione di una parte dei debito mio verso V. S., assumendosi Ella, la spesa relativa al Coriasco, che monterebbe intorno ad ottomila cinquecento franchi, di cui basterebbe ora pagarne tre.

   Io mi assumerei di fare le trattative con detto Coriasco per avere ogni agevolezza possibile. Noto qui però che V. S. ne ha particolarmente bisogno di questo tratto di fabbrica del Coriasco; perciocchè dovendo dare principio ad un edifizio resta indispensabile una tettoia, bastantemente capace di ricevere i molti oggetti che vi si ricercano, con qualche cameretta per un assistente e per un governante: la qual cosa sarebbe già fatta.

   Oggi sono andato in città dall'architetto degli edili, e mi disse che avrebbe dato la linea di fronte quando che sia; ma perciò è necessario presentare un piano di costruzione, in seguito a cui il Consiglio edilizio emanerebbe un decreto analogo delle quali incombenze m'incarico io medesimo.

   Sebbene le spese d'insinuazione e d'istrumento siano regolarmente a carico del compratore, tuttavia io ci entrerò per la metà, come Ella dice; e ciò per facilitare l'impresa.

   In quanto al parlarne col nostro sig. Vicario Generale giudicherei bene differirne ancora, e forse sarà meglio cogliere l'occasione, che qualcheduno dell'Istituto passi a Lione per parlarne verbalmente all'Arcivescovo medesimo; ma il parlare di ciò al nostro Vicario forse sarebbe suscitare difficoltà, dove io, credo non ci siano. Se Ella giudica altrimenti mel dica ed eseguirò quanto mi suggerisce,

   Stando le cose in questi termini, io credo che Ella possa mandare una persona a ciò incaricata, che segni i limiti entro cui dobbiamo tenerci, e qui sul luogo del luogo aggiusteremo ogni cosa; perchè ho veramente piacere di questo progetto e desidero che sia compiuto ed effettuato.

  Noto finalmente che una persona attende il risultato di queste trattative per fare acquisto del sito che io sarò in grado di vendergli. Che se noi possiamo dar principio alla provvista di materiali in questo momento, avrebbesi un agio non inferiore al quindici per cento, cosa che non si avrebbe più sul finire di aprile. Eccole quali sono le espressioni del mio cuore riguardo alla risposta della venerata sua lettera, disposto a seguire ogni paterno consiglio che Ella vorrà suggerire; perchè qui non trattasi del vantaggio temporale dell'Istituto o dell'Oratorio, ma trattasi di promuovere la gloria di Dio e la salute delle anime.

  Il Signore benedica Lei e il suo benemerito Istituto, e mentre Le auguro ogni bene dal cielo mi raccomando alle divote di Lei preghiere e me Le offro in quel che posso.

       Di V. S. Ill.ma e Rev.ma

Torino, 24 febbraio 1854.

 

Obbl.mo ed Affmo in Ges√π Cristo

Sac. Bosco Giovanni

 

 

A questo foglio l'Abate Rosmini corrispondeva con altra sua lettera.

 

                                                           Stresa, 2 marzo 1854.

 

 

Mio Caro e Rev. Signore e fratello in G. C.,

 

   La cara sua mi dà molto a pensare, perchè quantunque sia mia intenzione di fare per adesso solo un braccio di fabbrica, quant'è necessario strettamente allo scopo, ho tuttavia da temere che altri poi non dica: “ Coperti aedificare et non potuit consummare ”. Vorrei dunque pregarla che Ella si risolvesse di aiutarmi un po' di più di quello, che mi promette. Le propongo dunque, che io mi risolverò anche a comprare il pezzo Coriasco, ma non più, e a condizione che Ella restituisca qualche cosa dei capitale delle ventimila lire, restando del rimanente ferme le altre condizioni.

In quanto al prezzo da convenirsi col signor Coriasco mi raccomando molto a Lei. In ragione di tavole a lire 350, il terrena non potrebbe eccedere lire 3500; ci sarà poi il fabbricato, che non so quanto possa valere. Ma in somma sono certo ch'Ella tratterà l'interesse comune.

   Non è possibile al momento presentare al Municipio il disegno del fabbricato da erigersi, perchè l'architetto non l'ha ancora formato, ma basterà per intanto dire all'architetto degli Edili, che si vuol chiudere il luogo con una cinta di muro, e che più tardi, se si vorrà fabbricare, si presenterà il disegno. Riguardo alla detta cinta Ella potrà farla tracciare e stabilire una mediocre altezza del muro, e su questa traccia presentata in carta, non dubito che sarà segnata dal detto architetto la linea di fronte, com'è necessario prima di estendere l'istrumento di compra-vendita nel quale la detta linea deve venire indicata, come pure la misura del fondo.

   Riguardo all'atto di urbanità, che pensavo doversi fare con cotesto Monsignore Vicario Generale, m'atterrò al suo consiglio.

   Mi mandi dunque una risposta favorevole, di che ho tutta la fiducia, ed io manderò sopra luogo persone, sia per eseguire l'acquisto, sia per far subito la provvista dei materiali.

   In questa aspettazione raccomandandomi alle sue orazioni, mi onoro di essere con tutta la venerazione e l'affetto in Gesú Cristo

 

Suo umil.mo e obbl.mo servo fratello

antonio rosmini

Prep. G. D. S. D. C.

 

Dal complesso di queste trattative si viene a conoscere come il primitivo valore dei terreni in Valdocco si fosse di molto elevato, e che eranvi impresarii desiderosi di farne acquisto. Infatti in que' giorni correva una voce abbastanza fondata che la' stazione della ferrovia di Milano, poi edificata a Porta Susa, dovesse essere costrutta poco lungi dall'Oratorio e che le avrebbe dato accesso una piazza. Don Bosco certamente aveva informato l'Abate Rosmini di questo progetto governativo. Quindi spediva un'altra lettera a Stresa.

 

Direzione centrale delle Letture Cattoliche.

 

Torino, 7 marzo 1854.

 

Ill.mo e Rev.mo Signore,

 

   Quanti disturbi debbo recare a V. S. Ill.ma e Rev.ma per questo affare! Abbia pazienza. Tali disturbi saranno tante cambiali per la Divina Provvidenza. Il motivo per cui non posso accondiscendere alle proposte condizioni si è la strettezza dei mezzi in cui mi trovo ed il bisogno di sostenere alcuni affari riguardanti la costruzione dell'edifizio or ora ultimato. Tuttavia, nel vivo desiderio di accordarci in tale iniziativa, accolgo la sua proposta modificata come segue:

   I. Nella vendita e nella compra della casa Coriasco io lascierei a sconto del prezzo di sito venduto, cinquemila franchi, di cui tre imprestatemi lo scorso autunno e due mila sopra i ventimila di cui fa cenno nella sua lettera.

     2. La parte che terrei come annessa allo stabilimento, non potrebbe vendersi per tre anni, in fine di cui se mi trovassi in grave bisogno e non potessi approfittare di quel sito altrimenti sarei libero di poterlo alienare, con preferenza di 25 franchi per tavola sopra i prezzi vigenti, qualora si voglia acquistare dall'Istituto della Carità.

     3. Il Municipio di Torino garantisce la linea di fronte per un semplice muro di cinta, di che ho già dato ordine per la formazione di un piano analogo da sottoporsi all'architetto di città, la qual cosa si compie entro quest'oggi.

   Debbo però notare che ci sono altri avventori per la compra Coriasco, ma che esso preferisce noi; gli fu offerta la somma di franchi 9,500 e la cederebbe a diecimila in contanti, oppure dodicimila con mora. Questa compera vorrebbe esser fatta presto, o prescindendo per ora, perchè l'avvicinarsi della primavera favorisce molto i venditori.

Ecco quel tanto che Le posso significare nella presente mia posizione in riscontro alla veneratissima sua. E sarei solamente a pregarla di una decisione tra breve per avere una norma con alcuni individui che mi hanno fatto inchiesta del medesimo sito.

   Nella dolcissima fiducia che le cose siano tutte aggiustate, dia pure incarico alla persona, che giudicherà del caso, per ulteriori incombenti, e se nel progresso della nostra impresa s'incontreranno difficoltà, studieremo reciprocamente il modo di superarle.

   Compatisca questa mia lettera. Il Signore Iddio colmi di sue benedizioni Lei e tutti i suoi compagni e figli dell'Istituto e colla massima venerazione mi professo in G. C.

Di V. S. Ill.ma e Rev.ma

Obbl.mo servitore

Sac. Bosco Giovanni

 

 

Il 10 marzo rispondevagli D. Carlo Gilardi, che il suo superiore lo avrebbe mandato a Torino nella prossima settimana per conchiudere definitivamente la cosa e che sperava si accorderebbero con tutta facilità. Pregava pure D. Bosco di dargli, se poteva, alloggio e vitto presso di lui, pagando egli pensione.

   D. Bosco in questa attesa finiva di preparare il doppio fascicolo delle Letture Cattoliche pel mese di aprile da lui stesso compilato: Raccolta di curiosi avvenimenti contemporanei, che tutti riguardavano i Protestanti e le arti loro e portavano per titolo: Un parroco in mezzo agli assassini - Buon senno di un operaio - Una bella similitudine - Fermezza cattolica - Le miserie dell'annata - La verità conosciuta - Il lavoro nei giorni festivi. Erano in forma di dialoghi pieni di vivacità. A questi aggiunse l'apparizione della Beata Vergine ai due pastorelli della Salette, la conversione e morte di un giovane protestante, e qualche altro grazioso aneddoto.

D. Bosco aveva premesso a questo fascicolo il seguente Avviso. “ Nel pubblicare la presente Raccolta di fatti,contemporanei, stimiamo a proposito di avvisare i nostri lettori come i protestanti siansi dimostrati altamente indegnati soprattutto per altri fatti da noi dati già alle stampe che li riguardano! Ciò dimostrarono con detti con lettere private e cogli stessi loro pubblici giornali. Noi aspettavamo che entrassero in questione per farci rilevare qualche errore da noi stampato; ma non fu così.

” Tutto il loro dire, scrivere e pubblicare non fu che un tessuto di villanie ed ingiurie contro alle Letture Cattoliche e contro chi le scrive. A dire ingiurie e villanie, noi concediamo loro di buon grado la vittoria, senza fermarci a dare nemmeno una parola di risposta. Perciocchè abbiamo avuto sempre massimo impegno di non voler mai pubblicare cosa alcuna che fosse contraria alla carità, che devesi usare a qualunque uomo di questo mondo. Laonde perdonando di buon grado a tutti i nostri dileggiatori, ci studieremo di evitare le personalità; ma di svelare l'errore ovunque si nasconda.

” Iddio colmi di sue celesti benedizioni i nostri lettori, e tutti quelli che si uniscono con noi per sostenere la verità e conservare nei popoli la Santa Cattolica Religione ”.

          E gli errori degli eretici erano sempre più valorosamente sconfitti con due altri fascicoli, in un sol libro, consegnati al tipografo pel mese di maggio. Basta indicare il nome dell'autore per dimostrarne il pregio:

    Catechismo intorno al Protestantesimo ad uso del popolo per il P. Giovanni Perrone della Compagnia di Gesù. Comprendeva la storia e la dottrina del Protestantesimo, l'e sue male arti per disseminare l'errore, la vita infelice e la morte lagrimevole degli apostati.

D. Bosco intanto mentre sperava di avere in tempo non lontano una tipografia a sua disposizione, nei primi mesi dell'anno apriva, scherzando, come era solito a fare, in molte sue imprese, un terzo laboratorio nell'Ospizio: Legatoria di libri. Ma fra i giovani che aveva nella casa non ve n'era alcuno che s'intendesse di questo mestiere: pagare un capo d'arte esterno non era ancora il tempo. Tuttavia un giorno, avendo intorno a sè i suoi alunni, depose sopra un tavolino i fogli stampati dì un libro che aveva per titolo: Gli Angeli Custodi, e chiamato un giovane gli disse:

     - Tu farai il legatore!

     - Io legatore? Ma come farò se non so nulla di questo mestiere?

     - Vieni qua! Vedi questi fogli? siediti al tavolino bisogna incominciare dal piegarli.

   D. Bosco pure si assise, e fra lui ed il giovane piegarono tutti quei fogli. Il libro era formato ma bisognava cucirlo. Qui venne in suo aiuto mamma Margherita e fra tre riuscirono a cucirlo. Subito con farina si fece un po' di pasta ed al libro si attaccò anche la copertina. Quindi si trattò di eguagliare i fogli, ossia raffilarli. Come fare? Tutti gli altri giovanetti circondavano il tavolino, come testimoni di quella inaugurazione. Ciascuno dava il suo, parere per rendere eguali que' quinterni. Chi proponeva il coltello, chi le forbici. In casa all'uopo non vi era ancora nulla, assolutamente nulla. La necessità rese Don Bosco industrioso. Va in cucina, prende con sussiego la, mezzaluna d'acciaio che serviva a tagliuzzare le cipolle, gli agli, le erbette, e con questo strumento si pone a tagliare le carie. I giovani intanto si rompevano lo stomaco dal ridere.

       - Voi ridete, esclamava D. Bosco, ma io so che in casa nostra ci deve essere questo laboratorio dei legatori e voglio che s'incominci.

Il libro era legato e raffilato.

      - Ed ora, interrogò D. Bosco, vogliamo indorarlo sui fogli?

      - Vedremo anche questa! esclamò mamma Margherita.

      - Ebbene se non c'è oro, proseguì D. Bosco, daremo solamente un po' di giallo sui fogli! Ma come fare? Prese un po' di terra d'ombra, gialla, e vóltosi ai circostanti: - Ed ora? Con quale liquido la mescolerò? Coll'acqua pura!

     - Non attacca, risposero i giovani a coro.

     - Coll'olio?

     - Sì che imbratterebbe bene il suo libro!

   D. Bosco pensò alquanto, mandò a comprare alcuni soldi di vernice, con questa sciolse la terra gialla, ed ecco il libro legato a perfezione. D. Bosco rideva, rideva pure Margherita e con essa i giovani; ma il laboratorio era inaugurato, e si stabilì nella seconda stanza della prima parte del fabbricato nuovo, vicino alla scala, dove al presente corrisponde uno de' refettori. Attesa la penuria dell'annata, non si erano ripigliati i lavori di costruzione, ma se ne fecero poi solamente ultimare alcuni già fatti e che erano di prima necessità. Egli, intanto, nelle botteghe di Torino procurava di imparare le regole di questo mestiere, che di mano in mano insegnava al suo primo legatore.

   A questo ne aggiunse alcuni altri e comperò qualche istrumento col quale si lavorava alla buona; poi vennero ricoverati nell'Oratorio alcuni giovanetti, che per un po' di tempo avevano già fatto il legatore di libri in città.

Costoro aiutarono il progresso dei lavori, e il laboratorio incominciò a far sue prove colla piegatura e cucitura delle Letture Cattoliche e dei libri scolastici. Il primo giovane legatore fu Bedino, soprannominato Governo.

   Questi esigui principii però a quale sviluppo e perfezionamento non dovevano giungere! Fin dall'autunno di questo stesso anno l'Armonia del 9 novembre 1854 poteva pubblicare il seguente annunzio, facendo cenno ad un fatto che presto discriveremo.

   “ Ad oggetto di procurare lavoro ad alcuni poveri figli ricoverati nell'Oratorio maschile di S. Francesco di Sales in Valdocco, sotto la direzione del benemerito sacerdote D. Giovanni Bosco, fu aperto un laboratorio da legatore di libri. Le persone che somministreranno libri o altri oggetti di lavoro, oltre l'agevolezza del prezzo, concorreranno a sostenere un'Opera di pubblica beneficenza. Noi caldamente raccomandiamo questo stabilimento, sapendo essere già stati ivi ricoverati diciotto ragazzi, rimasti orfani nella micidiale emergenza del coléra; e altri ancora saranno fra breve ricoverati ”.

   E presso questa legatoria incominciò a formarsi in questo stesso anno 1854 una piccola libreria commerciale.

 

 

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