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Capitolo 4

Numero degli alunni nell'Oratorio - Lettera di D. Bosco al Ch. Rua da S. Ignazio - Cometa e previsione di flagelli sull'Italia - Due Letture Cattoliche - Scavi sotto la chiesa per un nuovo refettorio - Fitto e riparazioni per l'Oratorio di Vanchiglia D. Bosco va a predicare al Palasazzo presso Cuneo - Annunzia la circolare del Cardinal Vicario, che raccomandava le Letture Cattoliche - La circolare del Cardinale - Una festa ed un pellegrinaggio alla Madonna di Campagna - D. Bosco predice ad un alunno delle scuole governative che si farà prete - Accettazione singolare di Francesco Provera nell'Oratorio.


Capitolo 4

da Memorie Biografiche

del 30 novembre 2006

 Anno scolastico 1857 - 58 era finito. L'Oratorio aveva accolti 199 alunni, studenti 121, artigiani 78, come scrisse D. Bosco ne' suoi registri. Egli quindi saliva con D. Cafasso a S. Ignazio per gli esercizi spirituali. Da quel santuario rispondendo alle varie lettere, che gli erano mandate da' suoi alunni, così scriveva al Ch. Rua Michele:

Fili mi, Gaudium et gratia Domini Nostri Jesu Christi sit semper in cordibus nostris. Nonnulla monita salutis postulasti; libenter faciam et paucis verbis.

Scito ergo et animadverte quod non sint condignae passiones hujus temporis ad futuram gloriam quae revelabitur in nobis. Ideoque hanc gloriam incessanti animo et labore quaeramus.

Vita hominis super terram est vapor ad modicum parens; vestigium nubis quae fugit; umbra quae apparuit et non est; unda quae fluit. Bona igitur huius vitae parvi habenda, coelestia studiose optanda.

Laetare in Domino: Sive manduces, sive bibas, sive quid aliud facias, omnia ad maiorem Dei gloriam fac.

Vale, fili mi, et deprecare pro me ad Dominum Deum nostrum.

S. Ignatii apud Lanceum, 26 julii 1858.

 

Tuus sodalis

Sac. Bosco.

 

Ritornato in Torino e trovandosi in mezzo ad un gran numero di giovani, Reano Giuseppe gli diceva essere comparsa in cielo una cometa di straordinaria grandezza. - Presagio o non presagio di sventure, gli rispose Don Bosco, pur troppo che sull'Italia deve cadere qualche flagello, il quale porterà gran danno alla nostra patria.

Pel mese di agosto usciva nelle Letture Cattoliche un commovente racconto anonimo, Antonio ossia l'Orfanello di Firenze. Narra di un fanciullo venduto ad una compagnia equestre di ciarlatani, il quale si mantiene - virtuoso in mezzo a prove terribili, e riesce poi a ritornare al suo paese, incontrando avventure sorprendenti.

I lavori materiali s'intrecciavano con quelli dell'intelletto. Sotto la chiesa di S. Francesco di Sales in tutta la sua lunghezza si scavava un sotterraneo, rifacevasi con un voltone il pavimento di quella per ivi trasportare il refettorio dei giovani. Il loro antico refettorio divenne cucina. Anche l'Oratorio dell'Angelo Custode in Vanchiglia richiedeva gravi spese. D. Bosco così ne scriveva ad uno dei proprietari, Signor Alessandro Bronzini Zapelloni.

 

Illustrissimo signor Avvocato,

 

Appena ricevuta la venerata lettera di V. S. Ill.ma mi sono dato premura di comunicarne il tenore al Sig. T. Murialdo, con cui, dopo aver bene ogni cosa considerato, siamo venuti a questa conclusione:

Deliberiamo anche noi di diminuire le spese per quanto sarà possibile, epperciò, non potendo fare a meno de' lavori proposti, abbiamo deliberato di concorrere in questo senso: Daremo franchi quattrocento in aiuto delle spese a farsi; oppure ci assumiamo noi di far a nostra economia eseguire tali lavori mediante che V. S. ci rimborsi franchi 1500; la qual cosa non darà incomodo, avendo già ottocento franchi depositati presso al Teologo Murialdo.

Notisi però che noi desistiamo dalla dimanda della rinvestitura del tetto con assi, purchè ci sia assicurata la volta della chiesa dall'acqua del tetto medesimo. Fra i lavori che intendiamo di assumerci, intendiamo di escludere la riparazione del tetto, la quale debbe effettuarsi dal proprietario senza punto aver riguardo allo stato dell'Oratorio.

Noto eziandio che i fitti sono realmente diminuiti, come Ella certamente sa meglio di me; io stesso affitto quivi un corpo di fabbrica a cui pagava franchi 950; tal somma ora è ridotta a 500; la qual cosa avvenne pure all'Oratorio di Porta Nuova e in altri edifizi.

Questa è la risposta che possiamo farle: il fare maggiori spese supera le nostre forze. Io però sarei di parere di considerare questo Oratorio come opera di pubblica beneficenza, che da tutti deve essere sostenuta; noi consacriamo fatiche e quelle sostanze che possiamo. Ella e il Sig. Avv. Daziani bisogna che sacrifichino anche qualche cosa; e siano persuasi che tale opera sarà molto calcolata davanti a Dio, il quale non mancherà di ricompensarli anche nella vita presente col benedire i loro affari e le loro famiglie.

Con pienezza di stima reputo ad onore il potermi professare

Di V. S. Ill.ma

Torino da casa. I agosto 1858.

Dev.mo Servitore

Sac. Bosco Giovanni.

 

Occupato in queste pratiche e in molti altri lavori, D. Bosco accettava tuttavia di predicare fuori dell'Oratorio, nelle chiese pubbliche e negli oratorii privati. Infatti egli scriveva al Sig. Conte Pio Galleani d'Agliano:

 

Benemerito signor Conte,

 

In adempimento della mia promessa prevengo V. S. Benemerita, che sono per recarmi da Lei pel discorso di S. Filomena. Partirò Domenica col primo convoglio del dopo mezzogiorno. Giunto a Cuneo andrò in casa Vescovile indi al Palasazzo.

Non posso però compiacerla intieramente. Al martedì col vapore delle due circa pomeridiane io debbo ripartire per Torino e perciò non posso fare il discorso sulla Natività di Maria SS. La gran penuria di preti in città, e varii miei affari mi privano del piacere di poter rimanere costà l'intiera settimana come aveva divisato.

Dio benedica Lei, la signora Contessa e tutta la famiglia, mentre mi professo con vera gratitudine

Di V. S. B.

Torino, I Settembre 1858.

Obbl.mo Servitore

Sac. Bosco Giovanni.

 

Don Bosco aveva fors'anco fretta per la spedizione del fascicolo di settembre che portava il titolo: La guida della gioventù nelle vie della salute, opera di Claudio Arvisenet pubblicala in Bruxelles dalla società nazionale per la propagazione dei buoni libri - Era tradotto dal francese. L'autore dopo un'affettuosa prefazione indirizzata ai giovani, presenta alla loro meditazione le massime eterne; la necessità di mettersi per tempo a servire un Dio che li ama; i castighi anche temporali coi quali sono puniti i giovanetti che vivono nel peccato; l'obbedienza dovuta ai genitori ed ai superiori; la divozione a Maria; le virtù che debbono praticare e i pericoli che sono obbligati a fuggire; la frequenza dei sacramenti degnamente ricevuti; la sottomissione al Papa, alla Chiesa e a' suoi pastori; la devozione al santo Angelo Custode e al santo protettore del quale si porta il nome.

Questo fascicolo era preceduto da un importantissimo documento, prova evidente della benevolenza di Pio IX e della specialissima sua stima per le Letture Cattoliche. D. Bosco aveva ottenuto l'alto favore, che Sua Santità desse ordine all'Eminentissimo suo Vicario il Cardinale Patrizi, chè con apposita circolare raccomandasse questa periodica pubblicazione a tutti gli Arcivescovi e Vescovi dello Stato Pontificio e d'introdurla nelle proprie diocesi. La circolare era in data del 22 maggio.

D Bosco stampandola, premettevale un suo indirizzo.

 

Ai benemeriti corrispondenti

ed ai benevoli lettori delle Letture Cattoliche.

 

Sono pochi mesi che questa Direzione con animo lieto vi annunziava, come Sua Santità il Regnante Pio IX, nella sua grande bontà, degnavasi impartire l'Apostolica Benedizione sopra tutti quelli, che si occupano per la diffusione delle Letture Cattoliche; con non minor consolazione ora vi partecipo che la medesima sua Santità si è degnata in molte altre guise di favorire la diffusione di questi libretti. Diede ordine all'Eminentissimo Cardinale Vicario di diramare una circolare ai Vescovi ed Arcivescovi degli Stati Pontifici, affinchè usassero la loro sollecitudine pastorale per introdurle nelle rispettive diocesi; esentò dal dazio e dalla tassa postale i pacchi o semplici fascicoli, che dovessero ivi introdursi. La voce del Supremo Gerarca della Chiesa produsse il desiderato effetto. Arcivescovi, Vescovi, Vicari generali, Parroci ed altri zelanti personaggi si diedero cura di far conoscere queste Letture e le associazioni crebbero a segno, che il loro numero oggi giorno tocca i dodici mila associati ne' soli Stati Romani.

Queste cose sono a voi come lo sono a noi di consolazione, Le nostre deboli fatiche e le vostre costanti sollecitudini benedette dal Vicario di Ges√π Cristo non mancheranno di produrre frutti proporzionati ai bisogni.

La Direzione nutre viva fiducia che la voce del comun Padre dei fedeli sarà sentita anche tra noi e che servirà di conforto a noi ed a voi, benemeriti corrispondenti e cortesi lettori, a perseverare nella santa impresa, quale si è a far conoscer sempre più queste popolari pubblicazioni, adoperandoci che siano eziandio diffuse in que' luoghi, dove non fossero ancora conosciute.

Riceverete pure una copia della Circolare di Sua Eminenza Reverendissima il Cardinal Vicario diramata in favore delle Letture Cattoliche.

La benedizione del Supremo Gerarca della Chiesa vi colmi tutti di grazie e di favori celesti, siccome di tutto cuore vi auguriamo, mentre godiamo di poterci professare con gratitudine

Torino, 15 settembre 1858.

Per la Direzione

Sac. Bosco Giovanni.

 

Ed ecco la lettera Circolare:

Ill.mo e Rev. Signore,

È un fatto innegabile che dagli uomini perversi si cerchi con tutto l'impegno di demoralizzare i popoli, per averli pronti a secondare i loro pessimi disegni e così ottenerne gl'intenti. A ciò fare essi si adoperano in più modi, fra i quali molto loro giova la diffusione di libri e stampe corrotte e spesso contrarie ai dommi della nostra Santa Religione. Il guasto non è all'aperto, bensì latente all'ombra di una sottile ipocrisia, adorno di uno stile fiorito ed ameno, e facendo mostra di trattare argomenti tanto interessanti e dilettevoli, che in breve sono nelle mani di moltissimi mal accorti di tutte le classi degli uomini, i quali bevono per tal modo quasi all'insaputa quel veleno, che forse li ucciderà per sempre.

E ciò non avviene soltanto nelle città popolose, ma ancora nelle più piccole e nascoste terricciuole, ove l'antica costumanza di passare qualche tempo, specialmente nella stagione d'inverno, leggendo alcunchè della Storia Sacra, ovvero d'altro libro buono e religioso, viene surrogata dalla lettura di libriciattoli lascivi ed immorali.

Non è però mai avvenuto che i buoni Cattolici non abbiano tentato di resistere agli sforzi degli empi; quindi è che a combattere il grave male accennato si è costituita una Società di dotte e pie persone ecclesiastiche e laiche, le quali propongonsi d'ovviare ai disordini, che debbono al presente lamentarsi, stampando dei libretti mensilmente col titolo di Letture Cattoliche, le quali e per la varietà dei temi e per la pianezza dello stile allettino e siano alla portata di tutti. L'esclusivo scopo di queste Letture sarà di conservare nell'animo dei Cattolici la integrità della fede, la santità dei costumi ed accrescere in essi quel rispetto ed amore sincerissimo, che debbesi alla sacra persona del Sommo Pontefice, siccome Padre universale di tutti i fedeli, non che a congiungerli vieppiù coi loro Vescovi.

La Santità di N. S. sempre intenta al bene di tutti, ed informata appieno del vantaggio riportato da queste Letture Cattoliche nei luoghi dove sono state attivate, ha approvato e lodato il pio divisamento d'introdurle anche nello Stato Pontificio, ed a tal fine mi ha autorizzato ad invitare gli Arcivescovi e Vescovi dello Stato medesimo per l'aiuto e sostenimento di sì bella impresa, diffondendola il più possibile per tutte le città e castelli soggetti alla spirituale loro giurisdizione.

Quindi è che, in esecuzione dei desiderii della Santità Sua, partecipo tutto ciò a V. S. Illustr.ma e Rev.ma, pregandola ad accettare insieme i sentimenti della mia più distinta stima, coi quali resto, baciandole di vero cuore la mano.

Di V. S. Ill.. e Rev.

Roma, 22 maggio 1858.

Servitor vero

Costantino Card. Vicario.

 

Questa lettera Circolare ottenne il desiderato effetto; onde da quel giorno le Letture Cattoliche presero a spargersi non solo negli stati Pontifici, ma in quasi tutte le diocesi d'Italia, perchè ad esempio del Vicario di Gesù Cristo molti Vescovi le raccomandarono ai propri parroci, e questi ai fedeli loro affidati. Di qui ne derivarono due vantaggi: il bene spirituale di un maggior numero di anime, che vennero istruite ed animate alla virtù, ed un canale di beneficenza pel nostro Oratorio; poichè crescendo il numero degli associati alle dette Letture, si ebbe da una parte lavoro da occupare più artigianelli, e per altra parte quel poco di guadagno che se ne ricavava, porgeva a D. Bosco il mezzo di raccogliere un maggior numero di poveri giovanetti nel suo Ospizio, e di provvedere loro vitto e vestito con una buona educazione.

Per questo e per gli altri insigni favori, che Maria SS. aveva fatti a D. Bosco, ispirandogli di recarsi a Roma, era debito dell'Oratorio, porgerle speciali ringraziamenti. Si presentava quindi ovvia alla mente l'idea di un nuovo pellegrinaggio alla Madonna di Campagna. Infatti in quella chiesa erasi ottenuta nel 1846 la ferma sede in casa Pinardi, ed in quest'anno si vedeva assicurata, per l'adesione del Papa ai disegni di D. Bosco, la perpetuità dell'Istituzione. Un invito di quel parroco determinò il tempo. Leggiamo nell'Armonia del 21 settembre: Nella Parrocchia di Madonna Campagna presso Torino si celebrò il 12 del corrente dalla compagnia dei figli e figlie la festa del SS. Nome di Maria; vi fu un gran concorso di parrocchiani sia alla comunione generale, sia alle sacre funzioni della mattina e sera; e sebbene ogni anno siasi sempre celebrata questa festa in questa piccola parrocchia con dimostrazioni di pietà e divozione, quest'anno però fu oltre il solito commovente, essendo state le sacre funzioni accompagnate dai dolci canti ed armoniosi suoni dei figli dell'Oratorio di S. Francesco di Sales, diretti ed allevati dall'istancabile e zelantissimo Sig. D. Bosco, di modo che non pochi dei parrocchiani piangevano di tenerezza e tutti encomiarono per la loro abilità.

Nel giovedì poi seguente si ammirò un'altra ben edificante funzione, e si fu, che il prelodato Sig. D. Bosco si portò a celebrare la Messa in questa parrocchia, accompagnato da circa 80 de' suoi allievi, i quali tutti fecero la loro comunione con gran edificazione dei religiosi stessi, che ammirarono la divozione di tutti questi giovani. Fatto poi il loro ringraziamento, il buon Padre guardiano somministrò a tutti una frugale colazione.

Fra coloro, che presero parte a questo pellegrinaggio, vi fu un giovane, al quale D. Bosco aveva predetto il suo avvenire. Ecco in qual modo andò la cosa.

Alcuni studenti delle scuole ginnasiali del Carmine, vennero a confessarsi, da D. Bosco. Fra questi v'era un certo Coccone, al quale il buon servo di Dio disse: - Tu, un giorno sarai prete. - Al giovane, che aveva piuttosto ripugnanza allo stato clericale, fece impressione disgustosa tale annunzio, e ne parlò ai compagni, i quali di quando in quando lo berteggiavano. Don Bosco cercò di affezionarselo, lo condusse con qualche compagno insieme ai giovani dell'Oratorio a fare la passeggiata alla Madonna di Campagna, ma dopo qualche tempo, circa un anno, Coccone più non comparve all'Oratorio. Don Albera poi lo incontrava già chierico e suo condiscepolo alla scuola di filosofia nel 1861.

Passarono 15 anni dal giorno che aveva parlato con D. Bosco la prima volta, ed essendo già prete, lo raggiunse un giorno sulla collina, mentre era avviato a San Vito. Lo salutò, si accompagnò con lui, parlò di varie cose, ma non si palesò per quel che era. A un tratto D. Bosco si ferma, lo guarda e gli dice: - Lei è quel giovane al quale 15 anni fa ho detto che si sarebbe fatto prete.

 - È vero, rispose Coccone, pieno di meraviglia.

Questo giovane era destinato da Dio a fare gran bene nelle carceri, ed un altro ne conduceva Egli all'Oratorio in questo settembre 1858 per via non preveduta, che doveva riuscire di grande aiuto a D. Bosco. Così ci scriveva il signor Angelo Gambara da Mirabello.

“ Francesco Provera, mio conterraneo, era figlio di onesti e cristiani negozianti, ma egli desiderava farsi prete e il padre lo voleva nel negozio, perchè abile a mercanteggiare. Il suo confessore D. Giuseppe Ricaldone lo consigliava a non urtare col padre e intanto attendere l'esito della Leva ed a pregare. Estrasse il numero di coscrizione e non dovette partire pel quartiere. Allora D. Ricaldone, che conosceva se non de visu certo di fama l'Opera del Cottolengo e sapeva che al Cottolengo si cercavano giovani ben disposti a dedicarsi alla carriera ecclesiastica, inviò il giovane Provera a Torino con una lettera nella quale dava di lui le più belle informazioni e pregava fosse ammesso nella Piccola Casa fra gli studenti. Tacque sulla parte finanziaria, pensando che ne avrebbe meglio discorso a voce lo stesso Francesco. Noto che a quei tempi qui a Mirabello nulla ancora o ben poco si sapeva di D. Bosco. Francesco Provera parti per Torino; e dopo qualche giorno ritornò al paese, e andò da Don Ricaldone, il quale al vederlo tutto contento gli disse:

 - Dunque sei accettato al Cottolengo?

E Provera: - Ma no, mi dissero che non vi è posto.

 - Non vi è posto ? Ma hai detto che potevi pagare qualche cosa?

 - Io no; non me lo hanno chiesto ed io ho detto niente.

 - Ma allora torna subito a Torino; ti darò un'altra lettera che parlerà più chiaro e vedrai che ti accetteranno subito.

 - È inutile, rispose il Provera; ho trovato un altro posto.

 - E dove?

 - Uscendo dal Cottolengo, mi avviava verso la strada ferrata e vidi un prete che si divertiva con dei giovani; mi fermai ad osservarli e quel prete vistomi mi chiamò a sè, mi fece varie domande, gli raccontai il motivo per cui ero là, ed esso mi disse andassi con lui ed io ho promesso di andarci. - Pochi giorni appresso Francesco Provera partiva per Torino e divenne quel salesiano che tutti sanno.

” Questa circostanza me la raccontarono più volte Don Ricaldone, la famiglia Provera e lo stesso D. Francesco ”.

 

 

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