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Capitolo 42

La Sacra Congregazione dei VV. RR. riprende le sedute - Don Bosco è stanco e desidera un po' di solitudine - La Pia Società viene approvata - Don Bosco fa visita di congedo al Papa, che lo esorta ad affrettare l'approvazione delle regole: il Venerabile gli annuncia che il suo Pontificato sarà più lungo di quello di S. Pietro - Emiliano Manacorda comunica al Cav. Oreglia l'approvazione della Pia Società e la proposta di S. Caio - Pratiche per l'acquisto di questa casa - Il Card. Antonelli offre il danaro per la spesa del contratto - Lettere e postulazioni di Don Bosco per aver somme per quella compra - Un avvocato, che ottenne dalla Madonna la guarigione di suo figlio ridotto agli estremi, si assume l'incarico degli incombenti legali - Altre oblazioni pel desiderato acquisto - Alcune lettere al Cavaliere: Don Bosco visita la famiglia Marini: celebra nel palazzo Barberini: Mons. Manacorda nominato Prelato domestico ” Don Bosco va a Frascati: in casa Vitelleschi: centomila medaglie di Maria Ausiliatrice: visita di Don Bosco ad una nobile inferma - Lettera della Marchesa di Villarios a D. Rua - Lettera di Don Bosco allo stesso: si prepari una bella festa per S. Francesco: onorificenza destinata all'Abate Solari: la congregazione e S. Caio: visiterà Mirabello; una benedizione del Papa al Teol. Borel - Don Rua comunica questa lettera ai Collegi.


Capitolo 42

da Memorie Biografiche

del 07 dicembre 2006

 Era incominciata la quaresima e le istanze di Don Bosco erano portate definitivamente avanti alla Congregazione dei Vescovi e Regolari. Si esaminarono partitamente gli articoli delle Costituzioni e si ponderarono le osservazioni di alcuni Vescovi. Si tennero più sedute. Monsignor Svegliati espose alla Commissione de' Cardinali il parere del Papa. Don Bosco fu ancora chiamato a dare qualche spiegazione. Da circa un mese, narrava il P. Verda, le gravissime trattative stancavano la sua mente e talvolta era uscito di casa e andava a passeggiare solo, co' suoi pensieri, in luoghi lontani dall'abitato. Un giorno il Cardinale Monaco La Valletta, alla fine di una seduta, avrebbe desiderato di accompagnarsi con lui e lo invitò a salire in carrozza; ma egli aveva bisogno di temperare l'arsura dei polmoni con aria libera e non gli reggevano le forze a nuovi ragionamenti; e perciò umilmente si scusò, adducendone il motivo, di non potere con suo dispiacere accettare in quel momento un tanto onore. E l'Eminentissimo annuì mostrando il suo rincrescimento.

Mentre camminava così soletto, talvolta fu incontrato da qualche noto Monsignore, il quale, lo interrogava:

 - Come? Don Bosco a piedi?

 - Sì, Monsignore!

 - E perchè solo? Lo accompagno io!

 - No, no, Monsignore, mi scusi: ho bisogno di essere solo.

 - Ma si smarrirà per la strada?

 - Per oggi meglio così: ho bisogno di riposare. - E si congedava.

Doveva essere ben stanco e a mal partito, per ragionare in quel modo!

Quando seppe il dì in cui la Sacra Congregazione sarebbe venuta alla definitiva discussione riguardo alla Pia Società, aveva fatto scrivere all'Oratorio che si fosse fatto in modo che per quel giorno, dandosi il turno, vi fossero stati continuamente, alcuni giovani in adorazione avanti al SS. Sacramento per ottenere il buon esito dell'affare. E molti studenti ed artigiani, ai quali non era stato fissato il tempo dell'adorazione, si portarono in chiesa privandosi di un tempo notevole di ricreazione; e tanta pietà piacque al Signore.

Il 19 febbraio la Pia Società di S. Francesco di Sales tra approvata della Sacra Congregazione e il Sommo Pontefice ratificò con gioia quella approvazione.

Di quella sera Don Bosco tornò in Vaticano e disse al Papa, ringraziando:

 - In questa settimana tutti i miei giovani erano in pena per me e stancavano il cielo colle preghiere pel buon esito della mia missione.

A queste parole caddero dagli occhi del Sommo Pontefice dolci lacrime e, intrattenendosi a ragionare di quell'approvazione, Pio IX diceva al Servo di Dio: - Signor abate, bisogna che facciate presto a condurre a termine anche l'approvazione delle Costituzioni, io sono informato di tutto, conosco il vostro scopo e vi sosterrò in ogni maniera. Ma io sono vecchio, da un momento all'altro posso mancare, e chi sa chi verrà eletto Papa dopo di me e come si prolungheranno le cose.

 - Santo Padre, rispose Don Bosco con la sua tranquillità abituale, il Signore vi riserva ancora a grandi cose, a fare del gran bene alla sua Chiesa.

 - Eh! rispose Pio IX - manca solo un anno e mezzo ai venticinque e c'è il non videbis dies Petri.

 - Non è verità di fede!

 - È vero che non è di fede, ma è tal detto che dai secoli non venne ancora smentito.

 - Ascolti, Santità, proseguì sorridendo Don Bosco: anzitutto bisogna dedurre un anno e mezzo in cui V. S. fu a Gaeta e non a Roma. Poi S. Pietro, oltre i 25 anni di Roma, stette 7 anni ad Antiochia e 2 a Gerusalemme: e perciò io dico a V. S.: non solo videbis dies Petri, ma altri ancora.

 - Ebbene: quando saremo giunti a quel punto, allora terrò conto di quanto mi avete detto, e vi loderò della predizione.

In fine il S. Padre gli diede alcune norme sapienti, perchè la Pia Società si fondasse sempre meglio nella vita religiosa, e lo incaricava di riferirle come guida pratica ai confratelli. Anche per i giovani alunni ebbe consigli e ammonimenti. L'udienza era durata un'ora.

La sera stessa Mons. Manacorda scriveva a Torino:

 

 

Carissimo Don Rua,

 

Don Bosco ha ricevuto la sua lettera, poche ore dopo che io spedissi l'ultima mia.

Ora che tutto è ultimato riguardo alla Congregazione di S. Francesco di Sales, si va in giro per trovare con che pagare la nuova casa in Roma. Le apparenze sono favorevoli. Spero che anche in questa parte il Signore non abbandonerà il suo servo fedele. Lunedì o martedì forse si farà l'istrumento e così Don Bosco ritornerà in Torino portatore di due atti pubblici della massima importanza. Acquisto di una casa: Approvazione della Società. Sia benedetto Iddio, e benedetta la Vergine, Aiuto dei Cristiani.

Don Savio è autorizzato da Don Bosco di conchiudere il contratto di vendita di quello stabile che sa: e farà l'istrumento Don Bosco appena giunto costà.

Si conchiuda pure, come pare meglio, le cose con D. Bongiovanni.

 

Roma, 19 febbraio 1869.

 

EMILIANO MANACORDA.

 

Don Bosco aveva preso commiato dal Papa, ma fermavasi ancora per qualche giorno in Roma, per attendere la firma di alcuni Brevi, il decreto d'approvazione della Pia Società e condurre a buon porto l'acquisto della Casa di S. Caio. Da circa due settimane occupavasi attivamente a questo scopo.

Fu a visitare le Suore, cui apparteneva quel locale, dal quale si erano ritirate; che accolsero volentieri la proposta. Fu pure a parlare col Principe Barberini, che dovea già conoscere le intenzioni del Papa, e quindi, di comune accordo, fu convenuto il contratto per 50.000 lire. La Provvidenza dispose che ei trovasse anche il danaro per il compromesso. Il Cardinale Antonelli, appena seppe conchiuso quell'affare, gli mandò subito 2000 lire, dicendo: - Questa è la prima offerta per la grazia ottenuta da Maria Ausiliatrice; e non sarà la sola; ne farò delle altre.

A Don Bosco mancava ancora una persona che in sua vece si occupasse del contratto, poichè non poteva distogliersi dagli altri affari. E pur questa l'ebbe presto a suoi cenni, nella persona dell'avvocato Ignazio Bertarello, cui, come abbiamo visto in una lettera di Mons. Manacorda, il Venerabile aveva guarito l'unico figlio. Nel giubilo della riconoscenza l'avvocato aveva esclamato: - Don Bosco ci comandi qualunque cosa e faremo tutto! - E a preghiera di Don Bosco si prese l'impegno di preparare quanto era necessario per concludere il contratto.

Per conto suo Don Bosco continuava a cercar mezzi pel pagamento di quella casa ed era secondato da suoi benefattori, poichè le sue lettere andavano al cuore. Eccone una delle prime, dirette alla Madre Galleffi.

 

 

Benemerita Madre Presidente,

 

Nel tempo passato Ella venne più volte colla sua carità in aiuto della chiesa e dei poveri giovanetti che vivono in Torino.

Ora, non più i Torinesi, ma le raccomando quelli di Roma. Col beneplacito del Santo Padre si tratterebbe di iniziare una piccola casa simile all'Oratorio di San Francesco di Sales in Roma. S. Caio, detto delle Barberine, col locale annesso sarebbe assai opportuno, poichè è località salubre e somministrerebbe comodità ai giovanetti, che vivono tra questo sito e la Trinità di Monti, di frequentare il catechismo e di avere anche una scuola.

La difficoltà solo sta nella spesa di primo acquisto che monterebbe a nove mila e quattrocento scudi.

Avvi già qualche offerta; bisogna che Ella pure per amore del Signore e della Santa Vergine Maria faccia quello che può nel suo particolare, fra le sue caritatevoli religiose e fra le persone con cui Ella ha qualche relazione.

Altra difficoltà è la premura di chiudere il contratto, perchè àvvi chi sta all'erta per iniziare trattative, appena fossero interrotte le nostre.

La Signora Merolli si mostrò molto propensa ad aiutarci, e vuole anche interessare altre pie persone ad associarsi; Ella parlerà con Lei, e Lei la incoraggisca e le prometta la benedizione di Dio, e quella dei poveri ragazzi, che, salvandosi mercé la loro carità, invocheranno mai sempre le grazie del Cielo sopra i loro benefattori.

Dio benedica Lei e tutti quelli che in modo particolare danno opera pel bene dei ragazzi abbandonati; e raccomandandomi alla carità delle sante sue preghiere ho l'onore di professarmi colla più sentita gratitudine

di V. S. Benemerita,

 

Roma, 17 febbraio 1869.

Aff.mo servitore

Sac. Giovanni Bosco.

 

Dopo alcuni giorni rispondeva ad un biglietto di questa santa religiosa:

 

 

Roma, 20 febbraio 1869.

 

Benemerita signora Madre,

 

Dica alla persona che offrì fr. 30 che dimani, lunedì, farò ben volentieri un memento speciale nella Santa Messa, che a Dio piacendo spero di poter celebrare nella cappella del B. Labre.

L'affare va assai bene, ma siamo ancora lontani dalla somma che ci vorrebbe, perciò coraggio a cercare, e molte preghiere; io confido molto nella sua carità: spero che Ella aiuterà efficacemente a compiere questo miracolo. Dio benedica Lei e tutte le sue figlie religiose, conceda a tutte il centuplo della carità che mi fanno.

A Lei poi in particolare conceda in fine una bellissima ghirlanda di fiori in cielo. Amen.

Con gratitudine mi professo

Obbl.mo servitore

Sac. Giovanni Bosco.

 

Le visite si alternavano colle lettere, e gli amici scrivevano al Cav. Oreglia notizie di Don Bosco, sicchè possiamo quasi seguire gli ultimi suoi passi nell'eterna città.

 

Roma 18 - febbraio 1869. - ... Don Bosco sta animato ad accrescere le sue grandi opere di beneficenza. Si affatica a trovar somme; certo che il prodigio sempre lo circonda. Ciò che mi consola è che così l'avremo spesso a Roma. Egli si mostra molto soddisfatto delle sue udienze col Papa, le quali sono molto lunghe. Spinto dalla Volontà Sovrana, questo santo uomo ha messo mano all'opera...

MARIA V.

 

Roma 21 febbraio 1869. - Abbiamo tutta la famiglia, avuto il piacere di rivedere il rev.do Don Bosco. Ci siamo rallegrati con lui della buona salute che gode ed a tutti ha fatto l'impressione che si è abbastanza rimesso. Ci disse che la sua dimora non era molto lunga e m'immagino Ella con quanta ansietà l'attende in Torino...

MARIANNA MARINI.

 

Roma 23 febbraio 1869. - Mentre abbiamo nelle sue orazioni tutta intiera la fiducia, l'abbiamo nei giovani dell'Oratorio che si associeranno seco lei nell'ottenere l'effetto desiderato. Nella cappella del palazzo Barberini l'ottimo Don Bosco ha celebrato la S. Messa in questa mattina, a cui, dietro invito ricevuto, abbiamo tutti assistito. Così riuscimmo a intrattenerci con Don Bosco rispettabile e caro Sacerdote. Don Bosco fa sapere a Lei che sta bene, che è contento, che si propone di lasciar Roma nella settimana ventura, e che predispongano tutto per solennizzare nella Domenica prima di marzo la festa di San Francesco di Sales...

SCIPIONE CONESTABILE DELLA STAFFA.

 

Roma, 24 - 2 - 1869. - In Roma abbiamo Don Bosco, ma ancora non mi è riuscito poter sentire una sua messa; lo spero però; ne farò richiesta all'Ecc.mo Mons. Manacorda da cui voglio recarmi onde farle i miei complimenti per essere stato elevato, come saprà, all'onore di essere nominato Prelato Domestico di Sua Santità.

C. GUALDI.

 

Firenze, li 24 febbraio 1869. - ... Sento che Don Bosco è per tornare e che è stato a visitare i miei Padri nel Sacro Eremo di Frascati con il C. Calderari ecc. Ne sono molto contento. Passerà per Firenze? Lo spero...

D. GIUSEPPE EMILIANO NERI.

 

Roma, 25 febbraio 1869. - La lettera di Gianduja è stata letta alla presenza di Fanny e della Contessa Calderari fra le risa e gli applausi degli ascoltanti. Oramai s'avvicina il tempo che il nostro carissimo Don Bosco ripartirà da Roma. Ier l'altro ha pranzato da noi. Maria aveva espressamente invitato un altro suo fratello con consorte, che sono qui a Roma, per fargli conoscere questo Sant'Uomo, onde conseguirne la benefica influenza. L'affare dell'apertura della casa in Roma procede bene, e la Provvidenza a poco a poco accomoderà tutto, quantunque pel momento forse non si vegga quell'abbondanza di offerte che pur si desidererebbe; ma il nostro caro Don Bosco colla sua santa calma addita la sicurezza che il denaro necessario si troverà. Talvolta reca maraviglia che famiglie straricche rispondano che pel momento non è loro possibile dar denaro; se non è possibile ora che nuotano nell'oro, non so qual fenomeno potrà essere causa di tale possibilità. La Duchessa di Sora è stata ed è tutt'ora malata. In quanto alle medaglie, Guidi dice che presto saranno ultimate; però alla zecca la parola presto, corrisponde a piano, egli mi disse che dovendosi coniare monete ed altre medaglie dalle stesse macchine, vi vuole un poco di tempo. Finisco la mia lettera col rendergli mille saluti di Maria e di tutti di famiglia. Nelle sue preci alla Vergine Benedetta si rammenti dello scrivente...

ANGELO VITELLESCHI.

 

Il Cavaliere aveva data commissione perchè si procurassero al più presto possibile 50.000, o meglio 100.000 medaglie di Maria Ausiliatrice, perchè ormai egli ne era senza.

 

Roma 27 febbraio 1869. - ... Mi rallegro del bene fatto anche moralmente colla sua fiera, però sono in pena per la sua salute che credo abbia trascurata eccessivamente...

Sento che fra pochi giorni partirà il nostro Don Bosco. Lei sarà contentissimo, non così noi... ma speriamo. Ho bisogno di un Cattolico Provveduto coi fogli dorati, del quale per fare un dono secondo il desiderio di Don Bosco, ne ho privata persona che l'aveva acquistato...

M. MADDALENA GALLEFFI.

 

Roma, 28 febbraio 1869. - Per mezzo di Don Bosco, che purtroppo ci lascia, le rispondo e di nuovo la ringrazio tanto della carità usata al povero R. e spero che non sarà perduta e presto o tardi frutterà in quell'anima; il povero giovane è molto ammalato. Quanto mi rincresce che Don Bosco parta! Ma lei mi perdona questa parola, non è vero? Dunque dirò che per loro mi rallegro che torni costì... Aspetto domani mia nipote ed ancora spero che possa vedere Don Bosco... Ci dia notizie dell'arrivo di Don Bosco.

CORNELIA V. M.

 

Roma, io marzo 1869. - Maria in questi giorni è stata tribolata per la morte di una sua carissima amica. Questa è la Contessa Du Chastel, madre di quel giovinetto che è compagno del mio Giovannino nel passeggio. Era una santa donna e come tale è morta. Nel benedire negli ultimi momenti il suo figlio gli disse: Sois un saint garçon; pense à Dieu et à l'éternité. Don Bosco nella sua dimora in Roma la visitò ed anch'egli la trovò una donna di ardente fede e di perfetta rassegnazione...

ANGELO VITELLESCHI.

 

Allo stesso D. Rua la Marchesa Fanny Amati di Villarios aveva scritto il 23 febbraio: “ Don Bosco, grazie a Dio sta bene, ed è molto contento. Egli è da tutti desiderato e gode la stima universale, ammirabile sempre per quella calma che non può venire che dal cielo. Quantunque si sia poco goduto in quest'anno, l'assicuro che lo vediamo partire con dispiacere e da questo arguisco quale deve essere la loro consolazione, sentendo il suo prossimo ritorno... Dica, la prego, una Salve secondo la mia intenzione, ai piedi di quella cara immagine di Maria Ausiliatrice, che mi pare sempre di avere innanzi agli occhi ”.

Don Rua aveva anche da Don Bosco istesso ricevute notizie:

 

 

Mio caro Don Rua,

 

Non posso ancora fissare il giorno della mia partenza; forse lunedì o martedì prossimi. Ma venerdì, a Dio piacendo, sarò all'Oratorio, ne avrai avviso da Firenze. Intanto prepara tutto per fare una bella festa di S. Francesco di Sales la domenica sette marzo. Danne pure avviso al Conte Viancino che ne è Priore, e digli che abbia pazienza di passare tutto quel giorno con noi. Di' all'Ab. Solari che ho una immaginetta a dargli di suo gusto.

Le cose nostre stanno così: La congregazione definitivamente approvata: facoltà di ordinare titulo mensae communis; facoltà delle dimissorie annesse non all'individuo, ma alla congregazione.

Poi è conchiuso il contratto per l'acquisto della Chiesa e locale annesso (S. Cajo) in una delle più belle e forse la più bella località di Roma. Sul Quirinale, dalle quattro fontane verso Porta Pia vi è il monastero delle Barberine, cui è annesso il nostro futuro studentato... e quello che a Dio piacerà. Il primo acquisto è di fr. 50.000, vedrò quello che potrò pagare tosto, ma spero di aggiustare bene le cose e di non andare a casa con le saccocce totalmente vuote. Molte cose di molta importanza le saprai a voce. Queste cose puoi comunicarle a quelli della Congregazione, ma con raccomandazione che non vadano fuori di casa. In ogni cosa prudenza e preghiera. Comunica queste cose a Lanzo e a Mirabello. Dirai poi a D. Bonetti che nella seconda settimana dopo il mio arrivo andrò a fargli una visita.

La grazia di N. S. G. C. sia sempre con noi. Sia lodato e ringraziato ogni momento il SS. e divinissimo Sacramento. Così sia.

Abbiatemi in tutto

 

Roma, 26 febbraio 1869,

Aff.mo in Ges√π Cristo

Sac. GIOVANNI BOSCO.

 

 

 

 

P. S. Di' al Teol. Borel che in un'udienza il S. Padre gli mandò la sua benedizione, con una medaglia che gli darò. Benedisse anche tutte le sue famiglie.

Io sono piuttosto stanco di mente e di corpo, perciò avrei vero bisogno che al mio arrivo non si facesse alcuna dimostrazione. Niente più che se venissi dalla città di Torino: ciò mi sarebbe di non piccolo sollievo.

 

Don Rua, ricevuta questa lettera, la fece trascrivere da Don Berto, facendo omettere le frasi che si riferivano ad alcuni individui in particolare, e ne mandò copia a Mirabello e a Lanzo.

 

 

 

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