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Capitolo 48

1867 - La strenna - Numero dei Socii della Pia Società - Letture Cattoliche: IL CENTENARIO DI S. PIETRO APOSTOLO -VITA DI S. GIUSEPPE - Primo motivo che induce Don Bosco a recarsi in Roma - Le sacre ordinazioni dei Salesiani - Don Bosco prepara una supplica che presenterà al Papa per ottenere l'approvazione della Pia Società, ovvero la facoltà delle Lettere dimissoriali e l'ammissione agli Ordini a titolo di mensa comune -Le regole della Pia Società tradotte in lingua latina - Va a Roma per ottenere soccorsi e per le nomine dei Vescovi - Disposizioni per l'estrazione della Lotteria.


Capitolo 48

da Memorie Biografiche

del 06 dicembre 2006

 L’ultima sera del 1866 il Venerabile aveva dato per strenna ai suoi alunni di portare al collo continuamente la medaglia di Maria SS. e d'invocare più volte al giorno con qualche fervorosa giaculatoria questa Madre di misericordie. Pronti al lavoro, Don Bosco contava in Congregazione circa ottanta socii; diciannove professi perpetui, ventiquattro triennali; gli altri ascritti o aspiranti; i sacerdoti erano quattordici, compreso il Venerabile.

Il fascicolo delle Letture Cattoliche pei mesi di Gennaio e Febbraio, (anno XV), portava il titolo: Il Centenario di S. Pietro Apostolo, colla vita del medesimo Principe degli apostoli ed un triduo in preparazione della festa dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, pel Sacerdote Bosco Giovanni. Sul frontispizio si leggeva: “ Ubi Petrus, ibi Ecclesia (S. Ambr.) - Sancte Petre, ora pro nobis. ”

L'autore disponeva in questo modo l'ordine della materia: - Circolare Pontificia sul centenario di S. Pietro in data 8 dicembre 1866. - Anno del martirio di S. Pietro Apostolo. - Vita di S. Pietro, in trenta capitoli. - Appendice sulla venuta di S. Pietro in Roma. - Quattro considerazioni: sulla chiesa di Ges√π Cristo; sul Capo della Chiesa; sui Pastori della Chiesa; sulla Fede. - Nella prefazione spiegava la natura e lo scopo di questa pubblicazione:

Il supremo Gerarca della Chiesa, il glorioso regnante Pio IX ha fatto annunziare che nel 29 giugno dell'anno corrente 1867 sarà con solennità speciale celebrata la festa di S. Pietro, perchè appunto in quest'anno corre il centenario del glorioso suo martirio; vale a dire si compiono diciotto secoli da che questo primo Vicario di Gesù Cristo terminava la sua carriera mortale e sigillava col suo sangue la dottrina da lui predicata colla palma del martirio. Tutti i figli di S. Pietro e de' Pontefici suoi Successori, tutti i cristiani devono prendere parte a questa grande solennità coi mezzi compatibili colla propria condizione; e noi non sappiamo fare meglio che pubblicare una vita popolare del santo Apostolo: non troppo breve affinchè le gloriose sue azioni non restino sconosciute, non troppo lunga affinchè possa eziandio soddisfare a quelle persone cui per avventura mancasse tempo o comodità di fare altri studi a quest'uopo.

Metteremo la circolare pontificia con cui i Vescovi del mondo cattolico sono invitati di recarsi a Roma; Daremo un cenno sull'anno del martirio di S. Pietro; Quindi seguirà la vita del medesimo santo apostolo.

Cattolici, noi viviamo in giorni molto calamitosi per la Chiesa di Gesù Cristo. Stringiamoci tutti intorno al Vicario di Gesù Cristo che è il Romano Pontefice. Noi cominciando dal regnante Pio IX andiamo da uno ad un altro Pontefice fino a S. Pietro, fino a Gesù Cristo. Perciò chi è unito al Papa è unito con Gesù Cristo, e chi rompe questo legame fa naufragio nel mare burrascoso dell'errore e si perde miseramente. Faccia questo grande Apostolo che in quest'anno ritornino i bei giorni di pace e di trionfo e ci ottenga dal suo divino Maestro che popoli e sovrani si uniscano nel vincolo della carità e dell'amore per fare un solo ovile ed un solo pastore sopra la terra ed essere poi un giorno tutti raccolti insieme nel regno della gloria in Cielo. Così sia.

 

Mentre si spediva agli associati questo primo fascicolo era in corso di stampa quello di marzo: Vita di S. Giuseppe Sposo di Maria SS. e Padre putativo di Ges√π Cristo, raccolta dai pi√π accreditati autori, colla novena in Preparazione della festa del Santo.

 

Si legga attentamente la bella prefazione.

 

In un'epoca in cui pare spiegarsi così universale la divozione verso il glorioso padre putativo di Gesù, S. Giuseppe, crediamo non tornare discaro ai nostri lettori che venga oggi alla luce un fascicolo intorno alla vita di questo santo.

Nè le difficoltà che s'incontrano di trovare negli antichi scritti i fatti particolari della vita di questo santo deve minimamente diminuire verso di lui la nostra stima e venerazione: anzi nello stesso sacro silenzio di cui è circondata la sua vita noi troviamo qualche cosa di misterioso e di grande.

S. Giuseppe aveva ricevuto da Dio una missione tutta opposta a quella degli apostoli. Questi avevano per incarico di far conoscere Gesù; Giuseppe doveva tenerlo celato; quelli dovevano essere fiaccole che lo mostrassero al mondo, questi un velo che lo coprisse. Quindi Giuseppe non era per sè, ma per Gesù Cristo.

Era adunque nell'economia della Divina Provvidenza che S. Giuseppe si mantenesse oscuro, mostrandosi solamente quanto era necessario per autenticare la legittimità del matrimonio con Maria e sgombrare ogni sospetto sopra quella di Gesù. Ma quantunque non possiamo penetrare nel santuario del Cuor di Giuseppe ed ammirare le maraviglie che Iddio ha in esso operato, tuttavia noi argomentiamo che per la gloria del suo Divin Pupillo, per la gloria della sua Sposa celeste, doveva Giuseppe riunire in se stesso un cumulo di grazie e di doni celesti.

Siccome la vera perfezione cristiana consiste nel comparire tanto grandi davanti a Dio quanto più piccoli avanti agli uomini, S. Giuseppe, che passò la sua vita nella più umile oscurità, si trova in grado di fornire il modello di quelle virtù che sono come il fiore della santità, la santità interiore, cosicchè si può dire benissimo di S. Giuseppe ciò che Davidde scriveva della sacra sposa: Omnis gloria eius filiae Regis ab intus.

S. Giuseppe è riconosciuto universalmente ed invocato come protettore dei moribondi, e ciò per tre ragioni:

1° per l'impero amoroso che egli ha acquistato sopra il Cuor di Gesù, giudice dei vivi e dei morti e suo figliuolo putativo;

2° per la potenza straordinaria di cui Gesù Cristo lo ha insignito di vincere i demoni che assalgono i moribondi, e ciò in ricompensa d'averlo il Santo salvato un tempo dalle insidie di Erode;

3° Pel sublime onore di cui godette Giuseppe d'essere stato assistito in punto di morte da Gesù e da Maria.

Qual nuovo importante motivo per infervorarci nella sua divozione!

Bramosi pertanto di porgere ai nostri lettori i principali tratti della vita di S. Giuseppe abbiamo cercato fra le opere già pubblicate qualcheduna che servisse allo scopo. Molte difatto da alcuni anni videro la luce, ma o per essere troppo voluminose o troppo aliene per la loro sublimità dallo stile popolare, oppure scarse di dati storici perchè scritte collo scopo di servir di meditazione più che d'istruzione, non tornano a nostro proposito. Noi qui adunque abbiamo raccolto dal Vangelo e da alcuni dei più accreditati autori le principali notizie intorno alla vita di questo santo, con qualche opportuno riflesso dei santi Padri.

La veracità del racconto, la semplicità dello stile, l'autenticità delle notizie renderanno, speriamo, gradita questa tenue fatica. Se la lettura di questo libretto servirà a procurare al casto sposo di Maria anche un solo divoto di più, noi ci terremo già abbondantemente appagati.

Per la Direzione

Sac. Bosco GIOVANNI.

 

 

Di quest'opuscolo aveva dato ordini ai tipografi che gli fossero spedite le bozze di stampa a Roma, ove si recava spinto da gravissimi motivi.

Il primo era quello di ottenere la definitiva approvazione della Pia Società di S. Francesco di Sales, e, ove questa non fosse stato possibile, di ottenere almeno la facoltà di rilasciare le dimissorie ai suoi chierici per le sacre ordinazioni, e di poterli ammettere agli ordini titulo mensae communis.

Per questo recava a Roma le Regole tradotte in lingua latina, e da lui corrette e ricorrette per adattarle all'esigenza delle Animadversiones, senza recare nocumento alle sue previdenze per l'avvenire ed ai bisogni della Pia Società, e non discostarsi da un esemplare che gli era stato mostrato in sogno.

Una sua memoria ci dà a ragione dell'insistenza sua per avere la facoltà delle dimissorie.

“ Fino al 1864 - egli scrive - le sacre ordinazioni si davano ai nostri socii da ciascun Vescovo, secondo le regole generali dei Sacri Canoni; e ciascun Vescovo, richiesto, rimetteva volentieri alle nostre case il prete ordinato, perciocchè lo regalavano a quella casa, che inviava ogni anno parecchi chierici nel proprio Seminario. Ma dopo il decreto del 1864 non fu più così. Nella nomina del Superiore e nelle norme pel suo successore i Vescovi ravvisavano la costituzione di un corpo morale. Laonde ognuno domandava se dovevasi dare l'ordinazione a nome della Congregazione o dell'Ordinario. Non a nome della Congregazione che non poteva dare le dimissorie; non dell'Ordinario, perchè, si diceva, l'ordinando pareva appartenere ad una famiglia religiosa. - In que' casi io faceva una dichiarazione, che spedita all'Ordinario de' miei chierici, per lo più li ammetteva agli ordini sacri.

” Allora i Vescovi, come di comune accordo, mi consigliarono di umiliare alla Santa Sede la domanda per la definitiva approvazione. Anzi un 'alto e benemerito personaggio ne diede formale consiglio ”.

Stando così le cose, Don Bosco credette necessario di adoperarsi per ottenere almeno la facoltà di rilasciar le lettere dimissoriali ai suoi chierici per le sacre ordinazioni; e ne faceva espressa domanda in una supplica preparata pel Sommo Pontefice.

 

Beatissime Pater,

 

Iam quatuor anni elapsi sunt, quum Costitutiones Societatis a S. Francisco Salesio dictae, tibi, Beatissime Pater, submittens, judicium et approbationem Sanctae Romanae Ecclesiae efflagitabam.

Uti Pater, magis voluntatem filii quam meritum prospiciens, die prima Julii anno 1864 amplissimis verbis hanc Societatem ad instar Sacrarum Congregationum, patema prorsus bonitate, laudare et commendare dignabaris; dilata tamen ad opportunius tempus Constitutionum adprobatione.

Attentis vero peculiaribus circumstantiis, die 23 eiusdem mensis et anni, speciali decreto ipse Orator, licet indignus, eiusdem Socie­tatis Superior generalis ad vitam constituebatur, etiamsi eius succes­sor duodecim tantum annis in suo munere permanere deberet.

Eidem decreto adnectebantur tredecim animadvertiones, quas attente lectas ad praxim traduxi, atque quoad eius fieri posse visum est in Constitutionibus accomodavi. Nunc denuo, Beatissime Pater, ad te revertor humiliter deprecans ut tempus opportunius pro nobis sit tempus praesens, quo tu regis Ecclesiam Dei. Hujus operis tu fuisti suasor et impulsor; ego vero quae potui feci; nunc perfice opus quod tu ipse coepisti. Hoc tu reapse facies, si hanc Societatem Apostolica adpro­batione confirmabis, atque consolidabis illis verbis, modis, correctio­nibus, quos tu, Pater Beatissime, ad majorem Dei gloriam, atque ad animarum salutem melius in Domino judicaveris.

Veruntamen si res adversae vel temporum ratio ad integram Con­stitutionum adprobationem dilationem suaderent, humiliter effiagito ut saltem illi articuli adprobentur, qui ad iuvenes in sortem Domini vocatos spectant. Hoc est:

r° Ut Superior Generalis literas dimissoriales dare possit iis sociis qui vota in hac societate praescripta emiserint. Hoc adprime neces­sarium est ut societatis spiritus conservetur et ob seculares blanditias aliasque occasiones, ingressum et regressum, propter publicarum scholarum frequentationem, non amittatur.

2 ° Ut titulo mensae comunis ad minores et maiores ordines socii admitti possint.

Plurima jam a Te beneficia ego caeterique hujus Societatis sodales accepimus, pluriesque animum addidisti: nunc ergo ut nos compotes voti facies rogamus. Utique servi inutiles sumus, nullamque pro tanto munere compensationem dare valemus. At gratos animi sensus estendere satagemus quotidie ad Deum preces fundendo, ut Te, Bea­tissime Pater, pro Ecclesiae utilitate diutissime sospitem servet, atque omnibus adversantibus malis superatis ad supremae felicitatis gaudium inter coelites valeas pervenire.

Dum auteur ego coeterique sodales huiusce Societatis adproba­tionem supplices expectamus, humiliter Ap. Benedictionem flexis genibus imploramus.

Ego vero, omnium felicissimus, audeo me subscribere

Beatitudinis Tuae,

 

Augustae Taurinorum, die 7 ann. 1867,

Amantissimus et dedit.mus Filius

Sac. Bosco JOANNES.

 

 

 

Alla supplica univa il seguente foglio, nel quale esponeva con qualche aggiunta quanto a proposito della facoltà delle dimissorie aveva scritto in un suo memoriale da noi pubblicato nel settimo volume.

 

Animadversiones pro facultate literarum dimissorialium obtinenda. Si dandi literas dimissoriales Superior Generalis Societatis S. Fran­cisci Salesii facultatem non haberet, maximae exinde difficultates pro praxi exsurgerent, quae huiusmodi Societatis modum existendi turbarent, atque fere impossibilem redderent.

Enimvero:

1 ° Regiminis et administrationis unitas conservari difficillime pos­set, cum Episcopus ius habeat socios a societate et ab officiis revocandi et ad alia ecclesiastica munera obeunda constituendi. Quo in casu contingeret ut administrator alicuius domus ab Episcopo alio evocetur, dum ipse per obedientiae votum Superiori suo obedire teneatur. Quae quidem vota sunt S. Sedi reservata. Nec Generali Superiori jus com­peteret suos subditos ad particulares domos regendas mittendi, prae­sertim si domus in diversa dioecesi essent constitutae.

Quid vero esset agendum si Ordinarius volens uti sua jurisdictione, ut pluries contigit, mitteret unum aut pluries socios aut eumdem Superiorem Generalem ad aliqua Sacri Ministerii munera obeunda, vel ad paroecias regendas deputaret?

2* Neque spiritus unitas servari potest; nam ut quisque perdiffi­cile ministerium sacrum pro adolescentulis pauperibus et derelictis exerceat, debet apposite rebus, libris, monitis studere. Haec autem obtineri nequeunt nisi longa experientia edoceatur, quid et quomodo agendum, evitandum, mutandum; haec omnia difficillime disci pote­runt, si incertum esset tempus quo Socius manere possit in Congrega­tione, antequam a proprio Episcopo alio evocetur.

3 ° Nec servare quidem potest doctrinae et disciplinae unitas. Nam quisque Socius dum studiis vacat, debet scholas, caeremonis, collationes in Seminario statutas frequentare. Episcopus vero id exigere debet, ut de vita et moribus illius informetur quem suo tempore ad sacros ordines admittere debet. At hora, tempus, locus Seminarii poterunt congruere cum muneribus et rebus quae in Societate quotidie exercentur?

Anno elapso decem ex nostris praeceptoribus Seminarium dioe­cesanum adire jussi sunt, ex quibus ne unus quidem transacto anno scholastico ad societatem rediit. Hoc vero vertente anno gravibus rationibus non potuerunt in Seminario aliqui regulariter Scholas fre­quentare. Ast nulla ratione ad praestitutum periculum admitti po­tuerunt licet iisdem tractationibus operam dederint. Ideoque hujus­ modi socii, vel societatem derelinquere debent, vel sine Episcopi licentia permanere quin suo tempore ad ordines socios admittat.

Praeterea unusquique praeceptor et antecessor tractatus ad libi­tum conficit, atque mutare et substituere potest, imo novo praecep­tore succedente alii et novi tractatus introducuntur, quae mutationes unitatem doctrinae et disciplinae difficillime et pene dicam ímpossi­bilem redderent. Idem dicatur de caeremoniis, collationibus, de ser­monibus, quae in seminariis fiunt ad erudiendos clericos in saeculo viventes, non eos qui vitam religiosam ducunt.

4° Generatim quomodo conciliari potest obedientia proprio Epi­scopo cum obedientia Superiori debita, cui vi votorum S. Sede reser­vatorum devincitur?

5° Alia difficultas ratione locorum exurgit, nain nostris regionibus, Sede vacante, etiamsi annus vacationis transegerit, non potest Vica­rius Capitularis tradere litteras dimissoriales, et hoc ob civiles consti­tutiones, quo fit ut quisque ordinandus recurrere debeat ad S. Sedem pro singulis ordinationibus quod magnum gignit incommodum et dispendium, sicut in praesentiarum quotidiana experientia docet.

6° Tandem apud nos lex usque dum viget ut Episcopi juvenes in sortem Domini vocatos a saeculi militia revocare possint, ratione numeri in propria Dioecesi habitantium. At non raro contigit ut numerus revocandorum j jam numerum a lege concessum excedat, dum alter Episcopus abundanter hujusmodi favorem praestare potest. Haec difficultas de medio tolleretur per litteras dimissoriales quibus Superior socios transmittere potest ad alios Episcopos penes quos peculiares domus possidentur, vel administrantur.

7° Specialis vero difficultas exurgit ex natura Salesianae Socie­tatis quae ex omnibus terrae partibus socios excipit. Quo fit ut saepe saepius litterae dimissoriales requirendae essent per loca dissitissima,            ' cuius Ordinarius vel ignoratur vel non facile reperiri possit.

8° Hoc privilegio generatim gaudent, Ordines Religiosi et Regu­larium Congregationis. Huiusmodi sunt Oblati B. M. Virginis iuxta Brevem: Fisi Dei Filius, datum a S. Memoria Leonis Papae XII. mense septembris 1828.

Hoc idem dicatur de Instituto Charitatis, adprobato a felice recor­datione Gregorii XVI.

Congregatio etiam Praesbyterorum Missionis adprobata a S. P. Urbano VIII per Bullam: Salvatoris Nostri die duodecima januarii 1632. Tandem ipse S. P. Pius Papa IX (Quem diutissime Deus sospitem servet) per Brevem; Relieiosas Familias, die decima tertia Maji 1859, praeter facultatem j jam primitus concessam litteras dimissoriales ge­neratim concedendi, addit ut sequitur:

« Clerici Congregationis Missionis, dummodo necessariis praediti sint requisitis suorumque Superiorum litteris dimissorialibus, extra tempora a Canonibus instituta a quocumque catholico Episcopo gra­tiam et Communionem Apostolicae Sedis habente, suscipere libere et licite, servatis servandis, possunt et valent. »

Itaque supra memoratis rationibus perpensis quae ad tempora, loca, constitutionem peculiarem huiusce societatis specfant, humil­lime exposcitur ut pro litteris dimissoriis ipso communi privilegio fruatur, quo domus, Congregationes atque Ordines regulares, habentes domorum communionem, gaudent.

 

Il secondo motivo pel quale Don Bosco intraprendeva questo viaggio era il bisogno di por mano ai lavori interni della Chiesa di Maria Ausiliatrice. Tutte le persone che venivano a visitarla stupivano nel contemplarne la mole, non sapendo donde fosse scaturito il danaro necessario, essendosi già spese 600,000 lire. Era un miracolo evidente e continuo della Madonna, la quale concedeva grazie straordinarie a coloro che concorrevano con qualche somma all'erezione del sacro edifizio. Il Servo di Dio andava in Torino a visitare gli infermi gravi o incurabili, li invitava ad aiutarlo con quel tanto che la loro pietà, sapeva suggerire; li benediceva e guarivano. Ciò era successo anche nelle principali città dell'Italia settentrionale e prova delle meraviglie operate dalla Madonna erano le somme grandi e piccole che riceveva continuamente.

Ora aveva rivolto gli occhi ai Romani che erano ansiosi di riceverlo, parte per rivederlo, parte per conoscerlo, colla speranza che sarebbero pur essi venuti in suo aiuto per compiere il Santuario in costruzione.

Altro movente, urgentissimo, che lo conduceva a Roma era quello, già accennato, di cooperare alla buona riuscita della missione Tonello. La sua andata era voluta dalla Divina Provvidenza per ridare i pastori a non poche diocesi, che da molti anni ne erano prive.

Ma non volle allontanarsi da Torino, senza aver preso le misure necessarie, perchè la lotteria potesse venire estratta nel mese di aprile. Disposte le cose colla Commissione e col vice-Prefetto Conte Radicati, ne lasciò ogni pensiero al Cav. Oreglia e nel mese di gennaio furono compiute tutte le modalità di legge.

Diamo i documenti:

 

Ill.mo Sig. Prefetto.

 

La Commissione per la Lotteria a favore degli Oratori maschili a fianco segnati, approvata con Decreto di questa Prefettura del 19 maggio 1865, in seduta del 25 decorso mese riunitasi, deliberava di fissare un tempo per la estrazione dei premi vincitori: a questo scopo incaricava lo scrivente, Segretario della medesima, di porgere a V. S. Ill.ma rispettosa preghiera perchè si degnasse con apposito decreto di stabilire il giorno per la medesima che, nulla ostando, si desidererebbe non fosse anteriore al primo lunedì del prossimo aprile, giorno primo del mese stesso.

La Commissione tutta riconoscente e grata a quanto V. S. Ill.ma degnavasi già di fare a favore di quest'opera di pubblica beneficenza, rinnovandole i suoi vivissimi ringraziamenti, confida verrà benignamente accolta questa nuova sua preghiera.

Che del favore, ecc.

Torino, 7 gennaio 1867,

Obb.mo Servitore

FEDERIGO OREGLIA di S. STEFANO,

Segretario per la Commissione.

 

 

Divis. II. Sez. II. Opere Pie.

N. 225 Prot. - N. 55 Part.

 

IL PREFETTO DELLA PROVINCIA Di TORINO.

 

Visto l'avanti esteso ricorso presentato per parte della Commissione per la Lotteria a favore dell'Oratorio di S. Francesco di Sales ed altri da esso dipendenti stabiliti in questa città, coi quale si chiede che venga per decreto determinato il giorno, in cui dovrà aver luogo l'estrazione;

Visti li precedenti Decreti di questo Ufficio delli 10 maggio 1865 e 14 aprile 1866;

DECRETA:

1° L'estrazione per detta Lotteria è fissata al giorno di lunedì 1° aprile prossimo venturo, ed avrà luogo in una sala dei Palazzo di questa città alle ore 10 antimeridiane.

2° In tutto il resto stanno ferme le disposizioni, di cui ne' citati precedenti due decreti in data 19 maggio 1865 e 14 aprile 1866.

3° Per cura della Commissione verrà il presente Decreto reso noto al pubblico.

Torino, addì 15 gennaio 1867,

p. il Prefetto

RADICATI.

 

 

PREFETTURA DELLA PROVINCIA DI TORINO

Divis. II. Sez. II. Opere Pie

N. Prot. 225. - Reg. 55.

Oggetto:                                                   Torino, addì 15 genn. 1867.

Estrazione.

 

Con decreto d'oggi il sottoscritto ha fissato il luogo e l'epoca della estrazione per la Lotteria concessa a favore dell'Oratorio di San Francesco di Sales in questa città, giusta la domanda stata presentata a questo uffizio a nome della Commissione.

Il sottoscritto nel far pervenire il detto Decreto al signor Segretario della Commissione medesima per l'ulteriore suo corso, lo prega ad un tempo di far desumere copia in carta libera:

i° Del primitivo ricorso del 15 maggio 1865, e piano della Lotteria.

2° Del posteriore ricorso dell'11 aprile 1866.

3° Dell'unito ultimo ricorso.

Quali copie, tosto ultimate, sottoscritte dal prefato sig. Segretario, verranno inoltrate a quest'ufficio per essere trasmesse al sig. Direttore Compartimentale del Lotto, in esecuzione del disposto dell'art. del Regolamento annesso al R. Decreto 29 giugno 1865, N. 2400.

p. il Prefetto

RADICATI.

 

 

Al sig. Segretario della Commissione

promotrice della Lotteria a favore

dell'Oratorio di S. Francesco di Sales.

Torino.

 

L'Unità Cattolica del 23 gennaio 1867, dava pubblicità al decreto:

 

AVVISO PER ESTRAZIONE DI LOTTERIA.

 

Riceviamo la lettera seguente: “ L'estrazione dei biglietti vincitori della lotteria a favore degli Oratori di S. Francesco di Sales di Valdocco, di S. Luigi a Porta Nuova ed del S. Angelo Custode in Vanchiglia, con decreto di questa Prefettura in data 15 gennaio 1867, venne irrevocabilmente fissata pel 10 aprile prossimo, alle ore 10 antemeridiane nel Palazzo Municipale di questa città. Essendo necessario che questa notizia venga nel maggior modo e minor tempo possibile divulgata onde venga a cognizione di tutti i ritentori di biglietti della medesima, la Commissione dirigente prega V. S. Ill.ma e M. Rev. a volersi degnare a concederle un posto nell'ottimo suo giornale, come pure fa preghiera a tutti gli altri giornali italiani di voler accordare nelle loro colonne la ripetizione di questo avviso a beneficio di tutti gli interessati.

 

 

 

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