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Capitolo 59

A Castelnuovo - Buoni istitutori nelle famiglie signorili .per cura di D. Bosco - Il Papa gradisce il dono della Storia d'Italia - Visita alla tomba di Savio Domenico - Dai Becchi a Torino.


Capitolo 59

da Memorie Biografiche

del 28 novembre 2006

Don Bosco partiva per Castelnuovo. Conduceva con fiore più eletto de' suoi alunni. - Perchè andare in vacanza? aveva detto ad uno di loro. Le vacanze non fanno del bene ai giovani. Tua madre paga cento lire annue pel tuo mantenimento; vedi adunque che a me converrebbe più che tu andassi a casa, anzichè stare tre mesi di più all'Oratorio. Ma io voglio il bene dell'anima tua! Rinunzia senz'altro alle vacanze! - Ad altri aveva pur fatto simile osservazione e lo stesso invito, e la loro obbedienza era corrisposta con quella passeggiata.

  D. Cerruti Francesco scrisse: “ D. Bosco ciò faceva nell'intento di ricreare i suoi giovani, ma per tenerli nello stesso tempo lontani dal peccato lo sono persuaso dall'esperienza di sei anni consecutivi, cioè dal 1857 al 1862 in cui ho avuto la fortuna di prendere parte a quelle passeggiate, che basterebbero esse sole per mostrare il grande interessamento che aveva D. Bosco pel bene spirituale e temporale de' suoi giovanetti.

   ” Le cure che aveva per tenerci allegri e contenti erano incredibili, come grandissime erano le sue attenzioni perchè non ci fosse mai l'offesa di Dio. Non fu mai che si tralasciassero nè preghiere, nè messa quotidiana; la confessione e comunione poi vi era frequente come all'Oratorio in qualunque paese ci fossimo trovati. - Miei cari figliuoli, ci diceva spesso, abbiamo un'anima sola; salvata questa, è salvato tutto ”.

   Presa stanza ai Becchi, mentre D. Bosco conduceva la sua allegra comitiva a far qualche scampagnata, ora all'antichissimo Santuario del Vesolano, ora alle fonti solforose di Albugnano, a Capriglio e ad altri villaggi vicini, non cessava dal lavorare nel sacro ministero, dall'ideare nuovi fascicoli per le Letture Cattoliche e dallo scrivere lettere. Un altro impegno egli assumevasi in questi mesi; quello cioè di provvedere ai figliuoli, di certe famiglie più distinte, chi loro nell'autunno facesse ripetizione delle lezioni udite nelle scuole, e a quelli di altre, maestri ed istitutori capaci, morali e religiosi che li aiutassero negli studi, e li assistessero finchè fosse compiuta la loro educazione. I genitori a lui si rivolgevano con piena fiducia, rimettendogli una scelta così delicata; ed egli doveva ricercare, consigliarsi, patteggiare, proporre, rispondere: lavoro anche questo che esigeva il suo tempo. Fu questa una delle continue sue opere buone, della quale sfugge l'importanza a chi non sia attento osservatore, ma della quale si debbono riconoscere i grandi vantaggi individuali e sociali. Di tale affare egli trattava col Barone Feliciano Ricci des Ferres la vigilia della festa del Santo Rosario.

 

3 ottobre 1857.

 

Benemerito Signore,

 

In seguito a quanto abbiamo detto relativamente ad un maestro pe' suoi buoni figliolini, andai via ripassando gli ecclesiastici di mia conoscenza e attualmente ce ne sarebbe uno, ed è il Sac. Pesce Giuseppe già vicecurato a Mombaruzzo, Diocesi d'Acqui. Di capacità e comunicativa credo che non manchi: non è però, patentato per alcuna classe, non avendo pel passato aspirato all'insegnamento; ha l'età di trent'anni circa; condotta esemplare.

   Qualora stimasse risolvere qualche cosa in proposito, potrebbe indirizzarsi a me o a D. Cafasso, col consenso del quale ho partecipato la cosa.

   Godo molto di questa occasione per offerirle gli omaggi della mia gratitudine e pregare dal Signore sanità e grazie sopra di Lei e sopra tutta la venerata famiglia mentre rispettosamente mi raccomando alle sue preghiere e mi dico di V. S. Benemerita

 

Obb.mo Servo

Sac. bosco Giovanni.

 

Pel giorno della festa del Rosario erano sopraggiunti da Torino i musici, i cantori e Bongiovanni Domenico il famoso Gianduia dell'Oratorio. Fu grande la contentezza di quella popolazione, ma pi√π viva fu quella che a Don Bosco preparava in que' giorni il Sommo Pontefice, al quale aveva spedita in dono, e legata con lusso, una copia della sua Storia d'Italia. Era un foglio che Pio IX aveagli fatto scrivere in ringraziamento, e che per lui era come un tesoro.

 

Ill.mo e Rev.do Signore,

 

Fu presentato al Pontefice Massimo Pio IX insieme colla sua ossequentissima lettera il libro che V. S. scrisse allo scopo di proporre ai giovani un storia d’Italiache, come Ella scrive, essi potessero leggere senza alcun danno per la religione e pei costumi. Per questo dono io ricevetti incarico da S. S. ringraziare la S. V., quantunque le gravissime occupazioni non abbiano permesso al Sommo Pontefice di leggere Esso medesimo il libro. Sarà pegno del paterno affetto di S. S. verso la S. V. la benedizione apostolica, che, auspice della grazia celeste, il Santo Padre affettuosamente impartì a V. S., Ill.mo e Rev.do Signore, ed a tutti i giovani alle sue cure affidati.

   Mentre io compio l'ordine che ho ricevuto, Le presento l'omaggio del mio profondo rispetto, e Le auguro dal Signore ogni più ampia e salutare benedizione.

Di V. S. Ill.ma e Rev.da

Roma, lì 3 ottobre 1857.

 

Umil.mo ed Ossequent.mo Servitore

DOMENICO FIERAMONTI.

Segretaria di S. S. Per le Lettere Latine.

 

 

 

Il 5 ottobre D. Bosco ed i giovani si recarono a Mondonio, dove riposavano le spoglie mortali di Savio Domenico. Non volevano ritornare a Torino senza aver recitata una preghiera sopra la sua tomba. Mentre il buon padre di Savio preparava ad essi un po' di merenda, tutti andarono nel cimitero. Avevano portata da Torino una corona di semprevivi, con le parole: A Savio Domenico, allievo dell'Oratorio di S. Francesco di Sales in Torino, i suoi amici. Appesala alla modesta croce che ne proteggeva le ossa, si inginocchiarono e più d'uno fu visto colle lagrime agli occhi. Pregarono lungamente e più ancora sarebbero rimasti su quelle zolle benedette, se il tempo non fosse stato appena bastante per ritornare a casa prima di  notte.

  D. Bosco intanto incaricava Carlo Tomatis, che a que' dì continuava a studiar pittura all'Accademia Albertina, perchè vedesse di ritrarre o a memoria o coll'aiuto di qualcuno dei fratelli di Savio, le amabili sembianze del caro alunno. E lo fece poi Tomatis con molta intelligenza ed amore.

  L'indomani, dopo celebrata la Santa Messa, si sparecchiò la cappella, e rimessi tutti gli addobbi per essere riportati a Torino, verso le nove, fatta colazione, i giovani con D. Bosco si misero in cammino per restituirsi all'Oratorio. Una stazione obbligatoria essi fecero a Buttigliera d'Asti, perchè il parroco D. Vaccarino desiderava aver sempre un giorno con sè D. Bosco ed i suoi giovani. Anche la Contessa Miglino aspettava con molto piacere una sua visita, e in un ampio porticato del suo palazzo aveva preparato un'abbondante refezione per i viaggiatori. E poichè alla buona Contessa piaceva la musica, i cantori avevano sempre qualche nuovo saggio per contentarla e fu là che per la prima volta fece comparsa il Signor Demetrio, capo cuoco con una bella schiera dì aiutanti di cucina che formavano un magnifico coro. Era musica e poesia di Carlo Tomatis, anima di tutte le ricreazioni.

  Alle due dopo mezzogiorno la comitiva si rimise in marcia verso Andezzeno. Ivi D. Bosco era talvolta aspettato dalla famiglia De - Maistre, che villeggiava in una casa di campagna chiamata la Fruttiera. Quegli insigni benefattori gli avevano promesso un sussidio, purchè fosse andato a prenderlo in persona. D. Bosco adunque si congedava dai suoi figliuoli, che malvolentieri si dividevano da lui, promettendo che l'indomani sarebbesi recato a Torino; e pregato da loro, che si inginocchiavano nella pubblica via, li benediceva. I giovani, baciatagli la mano, proseguivano verso Torino, ed egli si avviava al Castello, mentre quella nobile famiglia gli veniva incontro coi segni della più viva allegrezza e divozione.

  Il giorno dopo, D. Bosco era accompagnato verso Chieri per buon tratto di via da que' signori, e quindi con qualche alunno che aveva ritenuto con sè, piede innanzi piede, giungeva verso sera all'Oratorio. Tutti i giovani gli correvano incontro con plausi ed evviva, e Don Bosco prima di salire in camera loro indirizzava la parola: si congratulava che avessero fatto un buon viaggio, manifestava la sua soddisfazione perchè durante la passeggiata si fossero regolati da veri figli dell'Oratorio, e si raccomandava che nella festa della Maternità della B. V. si ringraziasse la celeste Madre dei favori da Lei ad essi compartiti in queste vacanze.

         D. Bosco, riprese le ordinarie occupazioni, mentre si preparava a nuove prediche e al conseguente ministero del confessionale, come vedremo, il 13 di ottobre scriveva un biglietto al conte Pio Galleani d'Agliano:

 

Benemerito Signore,

 

Sono di ritorno dalla Novena del SS. Rosario fatta a Castelnuovo e trovo la sua venerata lettera, la quale leggendo, mi è consegnata la seconda.

   Bene come ha fatto. L'anno venturo spero che potrò andar io a fare l'ottavario dei Morti. Mi è molto sensibile la malattia del Sig. D. Chiansello: io prego e faccio pregare il Signore Iddio che ce lo conservi; ma in ogni evento adoriamo sempre la volontà del Signore.

   Dio doni a Lei e a tutta la sua famiglia sanità e grazia, e salutandoli tutti rispettosamente mi dico con gratitudine

Di V. S. Benemerita

 

Obbl.mo Serv.

Sac. Bosco Gio.

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