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Capitolo 7

Ricompensa retribuita dal Signore a Don Bosco pel suo desiderio efficace d'istruire cristianamente i giovani dati allo studio - Un pensionato presso l'Oratorio - La scuola elementare per gli esterni in Valdocco e suo regolamento Compimento delle Scuole Cattoliche a Porta Nuova: Don Bosco ad Ivrea per la scelta de' maestri elementari; accoglienze del Vescovo e del Clero Una tipografia nell'Oratorio di S. Francesco di Sales Sentenza del Card. Pie sulla cattiva stampa - Pratiche di D. Bosco per ottenere dall'Autorità civile il permesso di iniziare la tipografia Letture Cattoliche: Lettera agli associati - D. Bosco a nome de' tipografi annunzia ai benefattori il nuovo laboratorio Destini della tipografia di Valdocco.


Capitolo 7

da Memorie Biografiche

del 01 dicembre 2006

La carità apostolica di D. Bosco abbracciava con efficace desiderio di salvezza tutta la gioventù del mondo. Vedeva e prevedeva le insidie che a lei si tendevano e si sarebbero poi tese da scuole eretiche, irreligiose e pestifere. Spesse volte se ne lamentava co' suoi collaboratori, dimostrando loro la necessità di aprire numerose scuole cattoliche, e pregava il Signore a volerlo aiutate anche in questa impresa. Dio lo esaudì oltre ogni sua speranza. Noi lo vedremo, trascorsi non molti anni, fondare quasi un migliaio di scuole per i giovanetti, e per le fanciulle; per sua iniziativa in Europa ed in America; per sua indicazione in Africa ed in Asia; e con risveglio meraviglioso di fede nel popolo, come or ci attestano continuamente i primarii personaggi di que' paesi.

Chi avrebbe potuto credere tale portento nel 1862?

E fu il premio per lo zelo di D. Bosco, il quale, appoggiato alle promesse di Maria SS., non aveva negletti i mezzi anche più esegui posti in sua mano per fare quel maggior bene che poteva ad ogni ceto di giovanetti col fine primario dell'istruzione religiosa. Oltre le prime classi rudimentali negli Oratorii Festivi e nell'Ospizio, aveva incominciato sul bel principio a a raccogliere in Valdocco gran numero di studenti della città, per le ricreazioni del giovedì. Interessandosi della loro istruzione, raccomandava alle famiglie che li mandassero ad istituti ove era sicuro l'insegnamento cristiano; si recava a visitarli in pubbliche scuole, i professori delle quali gli erano amici, per catechizzarli; ne ammetteva un certo numero a frequentare regolarmente il suo ginnasio; per loro vantaggio rialzava il collegio di Giaveno; e più tardi istituiva per essi, nei quattro mesi delle vacanze d'autunno, scuole speciali per ripetizioni e preparazione agli esami.

Aveva eziandio aperto nel 1861 a sue spese un convitto a giovani, che per età o altro motivo non potevano essere ammessi nell'Ospizio, allogandoli in un appartamento di casa Bellezza, ossia dell'antica Giardiniera. Il maestro Giacomo Miglietti, al quale aveali affidati, li conduceva ogni mattina nell'attigua chiesa di S. Francesco per assistere nei giorni Festivi a tutte le funzioni con i giovanetti dell'Oratorio, e ogni mattina dei giorni feriali per ascoltare la santa messa celebrata a parte. Lungo il giorno nella sala presso la porteria faceva loro scuola unitamente ad altri fanciulli, che andava, raccogliendo qua e là ne' dintorni. Alla sera poi accorreva a lui gran numero di giovani popolani per imparare a leggere, scrivere, fare conti.

La scuola elementare serale e diurna contava sedici anni di vita producendo molti e buoni frutti, mentre D. Bosco era andato elaborando a poco a poco e facendo mettere in pratica un Regolamento che infine dopo molti anni dava alle stampe. Doveva servir di norma per le scuole di tutti i futuri oratorii festivi, e venne aggiunto a quello di Valdocco col titolo: Parte terza: Delle scuole elementari diurne e serali).

Nell'anno 1862, superate non leggiere difficoltà ed opposizioni, aveva anche ultimato l'impianto modesto di scuole cattoliche sul corso Vittorio Emanuele in Torino, per contrapporle alle scuole protestanti. Nel dicembre del 1857 Don Bosco aveva presentato questo suo disegno nella radunanza generale delle conferenze di S. Vincenzo de' Paoli e a quando a quando erasi condotto ad Ivrea per consultare su questa impresa il Vescovo Mons. Moreno.

Si legge nella cronaca di D. Bonetti: “ D. Bosco il giorno 18 Febbraio andò ad Ivrea per aggiustarsi con quel Vescovo sul personale da mettere nelle scuole Cattoliche che stanno per aprirsi, essendo quella diocesi fornita di eccellenti maestri. Stette quattro giorni sebbene avesse intenzione di fermarsi poco: chè ciò non gli era stato possibile. Il Vescovo godeva tanto di intrattenersi seco lui, che non gli permetteva di par­tire e sempre metteva incagli alla sua fretta. Al Venerdì mattina però D. Bosco era risoluto di ritornare ad ogni costo in Torino, come fece. Chiesto il Vescovo quanto tempo ci an­dasse per recarsi alla ferrovia, rispose: - Un quarto d'ora!

” - Ebbene è tempo che io mi parta, osservò D. Bosco.

” - Sonvi ancora cinque minuti da aspettare, riprese Monsignore: mi permetta almeno che goda ancora seco lei questo breve momento.

” Uscito D. Bosco fuori dalla stanza del Vescovo, vi erano già molti sacerdoti, parroci, vicecurati, tra i quali il can. Tea, che lo attendevano per parlargli, ma egli non aveva più tempo di fermarsi. Ciascuno allora s'industriò di potergli parlare lungo quel tratto di via che eravi dalla casa del Vescovo alla stazione. Cinque o sei non ancora contenti presero il biglietto della ferrovia e montati sul convoglio, col solo fine di conversare con lui, lo accompagnarono sino a Chivasso ”.

Ma D. Bosco non aveva trattato con quel Vescovo solamente delle scuole; sibbene anche di una tipografia, per edizioni di classici greci, latini ed italiani e di vocabolari, purgate da tutto ciò che poteva nuocere al buon costume: e specialmente per le Letture Cattoliche e per la diffusione più attiva della buona stampa per il popolo.

Il Vescovo e D. Bosco erano dell'opinione del Cardinale Pie, il quale scriveva: “ Quando tutta una popolazione, fosse anche la più devota ed assidua alla Chiesa ed alle prediche, non leggesse che giornali cattivi in meno di trent'anni diventerebbe un popolo di empi e di rivoltosi. Umanamente parlando non vi è predicazione di sorta che valga contro la forza della stampa cattiva ”.

D. Bosco per undici anni aveva vagheggiata l'idea di una tipografia di sua proprietà e negli ultimi mesi del 1861 il suo desiderio diveniva realtà. Nel settembre aveva ordinato al Maestro Miglietti di traslocarsi colla sua scolaresca, dalla sala presso la porteria del cortile, in un stanzone a pian terreno nel lato a levante della casa comprata da' Signori Filippi. E nel locale sgombrato collocava due vecchie macchine a ruota, con un torchio, compra d'occasione; e un banco e le cassette per i caratteri, lavoro de' falegnami della casa. Ripeteva intanto a suoi giovani: - Vedrete! avremo una tipografia, due tipografie, dieci tipografie. Vedrete! - Già pareva le contemplasse in Sampierdarena, in Nizza Marittima, in Barcellona, Marsiglia, Buenos Aires, Montevideo e in altri paesi ancora.

Egli intanto scriveva la seguente domanda al Governatore della Provincia di Torino.

 

Ill.mo Signore,

 

Il sac. Bosco Giovanni Direttore dell'Oratorio di S. Francesco di Sales espone rispettosamente a V. S. come il numero accresciuto de' giovani ricoverati in questa casa, importerebbe di avere qualche altra professione oltre quelle che già ivi si esercitano di falegname, sarto, calzolaio e legatore da libri. Sembra che tornerebbe di vistosa utilità l'iniziare una piccola tipografia.

A tale oggetto ricorre a V. S. Ill.ma per essere autorizzato:

I°) Di aprire in questa casa una tipografia sotto al titolo di Tipografia dell'Oratorio di San Francesco di Sales.

2°) Atteso lo scopo di questa piccola tipografia esclusivamente benefico, e la tenuità dei mezzi e dei lavori cui quella deve restringersi, permettere che si apra in casa del Direttore dell'Oratorio medesimo.

3°) Prima di dare incominciamento ai lavori tipografici, il ricorrente si obbliga di provvedere una persona dell'arte, che possa garantire i lavori che si dovessero intraprendere.

Siccome questa piccola tipografia tende a dar lavoro ed a beneficare i giovani più poveri e più abbandonati della società, il sottoscritto confidando nella nota di Lei bontà, spera che la sua dimanda sarà presa in benigna e favorevole considerazione, mentre colla massima stima ha l'onore di professarsi di V. S. Ill.ma

Torino, 26 Ottobre 1861

 

Umile ricorrente

Sac. BOSCO GIOVANNI.

 

Il Governatore così gli faceva rispondere:

 

D. VI, N.° Pr. 2725                                                                               Torino, addì 29 Ottobre 1861.

 

A nome della legge 13 novembre 1859 non possono accordarsi permessi per stabilimenti di tipografie, litografie etc. che a quelle persone le quali, oltre le altre condizioni prescritte dagli articoli 128 e 129 della suddetta legge, abbiano fatto un tirocinio di tre anni presso un qualche tipografo, litografo etc. approvato dal Governo, ed abbiano da questi ottenuto un certificato di idoneità nell'arte, e che le tipografie, litografie etc. siano stabilite in luogo esposto al pubblico.

Ad ottenere quindi il permesso instato dal Sig. D. Bosco Giovanni, direttore dell'Istituzione sotto il titolo di - Oratorio di S. Francesco di Sales - per una tipografia in quello stabilimento, è necessario che la domanda sia fatta da persona, che abbia tutte le qualità statuite dalla citata legge, e che il locale ove s'intenda esercire la detta tipografia sia esposto a seconda del prescritto dalla legge medesima.

P. il Governatore

VIANI.

 

 

D. Bosco rispondeva al Governatore, chiedendo di poter essere egli stesso il titolare legale della tipografia. Nel Superiore egli tendeva sempre a concentrare ogni supremazia.

 

Ill.mo Signore,

 

Secondo la lettera del 29 scorso ottobre V. S. Ill.ma permetterebbe di aprire una tipografia sotto il titolo Tipografia dell'Oratorio a favore de' giovani ricoverati in questa casa, purchè la dimanda fosse fatta in capo a persona approvata nell'arte, e che il locale desse adito al pubblico.

La seconda condizione si accetta senza riserva.

Farei soltanto rispettosa preghiera, affinchè fosse in via di favore modificata la prima, permettendo che fosse aperta in capo al Direttore di questa casa, che si obbligherebbe di presentate un individuo pratico ed approvato in questa arte, quando siano terminati i preparativi e si debba dare cominciamento ai lavori tipografici. Così mi fu assicurato praticarsi in Genova nello stabilimento dei Sordo - Muti e nell'Opera degli Artigianelli ed anche in Monza nel piccolo ricovero di carità.

Il gravarne che se ne avrebbe aprendola in capo ad un terzo e l'incertezza della durata, la maggior spesa da assegnarsi al proto tipografico, sono due cose che renderebbero incerto il vantaggio morale dei giovani e nullo il vantaggio materiale.

Pieno di fiducia nella nota di Lei bontà con la massima stima ho l'onore di professarmi

Di V. S. Ill.ma

 

Torino, 18 Novembre 1861.

 

Obbl.mo Ricorrente

Sac. BOSCO GIOVANNI.

Direttore.

 

Il Conte Pasolini Giuseppe senatore del regno, Prefetto della Provincia, poichè il titolo di Governatore era stato mutato in quello di Prefetto, rispondeva a D. Bosco, dandogli norme per compiere l'affare in vertenza; e D. Bosco gli scriveva:

 

Ill.mo Signore,

 

Dopo l'ultima lettera di V. S. Ill.ma riguardante alla piccola tipografia, credo che ogni cosa sia secondo il prudente e legale di Lei parere nel modo seguente: I°) L'adito è rivolto al pubblico. 2°) Avrà il titolo: Tipografia dell'Oratorio di S. Francesco di Sales. 3°) Sarà aperta sotto la direzione del Signor Andrea Giardino, di cui si uniscono i necessarii documenti, ma proprietà del Sac. Bosco Giovanni direttore dell'Oratorio suddetto. Sono pieno di fiducia nella nota di Lei bontà, e spero di presto effettuare quanto sopra per così porgere pane e lavoro ad una parte de' poveri giovanetti ricoverati in questa casa.

Coi sentimenti della pi√π sentita gratitudine ho l'onore di professarmi

Di V. S. Ill.ma

 

Obbl.mo Servitore

Sac. BOSCO GIOVANNI.

 

La licenza di aprire una tipografia era finalmente accordata colla firma di due signori, che avevano preso parte alle perquisizioni nell'Oratorio l'anno 1860.

 

N.° Prot. Gen. 3472

 

Noi Prefetto della Provincia di Torino,

 

Visto la domanda del Rev.do Sig. D. Bosco Giovanni del 26 p. p. Ottobre tendente ad ottenere il permesso di aprire nella casa sotto il titolo di - Oratorio di S. Francesco di Sales - un esercizio di Tipografia sotto la materiale direzione del Sig. Giardino Andrea;

Visto li documenti da quest'ultimo all'indicato scopo prodotti a quest'ufficio di Prefettura col mezzo del Sudd. Sig. D. Bosco sotto la data del 27 spirante Dicembre,

Visto li articoli 128 - 129 della legge di S. P. 13 Novembre 1859;

Abbiamo accordato ed accordiamo al Sig. D. Bosco predetto il permesso di aprire nel suddetto suo stabilimento un'esercizio tipografico servendosi dell'opera del precitato Sig. Andrea Giardino, con che si conformi esattamente alle prescrizioni dell'Art. 128 della succitata legge 13 Novembre 1859.

Torino, 31 Dicembre 1861.

 

P. il Prefetto

RADICATI

 

31 Dicembre 1861: Visto e registrato alla Questura di Torino

 

Il Questore

CHIAPUSSI.

 

 

UFFICIO di P. SICUREZZA SEZIONE BORGO DORA.

 

Torino, il 2 Gennaio 1862.

 

M. R. Signore,

 

In senso alla precedente recomi ad onore di trasmetterle il permesso, di aprire un esercizio tipografico col N.° 3472 del Prot, Gen. dell'Ufficio di Prefettura e N.° 6373 dell'Ufficio Questura.

Un suo segno alla presente terrà luogo di ricevuta. Pregiomi essere di V. S. M. R.

 

L'Ispettore

Avv. TUA.

 

Mentre si facevano queste pratiche presso le Autorità del Regno, Paravia preparava il fascicolo delle Letture per Febbraio col titolo: La giovane Siberiana, ossia L'amore figliale, per Zaverio De Maistre: Traduzione libera. Narra di una giovanetta, che partì dalla Siberia a piedi, andò fino a Pietroburgo, e riuscì ad ottenere la grazia per suo padre, condannato all'esiglio in perpetuo.

Un indirizzo agli associati leggevasi prima del frontispizio di questo libretto.

 

Agli associati e lettori delle Letture Cattoliche.

 

Col fascicolo che pubblicheremo nel prossimo mese di Marzo, le Letture Cattoliche entrano nel decimo anno di loro vita.

Noi speriamo che i nostri amici continueranno a sostenerci coni loro aiuti e consigli; e che i nostri lettori ci continueranno eziandio il loro favore. L'opera nostra è opera morale in tutta l’estensione dei termini; il bene che ne speriamo è tutto a vantaggio della religione e della Società.

Estranei ad ogni partito e ad ogni principio che non sia rigorosamente cattolico, nulla abbiamo a temere dai cattivi e speriamo tutto dai buoni. Da questi solamente imploriamo aiuto per la maggior diffusione possibile dei nostri opuscoli; in essi abbiamo tutta la fiducia per credere che vorranno adoperarsi con tutto lo zelo, affinchè i sani principii della cattolica religione e della moralità siano ognor più nel popolo propagati. Tanto più che non si tratta che di far conoscere e propagare con tenuissima spesa libri che ora sotto aspetto di amene let­ture, ora di cattoliche istruzioni, ora di consigli e pratiche religiose, ma sempre morali, sono dirette a civilizzare il popolo, il quale, avido di sapere, sovente si guasta il cuore e lo spirito con libri immorali, solamente perchè o ignora o non può avere libri buoni.

Possano queste poche parole, e la tenuità del sacrificio che chiediamo, portare quel frutto che desideriamo per la gloria di Dio e pel bene del nostro prossimo....

Le associazioni si ricevono in Torino all'ufficio, Via S. Domenico N.°II. I vaglia postali devono unicamente essere intestati al Direttore delle Letture Cattoliche.

N.B. - Presso l'Ufficio trovasi l'elenco delle operette vendibili che furono pubblicate nella presente collezione.

Le seguenti Letture Cattoliche furono ancor stampate da Paravia.

Pel Marzo: - Gli orfani ebrei, traduzione dal francese con alcune canzoncine per la festa della Santa Infanzia.

Fra queste canzoncine ve ne sono alcune di Silvio Pellico; per la festa dell'invenzione di Santa Croce, giorno anniversario della fondazione dell'Opera, e per la festa di S. Francesco Zaverio protettore della stessa Opera.

Il racconto tratta di due giovani fratello e sorella convertiti alla fede, osteggiati dai loro vendicativi correligionarii e finalmente fatti degni della grazia del battesimo.

Pel mese d'Aprile: - L'Orfano di Fénelon ossia gli effetti di una educazione cristiana. Le norme fondamentali di questa educazione sono tratte dal Pater noster.

Pei mesi di maggio e di giugno: - Diario Mariano ovvero eccitamento alla divozione della Vergine Maria SS. in ciascun giorno dell'anno per cura di un suo divoto.

Dice l'autore anonimo: “ Io tanto più m'indussi a dettare questo libretto, in quanto che grande è la gratitudine che io professo alla Vergine SS. per speciali favori e benefizi dal suo possente patrocinio ottenuti in gravissime circostanze della mia vita. Quindi non è egli giusto, che essendo stato così favorito da Lei, io pure mi adoperassi con ogni mia possa a farla onorare ed amare anche dagli altri?

L'opuscolo incomincia con brevi cenni della vita di Maria SS.; quindi ogni giorno è contrassegnato da una giaculatoria sempre nuova, da un atto di ossequio per ottenere l'aiuto della celeste Madre a classi distinte di ogni genere di persone, da una sentenza tratta dai santi Padri in onore di Lei; dalle sue solennità, apparizioni, santuarii, grazie ai popoli, vittorie sulle eresie; e da svariatissime pratiche di devozione colle quali onorarono la Vergine benedetta i Papi, i Santi, le Sante e i grandi ed illustri personaggi. È  nominato il Cottolengo, Don Cafasso, Savio Domenico, Magone Michele; e ciò scopre la mano di D. Bosco.

Il libro finiva con questa raccomandazione: “ Dire un Ave Maria pel compilatore di questo libretto Mariano e per tutti coloro che cooperarono con lui, onde possano ottenere il perdono dei loro peccati, essere sempre divoti di Maria e poscia essere un giorno ammessi a godere l'eterna felicità con Maria in Cielo ”.

Intanto la tipografia dell'Oratorio venne inaugurata. Andrea Giardino fu il primo Capo d'arte o Proto. Alcuni giovani destinati quale a fare il compositore e quale lo stampatore avevano imparato con vivo impegno l'arte loro e non tardarono a rendersi abili operai. Buzzetti Giuseppe per pi√π di un anno li ebbe sotto la sua custodia e poi il Cav. Oreglia di Santo Stefano fu incaricato dell'assistenza e della direzione, mentre da lui continuava a dipendere il laboratorio de' legatori.

Disposte così le cose, D. Bosco si era affrettato a scrivere una lettera circolare in nome de' suoi giovani, annunziando ai benefattori l'iniziamento del nuovo laboratorio.

 

Benemerito Signore,

 

Noi giovani dell'Oratorio di S. Francesco di Sales con grande piacere partecipiamo a V. S. benemerita essersi in questa casa iniziata una tipografia collo scopo di dar lavoro ad un maggior numero de' nostri compagni, Ma siamo poi grandemente lieti di poter indirizzare i primi lavori della novella officina tipografica ad esprimere la sentita gratitudine del nostro cuore verso de' nostri benefattori, tra cui fortunatamente ci è dato di annoverare la rispettabile di lei persona.

In questa occasione abbiamo a comunicarle una notizia, che speriamo le sia per tornare assai gradita. Il sommo Pontefice Pio IX, che ci ha già in diversi tempi ed in più modi beneficati, degnavasi testè d'inviare l'apostolica benedizione coll'Indulgenza plenaria in articolo di morte a tutti i benefattori di questa casa, e perciò anche a lei, nostro venerato benefattore.

Ella intanto si degni di continuarci la sua beneficenza; e noi con una condotta buona e laboriosa continueremo ad esserle ognor più grati e riconoscenti; nè mai dimenticheremo i benefizi ricevuti; anzi non lasceremo passar giorno senza invocare dal cielo sopra di lei vita felice e copiose benedizioni.

Persuasi che nella sua bontà voglia gradire questi sinceri nostri sentimenti di gratitudine, godiamo assai di poterci rispettosamente professare

Di V. S. benemerita

 

Obbligatissimi beneficati

e a nome di tutti

Il Sac. GIOVANNI BOSCO

 

Torino 1862 - Tip. dell'Oratorio di S. Frane. di Sales.

 

I benefattori a voce e per lettera si congratularono con lui, ma chi allora avrebbe potuto prevedere che la minuscola tipografia colle due ruote fatte girare a braccia, si sarebbe allargata tanto da avere a sua disposizione oltre a quattro torchi, dodici scelte macchine mosse successivamente dal vapore, da forza d'acqua, dal gaz, dall'energia elettrica, con l'annessa stereotipia, fonderia di caratteri e calcografia? Le somme enormi che la Providenza avrebbe fornite a D. Bosco, per acquisto di materiale e per opere di pubblicazioni che non potevano essere compensate da guadagni ? Il numero diremmo quasi sterminato di libri e fogli anche in lingue straniere, che vennero alla luce vivente ancora D. Bosco ? Le onorificenze segnalatissime riportate nelle principali esposizioni d'Europa come per es. alla Vaticana di Roma, all'Italiana di Londra, all'internazionale di Bruxelles, a quella di Torino e ad altre ancora?

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