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Capitolo 72

Divozione alla Madonna - Racconto di una grazia - Com pra di un terreno dal Seminario per l'area della Chiesa -Due domando di D. Bosco al Sindaco di Torino: Poi rettilineo di via Cottolengo e per un nuovo condotto di acqua - Circolare ai benefattori per la Chiesa - Supplica ai principi Tommaso Duca di Genova ed Eugenio di Savoia - Lettere mandato a Roma - Risposta e offerta per la Chiesa di un religioso - Lettera da Roma di un amico con vario notizie del suo operato a vantaggio della Pia Società e della nuova Chiesa - Affetto di D. Bosco pe' suoi Benefattori e sue lettere di conforto.


Capitolo 72

da Memorie Biografiche

del 04 dicembre 2006

 In questi giorni di trepidazione anche nell'Oratorio, specialmente per gli alunni artigiani che avevano i parenti in Torino, D. Bosco insisteva perchè met­tessero se stessi e le loro famiglie sotto la protezione di Maria Santissima, la quale non abbandona mai i suoi divoti nei pericoli. A questa confidenza eccitavali coi suoi discorsi. Qua­lunque             notizia gli giungesse di grazie - singolari accordate dalla Madonna, facevasi un caro dovere di narrarle a' suoi figliuoli. Le glorie antiche e recenti della Madre dei cristiani erano sempre sulle sue labbra. In questo mese, narra D. Ruf­fino quasi al termine della sua cronaca, D. Bosco esponeva il seguente fatto.

 La Signora Luisa de Marchesi Garofoli, matrona ottuagenaria, in seguito a lunga e seria malattia fu colpita da totale paralisi alle gambe. Chiamati a curarla valentissimi medici, questi, dopo usati senza nessun pro' tutti i mezzi che la scienza suggeriva, dichiararono concordemente non potersi l'inferma, e per la gravezza del male e per l'avanzata età, liberare con umani rimedii dalla paralisi onde era afflitta.

Disperata dal medici la pia Signora chiese aiuto e non invano alla SS. Vergine. Essa era ascritta ad una Arciconfraternita di S. Maria delle Grazie, nella cui chiesa si celebra ogni anno con grandissima pompa la festa dei dolori della Madre di Dio. È consuetudine antichissima che in tale ricorrenza le consorelle più anziane di quel pio sodalizio vestano colle loro mani di ricchi abiti la statua dell'Addolorata. Essendo l'inferma una delle più antiche consorelle volle essere portata alla Chiesa, dove collocata sopra una sedia presso la statua, compiè come meglio per lei si potesse il divoto uffizio. Riportandosi poi la statua così adornata al proprio sito, essa volle strascinarvisi dietro sorretta, o meglio portata di peso da due sue nipoti.. Fatti alcuni passi, incominciò a dir loro: - Scostatevi, scostatevi! - Ma non lasciando esse di sostenerla, insistette esclamando don forza: Lasciatemi, lasciatemi; mi sento sciogliere le gambe; la Madonna mi ha ottenuta la grazia.

Piene di religioso spavento, le due nipoti si scostarono dall'ammalata, la quale senza appoggio seguì la statua al luogo in cui venne collocata. Genuflessa quindi a' piedi dell'altare, più colle lagrime che colle parole, rese grazie alla SS. Vergine dell'ottenuta guarigione. Di là piena di riconoscente affetto e festante, ritornossene a casa, salì da sola lo scalone del suo palazzo, ed entrò nelle sale in mezzo allo stupore ed alle acclamazioni di una, folla di nobili amici e parenti che glorificavano Dio e la Beatissima Vergine. Ciò avvenne a Toledo.

E non solo colle parole, ma sibbene colle opere continuava a promuovere il culto e l'amore alla Regina del cielo e della terra, e specialmente coll'edificazione della nuova Chiesa in Valdocco. L'impresa procedeva magnificamente.

Il 26 gennaio 1864 aveva fatto pregare il Vicario Generale Capitolare Mons. Zappata a volergli cedere un appezzamento di terreno necessario per completare l'area della Chiesa, e la risposta gli era stata favorevole. Con atto 23 agosto 1864, rogato dal notaio Turvano, il Seminario Arcivescovile di Torino vendeva a D. Bosco una striscia di campo, di giornate 0,25.6.10 pari ad ettari 0,09.71 per il prezzo dichiarato di lire 1221, 17.

Sottoscritto il contratto, D. Bosco si rivolgeva al sindaco per poter occupare colla facciata della Chiesa un tratto della via Cottolengo, che era irregolare e quasi solamente tracciata nei campi.

 

Ill.mo Signor Sindaco,

 

Credo che sia ancora a memoria di V. S. Ill.ma il disegno approvato dal Municipio per un Chiesa da costruirsi specialmente a favore degli abitanti di Valdocco. Ora ho il piacere di poterle significare che questa chiesa è cominciata e la maggior parte delle fondamenta sono fuori di terra. Una difficoltà presentemente incaglia i lavori ed è la rettilineazione della via Cottolengo. Mi fu più volte detto che questo lavoro dovevasi fare quanto prima, ma ora se non è effettuato io mi trovo nella necessità di continuare la fronte della Chiesa in modo e in situazione incerta e forse senza quella regolarità che a pubblico edifizio si conviene.

Io la supplico pertanto quanto so e posso, affinchè promuova questa operazione, la quale mentre abbellisce la via e dà comodità ai cittadini, mi assicura eziandio dell'ordine e della uniformità della Chiesa in costruzione alla futura rettilineazione della contrada.

Stantechè il Municipio stima di non poter concorrere a quest'opera di pubblica beneficenza con sussidio pecuniario, ho molta fiducia che Ella si vorrà adoperare affinchè vengami almeno in aiuto coll'eseguimento dei lavori sopra mentovati.

Con questa fiducia ho l'alto onore di potermi professare con pienezza di stima,

Di V. S. Ill.ma,

 

Torino, Settembre 1864.

 

                                                                                                      Obbl.mo Servitore

                                                                                                   Sac. Giovanni Bosco

 

 

 

Esponeva eziandio al Sindaco il bisogno che aveva di maggior quantità di acqua per uso dell'Oratorio, poichè le costruzioni ne consumavano moltissima.

 

Ill.mo Signor Sindaco,

 

Nello scorso autunno umiliava domanda a V. S. Ill.ma, supplicandola della diramazione dell'acqua potabile a favore di molti giovanetti che nei giorni feriali, e specialmente nei giorni festivi, soglionsi in gran numero radunare nel sito, detto Oratorio di S. Francesco di Sales. Degnavasi Ella di rispondermi che avrebbe conservata la domanda e l'avrebbe tenuta in speciale considerazione, quando la tubolazione occorrente si fosse prolungata fin vicino a noi.

Ora il fatto è verificato. Di più il bisogno ne è così stringente, che se non si provvede dalla beneficenza Municipale dovrò in qualche altro modo provvedere al più presto possibile.

L'Opera degli Oratorii essendo tutta diretta al pubblico bene dei giovani che andrebbero vagando per la città, giovami sperare che almeno in questo caso particolare mi vorrà venire in aiuto.

Pieno di fiducia pel favore La prego di gradire che coi sentimenti della pi√π viva gratitudine io abbia l'onore di potermi professare

Di V. S. Ill.ma,

 

Torino, Settembre 1864.

 

Obbl.mo Servitore

Sac. Bosco Giovanni.

 

 

Il Municipio si dichiarò disposto a favorirlo, mentre egli studiava sempre nuovi modi per far accettare dalle persone benefiche e religiose le schede di sottoscrizione, per la Chiesa delle quali abbiamo presentato il modulo ai nostri lettori nel capitolo LXIV. Parecchi del Clero le avevano - raccomandate dal pulpito, ed egli ne aveva distribuito un buon numero, accluse nelle prime sue circolari, ed ora rinnovava l'appello ai fedeli.

Nel settembre scriveva pure una lettera della quale faceva due copie: una pel Principe Tommaso Duca di Genova, l'altra pel principe Eugenio di Savoia.

 

Altezza Serenissima,

 

La bontà con cui V. A. S. suole prendere parte a tutte le opere di pubblica beneficenza, mi dà animo di fare anch'io ricorso, affinchè venga in aiuto per continuare i lavori di una chiesa posta in costruzione nel popolatissimo quartiere di Valdocco, destinata specialmente a favore dei poveri giovanetti di questa città.

Le unisco qui un invito stampato affinchè, se così Le aggrada, possa viemeglio conoscere la necessità e lo scopo di questa Chiesa.

Ho già più volte esperimentato la carità di V. A.. e spero che eziandio nel caso presente non mi vorrà lasciare inesaudito.

Con questa speranza auguro copiose benedizioni dal cielo sopra l'amata persona di V. A. affinchè Dio La conservi lungo tempo all'amore di tutti i concittadini e specialmente dei suoi beneficati, mentre reputo il più alto onore di potermi colla più sentita gratitudine professare

Di V. A. S.

 

Torino, Settembre 1864­

                                                                         Umil.mo, Obbl.mo Servitore

                 Sac. Giovanni Bosco.

 

 

Altre lettere aveva egli scritte consegnandole al Sac. Emiliano Manacorda che era sulle mosse per ritornare a Roma da Casale. Questo giovane sacerdote, che per consiglio di Don Bosco intraprendeva la carriera prelatizia  addottoratosi in Teologia e in Diritto Canonico, veniva poi nominato abbreviatore de' Brevi al Parco Maggiore . Egli adunque giunse in Roma latore di varie lettere di D. Bosco, fra le quali una al Papa e altra al Padre Giuseppe Oreglia. Si era preso anche l'incarico di offrire ai Signori Romani le schede di sottoscrizione per la Chiesa di Maria Ausiliatrice, di ottenere alcune licenze di leggere libri proibiti, e di esplorare l'animo degli addetti alla Congregazione dei VV. e RR. riguardo alla facoltà delle dimissorie agli ordinandi.

D. Bosco aveva notizia dell'arrivo di D. Manacorda a Roma, dalla risposta del Padre Oreglia.

 

 

Rev. Signore,

 

Ho ricevuto a suo tempo la riverita sua dal Sig. Teologo Manacorda che non potei però allora vedere perchè mi trovava a letto con gastrica. - Lo vidi poi, essendo per sua bontà ritornato. Ora sto benissimo, grazie a Dio.

Parleremo nella Cronaca secondo l'opportunità, o in questo o nel venturo fascicolo, della sua impresa a bene spirituale di tanta parte della popolazione di Torino.

E volendo anche noi concorrere ho data (colle debite licenze) commissione a Pietro di Giacinto Marietti di passarle a questo fine 100 franchi con una sola e stretta condizione. Ed è che non ci metta in lista né dica la cosa, e la ragione è che abbiamo negata la nostra cooperazione ad altre chiese, e si potrebbe offendere chi ebbe la negativa: benchè si offenderebbe a torto perchè a nostro parere quella negativa era fondata sull'inutilità dell'opera, laddove qui è opera necessaria.

 

Roma, 20 settembre 1 864.                     

 

                                                                               Um.mo servo

Giuseppe Oreglia d. C. d. G.

 

 

Lo stesso Manacorda poco dopo scriveva a D. Bosco:

 

 

 

Roma, 25 settembre 1864.

Borgo S. Agata N. 23. Vicino alla Madonna dei monti.

 

Rev.do Signor D. Bosco,

 

Che mai avrà detto pel mio lungo silenzio dopo la partenza da Casale? Qualunque ipotesi a me contraria non sarebbe stata inopportuna, ma la S. V. tutta bontà avrà pensato bene; ed io la ringrazio.

Siamo nelle vacanze e nulla posso ottenere. - Non ho ancora potuto visitare il Santo Padre perchè al suo ritorno dal Castello sta molto occupato e riceve pochissimi; più temo che Mons. Pacca abbia anche smarrita la mia supplica. Ad ogni modo se nell'entrante settimana non avrò la sorte di baciare il piede a Sua Santità, farò ricapitare per mezzo  di altri la lettera della S. V. alla stessa Santità Sua. Quanto alle licenze di leggere i libri proibiti per i suoi buoni figli, il Padre Tosi volle egli stesso l'incarico e mi prese l'elenco dei supplicanti e poi se ne andò in campagna e non ritornò fin'ora. Prendiamo ogni cosa dalla mano di Dio, e ciò che non serve per questa vita, servirà per l'altra.

Il Cardinale Quaglia si mostrò molto portato per lei e così Mons. Pacifici e faranno di tutto per soddisfare la S. V., mentre mi lasciano di mandarle tanti saluti.

Dispenso ad ogni occasione le cartellette d'invito alla cooperazione della sua chiesa e parlo spesso in proposito, attenendomi alle norme che la S. V. paternamente si degnava darmi nella partenza. E riguardo alla sua chiesa, divisai di aprire in Roma un sottoscrizione; più giornalisti ne farebbero parola, ed io avrei già scritto un articolo in proposito Sarebbe però desiderabile, anzi lo non darò principio a questo impegno, senza che S. V. mi scriva incaricandomi di far le sue veci ed autorizzandomi a ricevere per suo conto quelle offerte che la carità dei Romani si degnerà largire a suo pro'. Scriva adunque a me, oppure al Direttore dell'Osservatore Romano (col quale già siamo intesi) esternando la sua fiducia in me, il desiderio che io faccia tutto quello che posso per suo favore……

     D'altro finora ho nulla di nuovo.

 

Manacorda Emiliano.

 

Anche da Roma adunque incominciavano a giungere a Don Bosco oblazioni per la sua nuova chiesa; e D. Bosco le riceveva con umile riconoscenza e a tempo e luogo sapeva contraccambiare i suoi benefattori con grande usura di beni di ogni fatta, spirituali e temporali, a nome della Madonna. Quanto li amasse non si può escrivere appieno: e la bontà del suo cuore riconoscente era uno dei motivi pel quale moltissimi largheggiavano per lui. Ei considerava come suoi i loro interessi, come sue le loro gioie e le loro pene. Ad uno di nobilissima famiglia egli scriveva:

 

Torino, 28 settembre 1864­

 

Car.mo e Benemerito Sig. Conte,

 

Dopo che ho ricevuto dal Sig. D. Tortone la notizia secondo cui V. S. Car.ma e Ben.ta desiderava un maestro pei suoi a me carissimi figliuoli, ho portato il pensiero sopra di un sacerdote che sembrami avere tutti i titoli e le doti necessarie. Ma presentemente egli è fuori di Torino e non posso parlargli fino alla metà di ottobre; perciò fino a quell'epoca io non posso farle risposta definitiva.

Le scrivo questo per di Lei norma e per non lasciarla nelle incertezze.

Io ho già; più volte, sig. Conte Car.mo, preso parte alle cose che disturbarono alquanto le cose di sua famiglia, ed ho sempre pregato il Signore che l'aiutasse e guidasse ogni cosa secondo la sua maggior gloria. Ella poi non si turbi, abbia pazienza. Il nostro paradiso non è qui, nè i beni fugaci della terra possono renderci felici. So che nel suo cuore Ella dice: Non potrò più fare le beneficenze di una volta.

- È vero, ma il Signore pagherà egualmente la sua buona volontà. Dio che è ricco in misericordia, spanda copiose benedizioni sopra di Lei, sopra la sig. Contessa di Lei consorte, sopra tutta la crescente figliuolanza e li faccia tutti ricchi di santo amor di Dio.

Raccomando me e questi miei giovanetti alla carità delle sante sue preghiere e, contento quando la potrò in qualche cosa servire, mi professo con pienezza di stima,

Di V. S. Car.ma

 

     Obbl.mo ed Aff.mo Servitore

             Sac. Bosco Giovanni.

 

 

Carissimo Sig. Conte,

 

Ho parlato col sacerdote su cui si calcolava per la scuola de' suoi amati figliuoletti. Vi sarebbe speranza di accomodarci; solamente che egli non sa niente di greco. Se questa difficoltà non è esclusiva, lo metterò in relazione con V. S. carissima, affinchè si possano vedere e parlare.

Dio La benedica, sig. Conte, le doni sanità, grazia e pazienza. Per ardua transimus, sed magna haereditas nos expectat.

La Santa Vergine assista e protegga Lei, la sua famiglia, e mi creda tutto suo nel Signore

 

Torino, 20 ottobre 1864­

                               Obbl.mo Servitore

              Sac. Bosco Giovanni.

 

 

Carissimo Sig. Conte,

 

Come Ella scriveva nella sua ultima lettera, prima di conchiudere definitivamente con un altro maestro, è mestieri attendere la deliberazione se l'attuale precettore, di cui Ella fa belli encomi, cessa dall'uffizio, e se Ella verrà, secondo il solito degli altri anni a passare l'inverno a Torino, o se rimane nella stagione invernale in campagna. Certamente calcolate le comodità, che Ella trova in Torino, la compagnia di parecchi amici con cui potrebbe parlare onferire e consigliarsi, avrebbe motivi di venire. Ed io lo desidererei di cuore, perciocchè così potrei trattenermi liberamente con un antico ed insigne benefattore degli Oratorii.

Credo, che potendo vedere le sue cose più da vicino, le possa anche giovare per la sanità e pe' suoi interessi materiali. Si' faccia animo, sig. Conte, non habemus hic manentem civitatem sed futuram inquirimus. Dio non ci abbandonerà; le croci che ci manda sono presagio che ci vuole per la via del Paradiso.

Dio benedica Lei, la sua famiglia, preghi anche per me che con pienezza di tima e di gratitudine me Le offro rispettosamente,

Di V. S. Car.ma,

 

Torino, 9 novembre 1864.

 

Obbl.mo ed Aff.mo Servitore

Sac. Bosco Giovanni.

 

 

 

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