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Chi ha paura della libertà ?

E mentre si disquisisce sull'ora di Corano a scuola, c'è chi a scuola non può neppure pregare, a ricreazione. √â successo a Milano, all'Istituto Professionale Paolo Frisi: alcuni ragazzi hanno chiesto il permesso di recitare l'Angelus tre volte la settimana durante l'intervallo, e in nome della laicità della scuola e della libertà delle persone il collegio dei docenti, a maggioranza, ha detto no. Due docenti della scuola hanno scritto un volantino, a proposito, raccontando il fatto e facendo qualche domanda, come, ad esempio 'Chi ha paura della libertà? Chi ha paura del pluralismo? Chi ha paura dell'educazione? Chi ha paura dell'ideale? Il volantino è molto bello.


Chi ha paura della libertà ?

da Quaderni Cannibali

del 16 marzo 2006

Il 7 marzo, alla fine di una interminabile seduta, il Collegio dei docenti dell’Istituto Professionale “Paolo Frisi” di Milano ha espresso parere sfavorevole riguardo la proposta dei rappresentanti degli studenti al Consiglio d’Istituto e alla Consulta Provinciale di recitare la preghiera dell’Angelus tre volte la settimana, durante l’intervallo, all’interno della scuola. Il che equivale alla richiesta di sostare in un luogo dell’edificio per circa 8 minuti alla settimana in un gruppo di persone che a stento si immagina possa raggiungere le 10 unità.

Ma tant’è. Il collegio ha recepito questa richiesta come una grave minaccia alla libertà delle persone e alla laicità della scuola e, nonostante l’intervento ragionevole e pacato di diversi colleghi a favore della richiesta degli studenti, ha votato contro, a larga maggioranza.

Premesso che il problema sta all’origine, nel senso che non solo tale richiesta non costituisce materia di collegio, ma nemmeno necessita dell’autorizzazione di alcuno, essendo la possibilità di esprimere pubblicamente la propria fede religiosa anche attraverso gesti comunitari, ampiamente tutelata dalla Costituzione e dalle leggi dello Stato italiano, il fatto merita qualche considerazione e suscita qualche domanda.

 

1.    Chi ha paura della libertà? Le scomposte reazioni che si sono viste ieri in collegio ci paiono francamente sproporzionate alla richiesta, del tutto libera, avanzata dagli alunni. Perché degli studenti che preferiscono radunarsi nel tempo libero dell’intervallo, condividendo un gesto che ritengono costitutivo della loro amicizia, piuttosto che parlare di calcio, andare al bar, fumare in cortile… o altro, non possono farlo? E’ semmai impositiva e gravemente lesiva della libertà personale la pretesa del collegio di vietare un simile gesto.

 

2.    Chi ha paura del pluralismo? La paventata minaccia alla laicità della scuola ci pare altrettanto infondata. Una scuola è laica se è veramente pluralista, ovvero se consente a tutto tondo l’espressione della tradizione, religiosa e culturale, di ciascuno. Questo è un contributo e una ricchezza. Se altri, di diversa appartenenza religiosa e culturale, avessero avanzato la stessa richiesta, avremmo forse avuto, finalmente, l’opportunità reale di un dialogo e di un confronto multiculturale. Perché il dialogo vero si crea ed esiste laddove ciascuno è seriamente impegnato con la propria tradizione e la propria storia, laddove la persona si spende per qualcosa che incide sulla propria vita, la propone e la mette al vaglio della ragione nel presente. Viceversa l’apertura alla diversità ha i confini che gli diamo noi, censurando ciò che ci disturba o non rientra nei nostri schemi, divenendo così vuota retorica, argomento di scuola che non suscita più il minimo interesse.

 

3.    Chi ha paura dell’educazione? Come adulti ed educatori che lavorano in una scuola pubblica, finanziata con il denaro di tutti i contribuenti italiani abbiamo il compito e il dovere di promuovere, valorizzare e difendere l’espressione ideale e la proposta culturale di tutti. Nessuno escluso. In particolare se l’iniziativa viene dagli studenti. Il compito dell’educatore è quello, ne siamo certi, di accompagnare gli studenti ad andare a fondo della tradizione cui appartengono e a verificare l’adeguatezza o meno di quest’ultima alla loro esperienza umana, anche se il loro credo non coincide con il nostro. Negare a degli studenti la possibilità di riconoscere pubblicamente la loro appartenenza religiosa è un fatto altamente diseducativo.

 

4.    Chi ha paura dell’ideale? Lamentiamo spesso che i nostri alunni non hanno impeto, non hanno ideali per i quali impegnarsi. Sono figli della noia. E allora perché, per una volta che si verifica il contrario, lo si vuole stroncare sul nascere? Si ha forse paura del risvolto comunitario di questo ideale, della sua ricaduta sociale? Chi conosce la storia, e tutti noi in quanto adulti  e laureati dovremmo conoscerla, sa che il fatto religioso, e in particolare quello cattolico, si pone per sua natura come un fatto sociale e comunitario. Ma questo, per chi almeno è leale con la storia, è un contributo alla convivenza, non una minaccia.

 

E in democrazia è fatta salva la libertà di tutti e la libertà di tutti va difesa. Anche quella dei cattolici.

 

Silvia Colombo, Giusi Caronni (docenti del 'Paolo Frisi' di Milano)

Silvia Colombo, Giusi Caronni

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